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sabato 29 dicembre 2018

Le mie letture del 2018

E così finalmente questo 2018 giunge al termine. È stato un anno difficile, forse il peggiore in assoluto da che io mi ricordi, e ammetto che, pur sapendo che in realtà tra il 31 dicembre e il 1 gennaio non cambia assolutamente nulla, sapere che finisca mi fa tirare un sospiro di sollievo.
Qualche gioia durante l’anno c’è stata, sia chiaro: un paio di lavori che mi hanno fatto esclamare “oddio, che figata! Ma sta succedendo proprio a me?” (uno di questi lo troverete in libreria nei primi mesi del 2019); la vita matrimoniale che procede a gonfie vele; qualche bel film; qualche bella gita (tante mostre, quest’anno!); qualche bel momento con amici e persino un musical (Mary Poppins, al Teatro Nazionale a Milano... meraviglioso!), a cui non assistevo da un bel po’. Ma il tutto è stato offuscato da un grande dolore che ha gettato una cappa nera sulla seconda metà dell’anno: piano piano si sta un po’ diradando, ma dubito che se ne andrà mai del tutto e devo ancora capire come fare a conviverci (però giuro che mi sto impegnando). Quindi ecco, meno male che stai finendo, stupido 2018.

Anche per quanto riguarda le letture, quest’anno non è stato al massimo del suo potenziale. O meglio, lo è stato, se si considerassero tutti i libri che ho letto per lavoro, a discapito di quelli per piacere. Le mie letture personali si fermano a quota 55: che non sono poche, ma nemmeno tantissime rispetto al mio solito. È che tra i mille lavori, le mille letture (a cui segue una scheda, o una correzione, o una traduzione... ) e la conseguente stanchezza, sempre più spesso ultimamente, a me, lettrice rampante incallita, è capito di non avere voglia di leggere. A farne le spese è stato anche il blog, ovviamente, sempre più abbandonato a se stesso nonostante i miei sporadici post di buoni propositi, in cui promettevo che avrei cercato di aggiornarlo di più. E chissà che con il nuovo anno non ci riesca davvero.

© Georgiana Chitac

Ma veniamo ai bilanci di lettura veri e propri. Cinquantacinque libri, dicevamo (di cui uno, Lettere a Theo di Vincent Van Gogh, ancora in lettura, ma conto di finirlo entro il 31 dicembre); e la cosa bella è che sono state praticamente tutte letture che meritavano. Non tutti capolavori, ovviamente, ma di libri che avrei potuto tranquillamente risparmiarmi non ce ne sono stati.
Certo, magari un 200 pagine di All’inizio del settimo giorno di Luc Lang me le sarei evitate volentieri; forse forse mi sarei evitata anche qualche pippa mentale di Théodore e Dorothee di Alexander Postel o qualche eccessiva riflessione poetica di L'amore di Maurizio Maggiani, per non parlare di alcune parti di Asimmetria di Lisa Halliday... però anche questi qualcosa mi hanno lasciato.  E quindi, urrà, un anno di letture azzeccate!

Per quanto riguarda i libri belli, invece, ne ho letti diversi che, per un motivo o per l’altro, mi sono rimasti nel cuore. I migliori in assoluto, quelli che proprio mi porterò con me per tanti anni a venire, sono nove, ma anche per tutti gli altri ne è valsa sicuramente la pena. Specifico che non si tratta esclusivamente di libri usciti nel 2018... insomma, fa fede la data di lettura e non quella di pubblicazione.


L'ordine come sempre è casuale. E, come sempre, cliccando sul titolo del libro verrete rimandati alla recensione. Eccoli qui:

IL CLUB DEL LIBRO E DELLA TORTA DI BUCCE DI PATATE DI GUERNSEY di Mary Ann Shaffer & Annie Barrows, tradotto da Giovanna Scocchera ed Eleonora Rinaldi per Astoria edizioni: uno dei primi libri letti quest'anno e che mi è rimasto nel cuore. Anche se ancora non ho provato a preparare la torta di bucce di patate. (Molto bello anche il film che ne è stato tratto, uscito su Netflix ad agosto).

