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venerdì 31 dicembre 2021

IL 2021 IN UN POST

E così, in qualche modo, siamo arrivati anche alla fine di questo 2021. Il secondo anno pandemico che, sebbene io sia rimasta sempre in salute, con un tetto sulla testa e un lavoro che non ha mai subito alcuna interruzione (e per questo sono molto grata e so di essere anche molto, molto fortunata), ho trovato molto più faticoso rispetto al 2020.

Non saprei spiegare davvero il perché di tutta questa fatica nell'affrontare quest'anno: è come se ci avessi arrancato dentro, senza mai vivermi appieno i giorni e le cose, belle e meno belle, che sono successe. Credo si tratti di un risvolto emotivo di quest'epoca di incertezze, di ansie e paure che accomuna chissà quante altre persone e soprattutto che chissà per quanto tempo ci porteremo dietro, anche a pandemia finita. Pandemic Fatigue, viene chiamata. Un senso di sospensione, di giorni che si susseguono uno dietro l'altro senza svolte né cambiamenti, di ansia e di noia perenne e di incapacità di trovare un modo per contrastarla, pur sapendo che i modi ci sono eccome. 

Questa mia apatia costante ha ovviamente avuto ripercussioni anche sul mio rapporto con i libri e la lettura. Da rifugio e oasi felice che sono sempre stati, quest'anno si sono trasformati in un'ulteriore fonte di ansia e fatica. Ho letto poco, solo una quarantina di libri (che per qualcuno non sono pochi, lo so, ma per i miei standard decisamente sì), perché ho sempre faticato a trovare qualcosa che mi ispirasse, che andasse bene per il mio stato d'animo del momento. E per leggere male e leggere a caso, preferisco non leggere (in compenso ho fatto tantissime partite a Candy Crush).

Avevo iniziato il 2021 con tre buoni propositi: annotare le mie letture su un quadernino apposito, aggiornare almeno una volta al mese il blog e regalarmi almeno un libro al mese. Sono riuscita a rispettare solo il primo e il terzo: ho un quadernino bellissimo che aggiorno non appena termino un libro e almeno un regalo al mese sono riuscita a farmelo. 



Per il blog invece no, non c'è stato niente da fare. Non sono riuscita a trovare la costanza di aggiornarlo con continuità e, come dicevo prima per la lettura, per scrivere poco e male e a caso, preferisco non scrivere affatto.

Ma ora basta lagnarsi! Anche perché so di essere stata fortunata e che qualche cosa bella, riguardo ai libri ma soprattutto alla vita di ogni giorno, ovviamente c'è stata. E quindi iniziamo con l'autocompiacimento, ovvero le mie traduzioni uscite quest'anno:


Ho poi lavorato su un quarto libro per ragazzi, divertentissimo, che uscirà nei primi mesi del 2022 per HarperCollins, ma di cui mi riservo di parlare nel post dell'anno prossimo.

E ora passiamo al bilancio delle mie letture. Come già accennato, non ho letto moltissimi libri per puro piacere personale. Ce ne sono stati tanti per lavoro, ma l'approccio alla lettura in quel caso è diverso, quindi non riesco a considerarli nel conteggio totale annuale. Mi sono fermata a quaranta libri che, per i miei standard, non sono tantissimi.
Questo però ha fatto sì che prendessi pochissime cantonate e che il mio elenco di libri brutti del 2021 sia composto solo da un titolo e mezzo: Questa non è una canzone d'amore, che è stato il mio primo approccio molto fallimentare con Alessandro Robecchi a cui non so nemmeno se in futuro darò una seconda possibilità, e Qualcuno che ti ami in tutta la tua gloria devastata di Raphael Bob-Waksberg, che ho acquistato con enorme aspettativa grazie soprattutto al titolo meraviglioso e in cui mi sono incagliata dopo i primi due racconti, tanto da decidere di abbandonarlo: magari era il momento sbagliato, e sicuramente un altro tentativo lo farò, magari non è semplicemente il libro per me.

