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venerdì 31 dicembre 2021

IL 2021 IN UN POST

E così, in qualche modo, siamo arrivati anche alla fine di questo 2021. Il secondo anno pandemico che, sebbene io sia rimasta sempre in salute, con un tetto sulla testa e un lavoro che non ha mai subito alcuna interruzione (e per questo sono molto grata e so di essere anche molto, molto fortunata), ho trovato molto più faticoso rispetto al 2020.

Non saprei spiegare davvero il perché di tutta questa fatica nell'affrontare quest'anno: è come se ci avessi arrancato dentro, senza mai vivermi appieno i giorni e le cose, belle e meno belle, che sono successe. Credo si tratti di un risvolto emotivo di quest'epoca di incertezze, di ansie e paure che accomuna chissà quante altre persone e soprattutto che chissà per quanto tempo ci porteremo dietro, anche a pandemia finita. Pandemic Fatigue, viene chiamata. Un senso di sospensione, di giorni che si susseguono uno dietro l'altro senza svolte né cambiamenti, di ansia e di noia perenne e di incapacità di trovare un modo per contrastarla, pur sapendo che i modi ci sono eccome. 

Questa mia apatia costante ha ovviamente avuto ripercussioni anche sul mio rapporto con i libri e la lettura. Da rifugio e oasi felice che sono sempre stati, quest'anno si sono trasformati in un'ulteriore fonte di ansia e fatica. Ho letto poco, solo una quarantina di libri (che per qualcuno non sono pochi, lo so, ma per i miei standard decisamente sì), perché ho sempre faticato a trovare qualcosa che mi ispirasse, che andasse bene per il mio stato d'animo del momento. E per leggere male e leggere a caso, preferisco non leggere (in compenso ho fatto tantissime partite a Candy Crush).

Avevo iniziato il 2021 con tre buoni propositi: annotare le mie letture su un quadernino apposito, aggiornare almeno una volta al mese il blog e regalarmi almeno un libro al mese. Sono riuscita a rispettare solo il primo e il terzo: ho un quadernino bellissimo che aggiorno non appena termino un libro e almeno un regalo al mese sono riuscita a farmelo. 



Per il blog invece no, non c'è stato niente da fare. Non sono riuscita a trovare la costanza di aggiornarlo con continuità e, come dicevo prima per la lettura, per scrivere poco e male e a caso, preferisco non scrivere affatto.

Ma ora basta lagnarsi! Anche perché so di essere stata fortunata e che qualche cosa bella, riguardo ai libri ma soprattutto alla vita di ogni giorno, ovviamente c'è stata. E quindi iniziamo con l'autocompiacimento, ovvero le mie traduzioni uscite quest'anno:


Ho poi lavorato su un quarto libro per ragazzi, divertentissimo, che uscirà nei primi mesi del 2022 per HarperCollins, ma di cui mi riservo di parlare nel post dell'anno prossimo.

E ora passiamo al bilancio delle mie letture. Come già accennato, non ho letto moltissimi libri per puro piacere personale. Ce ne sono stati tanti per lavoro, ma l'approccio alla lettura in quel caso è diverso, quindi non riesco a considerarli nel conteggio totale annuale. Mi sono fermata a quaranta libri che, per i miei standard, non sono tantissimi.
Questo però ha fatto sì che prendessi pochissime cantonate e che il mio elenco di libri brutti del 2021 sia composto solo da un titolo e mezzo: Questa non è una canzone d'amore, che è stato il mio primo approccio molto fallimentare con Alessandro Robecchi a cui non so nemmeno se in futuro darò una seconda possibilità, e Qualcuno che ti ami in tutta la tua gloria devastata di Raphael Bob-Waksberg, che ho acquistato con enorme aspettativa grazie soprattutto al titolo meraviglioso e in cui mi sono incagliata dopo i primi due racconti, tanto da decidere di abbandonarlo: magari era il momento sbagliato, e sicuramente un altro tentativo lo farò, magari non è semplicemente il libro per me.

