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giovedì 1 agosto 2019

Leggendo a luglio

E così anche luglio è finito. Finalmente, aggiungerei, perché è stato un mese un po’ stancante: soprattutto i primi venti giorni, tra scadenze, consegne e lavori rimasti un po’ indietro per via della scuola da recuperare in fretta e furia. Ma è stato anche un mese di cose belle (il mio compleanno, ma anche una nuova collaborazione come traduttrice inaspettata e, soprattutto, fighissima, di cui parlerò a tempo debito), di gite, di chiacchiere e di tanto, tanto caldo.

Il Funko Pop di Harry Potter che mi ha regalato mio fratello per il mio compleanno

Ed è stato anche un mese di ottime letture. Nonostante ne avessi altre per lavoro in contemporanea, sono riuscita a trovare il tempo e la tranquillità necessaria per leggere ben cinque libri (okay, quattro più un fumetto, in realtà, ma sempre cinque sono).
Eccoli qua:


Di La mia estate fortuna di Miriam Toews e di Dopo le fiamme di Fernando Aramburu ho già parlato in post dedicati, perché per raccontarveli mi occorreva molto più spazio di quello che avrei avuto a disposizione in un semplice riepilogo di letture.

Dov’è casa mia. Storie oltre i confini di Davide Coltri, edito da minimum fax, è invece una raccolta di racconti, di storie vere che l’autore ha raccolto nel corso degli anni come operatore umanitario. Racconti di fughe, di guerre, di famiglie che si separano e non si ritrovano più, di superstizioni e di sogni infranti: è quello che succede ogni giorni, in diversi paesi del Medio Oriente e dell’Africa, posti che sembrano lontanissimi ma che in realtà sono più vicini di quanto sembrino. È una raccolta che, soprattutto di questi tempi in cui l’umanità sta venendo sempre meno, dovrebbero leggere, per capire.

The Silkworm (in italiano Il baco da seta, pubblicato da Salani con la traduzione di Andrea Carlo Cappi) è invece il secondo volume della serie scritta da Robert Galbraith (aka J.K.Rowling) dedicata a Cormoran Strike. Li sto leggendo in lingua originale, con estremo ritardo rispetto alla loro uscita, e mi sto davvero appassionando. Cormoran è un fico, c’è poco da dire. E la Rowling anche nelle vesti di scrittrice di thriller (okay, c’è anche un po’ di rosa) è bravissima. Ma ve lo racconterò poi meglio quando avrò finito tutti e quattro i romanzi pubblicati finora (sto leggendo proprio ora La via del male).

E poi ci sono I Mumin, questi buffi troll bianchi e pancioni ideati da Tove Johansson che Iperborea ha ripreso l’anno scorso a pubblicare. In questa quarta avventura, la famiglia Mumin se ne va in riviera, a scoprire le comodità di un hotel a cinque stelle e l’ebbrezza della ricchezza e del casinò. Per loro che sono abituati a vivere in una capanna e a mangiare quel che passa il convento sembra il paradiso, ma ben presto capiscono che non è importante dove sei o quanti oggetti materiali hai, ma con chi stai.

Come già accennato, ora sono alle prese con la terza avventura di Cormoran Strike (di cui sono sempre più innamorata) e intanto penso già al Festivaletteratura di Mantova che si terrà dal 4 all’8 settembre. Il programma quest’anno è fenomenale (c’è Tom Gauld!), tanto che appena sono usciti i primi nomi degli ospiti a fine giugno abbiamo già preso l’alloggio. Ma anche di questo vi parlerò poi bene più avanti. Cosa leggerò in questo agosto, invece, ancora non lo so: deciderò di volta in volta, in base all'ispirazione del momento. 

E il vostro luglio di letture come è stato? 

martedì 2 luglio 2019

A volte ritornano... con le letture di giugno

Toc, toc... è permesso? C’è nessuno?