UN RAGAZZO D'ORO di Eli Gottlieb, tradotto da Assunta Martinese per minimum fax: di libri che parlano di autismo ce ne sono tantissimi, ma belli come questo non credo di averne mai letti. Un romanzo dolcissimo e terribile al tempo stesso, con un protagonista, Todd, che è impossibile non amare.

PATRIA di Fernando Aramburu, tradotto da Bruno Arpaia per Guanda editore: semplicemente un capolavoro.

CLESSIDRA di Dani Shapiro, tradotto da Gaja Cenciarelli per Clichy: una grande scoperta di quest'anno, un memoir sulla vita di coppia che mi ha commossa, perché se si vuole ce la si fa sempre, nonostante tutto.

LO ZOABLATORE di Sergio Olivotti, pubblicato da Lavieri edizioni: un libro illustrato, per bambini ma anche per adulti, divertente e con dei disegni semplicemente fenomenali.

MANHATTAN BEACH di Jennifer Egan, tradotto da Giovanna Granato per Mondadori: il mio primo romanzo di Jennifer Egan, a quanto dicono diversissimo da tutti gli altri suoi. A me è piaciuto tantissimo, davvero un bel "romanzone"

IL MARE DOVE NON SI TOCCA di Fabio Genovesi, pubblicato da Mondadori: Genovesi  per me è sempre una garanzia, soprattutto nei momenti più bui e tristi, perché ti insegna che sì, la vita a volte è davvero terribile, ma in un modo o nell'altro si riesce sempre a sorridere.

IL DINER NEL DESERTO di James Anderson, tradotto da Chiara Baffa per NN editore: quanto mi piacerebbe salire sul camion di Ben e andare in giro con lui per il deserto dello Utah.

DESTINO di Raffaella Romagnolo, edito da Rizzoli: ho un legame affettivo molto stretto con i luoghi che fanno d'ambientazione a questo romanzo, e quindi almeno in parte questo ha influito sul mio giudizio. Ma, cavolo, Raffaella Romagnolo scrive davvero bene ed è in grado di raccontare l'umanità e le vite che si nascondono dietro a ogni avvenimento storico.


Questi sono i nove che mi sono piaciuti di più in assoluto, ma in realtà se ne potrebbero menzionare anche altri: Vincoli di Kent Haruf per esempio (di cui qui ancora non c'è la recensione, ma merita), oppure La manutenzione dei sensi di Franco Faggiani... però una selezione va fatta e quindi mi fermo qui. Spero che anche voi abbiate letto tanti libri belli e, soprattutto, che con voi il 2018 abbia picchiato un po' meno forte. 

Sperando che il 2019 sia un po' meno doloroso e un po' più pieno di letture bellissime come queste (e di tempo per aggiornare il blog), vi auguro un buon anno nuovo, pieno di tutto ciò che più desiderate!

martedì 11 settembre 2018

Il mio Festivaletteratura di Mantova 2018

Si è conclusa domenica sera la XXII edizione del Festivaletteratura di Mantova. Il comunicato stampa ufficiale degli organizzatori parla di 62 mila biglietti staccati e circa 60 mila presenze agli incontri gratuiti, confermando così i numeri della passata edizione.
Un successo quindi, mi sento di dire, soprattutto tenendo conto della differenza ben evidente tra il programma di quest’anno e quel del 2017, che si componeva di grandi, grandissimi nomi (soprattutto della letteratura nordamericana) che quest’anno, invece, scarseggiavano un po’. Ma credo che il Festivaletteratura di Mantova, per come è strutturato, per la bellezza della città e la sua incredibile capacità di fondersi con il festival e di accogliere chi va a visitarlo, riuscirebbe ad attirare gente anche invitando dei completi sconosciuti.