Per quanto riguarda i libri belli, ci sono state alcune scoperte (come L'Arminuta di Donatella Di Pietrantonio, che non mi capacito di non aver letto prima; Nomadland di Jessica Bruder, un'inchiesta appassionante sulla vita dei nomadi d'America; e L'acqua del lago non è mai dolce di Giulia Caminito, che non ho trovato perfetto, ma sicuramente con una voce che ha qualcosa da dire) e diverse conferme (Swing Low di Miriam Toews, Di luce propria di Raffaella Romagnolo, il buon Lorenzo Marone in cui ormai mi rifugio sempre ogni volta che ho bisogno di qualcosa di leggero e intelligente da leggere, Carmen Korn con la sua nuova saga tedesca, Quando il mondo era giovane, Desy Icardi nella sua Biblioteca dei sussurri, per non dimenticare Tre di Valerie Perrin).

I romanzi più belli in assoluto che ho letto quest'anno, però, sono questi:


Il Selvaggio di Guillermo Arriaga (tradotto da Bruno Arpaia per Bompiani) è stato una delle prime letture del 2021, dopo tre anni di attesa nella mia libreria, e me ne sono completamente innamorata. Ambientato in Messico, segue la vita Juan Guillermo, sopravvissuto alla nascita a suo fratello gemello, che lotta costantemente per non soccombere alle brutture che il mondo sembra mettergli costantemente di fronte. Un libro coinvolgente come pochi, che una volta iniziato si fatica a mettere giù.

Il mondo invisibile di Liz Moore (tradotto da Ada Arduini per NN Editore) ha confermato il mio grande amore per questa scrittrice americana. Amore nato con Il peso tanti anni fa, continuato con I cieli di Philadelphia e ora questo: la storia della piccola Ada che cresce senza madre ma con un padre geniale, che fin dall'infanzia la porta nel suo laboratorio di Boston dove, insieme ad alcuni colleghi, sta lavorando a una macchina per replicare il linguaggio umano. Ma poi la mente del padre inizia a cedere, a dimenticare quelle parole su cui tanto ha lavorato, e Ada deve fare i conti con una nuova realtà, diversa da quella in cui ha sempre vissuto. Un libro semplicemente commovente.

La notte delle farfalle di Aimee Bender (tradotto da Damiano Abeni e Moira Egan per minimum fax) è la storia di Francie e dei suoi ricordi della vita con la madre che, quando lei aveva solo otto anni, è stata ricoverata in un ospedale psichiatrico. Francie va a vivere con degli zii in un'altra città e cresce in un mondo in cui sua madre fisicamente non c'è, ma le dà segnali per aiutarla a ricordare, a non dimenticare la sua vita di prima. Un libro un po' strano, come lo sono sempre quelli di Aimee Bender, che però colpisce per la sua delicatezza, per il modo in cui gli oggetti del quotidiano da semplici oggetti diventano qualcosa di più, che ci aiuta ad andare avanti.

Anno bisestile di Peter Cameron (tradotto da Giuseppina Oneto per Adelphi) è l'ultimo libro che ho letto quest'anno (e questo mi fa molto sorridere, perché anche il 2020 lo avevo concluso con un libro di questo scrittore americano) e mi sono divertita tantissimo a leggerlo. Il testo era uscito a puntate nella seconda metà degli anni '80 sulla rivista 7days e poi raccolto in un libro giunto in Italia solo ora. Racconta la storia di una serie di personaggi newyorchesi, David e Lauren, Amanda e Heath, Judith e Lilian, le cui vite, colme di insoddisfazioni e di questioni irrisolte, si intrecciano tra loro in situazioni volutamente al limite dell'assurdo che mettono in luce tutte le loro debolezze. È un romanzo molto coinvolgente, che non può non appassionare e divertire il lettore, dandogli però anche molto su cui riflettere (nonostante siano passati più di trent'anni da quando è stato scritto).


E ora è tempo di affrontare il 2022. Mi auguro la salute, ovviamente, per me e per tutte le persone a cui voglio bene, ma anche per voi e tutti i vostri cari.
Mi auguro di continuare a scrivere le mie letture sul mio quadernino e di regalarmi almeno un libro al mese (sull'aggiornare il blog con più costanza ormai ci ho rinunciato).
Mi auguro di continuare a tradurre e a fare (o ritornare a fare) tutto ciò che mi piace.
Mi auguro anche che questo senso di sospensione e di incertezza trovi il modo per diradarsi e che la capacità di godersi ogni piccola cosa bella che ci succede prenda il sopravvento su tutto.
E mi e vi auguro tutto ciò che più desiderate o di cui più avete bisogno.

