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lunedì 3 aprile 2017

LA SAGA DEI CAZALET vol. 4: Casting off (Allontanarsi) - Elizabeth Jane Howard

She had a secret fear that once you were possessed by some strong feeling you will have it for life.

Giovedì 20 aprile arriva in libreria Allontanarsi, il quarto volume della saga della famiglia Cazalet della scrittrice inglese Elizabeth Jane Howard. Sempre pubblicato da Fazi editore, sempre con la traduzione di Manuela Francescon e sempre con le bellissime copertine con le illustrazioni di Tom Purvis, come i tre romanzi precedenti: Gli anni della leggerezza, Il tempo dell'attesa e Confusione.



Molti di voi non vedono l’ora, e io stessa devo ammettere che non avevo ancora finito il volume precedente, Confusione, che già provavo un forte senso di nostalgia per le avventure di questa numerosa famiglia. Una nostalgia talmente tanto forte che a gennaio, complice anche un’imperdibile offerta online, ho deciso di comprare tutti e cinque i volumi in lingua originale. 
Eppure, una volta ricevuti, ho aspettato a tuffarmi tra le pagine di Casting off. Perché sì, certo, c’erano la nostalgia e la curiosità, ma anche la triste consapevolezza che dopo questo e dopo All Change, dovrò salutare definitivamente la famiglia Cazalet. E so già che sarà un grande, grandissimo trauma.

Ma la vita del lettore è fatta anche di queste cose e quindi, via, torniamo a Home Place, torniamo nella Londra del Secondo dopo guerra e vediamo come se la stanno cavando i vari membri della famiglia.
Come procede il matrimonio di Louise con il pittore Michael Hadleigh (e la di lui madre)? E Rupert e Zoe come stanno vivendo il miracoloso ritorno di lui dalla guerra, dopo che era stato dato disperso in Francia per anni? E Polly e Clary come se la stanno cavando nella loro vita londinese? Edward, invece, ha preso una decisione riguardo al suo matrimonio con Villy e alla sua relazione con Diana? E Rachel ha finalmente deciso di lasciarsi andare all’amore per Sid? E il Generale e la Duchessa come stanno affrontando il peso degli anni? Ma, soprattutto, come diavolo fa l’intera famiglia a sopravvivere senza Archie?

Non voglio dirvi niente della trama del libro, perché vi rovinerei la sorpresa e il gusto di scoprirlo. Può sembrare una frase fatta o, in qualche modo, comoda. Ma chi conosce la saga dei Cazalet, chi si è già lasciato conquistare dalla penna di Elizabeth Jane Howard e ha seguito le vicende degli anni e dei volumi precedenti, sa quanto ogni piccolo fatto, ogni piccolo accadimento, anche quello all’apparenza più insignificante (e la narrazione delle vicende è davvero molto, molto particolareggiata), contribuisca alla grandezza e alla bellezza di questi libri.

Una saga famigliare con tanto gossip, mi è capitato diverse volte di definire così la storia dei Cazalet nel corso della lettura dei volumi che la compongono. E, in effetti, in Allontanarsi ci sono funerali, matrimoni, divorzi, storie d’amore appassionate e grandi delusioni, furiose litigate e impacciate dichiarazioni d’amore, colpi di scena e racconti di noiosi ménage famigliari. A far da sfondo, una Londra che sta facendo i conti con la fine di una guerra, con quello che è rimasto e quello che è andato perduto, e con il disperato bisogno di ricominciare a vivere.

Leggendo Allontanarsi, ma anche i tre libri precedenti, mi sono chiesta spesso come abbia fatto Elizabeth Jane Howard a creare tutto questo. Come abbia fatto a caratterizzare così bene ogni singolo personaggio, ogni intreccio e sottotrama, senza mai diventare banale o prevedibile (o magari facendolo a volte, ma in un modo che non infastidisce, ma semplicemente ci si aspetta perché è così che va la vita). E, soprattutto, come riesca a catturare così tanto l’attenzione del lettore, anche dopo così tante pagine. 

Eh sì, perché io inizio questi libri e non riesco a metterli giù. Forse perché ho un animo curioso (vabbè, diciamo pettegolo) che in libri come questo ha la possibilità di sfogarsi senza alcuna remora e controllo (al punto che spesso, leggendo, mi sono lasciata andare a esclamazioni molto sentite nei confronti di un personaggio o di un comportamento). Oppure, semplicemente, Elizabeth Jane Howard è maledettamente brava a scrivere.
Ora ne rimane solo uno. E, di nuovo, sono combattuta tra il leggerlo subito e l’aspettare, tra la nostalgia e la curiosità, tra la voglia di sapere e la tristezza del dover dire addio definitivamente a dei personaggi che ho tanto amato. 

Come credo di aver già detto nelle recensioni dei romanzi precedenti, chi ancora non conosce la famiglia Cazalet, secondo me, dovrebbe proprio rimediare. Chi invece la conosce già... coraggio, che il 20 aprile arriva presto.


Titolo: La saga dei Cazalet - Allontanarsi
Autore: Elizabeth Jane Howard
Traduttore: Manuela Francescon.
Editore: Fazi editore
Anno: 2017
Pagine: 670

giovedì 12 maggio 2016

BLITZ - David Trueba

Non ricordo esattamente come ho conosciuto lo scrittore spagnolo David Trueba. Credo sia stato per caso, qualche anno fa, quando ho infilato nel carrello di un ordine online il suo Aperto tutta la notte, attratta dalla copertina e dalla trama senza averne mai sentito parlare prima. Quel libro era stata una vera rivelazione, che mi aveva poi portato a recuperare anche Quattro amici, unico altro suo romanzo all'epoca tradotto in italiano.
Poi, durante un viaggio in Spagna (non ricordo più se ero a Barcellona o a Madrid), in un libreria ho visto Saber perder, che da noi non c’era ancora (adesso sì, e si intitola Saper perdere). E potevo non comprarlo?
E ora, eccomi qui a parlavi dell’ultima sua fatica letteraria, Blitz, che mi è stato regalato in lingua originale da una mia amica l’anno scorso, e che per una stranissima coincidenza del destino è uscito in italiano, con Feltrinelli come tutti i precedenti, proprio il giorno successivo in cui ho iniziato a leggerlo.

Blitz racconta la storia di Beto, un architetto paesaggista che sta per soccombere alla realizzazione dei suoi sogni a causa della crisi economica che in Spagna non ha risparmiato quasi nessuno. Ha un ultima possibilità, quella di presentare un suo progetto a un premio e sperare di vincerlo. Ed è per sapere il risultato di quel concorso che si trova a Monaco con Marta, sua compagna da qualche anno, che ha in qualche modo salvato dopo la fine di un grande amore. Ed è sempre lì che riceve un messaggio di Marta sul suo cellulare, in cui dice che ancora non gli ha detto nulla, che fatica a farlo e che si chiude con un bel cuore. Ovviamente il messaggio non era per lui e all'improvviso si ritrova da solo a Monaco ad affrontare i terribili postumi di una rottura sentimentale. Accanto a lui c’è solo Helga, quella donna di mezz'età che li ha accompagnati nei giorni del concorso e con cui di sicuro nessuno vorrebbe affrontare la fine di un amore. 

Quanto mi sia immedesimata in Beto voi non potete neanche immaginarlo. Tu sei lì, che cerchi di capire cosa fare della tua vita e l’unica sicurezza che hai in quel momento se ne va, forse neanche tanto all'improvviso anche se tu non ci hai mai voluto fare caso, con un semplice messaggio. Ho compreso il suo agire un po’ folle dei momenti successivi, la sua ricerca di conforto nei modi più disparati (e disperati), le sue azioni esagerate e il suo sperare che fosse tutto uno scherzo. E credo che chiunque sia stato lasciato così, dopo una storia più o meno lunga, capisca perfettamente cosa sta provando questo pover'uomo.

Ma David Trueba è stato bravo a farlo poi reagire, come siamo stati poi bravi a reagire tutti noi quando ci è successo. C’è voluto tempo, certo, e soprattutto forse le cose sono cambiate in un modo che mai avremmo potuto immaginare. Ma sì sa, l’amore è così, è un lampo, che arriva all'improvviso e illuminarci la vita.