Noi siamo stati solo due giorni quest’anno, rispetto ai tre che avevamo previsto, ma sono stati sufficienti per confermare il Festivaletteratura come il mio evento letterario nazionale preferito in assoluto (almeno di quelli che ho visto finora, mi manca ancora Pordenonelegge e Una marina di libri).
Come ho già detto diverse volte, adoro l’atmosfera, adoro sedermi al bar e vedere gli scrittori passeggiare o fermarsi a un tavolo vicino, adoro i saluti per strada più o meno frettolosi con persone che magari vedi solo una volta l’anno o che non hai mai avuto occasione di incontrare prima (Cristina, Altea, Mascia, Sara, Elena e tutti gli altri... è stato un vero piacere!), adoro spostarmi da un posto a un altro per gli eventi (anche se Palazzo San Sebastiano se sta diluviando e tu hai l’auto lungo il Mincio è lontanissimo), adoro l’essere all’aperto e non in padiglioni claustrofobici, adoro fermarmi a riposare su uno degli sgabelli sotto la tenda Sordello, adoro il cibo... insomma doto il Festivaletteratura.

Nonostante il primo impatto con il programma per me sia stato un po’ meno entusiasmante rispetto all’anno scorso, alla fine abbiamo partecipato a diversi eventi, tutti molto interessanti.
Il primo è stato giovedì sera, subito dopo aver mangiato il risotto alla Pilota (risotto con la salsiccia mantovana... tanta roba), con John Niven e Peter Florence a Palazzo San Sebastiano.


Niven mi piace da matti, perché è esattamente la persona che ti aspetti che sia leggendo i suoi romanzi. Un po’ stronzo e senza problemi ad ammetterlo, ma anche simpatico, con la battuta pronta e ricco di aneddoti da condividere. Anche se il libro di cui si è parlato, Invidia il prossimo tuo, non è il mio preferito, è stato comunque un incontro divertente e a tratti anche illuminante.

Il venerdì è cominciato con un bel giretto alle bancarelle dei libri usati sotto i portici di Palazzo Ducale, un appuntamento fisso del Festival nonché una tappa imprescindibile per ogni appassionato.



Poi ci siamo spostati nel cortile di Palazzo Castiglioni (che è forse la location più bella in assoluto di tutto il festival) con Bianca Pitzorno che, insieme a Federico Taddia, ha parlato del libro più divertente che ha letto: Il piccolo scapolo di Pelham G. Wodehouse.
La Pitzorno, che io conosco per lo più come scrittrice per bambini (Sulle tracce del tesoro scomparso è uno dei miei libri preferiti di quando ero ragazzina) ma che ha scritto anche molti romanzi per adulti, si è interrogata sulle sorti della scrittura umoristica, ormai sempre meno diffusa, e sull’importanza di leggere sempre ma con il dovuto distacco (per non fare la fine di Emma Bovary o Don Chisciotte), raccontando anche nel mentre buffi aneddoti sulla sua infanzia.



Subito dopo pranzo (e che pranzo, mamma mia: affettati con mostarda mantovana, tortelli di zucca e torta sbrisolona con zabaione) ho rotolato di nuovo verso palazzo San Sebastiano, per l’incontro con Tom Drury e Luca Briasco.
Da Mantova per un momento ci siamo ritrovati nella Grouse County, dov’è ambientata la trilogia di questo scrittore americano, che secondo me purtroppo qui in Italia non sta ancora avendo tutto il successo che si meriterebbe. L’incontro si è concentrato per lo più su Pacifico, l’ultimo volume della trilogia, ma Drury ha parlato anche dell’evoluzione dei personaggi e della sua scrittura nel corso del tempo.




Alle 21.30 è toccato poi a Andrew O'Hagan che, con Carlo Annese, ha parlato del suo La vita segreta – Tre storie vere dell’era digitale, edito da Adelphi.
Un incontro interessante (penalizzato un po’ dal luogo infausto... se palazzo Castiglioni è la location più bella del Festival, l’aula magna dell’università è senza alcun dubbio la più brutta) sull’uso e sui pericoli della rete, partendo dai suoi incontri con Julian Assange e Satoshi Nakamoto, e da un suo inquietante esperimento sui social.



Sabato mattina abbiamo fatto in tempo ad andare a vedere Gianrico Carofiglio in tenda Sordello, che in mezz’ora ha parlato di una sua mania: le arti marziali.
Ho perso di vista Carofiglio come scrittore da quando è passato a Einaudi, devo dir la verità. Per quanto amassi Guido Guerrieri (un’altra mia grande cotta letteraria insieme a Rocco Schiavone), leggere i suoi romanzi senza il blu Sellerio non mi piaceva più tanto. Seguo però Carofiglio su twitter e apprezzo tantissimo tutta l’opposizione che sta facendo a questo governo (uno dei pochi scrittori che ci sta mettendo la faccia) e quindi volevo andarlo a sentire. L’incontro è stato davvero divertente, lui sa come parlare in pubblico e come intrattenerlo, anche quando non si parla specificatamente di libri.