mercoledì 30 dicembre 2020

Il 2020 in un post

 Fa un certo effetto ritornare a scrivere su questo blog a un anno esatto di distanza dall'ultimo post. Soprattutto se si considera che anno assurdo e difficile è stato questo 2020. Quando ho scritto qui per l'ultima volta la parola lockdown era qualcosa di distante, che sentivamo ogni tanto menzionare al telegiornale ma che mai avremmo pensato avrebbe fatto parte della nostra quotidianità. Non avevo mai indossato una mascherina, se si esclude quella volta in cui con degli amici avevamo dipinto con lo spray un vestito di carnevale, e mai avrei  pensato di doverla tenere addosso ogniqualvolta mettessi piede fuori di casa. Avevo un paio di barattoli di gel igienizzante abbandonati in un cassetto del bagno ed erano anni che qualcuno non mi infilava qualcosa nel naso. 

E poi è arrivato il 2020, è arrivato il Coronavirus, sono arrivati i tristi dati giornalieri su contagi e decessi, sono arrivate le zone rosse, i DPCM, i lockdown, la didattica a distanza, i tamponi (ne ho fatti solo due, uno per lavoro e uno per sicurezza) e quella costante ansia di mettere piede fuori di casa e di ammalarsi o far ammalare qualcuno. Un anno complicato, in cui sicuramente io sono stata molto fortunata: nessuno della mia famiglia si è ammalato, nessuno di noi ha perso il lavoro o ha avuto gravi ripercussioni da questa situazione, se non la difficoltà emotiva e mentale di non poter fare le cose normalmente (che è nulla rispetto a chi si è ammalato, è indubbio, ma che ogni tanto si fa sentire).

E per quanto io non veda l'ora che quest'anno finisca, ci sono alcune cose che devo salvare per forza. Per esempio, ho tradotto tanto e sono uscite tante mie traduzioni. Da un po' di tempo a questa parte mi sto cimentando nella traduzione di libri per bambini e ragazzi e mi sto divertendo tantissimo. Ne approfitto quindi per ringraziare chi mi ha dato questa opportunità, un giorno quasi dal nulla, per avermi fatto scoprire un mondo che ignoravo ma in cui invece ritrovo tutta me stessa (grazie, Lara!). 

Ecco qui quelli usciti quest'anno:


Ma veniamo alle letture di quest'anno, che lo so che è quello che più interessa anche a voi. Non ho letto tantissimo in questo 2020. Nemmeno poco, per carità, ma più ci ripenso più mi accorgo di non aver avuto il solito entusiasmo. Un po' è sicuramente colpa della didattica a distanza, che da marzo mi ha assorbito completamente (mi spiace se voi avete incontrato docenti che in DAD non facevano nulla, tutti nella mia scuola ci hanno dedicato anima e corpo, cercando di fare il più e il meglio possibile per non perdere i ragazzi per strada), un po' dalle letture per lavoro che sono continuate per tutto l'anno e che, per quanto siano sicuramente uno dei lavori dei miei sogni, ti tolgono un po' la voglia di leggere per piacere. E poi credo ci sia stata anche un po' di quella stanchezza fisiologica che ogni tanto colpisce anche i lettori più voraci. 

In compenso però ho scoperto e recuperato tante serie TV bellissime: ho visto tutto Downton Abbey, ho scoperto The Office, mi sono innamorata definitivamente di The Crown, abbiamo riso con Upload e con la seconda stagione di The Umbrella Academy e, proprio negli ultimi giorni, ho fatto una full immersion in Bridgerton (più duca di Hastings per tutti!).

Ma torniamo ai libri. Leggere meno ti fa diventare anche un lettore un po' più attento, o almeno con me è stato così. E quindi tra le letture assolutamente evitabili di quest'anno c'è un libro solo:  Donne che comprano fiori di Vanessa Montfort.
Ci ho messo un mese a leggerlo. Lo prendevo in mano e a ogni pagina volevo lanciarlo fuori dalla finestra talmente mi irritava per la quantità di luoghi comuni sulle donne che contiene. Avrei potuto abbandonarlo, certo, ma per qualche motivo ho preferito trascinarmelo, per vedere se sul finale migliorasse (per me la risposta è: no). 