Per quanto riguarda i libri belli, ci sono state alcune scoperte (come L'Arminuta di Donatella Di Pietrantonio, che non mi capacito di non aver letto prima; Nomadland di Jessica Bruder, un'inchiesta appassionante sulla vita dei nomadi d'America; e L'acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito, che non ho trovato perfetto, ma sicuramente con una voce che ha qualcosa da dire) e diverse conferme (Swing Low di Miriam Toews, Di luce propria di Raffaella Romagnolo, il buon Lorenzo Marone in cui ormai mi rifugio sempre ogni volta che ho bisogno di qualcosa di leggero e intelligente da leggere, Carmen Korn con la sua nuova saga tedesca, Quando il mondo era giovane, Desy Icardi nella sua Biblioteca dei sussurri, per non dimenticare Tre di Valerie Perrin).

I romanzi più belli in assoluto che ho letto quest'anno, però, sono questi:


Il Selvaggio di Guillermo Arriaga (tradotto da Bruno Arpaia per Bompiani) è stato una delle prime letture del 2021, dopo tre anni di attesa nella mia libreria, e me ne sono completamente innamorata. Ambientato in Messico, segue la vita Juan Guillermo, sopravvissuto alla nascita a suo fratello gemello, che lotta costantemente per non soccombere alle brutture che il mondo sembra mettergli costantemente di fronte. Un libro coinvolgente come pochi, che una volta iniziato si fatica a mettere giù.

Il mondo invisibile di Liz Moore (tradotto da Ada Arduini per NN Editore) ha confermato il mio grande amore per questa scrittrice americana. Amore nato con Il peso tanti anni fa, continuato con I cieli di Philadelphia e ora questo: la storia della piccola Ada che cresce senza madre ma con un padre geniale, che fin dall'infanzia la porta nel suo laboratorio di Boston dove, insieme ad alcuni colleghi, sta lavorando a una macchina per replicare il linguaggio umano. Ma poi la mente del padre inizia a cedere, a dimenticare quelle parole su cui tanto ha lavorato, e Ada deve fare i conti con una nuova realtà, diversa da quella in cui ha sempre vissuto. Un libro semplicemente commovente.

La notte delle farfalle di Aimee Bender (tradotto da Damiano Abeni e Moira Egan per minimum fax) è la storia di Francie e dei suoi ricordi della vita con la madre che, quando lei aveva solo otto anni, è stata ricoverata in un ospedale psichiatrico. Francie va a vivere con degli zii in un'altra città e cresce in un mondo in cui sua madre fisicamente non c'è, ma le dà segnali per aiutarla a ricordare, a non dimenticare la sua vita di prima. Un libro un po' strano, come lo sono sempre quelli di Aimee Bender, che però colpisce per la sua delicatezza, per il modo in cui gli oggetti del quotidiano da semplici oggetti diventano qualcosa di più, che ci aiuta ad andare avanti.

Anno bisestile di Peter Cameron (tradotto da Giuseppina Oneto per Adelphi) è l'ultimo libro che ho letto quest'anno (e questo mi fa molto sorridere, perché anche il 2020 lo avevo concluso con un libro di questo scrittore americano) e mi sono divertita tantissimo a leggerlo. Il testo era uscito a puntate nella seconda metà degli anni '80 sulla rivista 7days e poi raccolto in un libro giunto in Italia solo ora. Racconta la storia di una serie di personaggi newyorchesi, David e Lauren, Amanda e Heath, Judith e Lilian, le cui vite, colme di insoddisfazioni e di questioni irrisolte, si intrecciano tra loro in situazioni volutamente al limite dell'assurdo che mettono in luce tutte le loro debolezze. È un romanzo molto coinvolgente, che non può non appassionare e divertire il lettore, dandogli però anche molto su cui riflettere (nonostante siano passati più di trent'anni da quando è stato scritto).


E ora è tempo di affrontare il 2022. Mi auguro la salute, ovviamente, per me e per tutte le persone a cui voglio bene, ma anche per voi e tutti i vostri cari.
Mi auguro di continuare a scrivere le mie letture sul mio quadernino e di regalarmi almeno un libro al mese (sull'aggiornare il blog con più costanza ormai ci ho rinunciato).
Mi auguro di continuare a tradurre e a fare (o ritornare a fare) tutto ciò che mi piace.
Mi auguro anche che questo senso di sospensione e di incertezza trovi il modo per diradarsi e che la capacità di godersi ogni piccola cosa bella che ci succede prenda il sopravvento su tutto.
E mi e vi auguro tutto ciò che più desiderate o di cui più avete bisogno.