Poi, a causa di un falso allarme felino (Luna, la gatta di casa, deve aver fatto festa quella notte e al mattino, quando sono venuti a darle da mangiare, anziché fare le caprioline come fa sempre è rimasta addormentata nella cuccia... da lì al “oddio, Luna sta malissimo” il passo è breve, soprattutto se sei un po’ ansioso. Per fortuna stava benissimo, aveva solo sonno), siamo tornati di corsa a casa.

Nonostante la partenza un po’ affrettata, è stato comunque un bel Festival. La prossima edizione si terrà dal 4 all’8 settembre 2019. Io spero di riuscire ad andarci anche il prossimo anno. E se mi permettete un consiglio, se siete amanti dei libri e degli incontri (ma anche delle belle cittadine e del cibo) almeno una volta ci dovreste proprio andare anche voi.

mercoledì 29 agosto 2018

FESTIVALETTERATURA di Mantova 2018: come, dove, quando e perché

Tra una settimana inizierà l'edizione 2018 del Festivaletteratura di Mantova, che dal 5 al 9 settembre popolerà le vie e le piazze della cittadina dei Gonzaga di autori e scrittori di tutto il mondo e di appassionati di libri.

È il mio terzo anno consecutivo al Festival e direi che ormai si possa considerare un appuntamento fisso per me, di quelli che comincio ad aspettare con ansia già da qualche mese prima e che non vedo l'ora che arrivino. E sarà che la mia prima volta al festival ha coinciso con il primo viaggetto con quello che ora è mio marito, sarà che Mantova è una città bellissima (in cui si mangia benissimo), sarà che non c'è mai stato un incontro di quelli seguiti finora che mi abbia deluso... fatto sta che il Festivaletteratura è diventato a tutti gli effetti il mio evento letterario italiano preferito.

Ma veniamo al programma e agli eventi che ho selezionato e a cui cercherò di partecipare nei giorni in cui sarò in città. (Il programma completo lo trovate invece qui, insieme a tutte le informazioni su come prenotare e acquistare i biglietti.)

Come ormai da tradizione, arriveremo il giovedì pomeriggio (in tempo per un primo giretto tra le bancarelle di libri usati sotto i portici di palazzo Ducale e una prima abbuffata di risotto alla pilota, tortelli di zucca e torta sbrisolona con lo zabaione) e ripartiremo la domenica mattina. Due giorni pieni, quindi, anche se quest'anno, oltre agli eventi, mi sono ripromessa di andare a visitare  Palazzo Te, in cui non entro da tantissimi anni.

Comunque, gli eventi in cui è probabile che mi vedrete sono questi (sì, alcuni si sovrappongono, e mi riservo di decidere all'ultimo a quale partecipare):

GIOVEDÌ 6

h 21.30 THE WILD MAN OF FICTION. John Niven in dialogo con Peter Florence - PALAZZO SAN SEBASTIANO


VENERDÌ 7


h 15 UNA STORIA PER IGNAZIO SILONE. Giuliano Gallini - TENDA SORDELLO

h 15.15 BENVENUTI A GROUSE COUNTY. Tom Drury con Luca Briasco PALAZZO SAN SEBASTIANO

h 16.45 UMORISMO TOSCANO. Marco Malvadi e Stefano Tofani- OFFICINA DEL GAS

h 17.30 FINO A LEGGERMI MATTO. Patrick McGrath con Carlo Lucarelli. PALAZZO DUCALE

h 20.15 45 ANNI DAL GOLPE CILENO. Nona Fernandez in dialogo con Michela Murgia. PALAZZO SAN SEBASTIANO

h 21.30 GLI SCOMPARSI DELLA RETE. Andrew O'Hagan con Carlo Annese. BASILICA PALATINA DI SANTA BARBARA