Le letture belle sono invece state molte, libri che per un motivo o per l'altro mi hanno emozionato o mi hanno tenuto tanta compagnia. Se devo scegliere i migliori in assoluto, direi che sono questi:

UN RAGAZZO NORMALE di Lorenzo Marone, edito da Feltrinelli. È il primo romanzo di Marone che leggo, un autore da cui per qualche inspiegabile motivo mi sono sempre tenuta a distanza, e ho riso e ho pianto tanto leggendo le avventure del piccolo Mimì che nell'estate del 1985 inizia a diventare grande, grazie anche alla sua speciale amicizia con Giancarlo Siani. Una scoperta inaspettata.


LA RAGAZZA CON LA MACCHINA DA SCRIVERE di Desy Icardi, edito da Fazi. Avevo già letto e apprezzato il primo romanzo di questa autrice, L'annusatrice di libri, ma qui con la storia di Dalia e della sua macchina da scrivere Olivetti rossa va oltre, creando un romanzo sui ricordi che trovano sempre il modo di venire a galla.


OLIVE, ANCORA LEI di Elizabeth Strout, edito da Einaudi e tradotto da Susanna Basso. Va be', non credo che ci sia bisogno di dire molto sul ritorno di Olive Kitteridge. Elizabeth Strout ha rischiato nel ridare voce a un personaggio così tanto amato: poteva venir fuori una minestra riscaldata, qualcosa per i lettori appassionati (tipo me, per intenderci) ma che non avesse più nulla da dire. E invece no, Olive Kitteridge è ancora e sempre lei, anche adesso che si fa sempre più stanca e anziana non ha perso la sua forza, né il suo modo, schietto, rude, ma anche molto sincero e profondo di vedere il mondo. 


LA STRADA DI CASA di Kent Haruf, pubblicato da NN editore con la traduzione di Fabio Cremonesi. Bello, bello, bello, forse il migliore di Haruf dopo Benedizione. Dopo otto anni di assenza, durante i quali nessuno ha sentito la sua mancanza, quello stronzo (scusate) di Jack Burdette ritorna a Holt con la sua cadillac rossa e con lui ritornano i ricordi di quello che ha fatto, alla cittadina che si è fidata e alle donne che hanno avuto la sfortuna di innamorarsi di lui. 


Non so cosa ci riserverà questo 2021, anche se a essere meglio del 2020 direi che ci va davvero poco. Spero che si possa presto tornare a fare una vita il più normale possibile, con tutte le accortezze e le attenzioni del caso (dai vaccino, spicciati!). Nel mio piccolo spero che la mia famiglia e i miei amici continuino a stare bene e così come quelle di tutti. Spero di poter tradurre ancora tanto, di leggere altri bei libri e guardare altre serie tv. Spero di poter tornare al cinema e alle mostre, che sono due delle attività che più mi sono mancate quest'anno. E spero che tutti voi possiate ritrovare la serenità se quest'anno l'avete persa o mantenerla se, come me, siete stati tra i fortunati in un anno terribile.

Ah sì, spero anche di tornare a scrivere un po' di più sul blog e non usarlo solo una volta l'anno, visto cos'è successo l'ultima volta che ci ho scritto.

domenica 29 dicembre 2019

Il mio 2019 in libri

A Natale puoi, fare quello che non puoi fare mai... 

come trovare finalmente il tempo di aggiornare il proprio blog dopo mesi di silenzio imbarazzante!
Eh sì, è da inizio settembre che non riesco ad avere un momento libero lungo a sufficienza da scrivere un post di senso compiuto. E così non ho raccontato dei bellissimi incontri al Festivaletteratura di Mantova, delle pochissime ma buonissime letture degli ultimi mesi e, soprattutto e con enorme rammarico, non ho festeggiato come si deve i dieci anni del blog, che cadevano a ottobre.  Ma sono stata risucchiata dal vortice del lavoro: sono stata riassunta a scuola, ho tradotto e sto ancora traducendo dei libri per bambini, ho continuato a editare e leggere per lavoro... insomma, capite che mi è rimasto a malapena il tempo di respirare, figuriamoci quello per aggiornare il blog.
Ma ora ci sono le vacanze di Natale e tra una mangiata e l’altra, posso finalmente togliere un po’ di polvere e ragnatele da queste pagine e dedicarmi ai tradizionali bilanci di lettura di fine anno. 