domenica 29 dicembre 2019

Il mio 2019 in libri

A Natale puoi, fare quello che non puoi fare mai... 

come trovare finalmente il tempo di aggiornare il proprio blog dopo mesi di silenzio imbarazzante!
Eh sì, è da inizio settembre che non riesco ad avere un momento libero lungo a sufficienza da scrivere un post di senso compiuto. E così non ho raccontato dei bellissimi incontri al Festivaletteratura di Mantova, delle pochissime ma buonissime letture degli ultimi mesi e, soprattutto e con enorme rammarico, non ho festeggiato come si deve i dieci anni del blog, che cadevano a ottobre.  Ma sono stata risucchiata dal vortice del lavoro: sono stata riassunta a scuola, ho tradotto e sto ancora traducendo dei libri per bambini, ho continuato a editare e leggere per lavoro... insomma, capite che mi è rimasto a malapena il tempo di respirare, figuriamoci quello per aggiornare il blog.
Ma ora ci sono le vacanze di Natale e tra una mangiata e l’altra, posso finalmente togliere un po’ di polvere e ragnatele da queste pagine e dedicarmi ai tradizionali bilanci di lettura di fine anno. 

Che palle, direte voi, stiamo leggendo classifiche e liste ovunque. 

E ora vi beccate anche le mie, ecco.

©Ann Decemebre

Il 2019 è stato per me un anno di poche letture. O meglio, ho letto tantissimi libri, ma per lavoro... al punto che leggere per piacere è diventato quasi una sofferenza (“non si può mica sempre leggere” è stata una delle frasi che ho ripetuto più spesso quest’anno, e se ci penso mi sembra davvero incredibile). Ho tamponato un po’ la situazione buttandomi sulle serie TV (guardate tutti “The Crown”, se ancora non l’avete fatto!), ma i libri un po’ mi sono mancati.
Ho letto poco, dicevamo. Quarantatré libri, stando ad aNobii. Però ho letto bene. Quando si ha poco tempo si selezionano meglio le proprie letture, ci si orienta fin da subito verso testi che si immagina possano piacere e questo riduce drasticamente il numero di libri brutti che ci capitano sottocchio. 

Di davvero evitabili, che non mi hanno lasciato quasi niente, ne ho solo due: La misura dell’uomo di Marco Malvaldi, libro con cui ho iniziato (malissimo) l’anno; e Diario di scuola di Daniel Pennac, che mi ha terribilmente annoiata e non mi ha insegnato nulla di applicabile su come entrare nelle classi e farmi ascoltare da alunni che di ascoltarmi non sempre hanno molta voglia. In entrambi i casi forse la colpa è stata mia che avevo riversato aspettative ingiustificabilmente alte (ma ehi, si trattava di Malvadi e di Pennac, era mio diritto aspettarmi tanto!) su due libri che sulla carta erano prevedibilmente noiosi.



Il 2019 però è stato anche l’anno di grandi scoperte. Ho finalmente letto i romanzi di Robert Galbraith, per esempio, e mi sono follemente innamorata di Cormoran Strike. 
Ho letto diversi fumetti, dagli ultimi due volumi della raccolta completa di strisce di Calvin&Hobbes, a Sio con le sue Storiemigranti e Vincent VanLove di Ernesto Anderle, fino a Mooncop di Tom Gauld, che ho avuto la fortuna di incontrare al Festivaletteratura di Mantova.



Ho conosciuto i gialli torinesi di Cristian Frascella e del suo Contrera e le Figlie di una nuova era di Carmen Korn. Ho letto commossa La versione della cameriera di Daniel Woodrell e vissuto La mia estate fortunata con Miriam Toews (il suo romanzo d’esordio, bellissimo). 
Ho scoperto quella gran donna di Dorothy Allison, leggendo prima Due o tre cose che so di sicuro, poi partecipando al suo incontro a Mantova, per poi approdare a La bastarda della Carolina.

E poi c’è stato Cambiare l’acqua ai fiori di Valérie Perrin, uno dei romanzi più belli che abbia letto negli ultimi anni. Un libro che parla di perdite, di dolore, ma anche di rinascita e d’amore. Se mi venisse chiesto di scegliere un solo romanzo da consigliare, sarebbe sicuramente questo. E lo consiglierei proprio a tutti, a chi ha perso qualcuno che ama e ancora non riesce a farsene una ragione, ma anche a chi semplicemente ha voglia di leggere una storia che, alla fine, lo faccia stare in pace con se stesso.