Blitz mi è piaciuto proprio tanto, anche se forse avrei voluto qualche pagina in più. Mi è piaciuto per lo stile tragicomico con cui è raccontata la storia, che non cade mai nel patetico e, anzi, a tratti diverte pure; per le reazioni di Beto e per quel senso di speranza e di possibilità che alla fine il testo lascia, e che lo stesso protagonista impara piano piano a conoscere.
Insomma, consiglio di leggerlo... soprattutto se siete stati lasciati da poco e non sapete come uscire dall'inevitabile depressione che ne consegue, ma anche se siete stati lasciati in passato e ora siete ancora qui per raccontarlo.
(Se non siete stati lasciati mai, invece, beh, siete proprio fortunati...  ma potete leggerlo lo stesso).


Titolo: Blitz
Autore: David Trueba
Traduttore: Francesca Pé
Pagine: 133
Anno di pubblicazione: 2016
Editore: Feltrinelli
ISBN: 978-8807031946
Prezzo di copertina: 14 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Blitz
formato ebook: Blitz

venerdì 20 dicembre 2013

TRILOGIA SPORCA DELL' AVANA - Pedro Juan Gutiérrez

Era dai tempi dell'Università che volevo leggere questo libro. Lo avevo scoperto durante uno dei corsi di lingua e letteratura ispanoamericana che ho frequentato come esame a scelta (sia in triennale, sia in specialistica... e se potessi ne frequenterei ancora ora), poi avevo chiesto a un mio parente che era solito fare viaggi a Cuba se, la prima volta che fosse andato là, poteva procurarmelo. E' tornato dicendomi che ci aveva provato, ma il libraio lo ha guardato malissimo, dicendogli che non poteva venderglielo. Sarà stato il 2006 o il 2007. E alla fine, quest'estate, finalmente l'ho comprato.

La Trilogia sporca dell'Avana (che io ho letto in lingua originale, Trilogía sucia en la Habana, faticando un po') non ha nulla a che vedere con il realismo magico a cui la letteratura sudamericana ci ha abituato. C'è solo il realismo, o meglio, la realtà, che di magico non ha assolutamente nulla. Il protagonista di questi brevi racconti è, nella maggior parte dei casi, l'autore stesso. Pedro Juan Gutiérrez, giornalista che vive nel pieno della dittatura di Castro, fatta di tessere annonarie, di mercato nero, di prigione per dissidenti, di povertà e di sesso come unica valvola di sfogo.

E il sesso è infatti l'argomento comune che si ripete in ogni storia, quello "sporco" del titolo che si ripete in ogni pagina. A volte in modo davvero eccessivo, bisogna ammetterlo. Ma è un espediente, sia per superare la disperazione che aleggiava nell'aria all'Avana di quel periodo, soprattutto tra le classi più povere, sia soprattutto per raccontarne le mille sfaccettature, le incongruenze e le ingiustizie. Pedro Juan Gutiérrez si arrabatta come può per sopravvivere: si fa mantenere da donne che vendono il proprio corpo, lavora come spazzino, come idraulico, come epuratore di vagabondi dalle strade (ma solo per una notte), come insegnante di tamburo cubano o vendendo qualunque cosa gli capiti a tiro.

Sicuramente non è un libro per tutti. Non è un libro da leggere alla leggera, per passare il tempo. I racconti sono molto forti, diretti e molto espliciti. Bisogna essere interessati al periodo e al contesto che viene raccontato. Se lo si è, è un libro imprescindibile. L'autore è stato bravo, molto, molto bravo, nel mascherare così, con sesso e promiscuità, tutta la critica che vuole rivolgere verso le condizioni in cui le classi più misere erano (o sono ancora?) costrette a vivere sotto il regime di Fidel. 

Sarei davvero curiosa di sapere se ancora oggi, a distanza di sei o sette anni, questo libro a Cuba sia ancora irreperibile perché sovversivo.
Anche se temo proprio di sì.



Titolo: Trilogia sporca dell'Avana
Titolo originale: Trilogía sucia de la Habana
Autore: Pedro Juan Gutiérrez
Traduttore: Stefania Cherchi ;Tiziana Gibilisco
Pagine: 501
Anno di pubblicazione: 2011
Editore: e/o
ISBN :9788876419942
Prezzo di copertina: 11,00€
Acquista su Amazon:
formato brossura: Trilogia sporca dell'Avana

venerdì 27 settembre 2013

LOS BESOS NO SE GASTAN (I baci non sono mai troppi) - Raquel Martos

Se c'è una cosa che odio nei libri è la prevedibilità. Il sapere già a metà lettura come andrà a finire. Ma anche la banalità un po' mi irrita, così come mi infastidisce l'uso sbagliato dello spazio e del tempo o le storie che sfruttano malattie e tragedie per accalappiare i lettori. Ma la cosa in assoluto che odio di più sono le belle idee, i bei titoli sprecati. Quei titoli talmente belli, da cui ti aspetti grandi cose e che invece rimangono lì, sospesi, come se fossero venuti in mente per caso all'autore.

Los besos no se gastan (in italiano I baci non sono mai troppi, edito da Feltrinelli) rientra in tutte le categorie sopra descritte. In TUTTE. Nemmeno io volevo crederci mentre lo leggevo.
Sarà che condivido il titolo in tutto e per tutto, che credo che i baci non bastino mai, che tra darseli e non darseli sia sempre e comunque meglio la prima opzione. E quindi sì, mi aspettavo tanto da questo libro, forse troppo.

Ci sono due amiche, Lucia ed Eva, una mora e una bionda, che si conoscono fin da quando erano bambine, quando la madre di Lucia è morta e lei ha dovuto cambiare scuola. Sono inseparabili, crescono insieme e insieme diventano adulte. Finché qualcosa tra le due si spezza e si allontanano. Si ritrovano poi per caso nell'aeroporto di Madrid, dopo anni in cui, pur vivendo nella stessa città, non si sono viste né sentite ma continuamente pensate. Lucia è una donna in carriera, che è stata appena lasciata dal compagno, incapace di sopportare la differente quantità d'amore che provano l'un l'altra. Eva sta divorziando, ha una bambina di cinque anni e il grande rimpianto di aver abbandonato la sua carriera di attrice. Si ritrovano ed è come se non fosse cambiato nulla. Insieme affrontano nuovi problemi: Lucia e la sua insicurezza rispetto alla voglia di diventare madre, Eva e le sue prime uscite dopo il divorzio, la bambina che cresce sotto lo sguardo delle due. Finché tutta una serie di tragedie non si abbatte sulla famiglia di Eva e renderanno la loro amicizia davvero indissolubile.

Il problema principale del libro è che tutto succede troppo in fretta. Troppo succede troppo in fretta. Due amiche che non si parlano per anni e che una volta ritrovate è come se nulla fosse cambiato. Persone che si lasciano, che se ne vanno, che muoiono, che si ammalano, che si innamorano... il tutto in duecentocinquanta pagine. Il tutto troppo poco approfondito, nonché, come si diceva già all'inizio, estremamente prevedibile. Il libro vuole fare piangere il lettore e lo pone di fronte a una tragedia dopo l'altra, come se le amicizie solo con le tragedie potessero diventare così forti. 
Ed è un peccato, perché il romanzo avrebbe avuto tutto il potenziale per essere un bel libro. Lo stile dell'autrice è fresco, rapido, tipicamente spagnolo e ti incolla alle pagine del libro. Ed è bella l'idea dei capitoli alternati tra presente e passato, così come quello di leggere la storia, all'interno di ogni capitolo, dal punto di vista di Eva e di Lucia (anche se, soprattutto all'inizio, questo genera un po' di confusione... ci ho messo un'ottantina di pagine prima di riuscire a capire chi fosse l'una e chi l'altra). Così come è altrettanto bello, bellissimo il legame d'amicizia che c'è tra le due, soprattutto quando sono bambine e adolescenti.

Per cui, nonostante contenga tutti i luoghi comuni e le caratteristiche che meno sopporto nei libri, non me la sento di bocciarlo completamente. Si sente che è un'opera prima e si percepisce che qualcosa di quanto presente nel libro sia successo davvero all'autrice. Magari non tutto, ma sicuramente c'è un tributo a una sua amica e al loro passato e presente comune.
Insomma, se avete un'amica con cui condividete tutto fin da quando siete bambine, se avete voglia di un po' di lacrime facili facili e non vi importa più di tanto della banalità e della prevedibilità, questo libro è decisamente consigliato e, sono sicura, non vi deluderà. In caso contrario, potete tranquillamente lasciar perdere.

Però mi raccomando, sia che leggiate il libro sia che non lo facciate, ricordate sempre che i baci non sono mai troppi. 