Che palle, direte voi, stiamo leggendo classifiche e liste ovunque. 

E ora vi beccate anche le mie, ecco.

©Ann Decemebre

Il 2019 è stato per me un anno di poche letture. O meglio, ho letto tantissimi libri, ma per lavoro... al punto che leggere per piacere è diventato quasi una sofferenza (“non si può mica sempre leggere” è stata una delle frasi che ho ripetuto più spesso quest’anno, e se ci penso mi sembra davvero incredibile). Ho tamponato un po’ la situazione buttandomi sulle serie TV (guardate tutti “The Crown”, se ancora non l’avete fatto!), ma i libri un po’ mi sono mancati.
Ho letto poco, dicevamo. Quarantatré libri, stando ad aNobii. Però ho letto bene. Quando si ha poco tempo si selezionano meglio le proprie letture, ci si orienta fin da subito verso testi che si immagina possano piacere e questo riduce drasticamente il numero di libri brutti che ci capitano sottocchio. 

Di davvero evitabili, che non mi hanno lasciato quasi niente, ne ho solo due: La misura dell’uomo di Marco Malvaldi, libro con cui ho iniziato (malissimo) l’anno; e Diario di scuola di Daniel Pennac, che mi ha terribilmente annoiata e non mi ha insegnato nulla di applicabile su come entrare nelle classi e farmi ascoltare da alunni che di ascoltarmi non sempre hanno molta voglia. In entrambi i casi forse la colpa è stata mia che avevo riversato aspettative ingiustificabilmente alte (ma ehi, si trattava di Malvadi e di Pennac, era mio diritto aspettarmi tanto!) su due libri che sulla carta erano prevedibilmente noiosi.



Il 2019 però è stato anche l’anno di grandi scoperte. Ho finalmente letto i romanzi di Robert Galbraith, per esempio, e mi sono follemente innamorata di Cormoran Strike. 
Ho letto diversi fumetti, dagli ultimi due volumi della raccolta completa di strisce di Calvin&Hobbes, a Sio con le sue Storiemigranti e Vincent VanLove di Ernesto Anderle, fino a Mooncop di Tom Gauld, che ho avuto la fortuna di incontrare al Festivaletteratura di Mantova.



Ho conosciuto i gialli torinesi di Cristian Frascella e del suo Contrera e le Figlie di una nuova era di Carmen Korn. Ho letto commossa La versione della cameriera di Daniel Woodrell e vissuto La mia estate fortunata con Miriam Toews (il suo romanzo d’esordio, bellissimo). 
Ho scoperto quella gran donna di Dorothy Allison, leggendo prima Due o tre cose che so di sicuro, poi partecipando al suo incontro a Mantova, per poi approdare a La bastarda della Carolina.

E poi c’è stato Cambiare l’acqua ai fiori di Valérie Perrin, uno dei romanzi più belli che abbia letto negli ultimi anni. Un libro che parla di perdite, di dolore, ma anche di rinascita e d’amore. Se mi venisse chiesto di scegliere un solo romanzo da consigliare, sarebbe sicuramente questo. E lo consiglierei proprio a tutti, a chi ha perso qualcuno che ama e ancora non riesce a farsene una ragione, ma anche a chi semplicemente ha voglia di leggere una storia che, alla fine, lo faccia stare in pace con se stesso.



E adesso sta per iniziare un nuovo anno. In questo 2020 mi piacerebbe avere più tempo per leggere e per riprendere ad aggiornare il blog con una maggior frequenza. Ma soprattutto spero di trovare tanti libri e tante storie belle, da leggere e da vivere.

venerdì 30 dicembre 2016

Le mie migliori letture del 2016

Ed ecco che finalmente arriva anche la lista delle mie migliori letture del 2016. Adoro pubblicare questo post proprio il penultimo o l'ultimo giorno dell’anno, un po’ per lasciare una speranza alle ultime letture di dicembre, un po’ per poter concludere in bellezza qui sul blog.

Come dicevo già nel post delle letture peggiori, a livello di letture questo 2016 è stato un anno molto particolare: ho letto meno del solito, a ritmi molto rallentati, soprattutto da agosto in poi. Nonostante questo, comunque, di libri davvero davvero belli ne sono entrati diversi nella mia vita in questi dodici mesi. Alcuni sono stati delle vere e proprie rivelazioni, altri delle riconferme, altri libri semplicemente fondamentali… in ogni caso, tutti romanzi che mi rimarranno nel cuore.