E adesso sta per iniziare un nuovo anno. In questo 2020 mi piacerebbe avere più tempo per leggere e per riprendere ad aggiornare il blog con una maggior frequenza. Ma soprattutto spero di trovare tanti libri e tante storie belle, da leggere e da vivere.

sabato 29 dicembre 2018

Le mie letture del 2018

E così finalmente questo 2018 giunge al termine. È stato un anno difficile, forse il peggiore in assoluto da che io mi ricordi, e ammetto che, pur sapendo che in realtà tra il 31 dicembre e il 1 gennaio non cambia assolutamente nulla, sapere che finisca mi fa tirare un sospiro di sollievo.
Qualche gioia durante l’anno c’è stata, sia chiaro: un paio di lavori che mi hanno fatto esclamare “oddio, che figata! Ma sta succedendo proprio a me?” (uno di questi lo troverete in libreria nei primi mesi del 2019); la vita matrimoniale che procede a gonfie vele; qualche bel film; qualche bella gita (tante mostre, quest’anno!); qualche bel momento con amici e persino un musical (Mary Poppins, al Teatro Nazionale a Milano... meraviglioso!), a cui non assistevo da un bel po’. Ma il tutto è stato offuscato da un grande dolore che ha gettato una cappa nera sulla seconda metà dell’anno: piano piano si sta un po’ diradando, ma dubito che se ne andrà mai del tutto e devo ancora capire come fare a conviverci (però giuro che mi sto impegnando). Quindi ecco, meno male che stai finendo, stupido 2018.

Anche per quanto riguarda le letture, quest’anno non è stato al massimo del suo potenziale. O meglio, lo è stato, se si considerassero tutti i libri che ho letto per lavoro, a discapito di quelli per piacere. Le mie letture personali si fermano a quota 55: che non sono poche, ma nemmeno tantissime rispetto al mio solito. È che tra i mille lavori, le mille letture (a cui segue una scheda, o una correzione, o una traduzione... ) e la conseguente stanchezza, sempre più spesso ultimamente, a me, lettrice rampante incallita, è capito di non avere voglia di leggere. A farne le spese è stato anche il blog, ovviamente, sempre più abbandonato a se stesso nonostante i miei sporadici post di buoni propositi, in cui promettevo che avrei cercato di aggiornarlo di più. E chissà che con il nuovo anno non ci riesca davvero.

© Georgiana Chitac

Ma veniamo ai bilanci di lettura veri e propri. Cinquantacinque libri, dicevamo (di cui uno, Lettere a Theo di Vincent Van Gogh, ancora in lettura, ma conto di finirlo entro il 31 dicembre); e la cosa bella è che sono state praticamente tutte letture che meritavano. Non tutti capolavori, ovviamente, ma di libri che avrei potuto tranquillamente risparmiarmi non ce ne sono stati.
Certo, magari un 200 pagine di All’inizio del settimo giorno di Luc Lang me le sarei evitate volentieri; forse forse mi sarei evitata anche qualche pippa mentale di Théodore e Dorothee di Alexander Postel o qualche eccessiva riflessione poetica di L'amore di Maurizio Maggiani, per non parlare di alcune parti di Asimmetria di Lisa Halliday... però anche questi qualcosa mi hanno lasciato.  E quindi, urrà, un anno di letture azzeccate!

Per quanto riguarda i libri belli, invece, ne ho letti diversi che, per un motivo o per l’altro, mi sono rimasti nel cuore. I migliori in assoluto, quelli che proprio mi porterò con me per tanti anni a venire, sono nove, ma anche per tutti gli altri ne è valsa sicuramente la pena. Specifico che non si tratta esclusivamente di libri usciti nel 2018... insomma, fa fede la data di lettura e non quella di pubblicazione.


L'ordine come sempre è casuale. E, come sempre, cliccando sul titolo del libro verrete rimandati alla recensione. Eccoli qui:

IL CLUB DEL LIBRO E DELLA TORTA DI BUCCE DI PATATE DI GUERNSEY di Mary Ann Shaffer & Annie Barrows, tradotto da Giovanna Scocchera ed Eleonora Rinaldi per Astoria edizioni: uno dei primi libri letti quest'anno e che mi è rimasto nel cuore. Anche se ancora non ho provato a preparare la torta di bucce di patate. (Molto bello anche il film che ne è stato tratto, uscito su Netflix ad agosto).