Titolo originale: Los besos no se gastan
Titolo italiano: I baci non sono mai troppi
Autore: Raquel Martos
Editore spagnolo: Espasa
Editore italiano: Feltrinelli
Acquista su Amazon:
lingua originale: Los besos no se gastan

domenica 8 settembre 2013

LOS ENAMORAMIENTOS (Gli innamoramenti)- Javier Marías

Pensandoci bene, credo di aver letto pochissimi libri che non contenessero al loro interno almeno una storia d'amore. Magari non sempre è il fulcro della vicenda, anche perché i romanzi d'amore prettamente tali non mi hanno mai fatta impazzire. Però l'amore, in un modo o nell'altro, in quello che leggo c'è sempre. Un amore da fiaba, un amore malsano, un amore non corrisposto, un amore spezzato, un amore crudele, un amore bugiardo, un amore difficile da comprendere e da accettare. 
Non mi era mai capitato però di ritrovate tutti questi tipi d'amore all'interno di un unico libro. Eppure Javier Marías con questi suoi "innamoramenti" riesce a parlare dell'amore in ogni sua forma. E lo fa utilizzando solo quattro personaggi.

Tutte le mattine María fa colazione in una caffetteria, contemplando ammirata e affascinata una coppia, che incarna per lei l'esempio di "coppia perfetta": si vede lontano un miglio che sono fatti per stare insieme, che si completano, che si amano di un amore vero e profondo che niente potrà spezzare. Finché l'uomo della coppia non viene barbaramente ucciso da uno squilibrato. E la coppia perfetta si rompe: una metà non c'è più e l'altra deve andare avanti. María si ritrova improvvisamente coinvolta in questo "dopo",  iniziando una relazione con il miglior amico dell'uomo ucciso che sta , tra le altre cose, stando il più vicino possibile alla vedova. E María scoprirà così che niente è mai così perfetto come a prima vista potrebbe sembrare.

E' un libro intenso, corposo e non sempre di facile lettura, in quanto narrato in prima persona da María di cui sulla pagina si leggono tutti i pensieri e i turbamenti, in cui è abbastanza facile perdersi. Eppure, man mano che si va avanti con la lettura, è impossibile non rendersi conto dell'incredibile capacità di Javier Marías nel trattare il tema dell'amore e dell'innamoramento in ogni sua forma, in modo sempre molto profondo ed estremamente realistico,senza fare sconti e senza alcuna remora. L'amore non è per forza bello. L'amore è sia la malattia sia la cura. L'amore può anche fare male. E chiunque dica il contrario o è stato davvero tanto fortunato oppure è un illuso, come un po' lo è la protagonista del libro.

Non è sicuramente un libro che consiglierei a tutti, un po' perché come dicevo prima è una lettura "faticosa" sia dal punto di vista fisico (magari dipende dal fatto che l'ho letto in lingua originale, anche se sono abbastanza convinta che sia così anche in italiano) sia, soprattutto, da quello emotivo. Però, chiunque voglia qualcosa di profondo, di intenso e, di reale, deve assolutamente leggere questo libro. 


Titolo originale: Los enamoramientos
Titolo italiano: Gli innamoramenti
Autore: Javier Marías
Anno di pubblicazione: 2012
Editore originale: Debolsillo
Editore italiano: Einaudi
Acquista su Amazon:
lingua originale:Los enamoramientos
in italiano:Gli innamoramenti

giovedì 29 agosto 2013

UN LARGO SILENCIO (Un lungo silenzio) - Angeles Caso

Ogni volta che leggo un libro che parla in qualche modo della Guerra Civile Spagnola, ho come l'impressione che per la Spagna quell'epoca sia una ferita ancora aperta, molto più aperta di quanto non lo sia per noi l'epoca del fascismo e della guerra. Credo sia dovuto principalmente al fatto che là sono riusciti a liberarsi di Franco solo con la sua morte, avvenuta a metà degli anni '70, e quindi il ricordo di quello che è stato è molto meno sbiadito.

Anche Ángeles Caso, in questo suo Un largo silencio (pubblicato in italiano dalla casa editrice marcos y marcos con il titolo Un lungo silenzio e la traduzione di Francesca Conte e Claudia Tarolo), ci racconta della Guerra Civile e della salita al potere di Franco, ma da un punto di vista differente, che stupidamente non avevo mai considerato e che colpisce molto.

Le donne della famiglia Vega costrette a fuggire allo scoppio della guerra, con la sua fine ritornano a casa. Da perdenti, ovviamente, però loro sono repubblicane, sono rosse e non hanno più diritto a nulla. La loro casa è stata affittata a qualcun altro, i loro mobili rubati, le amicizie per quanto forti sono necessariamente finite e nessuno è disposto a dar loro un lavoro se non accettano di iscriversi al partito.


Donne forti, donne innamorate, donne che prima di partire avevano tanto e a cui ora non è rimasto nient'altro che loro stesse e una bambina piccola, innocente, da proteggere in ogni modo.

Ogni capitolo del romanzo è dedicato ad ognuna di esse, anche se in realtà sono sempre tutte presenti: sono presenti quanto il padre muore, quando il fratello va in guerra per non tornare più, quando il marito di una viene arrestato e lei è disposta a tutto pur di averlo il più vicino a sé, quando un'altra torna a casa in fuga da un uomo violento. Insieme, sempre insieme, affrontano tutto: il loro passato, difficile, e il loro presente, doloroso e triste.

Lo stile della Caso è davvero particolare. Quello che mi ha colpito di più, aldilà dell'intreccio che ha creato e della sua capacità di descrivere gli stati d'animo, è la scelta di concludere ogni capitolo con il tempo futuro, con quel che succederà. Una sorta di proiezione, per far vedere che il passato e il presente in un modo o nell'altro potranno cambiare. Una scelta che all'inizio spiazza parecchio ma che poi è totalmente funzionale al libro e alla storia che racconta. 

Una storia al femminile quindi, che tratta l'argomento del ritorno a casa dai vinti. E' strano parlare di "ritorno a casa" in una guerra civile, perché in realtà nessuno si è mai mosso dalla sua vera patria. Eppure la differenza tra chi la guerra l'ha vinta e chi l'ha persa è davvero molto forte.
Un libro veloce da leggere ma anche molto intenso, che consiglio a tutti, per cercare di non dimenticare.

Titolo originale: Un largo silencio
Titolo italiano: Un lungo silenzio
Autore: Ángeles Caso
Anno di pubblicazione: 2006
Editore: Planeta
ISBN: 978-8408068167
Acquista su Amazon:
lingua originale: Un largo silencio
in italiano: Un lungo silenzio

lunedì 26 agosto 2013

EL BOLÍGRAFO DE GEL VERDE (Ricomincio da te) - Eloy Moreno

Vi avevo già anticipato in una delle ultime puntate prima delle ferie della rubrica di confronto tra titolo originale e sua traduzione che avevo intenzione di acquistare e leggere questo libro di Eloy Moreno. Un po' perché l'autore è originario proprio della provincia spagnola che mi ha ospitato per una decina di giorni, un po' perché comunque in Spagna è stato una specie di caso editoriale. E quindi è stato il primo libro che ho comprato e che ho letto quando ancora mi trovavo là (dopo aver esaurito i volumi che mi ero portata da casa).

Forse vi avevo già anche accennato parte della storia di questo libro: autopubblicato e autopromosso dall'autore, che ne ha stampato un po' di copie e ha girato di libreria in libreria, finché grazie al passaparola e al successo tra i lettori, è stato raggiunto dalla casa editrice Espasa che ha deciso di pubblicarlo sotto il suo marchio. Un fenomeno che si sta diffondendo questo (basti pensare al caso dell'ultimo premio Bancarella, Ti prego lasciati odiare di Anna Premoli) e che ormai non dovrebbe stupire più di tanto. 

Eppure, pur essendo partita priva di pregiudizi (dico davvero, ho sempre considerato la Espasa una buona casa editrice, di cui fidarmi), il libro mi ha lasciato parecchio basita. Racconta la storia di un uomo, dipendente di una ditta informatica, sposato con un bambino piccolo, che sente che la sua vita gli sta sfuggendo di mano. Il suo lavoro non lo soddisfa più di tanto, il rapporto con sua moglie, da grande storia d'amore quale era, è stato schiacciato dalla routine e dall'arrivo di un figlio non cercato. Insomma, il ritratto di molti quasi quarantenni di oggi. All'apice della crisi, lasciato dalla moglie, decide di andarsene a camminare in montagna, a inseguire un suo sogno di cambiamento, anche per fare i conti con un passato che un pochino ancora lo tormenta. Una fuga che vorrebbe essere anche un nuovo inizio, con un inevitabile lieto fine.