Il mio panda di peluche, entusiasta per le belle letture di quest'anno
(nella foto manca un libro)

I VENERDÌ DA ENRICO’S di Don Carpenter, pubblicato da Frassinelli, con la traduzione di Stefano Bortolussi: un bel romanzone, mi era venuto da definirlo mentre lo stavo leggendo. Che parla di scrittori e, soprattutto, di rapporti umani. Bello, bello, bello.

UN COMPLICATO ATTO D’AMORE di Miriam Toews, edito da Adelphi e pubblicato da Monica Pareschi: il più bel romanzo in assoluto di Miriam Toews (sì, persino più di In fuga con la zia, che già ritenevo un piccolo capolavoro). Nomi è un personaggio incredibile, così come lo è lo stile di questa grande autrice canadese. (Adelphi, ti prego, non farlo finire fuori catalogo!)

TRILOGIA DELLA PIANURA di Kent Haruf, pubblicati da NN editore e tradotti da Fabio Cremonesi: sono passati mesi da quando ho letto Benedizione, Canto della pianura e Crepuscolo e ancora non sono in grado di dire quale sia il più bello. Ho pianto un sacco, con tutti e tre, di tristezza e di gioia. Ho amato la fragilità di Dad e la dolcezza dei fratelli McPheron. E soprattutto lo stile di Kent Haruf. Tre libri bellissimi, anche per il significato che hanno avuto (e hanno ancora) di riflesso nella mia vita.

GIRL RUNNER di Carrie Snyder, edito da Sonzogno e tradotto da Gioia Guerzoni: una vera rivelazione. Temevo parlasse solo ed esclusivamente di corsa, e invece è una saga familiare, la storia di due sorelle, una che amava correre sfidando tutte le convenzioni, l’altra che non capiva questa passione. Da leggere anche se non si ama la corsa.

PIÙ PICCOLO È IL PAESE PIÙ GRANDI SONO I PECCATI di Davide Bacchilega, edito da Las Vegas edizioni: altra grandissima rivelazione di questo 2016. Un romanzo giallo ambientato nella Romagna invernale, quella senza turisti e senza ombrelli. Semplicemente geniale lo stile e bellissimi i personaggi. E poi, sul colpo di scena sono cascata come una pera.

LA FIGLIA SBAGLIATA di Raffaella Romagnolo, uscito per Frassinelli: un romanzo che è un pugno nello stomaco. La storia di una famiglia che sembra perfetta, ma che si sta sgretolando dall’interno. Durissimo e bellissimo.

7-7-2007 di Antonio Manzini, pubblicato da Sellerio: quinta avvenuta del vicequestore Rocco Schiavone, che fa un salto nel passato e ci racconta cosa è successo con Marina. E niente, mi sono innamorata ancora di più.

LA MIA VITA È UN PAESE STRANIERO di Brian Turner, pubblicato da NN editore e tradotto da Guido Calza: un memoir di guerra, che alterna descrizioni cruente a pura poesia. Durissimo e bellissimo.

LA SOGNATRICE DI OSTENDA di Eric-Emmanuel Schmitt, pubblicato da E/O e tradotto da Alberto Bracci Testasecca: altra racconta di racconti di Eric-Emmanuel Schmitt e di nuovo sono uno più bello dell’altro. Amo questo scrittore e questa è l’ennesima conferma.

LA SAGA DEI CAZALET di Elizabeth Jane Howard, edito da Fazi editore con la traduzione di Manuela Francescon: in realtà il primo volume, Gli anni della leggerezza, è uscito nel 2015, ma quest’anno ho letto il secondo, Il tempo dell’attesa, e il terzo, Confusione, e ne sono stata ancora una volta completamente conquistata. Una saga famigliare appassionante, di quelle che quando inizi non riesci a smettere di leggere. (Prevedo che ci sarà anche nella lista dei migliori del 2017, con i nuovi volumi).

Ci sono sicuramente stati anche altri libri meritevoli in questo anno di letture, ma questi sono state in assoluto le letture migliori. E direi che non mi posso proprio lamentare.

Ci rivediamo nel 2017, per un altro fantastico anno di letture rampanti!