UN RAGAZZO D'ORO di Eli Gottlieb, tradotto da Assunta Martinese per minimum fax: di libri che parlano di autismo ce ne sono tantissimi, ma belli come questo non credo di averne mai letti. Un romanzo dolcissimo e terribile al tempo stesso, con un protagonista, Todd, che è impossibile non amare.

PATRIA di Fernando Aramburu, tradotto da Bruno Arpaia per Guanda editore: semplicemente un capolavoro.

CLESSIDRA di Dani Shapiro, tradotto da Gaja Cenciarelli per Clichy: una grande scoperta di quest'anno, un memoir sulla vita di coppia che mi ha commossa, perché se si vuole ce la si fa sempre, nonostante tutto.

LO ZOABLATORE di Sergio Olivotti, pubblicato da Lavieri edizioni: un libro illustrato, per bambini ma anche per adulti, divertente e con dei disegni semplicemente fenomenali.

MANHATTAN BEACH di Jennifer Egan, tradotto da Giovanna Granato per Mondadori: il mio primo romanzo di Jennifer Egan, a quanto dicono diversissimo da tutti gli altri suoi. A me è piaciuto tantissimo, davvero un bel "romanzone"

IL MARE DOVE NON SI TOCCA di Fabio Genovesi, pubblicato da Mondadori: Genovesi  per me è sempre una garanzia, soprattutto nei momenti più bui e tristi, perché ti insegna che sì, la vita a volte è davvero terribile, ma in un modo o nell'altro si riesce sempre a sorridere.

IL DINER NEL DESERTO di James Anderson, tradotto da Chiara Baffa per NN editore: quanto mi piacerebbe salire sul camion di Ben e andare in giro con lui per il deserto dello Utah.

DESTINO di Raffaella Romagnolo, edito da Rizzoli: ho un legame affettivo molto stretto con i luoghi che fanno d'ambientazione a questo romanzo, e quindi almeno in parte questo ha influito sul mio giudizio. Ma, cavolo, Raffaella Romagnolo scrive davvero bene ed è in grado di raccontare l'umanità e le vite che si nascondono dietro a ogni avvenimento storico.


Questi sono i nove che mi sono piaciuti di più in assoluto, ma in realtà se ne potrebbero menzionare anche altri: Vincoli di Kent Haruf per esempio (di cui qui ancora non c'è la recensione, ma merita), oppure La manutenzione dei sensi di Franco Faggiani... però una selezione va fatta e quindi mi fermo qui. Spero che anche voi abbiate letto tanti libri belli e, soprattutto, che con voi il 2018 abbia picchiato un po' meno forte. 

Sperando che il 2019 sia un po' meno doloroso e un po' più pieno di letture bellissime come queste (e di tempo per aggiornare il blog), vi auguro un buon anno nuovo, pieno di tutto ciò che più desiderate!

sabato 30 dicembre 2017

Le mie migliori letture del 2017

Dopo la lista delle peggiori letture dell'anno, eccoci finalmente arrivati a quella delle migliori. Mi piace dedicarle l'ultimo post dell'anno sul blog, per concludere in bellezza e iniziare l'anno nuovo con i migliori auspici
Questo 2017 è stato sicuramente un anno di belle letture: tra romanzi appena usciti e piacevoli scoperte e riscoperte, il mio anno da lettrice è stato molto positivo. 

Come dicevo nel post delle letture peggiori, quest'anno ho letto meno rispetto al mio solito (almeno per quanto concerne le letture di piacere, perché se si aggiungono quelle per lavoro il numero cresce parecchio), ma nonostante ciò è stato comunque difficile scegliere quali libri inserire in questa lista e quali, invece, lasciare fuori.

Come ogni anno, non troverete solo libri pubblicati nel 2017, ma anche opere più vecchie che io, per un motivo o per l'altro, ho scoperto solo quest'anno. 
Proprio come per i libri peggiori, anche in questo caso si tratta ovviamente di giudizi puramente personali su cui potrete trovarvi o meno d'accordo. Su ogni titolo trovate il link alla recensione.