La trama del romanzo ha sicuramente del buon potenziale: l'idea dell'uomo in crisi, schiacciato dall'abitudine e dalla mancanza di tempo, che sente il bisogno di cambiare totalmente la sua vita per poterla riprendere in mano. Eppure l'autore non riesce a sfruttare tutto questo potenziale come avrebbe potuto fare. Ci sono troppe descrizioni, troppe parti che sembrano quasi staccate tra loro e che vengono malamente tenute insieme da un filo troppo sottile, soprattutto nella prima parte, in cui viene presentata la vita dell'uomo nell'ufficio e il legame con i colleghi. A questo segue poi la seconda parte, ambientata in montagna con lui, uomo di città con troppa pancia, che cammina verso una meta non chiara cercando di non morire per strada. Sarà che non amo la montagna, ma l'ho trovato troppo lungo, noioso e ripetitivo.
Oltre a questo, c'è poi un  racconto troppo superficiale di quello che invece avrebbe dovuto essere il fulcro della vicenda: la crisi con la moglie e, soprattutto, la sua soluzione. Succede perché deve succedere, senza che venga approfondito nulla.
Per non parlare di sta benedetta penna verde che compare nel titolo originale (e che invece sparisce in quello italiano... scelta che ora posso tranquillamente definire come pessima): un bell'espediente, bellissimo, un po' sprecato dall'autore, che si è lasciato prendere un po' troppo la mano e l'ha utilizzato troppo, rendendolo di fatto fastidioso.

Non si può negare la bravura dell'autore, che tutto sommato sa scrivere abbastanza bene,  e la sua passione e il suo amore per quello che ha scritto e che, grazie soprattutto al suo lavoro di autopromozione, è riuscito a diffondere a tutti. Eppure secondo me si sente la mancanza dell'intervento deciso di un editor, per sistemare tutte le varie pecche. Piccole, se prese singolarmente, ma che messe tutte insieme rendono la trama del libro insoddisfacente.

Titolo originale: El boligrafo de gel verde
Titolo italiano: Ricomincio da te
Autore: Eloy Moreno
Anno di pubblicazione: 2011
Editore: Espasa
ISBN: 978-8467006957
Acquista su Amazon:
lingua originale: El bolígrafo de gel verde
in italiano: Ricomincio da te

venerdì 2 agosto 2013

EVERYONE'S READING BASTARD - Nick Hornby... più una "velata" critica sulla versione italiana che arriverà a breve

In questo periodo di pre-ferie escono molti articoli che parlano delle nuove uscite che ci aspettano al ritorno dalle vacanze. E' così che ho scoperto del nuovo romanzo di Jonathan Coe, Expo 58, che finalmente arriva a inizio settembre. 
Ed è così che ho scoperto anche di un'altra uscita che aspettavo da parecchio tempo, un nuovo libro di Nick Hornby.  Una notizia che mi ha reso felice in un primo momento, ma poi anche un po' sospettosa. Perché se fosse uscito un nuovo romanzo di Hornby in Regno Unito, in un modo o nell'altro l'avrei scoperto. Sono quindi andata sulla pagina di wikipedia dello scrittore inglese e ho scoperto che Tutti mi danno del bastardo (questo il titolo italiano), in realtà in patria è uscito solo in formato ebook, nel 2012, e rientra nella categoria Short novel (romanzi brevi o racconti lunghi, che dir si voglia). 
Sono andata a cercare l'ebook, ed eccolo lì: Everyone's reading bastard.  0,99 €.
Che faccio? Aspetto che esca in italiano, alla modica cifra di 9 euro il cartaceo e 4,99€ in ebook o sfrutto la mia conoscenza dell'inglese così risparmio e lo leggo in anteprima? La seconda, ovviamente.
Anche perché se avessi speso 9€ (ma anche solo 5) per questo libricino che in cartaceo credo non supererebbe le 40 pagine (e non riesco davvero a capire come abbiano fatto a diventare 80, come invece pare saranno nella versione italiana), quasi sicuramente mi sarei imbufalita. O almeno sentita un po' presa in giro. O scema, per esserci cascata.
Perché sì, io adoro il Nick Hornby dei primi tempi, quello di Un ragazzo e di Come diventare buoni per intenderci, e corro a comprare ogni sua nuova opera non saggistica ogni volta che esce, nella speranza di ritrovare lo stesso carisma e lo stesso, incredibile stile. Rimanendo sempre un po' delusa.

Intendiamoci, Everyone's reading bastard non è un brutto racconto, anzi. Parte da un espediente geniale, ovvero una donna, giornalista, che si sfoga e si vendica delle mancanze del suo ex marito con una rubrica settimanale, dal titolo appunto Bastard. Qui analizza le sue mancanze, i suoi difetti in ogni campo: amore, cura dei figli, sesso. Con ovviamente un incredibile successo tra i lettori e le lettrici. E Charlie quindi si ritrova a subire tutte le accuse della moglie, ad affrontare gli sguardi di chi lo circonda e le critiche di sua mamma, senza poter far nulla per fermare tutto ciò, perché alla fine dentro di sé sa chela moglie sotto sotto così torto non ce l'ha. E quindi cerca di fare finta di nulla, finché non incontra una donna, che per un po' è stata vittima delle stesse cose per mano della penna del marito, senza che però la rubrica avesse lo stesso successo. Ma il rapporto tra i due è inevitabilmente compromesso dagli articoli della moglie... 
E alla fine... già, e alla fine? Il problema di questo breve racconto è proprio lì. Nel finale.
Quella di concludere le opere in modo ambiguo è sempre stata una caratteristica di questo autore. Caratteristica che apprezzo e trovo fantastica nei suoi romanzi, ma che in un racconto così breve non può che lasciare l'amaro in bocca. Si vorrebbe sapere di più di quello che succede dopo: la moglie si fermerà o andrà avanti a mettere alla berlina tutti gli aspetti negativi del marito? E lui si ribellerà? Si incontreranno?
Tutto questo non ci viene detto, lasciando ad ogni lettore ogni possibile interpretazione. Con troppi pochi elementi a disposizione, però, e un'ambigua scena finale.

Il fatto che in Regno Unito sia uscito solo in ebook dovrebbe già farci riflettere sulle reali intenzioni di Hornby, che credo lo abbia scritto più come esercizio per se stesso, per confermare al pubblico che lui c'è ancora e che presto arriverà con qualcosa di nuovo (si spera). 
Il problema è che da noi invece viene pubblicizzato come il nuovo grande romanzo di Hornby, per tutti quelli che ne hanno sentito la mancanza (come me eh) e che quindi saranno disposti a spendere anche 9€ per leggerlo. Perché anziché lanciarli singolarmente, ad esempio, non viene fatta una raccolta con tutte le sue short novel? E' una domanda retorica, lo so... perché vendere un libro che contiene tre o quattro racconti a 16€, quando posso venderne quattro a 9€ ciascuno?
Lo so, ci sono i costi di traduzione, i costi di stampa e di tutti quelli che lavorano al "prodotto libro". Come so anche che da noi non è ancora possibile far uscire i libri, soprattutto quelli di autori famosi, solo in formato ebook: si riceverebbero molte critiche dai puristi del cartaceo, oltre che perdere, appunto, una grande possibilità di guadagno.
Non ce l'ho con la Guanda, spero sia chiaro. O meglio, ce l'ho con lei ma anche con tutte le altre case editrici che attuano la stessa identica politica (e sono davvero tante). E un po' anche con noi lettori che ci caschiamo sempre.

Per cui, tornando a Hornby, se avete la possibilità scaricatelo in lingua originale. 0,99 € li vale eccome (ma anche fino a 2 si può arrivare secondo me). Ma non molti di più.

Titolo: Everyone's reading bastard
Autore: Nick Hornby
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Byliner Inc
Prezzo di copertina: 0,99€
Acquista su Amazon:

venerdì 15 febbraio 2013

AñOS LENTOS - Fernando Aramburu

A finales de la década de los sesenta, el protagonista, un niño de ocho años, se va a San Sebastián a vivir con sus tíos. Allí es testigo de cómo transcurren los días en la familia y el barrio: su tío Vicente, de carácter débil, reparte su vida entre la fábrica y la taberna, y es su tía Maripuy, mujer de fuerte personalidad pero sometida a las convenciones sociales y religiosas de la época, quien en realidad gobierna la familia; su prima Mari Nieves vive obsesionada por los chicos, y el hosco y taciturno primo Julen es adoctrinado por el cura de la parroquia para acabar enrolado en una incipiente ETA. El destino de todos ellos –que es el de tantos personajes secundarios de la Historia, arrinconados entre la necesidad y la ignorancia– sufrirá, años después, un quiebro. Alternando las memorias del protagonista con los apuntes del escritor, Años lentos ofrece además una brillante reflexión sobre cómo la vida se destila en una novela, cómo se trasvasa el recuerdo sentimental en memoria colectiva, mientras su escritura diáfana deja ver un fondo turbio de culpa en la historia reciente del País Vasco.