SABATO 8

h 11 LE METAFORE DELLE ARTI MARZIALI. Gianrico Carofiglio -  Tenda sordello

h 12.15 I MECCANISMI COMICI DELLE INDAGINI. Alicia Giménez Bartlett con Bruno Gambarotta - PALAZZO DUCALE/PIAZZA CASTELLO

h 20 LA FUNZIONE CIVILE DEL GIALLO  Antonio Manzini, Marilù Oliva e Giampaolo Simi - PALAZZO SAN SEBASTIANO

h 20.45 LA SPAGNA SOSPESA IN UN ROMANZO. Eduardo Mendoza con Giancarlo De Cataldo. BASILICA PALATINA DI SANTA BARBARA


DOMENICA 9

h 10.15 LO STATO DELL'ERBA BLU. Chris Offutt con Giancarlo De Cataldo. OFFICINA DEL GAS


Ecco, gli eventi che più mi interessano sono questi. Poi ovviamente non parteciperò a tutti perché è davvero impossibile. Non tanto per il tempo, ma perché è talmente bello passeggiare per le vie della città nei giorni del festival e incontrare scrittori che passeggiano esattamente come te, che a volte addirittura spiace doversi fermare.
Voi ci sarete? Se sì, a quali eventi parteciperete?

lunedì 12 marzo 2018

La mia giornata a Tempo di Libri 2018

Come avevo annunciato, sabato 10 marzo sono stata a Tempo di libri, la fiera internazionale del libro di Milano, che quest’anno, per la sua seconda edizione, si è tenuta a Fieramilanocity.
E questo è già stato un punto a suo favore, perché questo spazio espositivo è dentro Milano, facilmente raggiungibile con ben due linee della metropolitana (viva la Lilla, ché è tutta lilla!) al prezzo del biglietto urbano (mentre l’anno scorso, per andare a Rho, si pagavano cinque euro solo di trasporti).
Sono arrivata addirittura prima dell’apertura. Il mio pass blogger mi ha consentito di non fare la coda fuori alla pioggia e poi di valicare i tornelli proprio alle 10 in punto, così da vedere la fiera vuota e nella sua interezza. 



La primissima nota dolente, almeno dal mio punto di vista, è il fatto che i due padiglioni che ospitavano gli stand e le sale degli incontri fossero su due piani diversi, separati da una specie di balconata intermedia da dove si entrava in fiera e poi si sceglieva se scendere al padiglione 3 o salire al 4. Per buona parte della mattinata, dovendo passare rapidamente da un incontro all’altro (ovviamente su livelli diversi), ho avuto l’impressione di vivere sulla scala mobile (sentendomi a tratti anche un po’ scema, devo dir la verità). Questa divisione, inoltre, faceva forse sembrare la fiera molto più ridotta di quanto non fosse realmente. Mi rendo conto che se gli spazi espositivi sono quelli non ci si può fare molto, ma l’ho trovato in qualche modo un po’ penalizzate.

Di positivo, positivissimo, invece, c’era l’atmosfera. Chiunque abbia partecipato anche all’edizione dell’anno scorso non può non aver notato l’enorme differenza: non c’era più un’aria di catastrofe imminente, quell’ansia da prestazione che, almeno in parte, ha un po’ penalizzato la prima edizione. Forse si è finalmente capito, da una parte e dall’altra, che la contrapposizione con Torino è insensata e inutile, oltre che penalizzante per entrambe. Insomma, quest’anno Tempo di libri era una normalissima fiera del libro, con stand, tante sale per gli incontri e un programma tutto sommato abbastanza ricco, anche se forse puntava più su personaggi acchiappafolle che non su scrittori veri e propri.