Sì, lo so. Non ha tanto senso bussare e chiedere permesso per entrare in un posto che è mio, ma è passato così tanto tempo dall'ultima volta che ho aggiornato il blog che un po’ di educazione mi pare d’obbligo. Non posso certo ripresentarmi qui, come se niente fosse, e aspettarmi di essere riaccolta da lui (e da voi) a braccia aperte, senza mostrarsi minimamente offeso. Scusa, blog, è che a un certo punto mi sono resa conto che non ti stavo più aggiornando come ti meritavi. Vuoi per mancanza di tempo, vuoi per i mille pensieri, non riuscivo più a scrivere con la stessa costanza e, soprattutto, con lo stesso entusiasmo di una volta. Quindi ho sentito il bisogno di prendermi una pausa. Nel mentre, sono sopravvissuta al mio primo anno di insegnamento ad adolescenti scapestrati, è uscito un romanzo tradotto da me (e Isabella Zani) per una casa editrice importante, ho continuato a tradurre, editare, valutare e fare tutto quel che facevo prima. Anche leggere, ovviamente. Un po’ meno, perché i ritmi di lavoro hanno prosciugato gran parte delle mie energie. Però, ecco, di leggere e, soprattutto, di essere la lettrice rampante non ho smesso mai.

E ora, con l’arrivo di luglio e dell’estate, rieccomi qui. Dovrei avere un po’ più tempo e anche un po’più voglia di tornare a scrivere su queste pagine. La verità è che il blog mi è mancato, in questi mesi. Ci sono entrata quasi tutti i giorni, giusto per vedere se era ancora tutto al suo posto (invasione di commenti spam a parte sì, era tutto come lo avevo lasciato), pensando spesso “chissà se troverò di nuovo il tempo di dedicarmi a lui come si deve”. Adesso è l’ora di provarci. 

©Antonio Uve
Nei mesi scorsi ho raccontato le mie letture sulla pagina facebook  La lettrice rampante. Commenti molto brevi, per lo più semplici citazioni o pareri a caldissimo su quel che stavo leggendo. Oggi qui farò lo stesso, con le mie letture di giugno.
Tre sono stati i libri che mi hanno accompagnato il sesto mese dell’anno: Tutta la vita dietro un dito di Verde & Oriani, Il romanzo di Sant Jordi di Màrius Serra e Come muoversi tra la folla di Camille Bordas



Tutta la vita dietro un dito di Verde & Oriani, pubblicato da Salani, è il racconto di solitudini che si incontrano. Da un lato c’è Sebastiano, che ha ventidue anni, lavora in una copisteria e per sentirsi un po’ meno solo devia gli invitati alle feste del suo vicino di casa nel suo appartamento o partecipa ai funerali degli sconosciuti. Dall’altro c’è Irene, che lavora in una casa di riposo e, anche lei, è immersa nella sua solitudine. Complice la ricerca di una persona scomparsa, le loro strade a un certo punto si incontrano e le loro solitudini, in qualche modo, diventano un po’ meno tali. Nonostante qualche imperfezione (il libro a un certo punto tende a ripetersi un po’ e, a parer mio, c’è un po’ troppo autoerotismo), Tutta la vita dietro a un dito mi è piaciuto molto. Aggiungo una nota di merito per il bellissimo personaggio della madre di Sebastiano, forse non sfruttato al massimo del suo potenziale.

"Che altro può fare, ora? Ha pagato le bollette e ha già fatto la spesa: tanto vale tornarsene a casa. A nessuno interessa quello che fa o dice a casa sua. Se dà giudizi su tutto e tutti o si fa gli affari suoi, se apre o no le finestre, se spolvera o no in soggiorno. Eccola, è arrivata. A una certa età, il mondo tende a dimenticarsi di te. Perciò che male c'è se anche la signora Dutto vuole dimenticarsi del mondo? Prima mandata. Persino lei si sta dimenticando di se stessa. Se si volta a guardare indietro, la sua vita non le è più chiara come una volta. Seconda mandata. Lei in fondo cosa sa davvero della vita? Che le macchie d'olio vanno via con l'aceto. Che se lasci troppo in infusione la bustina, poi il tè è da buttare. Terza mandata. Che le lasagne surgelate vanno tenute dieci minuti nel microonde. Quarta mandata. Che, appena chiuderà la porta, tutto sarà più semplice. Ma adesso, mentre sciacqua il piatto nel lavello, mentre asciuga il bicchiere e tutto intorno sente salire un silenzio sempre più grande e profondo, le sembra di non avere nemmeno questa certezza. Il bicchiere le cade dalle mani e va in mille pezzi. Stai calma, stai calma, si dice. Ma dentro si sente perduta."