("Alla fine degli anni sessanta, il protagonista, un bambino di otto anni, va a vivere a San Sebastiáan con i suoi zii. Lì è testimone di come trascorrono i giorni nella famiglia e nel quartiere: suo zio Vicente, dal carattere debole, divide la sua vita tra la fabbrica e il bar, ed è sua zia Maripuy, moglie dalla forte personalità però sottomessa alle convezioni sociali e religiose dell'epoca, a governare realmente la famiglia; sua cugina Mari Nieves è ossessionata dagli uomini, e il burbero e taciturno cugino Julen viene istruito dal prete della parocchia e finisce arruolato in un'incipiente ETA. Il destino di tutti loro- che è lo stesso di tanti personaggi secondari della Storia, schiacciati tra necessità e ignoranza, patirà anni dopo un cambiamento. Alternando i ricordi del protagonista con gli appunti dello scrittore, Años lentos fornisce inoltre una brillante riflessione su come la vita viene distillata in un romanzo, su come il ricordo personale può travasarsi in memoria collettiva, mentre la sua scrittura diafana rivela un fondo oscuro di colpa nella storia recente dei Paesi Baschi" ...la traduzione è mia, portate pazienza!)

Devo iniziare questa recensione chiedendo scusa a tutti coloro che la leggeranno. Vi chiedo scusa perché sto per parlavi di un libro molto bello, appassionante e scritto dall'autore con uno stile geniale, che, almeno per ora, a meno che voi non conosciate lo spagnolo, non potrete leggere. Di questo libro infatti non esiste ancora una versione italiana. So che qualcuno si sta impegnando molto per cercare un editore che voglia investire su questo libro, ma, almeno per ora, senza troppo successo. Ed è davvero un peccato, perché Aramburu offre uno spaccato della Spagna nell'epoca franchista forse a volte un po' dimenticato o che comunque qui da noi, a meno di non essere appassionati, non è molto conosciuto. Ovvero quello dei Paesi Baschi e di come lì è stata vissuta la dittatura.

Protagonista è Txiki, un bambino di otto anni che finisce a vivere a casa dei suoi zii perché i genitori sono troppo poveri per mantenere tutti i figli. Qui entrerà in contatto con una famiglia e un paese diverso da quello a cui era abituato. C'è lo zio Vicente, un uomo taciturno che lavora in fabbrica e che sembra essere un po' rassegnato, sia al suo destino sia ad essere succube della moglie Maripuy, vero capofamiglia: una donna forte, coraggiosa ma vittima di pregiudizi e convenzioni sociali che la portano troppo spesso a preoccuparsi più di che cosa penserebbe la gente che non di quello di cui ha bisogno la sua famiglia. Pregiudizi che riversa soprattutto contro la figlia Mari Nieves, a cui il paese inizia davvero a stare troppo stretto, vista anche la sua voglia di divertirsi con gli uomini, che arriva al punto di metterla irrimediabilmente nei guai e porta altri membri della famiglia a soluzioni drastiche. A chiudere il quadretto famigliare c'è Julen, a cui Txiki deve questo suo strano soprannome e con il quale lega tantissimo, nonostante l'età di differenza e, soprattutto, i piedi puzzolenti. Julen rappresenta il popolo che si ribella, lasciandosi convincere dal parroco del paese a unirsi all'ETA e alla lotta armata. Una scelta sentita, ma di cui forse Julen non aveva valutato tutte le conseguenze.

Aramburu ci accompagna all'interno di questa famiglia e del paese in cui vive, utilizzando due espedienti narrativi molto efficaci. Da un lato abbiamo i ricordi che lo stesso Txiki fornisce allo scrittore per permettergli di scrivere la sua storia: ricordi a volte non proprio precisi di singoli episodi della sua vita all'interno della famiglia, di cui vorrebbe però fossero cambiati i nomi. Dall'altro ci sono gli appunti che Aramburu stesso sta prendendo "a margine" del racconto di Txiki per trasformare i ricordi in un romanzo vero e credibile, che in realtà non è ancora sicuro di voler scrivere. Due soluzioni a mio avviso geniali, che rendono la narrazione completa e interessante, fornendo un punto di vista parecchio insolito.

Sarà che io sono una grandissima amante della Spagna e della sua storia, sebbene debba ammettere di sapere pochissimo dei Paesi Baschi, però ho trovato questo libro davvero ben scritto, in grado di fornire uno spaccato davvero realistico della vita dei piccoli paesi. Ed è un peccato che in Italia questo libro non sia ancora arrivato.

Titolo: Años lentos
Autore: Fernando Aramburu
Pagine: 219
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Tusquets Editore
ISBN: 978-84-8383-380-3
Prezzo di copertina: 17,00€

mercoledì 6 febbraio 2013

TESS OF THE D'URBERVILLES. A pure woman - Thomas Hardy

Nelle campagne dell'Inghilterra vittoriana cresce Tess, creatura incantevole e pura. Ma né la sua bellezza, né l'innocenza la salveranno da un destino di brucianti passioni. Per Alec d'Urberville, bello, ricco, potente e nobile: il seduttore al quale la giovane sembra legata da un vincolo più forte di ogni disperazione, più forte di ogni sentimento. E per Angel Clare, l'amore di gioventù appena intravisto, a lungo sognato, posseduto, perduto, ritrovato. Degradazione e alti ideali ha messo il destino sulla strada di Tess. Ma non sempre è così facile distinguerli...

Lo so, giusto l'altro giorno vi avevo detto che tendo a non rileggere libri che ho già letto in passato, se non in casi davvero eccezionali. Però dai, trovare a gratis in lingua originale uno dei proprio classici preferiti, credo possa rientrare in questa categoria. E quindi l'ho scaricato e l'ho riletto...

Ho conosciuto questo romanzo grazie alla mia professoressa di inglese del liceo che era riuscita, con la sua appassionata spiegazione, a farmene innamorare. E spesso mi capita di chiedermi perché altri classici della letteratura inglese sono così diffusi e conosciuti (quasi "di moda" verrebbe a dire), mentre altri, altrettanto meritevoli, sono ignorati dai più. Tess è uno di quei romanzi che a mio avviso, almeno qui in Italia, non ha il successo e il seguito che meriterebbe. In molti l'hanno sentito nominare, per carità, però sono pochi quelli che lo hanno effettivamente letto. Forse lo stile di Hardy, molto descrittivo e con un narratore un po' particolare, non attira i più. Forse non è ambientato nel periodo giusto o la trama, almeno a prima vista, può lasciare un po' perplessi. Non saprei davvero darmi una spiegazione...

Ammetto però che mi dispiace, perché io adoro questo libro e la sua disgraziata protagonista con tutta me stessa. Una giovane donna, Tess, una ragazza innocente e pura, in balia dei sentimenti e delle situazioni in cui spesso si ritrova suo malgrado, a causa di due uomini (lasciatemelo dire, uno più stronzo dell'altro).
C'è Alec D'Urberville, tra le cui grinfie Tess finisce quasi per caso, dopo aver scoperto che la sua famiglia è imparentata con questi D'Urberville: l'idea dei genitori della ragazza è quella di mandarla lì a lavorare e poi, chissà, a sposarsi con qualche gentiluomo. Tess non può dire di no: il padre è troppo malato, la madre è sempre incinta e l'unica fonte di sostentamento della famiglia, un cavallo, è morto in un incidente per causa sua. Ben presto però dovrà trovarsi a fronteggiare i tentativi di seduzione, sempre più diretti, di Alec, che vorrebbe aggiungerla alla sua collezione di donne. Tess farà di tutto per resistere, ma invano.
Dovrà tornare a casa e nascondere in qualche modo la sua vergogna più grande. Difficile, in un paesino di campagna dove tutti parlano e tutti giudicano. Tess partirà di nuovo, per andare a fare la mungitrice in una fattoria lontana, dove nessuno sa nulla di lei né del suo passato. Qui conoscerà Angel, bello come il nome lascia presupporre, di cui si innamorerà ricambiata perdutamente. Tess prova a respingerlo, invano, e i due si sposeranno prima che lei riesca a rivelargli il suo segreto. Lo farà, la prima notte di nozze. E lui la lascerà sola, incapace di accettare e perdonare il passato. Tess si ritrova di nuovo suo malgrado a dover affrontare la vita e tutte le difficoltà che questa le mette davanti da sola, a causa di una colpa che la perseguiterà per sempre. Tornerà a farsi vivo Alec, forse pentito di quello che aveva fatto e ancora innamorato di lei. Tess, ancora una volta cercherà di resistere. E ancora una volta sarà invano.
Però poi Angel torna... e di colpo tutti i sensi di colpa, il dolore, le ingiustizie subite prenderanno il sopravvento, portando la ragazza a compiere un ultimo gesto disperato.