Le mie migliori letture dell'anno in compagnia di un baby Groot tutto contento
Anatomia di un soldato di Harry Parker (Edizioni Sur, traduzione di Martina Testa). Un modo originale per parlare di guerra, dando voce agli oggetti inanimati che, in un modo o nell'altro, ne prendono parte. Harry Parker decide di raccontare così la sua esperienza di soldato e il risultato lascia senza parole.

Bellissimo di Massimo Cuomo (Edizioni e/o). Di Massimo Cuomo, ormai lo sapete, avevo amato tantissimo Piccola osteria senza parole e aspettavo con un misto di ansia/preoccupazione un nuovo romanzo: e se non mi piacesse? E se non fosse all'altezza del precedente? Preoccupazioni che sono sparite dopo poche pagine di Bellissimo, che è proprio come il titolo lascia intendere.

La fine dei vandalismi A caccia nei sogni di Tom Drury (NNeditore, traduzione di Gianni Pannofino). Mi sono innamorata della Grouse County e di tutti i suoi personaggi, al punto che entrambi i romanzi di Tom Drury lì ambientati sono finiti in questa lista (in attesa del terzo, in uscita nel 2018).

Un’imprecisa cosa felice di Silvia Greco (Hacca edizioni): un libro colmo di dolore e di perdite, ma anche di speranze, d’amore e di scene buffe che più buffe non si può. Perché le cose, in qualche modo, si possono sempre sistemare, e anche nella tristezza si può trovare qualcosa che ci renda felici.

Efemeridi di Cesare Catà (Aguaplano): una raccolta di racconti dedicati a scrittori, scrittrici e alle loro passioni, amorose e non. Sicuramente una delle letture più intense di quest'anno.

Il lungo sguardo di Elizabeth Jane Howard (Fazi editore, traduzione di Manuela Francescon). Da fan sfegata della saga dei Cazalet di Elizabeth Jane Howard (di cui Fazi quest'anno ha pubblicato gli ultimi due volumi), ero curiosa di leggere qualcosa di diverso di questa autrice inglese, per scoprire se anche gli altri romanzi sono all'altezza. In Italia al momento c'è solo Il lungo sguardo, che forse è addirittura più bello di Cazalet.

Lettere da Babbo Natale di J.R.R. Tolkien (Bompiani, traduzione di Marco Respinti). Un classico di Natale che io, per qualche inspiegabile motivo, ho letto per la prima volta quest'anno. Non sarebbe bellissimo se tutti, da bambini ma anche da adulti, scrivessimo le lettere a Babbo Natale e lui (o il suo amico orso) ci rispondesse?

Il narratore di verità di Tiziana D’Oppido (LiberAria editrice):bellissima copertina che contiene una storia e dei personaggi bellissimi. Ho adorato lo stile di Tiziana D'Oppido e la sua capacità di raccontare in modo vivace, spensierato e al tempo stesso ricercato tematiche molto difficili e molto attuali. Davvero un bell'esordio.

La ragazza che dormì con Dio di Val Brelinski (Nutrimenti edizioni,  traduzione di Sandro Ristori). Questo è forse il romanzo più bello che ho letto quest'anno, per tutte le emozioni contrastanti che mi ha suscitato durante la lettura. Si parla di famiglia, di quel labile confine tra protezione e costrizione, tra giusto e sbagliato.

Può darsi che da questa selezione ne sia rimasto fuori qualcuno di altrettanto meritevole (citerei per esempio anche Mia figlia, don Chisciotte di Alessandro Garigliano o Lincoln nel Bardo di George Saunders), ma, come dicevo all'inizio, fare una selezione è stato molto difficile. 
("Potevi mettere più di dieci titoli", mi direte voi, e avreste anche ragione. Ma come buon proposito per il nuovo anno ho deciso di impormi una certa disciplina nelle cose che scrivo qui sul blog, e quindi sì, anche nelle liste... e disattendere un buon proposito ancor prima che iniziasse l'anno non sarebbe stato così di buon auspicio). 
Questo dieci, comunque, sono sicuramente quelli che più mi hanno colpita, commossa, divertita e fatta emozionare. E spero vivamente che succeda anche a voi, nel caso decidiate di leggerli.

Le vostre letture migliori, invece, quali sono?

Intanto ne approfitto per augurarmi e augurarvi un 2018 pieno di libri altrettanto belli e di tutto quello che più desiderate!

domenica 24 dicembre 2017

Buon Natale a tutti!