Il romanzo di Sant Jordi di Màrius Serra, edito da marcos y marcos e tradotto da Beatrice Parisi, è un giallo ambientato proprio durante el día de Sant Jordi, la festa del libro e delle rose che popola Barcellona e le altre città spagnole di libri e di fiori il 23 aprile. Il romanzo di punta di questa nuova edizione è proprio l’opera di Serra, al cui interno vengono uccisi gli scrittori spagnoli più famosi. Una bella idea, se non fosse che durante l’arco della giornata alcuni autori famosi, mentre sono intenti a firmare copie o a spostarsi da una presentazione all’altra, vengono uccisi davvero. È un libro avvincente, che cerca anche di fare una critica del mondo editoriale di oggi e delle sue contraddizioni. Bellissima la ricostruzione della giornata di Sant Jordi e del suo funzionamento dal punto di vista degli addetti ai lavori.
"La cultura è gioco e chi non si mette in gioco non fa altro che riprodurre gli schemi che critica. La saggezza è flessibilità, non rigidità. Quando scegliamo un percorso a volte ci intestardiamo a credere che sia l'unica strada possibile e lo blindiamo perché non ci siano vie d'uscita. Ci riempiamo di ragioni per darci ragione e ci dichiariamo fanatici difensori del nostro modo di vedere le cose. Diventiamo adulti solenni e scacciamo il bambino curioso che tutti ci portiamo dentro. Giocare è cercare ragioni e tutto quello che sappiamo abbiamo cominciato ad acquisirlo da bambini, quando imparavano a giocare, facendo errori e imitando gli altri. Dopo, alcuni perdono questa capacità nel crescere,quando spunta il grande guscio dell'età adulta che irrigidisce i movimenti come un'armatura da cavaliere non ardito ma spaventato. La vita è un lasso di tempo tra due momenti chiave, un inizio e una fine. Siamo destinati a vivere, ma il nostro obiettivo dovrebbe essere vivere bene, e per realizzarlo possiamo leggere, possiamo giocare, possiamo..."

L’ultimo libro di giugno è stato Come muoversi tra la folla di Camille Bordas, edito da SEM e tradotto da Giuseppe Costigliola. È la storia di una famiglia, padre, madre e sei figli, raccontata da Isidore, l’ultimogenito undicenne, che non sembra dotato come i suoi fratelli. È uno studente discreto, è curioso e intelligente, ma non sembra lanciato verso grandi cose come il resto della sua famiglia. Eppure, con la sua curiosità, la sua sensibilità e la sua ingenuità sarà lui a prendere inconsapevolmente le redini della famiglia quando una tragedia si abbatterà su di loro e a tenere insieme tutti i pezzi. Come muoversi tra la folla è un romanzo molto dolce, pieno di situazioni e momenti che stringono il cuore, ma anche di scene divertenti. E Isidore è indubbiamente un personaggio indimenticabile.

"Dopo che tuo padre è morto, ti hanno detto tutti di essere forte?" mi chiese Denise."Veramente nessuno mi ha detto niente" risposi. Subito mi si affollarono alla mente le immagini di mio padre quando era senza denti. Le ricacciai via mentre attaccano la cera all'apparecchio."È proprio una stronzata" riprese Denise. " Ti dicono 'non essere triste', 'è la vita' e roba del genere, che devi essere forte, che 'è troppo facile lasciarsi andare' mentre ci vuole coraggio per voler essere felici e aggrapparsi ai piccoli piaceri quotidiani... come se la sofferenza fosse una cosa da deboli, sai? Non lo capisco."

Il mese di luglio è iniziato con il nuovo romanzo di Miriam Toews (che in realtà è il suo romanzo d'esordio): La mia estate fortunata, tradotto da Claudia Tarolo per marcos y marcos. Per adesso ho letto solo una settantina di pagine, ma c'è già tutta la Toews che ho imparato ad amare con i suoi libri successivi.