Non so dirvi onestamente perché ami così tanto questo romanzo. Solitamente personaggi come quello di Tess mi verrebbe da prenderli a schiaffi, da urlare loro di reagire e di non cedere. Eppure in lei c'è qualcosa che rende il suo destino inevitabile, come se fosse segnato e come se nessuna sua reazione diversa da quella che ha avuto potesse cambiare nulla. A schiaffi invece, e senza nessuna scusante, prenderei invece Angel, a mio avviso vero responsabile di tutte le sofferenze e i problemi della donna. Su Alec preferisco non esprimermi invece, perché nonostante sia alla terza lettura ancora non sono riuscita a farmi un'idea precisa (stronzo è stronzo eh... però secondo me sul finale si riprende).
Mi piace molto il modo utilizzato da Hardy per descrivere tutto questo: espressioni, parole che dimostrano una forte empatia per la ragazza (per quello difficilmente può risultare antipatica) e una forte critica nei confronti del destino che a volte si accanisce contro chi non se lo merita.

Insomma, se non avete mai sentito parlare di questo romanzo o se lo conoscete ma non l'avete mai letto, vi consiglio davvero di dargli un'opportunità. Perché se la merita davvero!

Titolo: Tess of the D'Urberville- A pure woman
Autore: Thomas Hardy
Pagine: 384
Anno di pubblicazione: 1891
E-book in lingua originale gratuito: Tess of the D'Urberville

venerdì 30 novembre 2012

EL TIEMPO MIENTRAS TANTO (La vita, intanto) - Carmen Amoraga



Molte donne sognano una vita da romanzo: c'è chi si sposa pur continuando a rimpiangere un grande amore di gioventù e vive nell'attesa di rincontrarlo, un giorno, girato l'angolo; c'è la bambina che cresce con la speranza che il vicino di casa prima o poi si accorga di lei; o la ragazza convinta che un innamorato da oltreoceano tornerà a riscattarla. Questo è il romanzo di Maria José, vittima di un grave incidente proprio quando aveva ripreso il controllo della sua vita. E il romanzo di sua madre, Pilar, così simile a lei, senza saperlo, e come lei schiava di un'illusione d'amore. Ma è anche la storia di un'amica e di un padre, di amanti e di mariti: persone unite da legami di varia natura, ma che l'incapacità di comunicare e l'abitudine hanno reso estranee le une alle altre. Ora, riunite intorno al letto d'ospedale in cui Maria José giace in coma, saranno costrette a rivedere i loro rapporti, e la vicinanza quotidiana con la morte le spingerà a ritrovare il senso della propria esistenza. Come se il sonno di Maria José le spronasse al risveglio. Come se il rischio di perderla le esortasse a riprendere in mano la vita. Un romanzo corale che parla di seconde chance e dell'amore in tutte le sue dimensioni; un romanzo sulla vita e, come la vita, dolceamaro, sofferto, intenso. Ma con quell'ironia che, sopra ogni cosa, può salvare.


Recensire questo romanzo mi mette un po' in difficoltà. No, non è di quei soliti romanzi su cui non si sa bene cosa dire, che non si riesce a capire se ci sono piaciuti o meno, o che sono troppo belli o troppo brutti per poterne parlare. Niente di tutto questo. Il problema è che non so come parlarne. Potrei limitarmi a recensirlo, scrivendo della trama, dei suoi protagonisti, della particolarità dello stile della donna e della sua bravura, e verrebbe fuori una recensione positiva, di un libro che si legge bene, che ti tiene incollato alle sue pagine e ti spinge a provare simpatia o antipatia per ognuno dei protagonisti.

La storia è quella di Maria José, costretta su un letto d'ospedale, in uno stato vegetativo da cui mai più si sveglierà, e di tutti i personaggi che ruotano attorno al suo letto, di cui viene raccontato un pezzo di vita. C'è la madre, Pilar, una donna dura, delusa dalla vita, che si trascina dietro da anni la profonda cicatrice di una delusione amorosa di quelle che non si riescono a dimenticare. Un'amarezza, la sua, che ha sfogato contro la figlia, contro il marito, contro chiunque volesse avvicinarla, tutto per colpa di Fermín, che è partito in cerca di fortuna e non è mai tornato a prenderla, se non quando ormai era troppo tardi. C'è il padre, Paco, che ha sempre saputo che sua moglie non lo amava ma che ha comunque cercato di darle tutto quello che poteva, rinunciando a vivere lui stesso, almeno fino a che non è nata la figlia, sua ragione di vite. C'è Marga, migliore amica di Maria José fin dai tempi dell'asilo, un'amicizia di quelle destinate a durare per sempre e che solo il destino, o un'auto che invade la corsia opposta, possono troncare. C'è Joaquín, l'ex marito, amante della bella vita e delle donne, che ha usato Maria José per non rimanere da solo e che non si è accorto di quanto l'amasse finché non l'ha persa. E poi ci sono le persone del presente, quelle conosciute nell'ospedale in cui la donna si sta a poco a poco spegnendo: l'infermiera cubana Cleopatra, che fa mille lavori con la speranza di poter portare in Spagna anche la figlia rimasta in patria e che si dispera per un amore da cui, anche lei, di nuovo, è rimasta fregata. C'è Goumba, un giovane senegalese, paralizzato dal collo in giù, che si trova lì, da solo, che vorrebbe tanto sua madre lo raggiungesse e che viene in qualche modo adottato dalla famiglia di Maria José. Tutti questi personaggi che ruotano intono a quel letto, raccontando la loro storia e le loro amarezze e riuscendo a poco a poco a riprendere coscienza di sé stessi e della propria vita.
Un libro intenso, che una volta iniziato non si riesce a mettere giù, scritto molto bene (e molto, molto, meno insulso di quello che la copertina italiana lascerebbe intendere!) che parla di un argomento di cui non è facile riuscire a scrivere senza cadere nella banalità.


Questo è quello che verrebbe fuori se mi limitassi a recensirlo, a parlare solo ed esclusivamente del libro, cercando di tener lontani tutti i pensieri e i ricordi che ha riportato a galla. Ricordi e pensieri che in realtà sono sempre lì, nella mia mente, e che non se ne andranno mai. Perché so cosa significa stare vicino a una persona che ormai c'è solo più fisicamente. So quanto ci si senta insulsi, impotenti, disperati nel vederlo così e non poter fare niente. So quale incredibile legame si crea con gli infermieri, ma soprattutto con gli altri famigliari delle persone in quello stato, sconosciuti che si ritrovano a convivere in una stanza d'ospedale e a condividere il proprio dolore, ma anche quei pochi, pochissimi momenti di speranza che ci possono essere lì dentro. Una smorfia che potrebbe anche essere un sorriso, una frase sussurrata che forse in realtà non è neanche stata detta ma che è la nostra mente che vorrebbe a tutti i costi sentire, quel silenzio di rispetto che si crea quando magari tu decidi di leggere qualcosa per quel qualcuno che lì, davanti a te, ma che in realtà non sai bene dove sia. 
E poi c'è quella speranza (che in realtà nel libro manca) che non ti abbandona mai, anche se sai che è assurda, anche quando non ne puoi più. E che nella maggior parte dei casi a un certo punto, dopo giorni, mesi, anni, si infrange. E ti senti triste anche se sapevi che sarebbe successo, e sollevato perché finisce una tortura, per te, ma anche e soprattutto per chi è su quel letto. E ti rendo poi conto, in quel momento, che davvero la vita intanto è andata avanti, anche se a te sembra di esserti fermato.