Foto scattata dalla scala mobile in discesa, un minuto dopo le 10 (è per questo che non c'è ancora nessuno)
Tutti gli eventi a cui ho partecipato io erano comunque strapieni. Si è riempita la sala Bianca, alle 10.30, per parlare di traduzione in un appuntamento organizzato da Amazon publishing (sì, a Tempo di libri c’è anche lo stand di amazon, due in realtà: uno dell’editore e uno dedicato ad audible); si è riempito a mezzogiorno l’incontro con Marco Missiroli che raccontava il suo rapporto con Dino Buzzati, così come era tutto esaurito anche un altro incontro dedicato alla traduzione, nel pomeriggio, organizzato dal Master in editoria della Cattolica (tra gli ospiti, qui c’era Roberta Scarabelli, che ha raccontato come è stato tradurre Origin di Dan Brown, chiusa per due mesi in un Bunker a Barcellona insieme agli altri traduttori). L’ultimo mio incontro della giornata è stato quello con Rosella Postorino e Massimo Recalcati, ancora più pieno di tutti i precedenti, con anche una lunga coda per entrare decisamente mal gestita. (Peccato che l’incontro in sé non sia riuscito così bene e più che invogliare alla lettura di un libro decisamente molto bello l’abbia un po’ scoraggiata).

Per quanto riguarda gli stand, come è risaputo, la maggior parte erano di grandi editori. Non ho mai capito onestamente quanto senso abbia comprare un libro di un grande editore in una fiera, pagando sia il biglietto d’ingresso sia il volume a prezzo pieno. Forse l’offerta, molto più ampia rispetto a quella che si trova solitamente in libreria; forse la bellezza (sicuramente d’impatto) di vedere tutti quei libri messi insieme in contesti e luci particolari (non ho ancora deciso se lo stand Rizzoli, per esempio, mi piaccia da matti o mi sembri una sala operatoria)… insomma, gente comunque ce n’era. Così come ce n’era tanta, tantissima negli stand di alcuni editori indipendenti. A parte NN, lo stand che per doveri coniugali ho monitorato con più costanza, mi ha fatto davvero piacere vedere alcuni espositori sommersi di lettori: è il caso per esempio di Triskell edizioni che, al mattino, quando sono passata io a salutare, era letteralmente invaso. In generale, comunque, il sabato di gente in giro ce n’era eccome.
È un peccato che l’angolo dedicato ai libri antichi non sia stato invece valorizzato a dovere. Pur essendo segnalato, in modo in realtà non molto chiaro, sulla mappa quasi non si sapeva che ci fosse (ecco, la segnaletica di TdL è davvero qualcosa su cui bisogna lavorare). Noi ci siamo capitati quasi per caso… ed è un vero peccato perché negli stand dei Librai antiquari si ha la possibilità di vedere delle vere e proprie meraviglie.

Come in tutte le fiere, però, la cosa più bella in assoluto sono le persone. I “ci vediamo per un caffè?”, i “passo a salutarti, dove sei?”, i "come ti riconosco?" e “oddio, che bello, finalmente ci conosciamo!”, insomma… il poter scambiare saluti, sorrisi, chiacchiere con persone che magari conosci solo in rete a cui puoi finalmente dare un volto. Da questo punto di vista, per me, è stata davvero una bella giornata. Ho scambiato due chiacchiere con alcuni uffici stampa con cui ho sempre interagito solo via mail; ho salutato altre blogger, che conoscevo solo su facebook; ho parlato con altri traduttori e con amici virtuali che in quel momento diventano reali; e sono stata persino intervistata da due carinissime ragazze del master di Editoria dell'Università Cattolica, con le quali il reciproco imbarazzo è stato cancellato da una marea di risate (e spero vivamente di aver detto anche cose intelligenti).
Non faccio l’elenco delle persone che ho visto perché ho paura di dimenticarmene qualcuna e mi dispiacerebbe molto. Però è stato bello, davvero, e mi ha fatto un piacere immenso, oltre a farmi capire ancora una volta quanto forte sia il potere dei libri.

Insomma, a me questo Tempo di libri è piaciuto molto. Certo, alla sera, dopo dieci ore lì dentro non ne potevo più (nonostante i caffè e i dolcini buonissimi della Sala Stampa), e non oso immaginare cosa sia per un editore, magari uno piccolino, dover fare quegli orari (è davvero necessario tenere una fiera aperta fino alle 22?). Però, secondo me quest’anno, alla seconda edizione, si è dimostrato che anche Tempo di libri ha un suo perché, una sua identità (ancora migliorabile, sicuramente) e che può coesistere tranquillamente con tutte le altre fiere. Ora bisogna vedere cosa succederà al BookPride il fine settimana del 23, 24 e 25 marzo… ma essendoci là solo editori indipendenti, con un programma dedicato, un nuovo direttore, ed essendo a ingresso gratuito, non credo che abbia niente da temere, perché il pubblico è in buona parte diverso.