Ed eccoci arrivati anche quest'anno al tradizionale post con gli auguri di Natale, a cui poi seguiranno nei prossimi giorni le mie altrettanto tradizionali classifiche dei libri più brutti (paura eh?) e più belli letti quest'anno.

©Lim Heng Swee

Lo so, per fare i bilanci forse bisognerebbe aspettare proprio il 31 dicembre, ma il giorno della Vigilia è uno dei miei preferiti dell'anno, più ancora del giorno di Natale stesso, e quindi mi piace fermarmi un attimo, magari fissando qualche lucina o qualche buffa decorazione e ascoltando qualche canzoncina, e pensare a quanto successo nella mia vita negli ultimi 365 giorni.

Questo 2017 è stato un bell'anno sotto molti punti di vista.

Partiamo dalle cose serie, ovvero il lavoro. Da quando ho iniziato la mia carriera da traduttrice e editor freelance (nel gennaio del 2015), finalmente quest'anno posso dire di aver lavorato praticamente sempre e, tra editing, letture e traduzioni, di essere riuscita a raggiungere uno stipendio mensile quasi normale.
Ho tradotto un manuale di giardinaggio, e mi sono divertita molto a farlo, anche se poi la collaborazione non è andata come avrei sperato. Ho tradotto un manuale di business che mi ha portato ad avere a che fare per la prima volta con un editore che paga i suoi collaboratori non in tempo, ma addirittura prima della scadenza dei termini. E, soprattutto, ho tradotto il mio primo romanzo (e sto già lavorando sul secondo).
Poi ho continuato i miei editing per una casa editrice con cui collaboro da anni, ma anche qualcuno arrivato dalla pagina dei servizi editoriali (nel caso vi interessasse, trovate maggiori informazioni  qui), e ho letto, ma anche solo assaggiato, tantissimi libri per un altro editore (uno di questi romanzi da me "approvati", a cui tengo particolarmente, dovrebbe uscire già l'anno prossimo). 
Insomma, questo 2017 è andato bene. E spero davvero che il 2018 possa andare anche meglio, perché non c'è davvero niente di più bello che poter vivere facendo una cosa che si ama.

Per quanto riguarda la mia privata, direi niente da segnalare... a parte il fatto che io e Luca, il 7 ottobre, ci siamo sposati!
Un altro momento bellissimo, pieno di risate ed emozioni. E anche di tanti, tantissimi libri: il mio bouquet era fatto di origami, e i fogli utilizzati erano le pagine di Piccola osteria senza parole di Massimo Cuomo; la torta era a forma di libro con sopra riportata una frase di Le nostre anime di notte di Kent Haruf; e anche molti regali arrivati hanno in qualche modo a che fare con questa nostra comune passione. E insomma, è stato un matrimonio semplicissimo e forse, per questo, ancora più bello.



In questo 2017 siamo anche andati un bel po' in giro: siamo andati a vedere un sacco di animali buffi (e chi mi conosce anche solo un pochino sa quanto io ami gli animali buffi); abbiamo partecipato a parecchi festival e fiere letterarie (da segnalare soprattutto la prima volta a Collisioni e il ritorno a Mantova, dove ogni anno lascio sempre un pezzo di cuore) e abbiamo fatto anche qualche altra bella gita (Firenze, Parma, il mare...).

Ho letto tanto, anche se un po' meno del solito, e ho cercato il più possibile di tenere vivi e attivi il blog e la sua pagina, divertendomi e (spero) facendo divertire anche voi, ma anche consigliandovi qualche bel libro. Ho visto parecchi film al cinema, alcuni bellissimi altri evitabili. Ho mangiato un sacco e ho imparato a fare la pizza. Ho conosciuto tante, tantissime persone nuove, alcune dal vivo altre solo virtualmente. Ho amato tanto e sono stata amata tanto. Ho pianto qualche volta e ho riso tantissimo. E, in generale, sono sempre stata bene.

E il mio augurio, per me e per voi, per questo Natale e per questo anno nuovo che sta arrivando è proprio questo: amate e lasciatevi amare, piangete qualche volta, ridete tantissimo e cercate, in generale, di stare  bene, facendo il più possibile le cose che vi piacciono (o di riuscire a trovare qualcosa di bello anche in quelle che non vi piacciono).

Buon Natale a tutti!