Forse avrei dovuto limitarmi a parlare del romanzo, ma non sarebbe stata la stessa cosa. E poi alla fine la lettura è anche questo, no? Anche il romanzo più insulso (non è questo il caso, sia chiaro), può scavare nella nostra vita, entrarci dentro e suscitare ogni volta un'emozione, triste o allegra, in base anche al nostro passato, facendoci piangere, facendoci ridere, facendoci ricordare ma aiutandoci anche ad andare avanti... e forse è per questo che la amo così tanto.


Titolo: El tiempo mientras tanto - La vita, intanto
Autore: Carmen Amoraga
Traduttore: G Calabrese
Pagine: 305
Anno di pubblicazione: in Spagna 2011, in Italia 2012
Editore: in Spagna Planeta Editorial, in Italia Piemme
ISBN italiano :978-8856622393
Prezzo di copertina: in Spagna 8,95€, in Italia 15,50 €
Acquista su Amazon:
In Italiano: formato brossura: La vita, intanto
formato kindle: La vita, intanto

venerdì 14 settembre 2012

THE BRIGHTEST STAR IN THE SKY - Marian Keyes



In the top floor flat lives music exec Katie. She spends her days fighting off has-been rock stars and wondering how much cheesecake you’d need to eat yourself to death.
Below her, a pair of muscular Poles share with a streetwise cabbie named Lydia who has a sharp tongue, an even sharper brain but some unexpected soft spots.
On the first floor is Fionn – the gardener who prefers the company of parsnips to people. But he looks like a fairy-tale prince and when he’s offered his own television show, he’s suddenly thrust into the limelight.
And at the bottom of the house live Matt and Maeve, who are Very Much In Love and who stave off despair by doing random acts of kindness.
But a mysterious visitor has just landed at 66 Star Street and big changes are on the way. Old secrets are working their way to the surface, bringing love, tragedy and an unexpected optimism. And life will be different for everyone...

Innanzitutto scusatemi per la trama in inglese, ma ho letto questo libro in lingua originale e, quando mi sono messa a cercare se esistesse un'eventuale traduzione, mi sono resa conto che questa autrice in Italia è stata tradotta pochissimo. Ancora disponibili si trovano si e no quattro romanzi, sebbene la produzione di Marian Keyes in patria sia molto ma molto più ampia.
E devo ammettere che è davvero un peccato, perché questa autrice irlandese è proprio brava. I suoi libri sono apparentemente leggeli, apparentemente divertenti ma trattano anche, in mezzo alle situazioni buffe, anche temi molti forti.

In questo caso tutta la vicenda ruota intorno a una palazzina, all'indirizzo 66 Star Street di Dublino, e ai suoi abitanti. Ci sono Maeve e Matt, una giovane coppia sposata e innamorata che vive in una routine troppo perfetta e quasi morbosa. Ci sono Lydia, tassista venticinquenne, che divide la casa con due polacchi con i quali ha un rapporto di odio profondo. C'è Katie, pr quarantenne impegnata con Conall, un workaholic che non riesce vivere senza il suo blackberry. E c'è Jemina, un dolce vecchina in grado di far fare quello che vuole a chiunque, che vive con il suo cane e che ospiterà per quache giorno Fionn, il suo figlioccio arrivato in città per girare un programma di giardinaggio.
Di tutti questi personaggi ci viene raccontato qualcosa. Di Matt e Maeve il passato felice: da come si sono conosciuti fino al matrimonio e alla luna di miele. Ma anche le cose più oscure, quelle che li hanno ridotti a un punto di non ritorno. Di Lydia ci viene raccontato parte del suo passato, destinata a diventare tassista fin da bambina vista la sua famiglia, e del suo presente: la madre che non sta bene, i fratelli che lei odia e che negano l'evidenza, le sue storie d'amore tumultuose e le sue grandi passioni. Katie invece ci viene presentata come una quarantenne che teme di essere destinata a rimanere zitella a vita, al punto che nessuno riesce a spiegarsi come mai Conall si sia innamorato di lei. E' una donna che crede nell'amore e che combatte da sempre contro una famiglia che non crede molto in lei. A vegliare su tutti c'è Jemina, vera anima del palazzo: nessuno dei vicini ha mai interagito molto con gli altri, ma lei sa tutto di tutti, sa come consigliarli e cosa sia meglio per loro.
I personaggi, nel corso della storia, si ritrovano a interagire tra di loro. A parte i semplici saluti sulle scale, i pettegolezzi (e dai rumori che si sentono quando le pareti sono troppo sottili), i vari personaggi sanno poco o nulla gli uni degli altri, pur abitando nella stessa palazzina. Sarà una strana presenza, che aleggia tra loro senza mai palesarsi, che li porterà a poco a poco ad avvicinarsi, per poi essere tutti presenti nel momento più difficile.

Come vi dicevo all'inizio, la bravura di Marian Keyes sta nella capacità di raccontare cose drammatiche nel mezzo di situazioni quasi frivole. Come se entrambe le cose facessero necessariamente parte della vita e meritassero quindi la stessa attenzione. E il suo stile è fantastico, riesce a catturarti e a lasciarti in sospeso, al punto che si fa davvero fatica a mettere giù il libro. Ci si ritrova a chiedersi "cosa succederà adesso a questo?", "come risolverà il problema quest'altro?". E soprattutto "che cos'è questa strana presenza che aleggia nell'aria?" (io, quando l'ho scoperto, sono rimasta davvero sorpresa!)
Certo, l'aspetto amoroso forse a volte è un tantino esagerato (si prendono, si mollano, si amano, si odiano) ma è funzionale all'evoluzione che si ha in tutti i personaggi e consente anche di capire meglio certi loro aspetti.
Ho apprezzato molto anche il lieto fine, sia perché comunque non bisogna dimenticarsi che si tratta di una (ok, tante) storie d'amore sia per come è stato scelto si verificasse questo finale.

A me è piaciuto tanto! E se potete, vi consiglio davvero di leggerlo (sperando arrivi un giorno anche la traduzione italiana)


Titolo: The brightest star in the sky
Autore: Marian Keyes
Pagine: 640
Anno di pubblicazione: 2011
Casa editrice: Penguin
Acquista su Amazon:
formato brossura: The Brightest Star in the Sky

sabato 25 agosto 2012

A PERFECT PROPOSAL - Katie Fforde

Sophie Apperly è considerata una specie di Cenerentola dalla sua famiglia di accademici che, pur disdegnando il suo grande senso pratico, non perde occasione per approfittare del suo buon cuore e della sua disponibilità. Ma stavolta quegli ingrati dovranno cavarsela da soli perché lei ha deciso di accettare l'invito della sua amica Milly di raggiungerla a New York. E si prenderà un'ulteriore rivincita, perché proprio in America si trova la chiave per risollevare le disastrate finanze degli Apperly. Sophie viene subito conquistata dalle luci scintillanti della metropoli, ma soprattutto da Matilda, un'anziana e ricca signora inglese che la prende sotto la sua ala protettrice. L'amicizia, però, è osteggiata da Luke, il fascinoso quanto arrogante nipote di Matilda, che teme che la ragazza voglia abusare della generosità della nonna. Eppure, poco dopo essere rientrata in Inghilterra, Sophie se lo vede comparire davanti. Con una proposta: lui l'aiuterà a salvare la sua famiglia dalla rovina se lei ricambierà il favore. Ma in che modo?

PICCOLA PREMESSA: se ami la Kinsella, ami tutti i romanzi rosa in genere e hai più borse e scarpe che libri in casa, non leggere questa recensione perché potrebbe urtare la tua sensibilità. E, nel caso tu decida di leggerla ugualmente, ti prego, non offenderti.