L’unica grande, grandissima pecca è che non ho comprato niente. 

venerdì 9 marzo 2018

TEMPO DI LIBRI 2018 - chi, cosa, quando, dove e perché

È iniziata ieri, 8 marzo, la seconda edizione di Tempo di libri, la fiera del libro milanese che da Rho quest’anno si è spostata nei padiglioni di Fieramilanocity e che durerà fino a lunedì 12 marzo.


L’edizione dell’anno scorso stata quella delle polemiche e dei forti contrasti con Torino e il Salone del libro. Grandi editori che a una fiera c’erano e all’altra no, piccoli editori che a una non c’erano e all’altra sì. A me l’edizione dell’anno scorso, pur con un numero di presenze molto limitato rispetto al previsto, non era dispiaciuta. Era una prima edizione, con tutto ciò che questo comporta logisticamente, e il clima di tensione era molto più forte di quello di festa che in queste occasioni ci dovrebbe essere (e che invece si è percepito nettamente nei padiglioni torinesi).
Nell’edizione di quest’anno, oltre alla location, sono cambiate diverse cose (tra cui gli organizzatori, con Andrea Kerbaker che ha preso il posto della bravissima e instancabile Chiara Valerio, che l’hanno scorso ha dato il massimo) e sono davvero curiosa di andarci.

Io quest'anno sarò presente solo un giorno, domani, sabato 10 marzo, perché impegni di lavoro mi impediscono di fare di più. Vi segnalo qui gli eventi a cui ho intenzione di partecipare. È solo una piccola selezione di tutto il vasto programma, ma si tratta degli incontri che più mi interessano. Alcuni si sovrappongono e nemmeno quest’anno sono riuscita a ottenere il dono dell’ubiquità, ma li segnalo comunque.

H 10.30 - Voglio fare il traduttore! Preparazione, opportunità, soddisfazioni e rischi dell’altro autore - SALA BIANCA
H 11.30 - Iginio Massari: the sweetman. Presentazione e showcooking -  TDL A TAVOLA – LA CUCINA
H 12 - Dino Buzzati attraverso gli occhi di Marco Missiroli - SALA AMBER 4
H 15.30 - La parola verità - con Gianrico Carofiglio -  SALA BROWN 2
H 15.30 - Il traduttore, viaggiatore tra mondi - SPAZIO AIE
H 16 - Le sere che va via la luce – con Fabio Genovesi - SALA VOLTA
H 16.30 - A tavola con Hitler: storia di un’assaggiatrice – con Rosella Postorino - SALA BROWN 2
H 17.30 - La città della vita, le città della letteratura – con Francesco Piccolo e Silvia Avallone - SALA BROWN 2
H 18 - La versione di Cracco – con Carlo Cracco - SALA AMBER 3
H 19.30 - L’Incompiuter - Un viaggio nel mondo di Enzo Jannacci e Beppe Viola -  SALA AMBER 2
H 21 -  Un’identità tra musica e letteratura – con Roberto Vecchioni - SALA BROWN 3

Sì, come vedete ho segnato anche due incontri legati alla cucina e al mondo del cibo. Lo so, ai più farà storcere il naso, perché i libri sono libri e la cucina non c’entra niente, ma io sono da sempre convinta che i lettori non vivano in compartimenti stagni, e se io sono a una fiera del libro e, tra uno stand e l’altro e un incontro e l’altro, ho la possibilità di vedere anche qualcosa che mi interessa ma che con i libri forse c'entra poco, perché non dovrei farlo?

Sicuramente mancherà qualcosa e sicuramente non potrò assistere a tutto, anche perché la cosa più mi piace delle fiere è girare tra gli stand, fermarmi a chiacchierare con persone che magari vedo solo in queste occasioni e lasciare che il tempo passi a modo suo. Ma è giusto per avere un'idea.

Voi ci sarete? Avete segnato qualche altro evento per la giornata di sabato che a me è sfuggito? E gli altri giorni?