Un libro idiota. Potrei finire qua la mia recensione e sarebbe più che sufficiente per descrivere la mia opinione su questo romanzo.
Certo, sono stata un po' scema io. Va bene che costava solo 3,95€. Va bene che è sempre utile fare un po' di allenamento leggendo in lingua originale (cosa che purtroppo sto facendo sempre meno). Va bene anche che ero al mare, che non si possono leggere sempre libri impegnati (cosa che comunque non faccio) e che, come vi ho già detto, la selezione tra cui scegliere nella libreria dove ho acquistato questo ad Avignone era molto limitata. 
Però che cavolo, qui mi sono quasi sentita presa in giro.
Mi piace leggere ogni tanto storie d'amore con lieto fine assicurato, quelle che ti fanno emozionare e battere il cuore, pur sapendo che la trama magari non è delle più originali e che dopo non ti rimarrà quasi nulla.
Però, è davvero il caso di riempire questi romanzi di stereotipi?  E soprattutto: ma è possibile che in questo genere di romanzo noi donne dobbiam passare sempre per cretine??
Potevo quasi sopportare i riferimenti a Sex and the City (cioè, tu vai a New York per la prima volta e la prima cosa che ti viene in mente passeggiando per le strade è "oddio, stiamo facendo come Carrie!!!!"), sebbene già quelli mi avessero irritato parecchio, ma quando poi a un certo punto la protagonista se ne esce con la frase "grazie Luke per avermi aiutato a trovare la borsa perfetta", beh,mi è venuta voglia di scrivere all'autrice e dirle che noi donne non siamo tutte così.
Lo so, il target di questo genere di romanzi probabilmente è formato da persone che direbbero davvero una frase così. E forse io, avendo un rapporto molto molto ostico con la moda e lo stile (sostanzialmente, non me ne frega niente. mi vesto come mi piace e fine), leggo questa frase quasi come una presa in giro.
E poi, se a questi dialoghi, si aggiunge una trama stereotipata che più stereotipata non si può, davvero è impossibile non sentirsi irritati.

Sophie è una ragazza inglese incompresa dai famigliari per il fatto di non avere una laurea, che si barcamena tra un lavoro e l'altro per cercare di mettere da parte i soldi per iscriversi ad un corso (di cosa? boh, deciderò sul momento). Lui è un giovane avvocato straricco di New York, divorziato e circondato da bellone che puntano solo al suo patrimonio. A farli incontrare è la nonna di lui, che viene salvata dalla ragazza mentre sta per svenire in una galleria d'arte newyorkese, dove la ragazza si trovata in gita. L'anziana, anch'essa di origine inglese, prende subito in simpatia Sophie, al punto da invitarla nella sua tenuta di campagna per la festa del ringraziamento (massì, tanto ti conosco da due giorni...) e le affida il compito, una volta tornata in patria, di cercare una casa in riva al mare che tanto adorava da bambina.
Ovviamente il nipote si mostra con Sophie molto burbero, pensando che questa stia puntando ai soldi della nonna. Ma come si può pensare una cosa del genere?!? Lei agisce solo perché ha buon cuore, non ci penserebbe mai a fare del male a nessuno.
L'ostilità tra i due si trasformerà a poco a poco in passione, quando lui andrà in visita in Inghilterra per cercare la casa insieme a Sophie. Ma ovviamente ci saranno poi di mezzo ex ragazzi, colleghe di lavoro innamorate, pericoli di annegamento, salvataggi in extremis, baci appassionati e dell'indimenticabile sesso.

Lo so, lo so. I romanzi rosa sono tutti così. Seguono delle linee precise e vivono di stereotipi e dei sogni che si pensa abbiano tutte le donne. E se si sceglie di leggere un libro così, si dovrebbe già sapere a cosa si va incontro.
Eppure, ogni volta che mi capita di leggerli (non tanto spesso, per fortuna), non posso fare a meno di arrabbiarmi e irritarmi (che poi è il motivo per cui mi tengo alla larga dalla Kinsella) per come ne veniamo sempre fuori. Anche io sono fan dei lieti fini e del "vissero per sempre felici e contenti". Ma abbiamo anche altri sogni e altre idee in testa, non siamo sempre così banali e frivole da pensare che non ci sia niente di meglio dell'avere la borsa coordinata con le scarpe.
Insomma, non siamo idiote!
L'unica cosa che potrebbe un pochino salvarsi è il continuo contrasto linguistico che c'è tra i personaggi americani e quelli inglesi: a livello linguistico è molto interessante vedere quante differenze ci possano essere anche con una base comune. Certo, diciamo che disturbare George Bernard Shaw in un romanzo del genere, forse è stato un tantino eccessivo...

Sì, insomma, un libro idiota.

Nota alla traduzione: letto in originale!

Titolo originale: A perfect proposal
Titolo italiano: Una proposta perfetta
Autore: Katie Fforde
Pagine: 384
Prezzo di copertina: 12 €
Editore: Arrow Book - Polillo
Acquista su Amazon:
lingua originale: A Perfect Proposal
lingua italiana: Una proposta perfetta

sabato 12 maggio 2012

THE TWENTIETH WIFE- Indu Sundaresan

Based on the life of an actual empress of the Mughal empire, the woman for whom the Taj Mahal was built, "The Twentieth Wife" blends historical reality with the rich imaginings of a fairy tale, providing a fascinating portrait of one woman's defiant life behind the veil.


Per qualche strano motivo che non so bene spiegarmi(vi), non sono mai stata particolarmente affascinata dalla cultura orientale e medio-orientale. Forse perché la loro cultura è tanto lontana e diversa dalla nostra e faccio fatica a trovare punti d'incontro. Forse semplicemente nelle scuole se ne parla poco, a differenza di quanto succede con l'America (e io ho una passione smodata per il sud America). Comunque, qualunque sia la ragione, ammetto che da sola non mi sarei mai comprata questo libro.
Ma per fortuna, qualcuno lo ha fatto per me. Un mio carissimo amico ha pensato a me durante un suo viaggio di lavoro/di vacanza in India e, ovviamente, ha pensato che l'unica cosa che potesse regalarmi fosse un libro.
La cosa mi ha ovviamente fatto un piacere immenso, mi ha anche un po' commosso sapere che anche in giro per il mondo c'è chi si ricorda di me. E quindi ho accettato molto volentieri questo libro e ho deciso di leggerlo subito, via il dente via il dolore. (C'è anche da dire che questo mio amico è lo stesso che mi ha regalato, per la laurea triennale, "La Sombra del Viento" di Zafón e che mi ha iniziata a Calvin&Hobbes... insomma, glielo dovevo).

Il libro mi è piaciuto un sacco! Sarà che ho una grande passione per i romanzi in cui storia e finzione si mescolano creando una trama perfetta. E il libro di Sundaresan riesce perfettamente in questo intento. Mescola la storia dell'India tra il '500 e il  '600, con il susseguirsi di Imperatori e di eredi al trono, le battaglie e i contrasti di corte per la successione, all'aspetto più romanzato e fittizio, quello che riguarda i rapporti tra Salim, futuro imperatore, e le sue mogli e concubine. Le rivalità e le passioni dell'harem. E soprattutto la lunga e travagliata storia d'amore tra lui e Mehrunnisa, il Sole delle Donne, che diventerà poi alla fine la sua ventesima e ultima moglie (in onore della quale poi verrà costruito il Taj Mahal). Una storia d'amore bellissima, che resiste nel tempo fino al trionfo finale.
Passano molti anni prima che i due possano sposarsi. E' amore a prima vista quello tra i due, ma Mehrunnisa è ormai promessa a un altro uomo e il padre di Salim, allora imperatore, decide di non interferire. A questo seguiranno altri fugaci incontri, altri contrasti e gelosie (quella della seconda moglie di Salim, quella del marito di Mehrunnisa), ma con sempre la storia reale sullo sfondo, con intrighi di corte e attentati alla vita dell'imperatore da parte del figlio e di fazioni ribelli.

Certo, la storia reale fa solo da sfondo, ma Indu Sundaresan crea una storia fittizia che si incastona bene con gli avvenimenti veri, al punto che si potrebbe davvero credere che sia andata così, che l'amore tra Salim e Mehrunissa sia durato così a lungo, che si siano aspettati. 
Forse il ritratto che viene fatto della protagonista femminile non è troppo credibile, visto il periodo storico e la cultura dell'epoca  (donna istruita, molto forte e a un certo punto anche autosufficiente), dove scopo delle donne era solo quello di obbedire ai mariti. Però è assolutamente perfetto per la credibilità della trama.

Era un po' che non leggevo un romanzo così lungo e corposo in lingua originale (in inglese più che altro) e ammetto che fossi un po' fuori allenamento. Ci ho messo una trentina di pagine buone prima di riuscire a riprendermi e a capire tutto. 
Unica pecca, l'edizione. Bellissima la copertina (esclusiva per la vendita in India), ma troppi errori di editing nel testo (virgole al posto di punti, virgolette che si chiudono senza che mai si siano aperte).

Se vi piace il genere, questo romanzo è assolutamente da leggere! (anche se in italiano purtroppo risulta non essere disponibile, nè sul sito della casa editrice che lo ha edito nè su amazon... ma leggete un po' in lingua originale che vi fa bene!)

Ovviamente, grazie Andrea!

Per acquistare: The Twentieth Wife