Titolo: Tutta la vita dietro un dito
Autore: Verde & Oriani
Editore: Salani
Prezzo: 14,90€
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formato cartaceo: Tutta la vita dietro un dito

Titolo: Il romanzo di Sant Jordi
Autore: Màrius Serra
Editore: marcos y marcos
Prezzo: 18,80€
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Titolo: Come muoversi tra la folla
Autore: Camille Bordas
Editore: SEM
Prezzo: 18,00€
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formato cartaceo: Come muoversi tra la folla

domenica 21 settembre 2014

BRACCIALETTI ROSSI - Albert Espinosa

Non sono una grande fan delle serie tv. Quando ero più piccola le guardavo spesso, ma poi per mancanza di tempo, di voglia, e soprattutto per incapacità di aspettare una settimana per sapere come va a finire una storia, ho lasciato perdere. 
Per cui non ho visto nemmeno Braccialetti rossi, la serie andata in onda a gennaio di quest'anno su RaiUno, ambientata nel reparto di oncologia pediatrica di un ospedale. So che è stato un grande successo, che ha portato all'attenzione di tutti vite e situazioni che non tutti forse immaginavano. Ho poi scoperto che la serie è stata scritta da Albert Espinosa, scrittore e sceneggiatore spagnolo, che ha combattuto per dieci anni e, alla fine, sconfitto un tumore che lo ha lasciato senza una gamba, un polmone e un pezzo di fegato. 

La serie, si dice, è tratta dal primo libro dell'autore, che poi ha riadattato per il piccolo schermo. Peccato che si siano dimenticati di dire che la serie è solo ispirata al libro, che non è un romanzo o un diario della vita in ospedale dello scrittore, ma una sorta di manuale di self-help che ti dovrebbe insegnare come affrontare le cose brutte che ci possono colpire.

Furbi, quelli della Salani a riportare in copertina il titolo della serie, che con l'originale non c'entra assolutamente nulla. Certo, lo hanno messo come sottotitolo, Il mondo giallo, ma se uno non ha un minimo di tempo o voglia di informarsi e acquista il libro sull'onda dell'entusiasmo, rimane sicuramente fregato.

Io i manuali di self-help non li sopporto. Non riesco a capirne il senso, non capisco come si possa pensare che ogni persona diversa possa affrontare allo stesso modo una malattia, una tragedia, un calo di autostima o quel che è. E per me è ancora più strano pensare che un libro del genere sia stato scritto da chi una terribile malattia l'ha affrontata, da chi abbia incontrato sulla sua strada diverse tipologie di persone, diverse reazioni e diversi modi di affrontarla. L'impressione che si ha è che Espinosa voglia dire a tutti "ehi, dovete assolutamente fare come me, se no sbagliate". 
Al di là però della mia riluttanza nei confronti di questo tipo di libri, il grosso problema di Braccialetti rossi è che non ne ho davvero capito il senso. Anche fosse rimasto il titolo originale, decisamente più adatto in quanto il libro ruota intorno al concetto di "gialli", ovvero persone che non sono né amanti né amici, alla fine mi è rimasto un grande, grandissimo punto interrogativo (oltre, ovviamente, alla fastidiosa sensazione di aver completamente sprecato il mio tempo). Non ho capito cosa intendesse Albert Espinosa con questi suoi gialli e ho avuto la sensazione che non lo sapesse tanto bene nemmeno lui e che facesse leva sul "io sono stato malato, io so", per dare un senso a queste sue parole vuote. 

Non sono una cinica. O meglio, lo sono, ma su altre cose. E sono davvero felice per Albert Espinosa, per il fatto che sia riuscito a sopravvivere e che dalla malattia che ha avuto sia riuscito a trarne tutto il meglio possibile. Però, ecco, da lì a scrivere un libro e convincere tutti gli altri che debbano fare così ce ne passa eccome. Da lì a scrivere un manuale di auto-aiuto in cui ribadire, quando si sta perdendo per strada, che "ehi, io ho avuto un tumore, so cosa sto dicendo", ce ne passa ancora di più. Perché tutti quelli che hanno passato qualcosa di così terribile, personalmente o su qualcuno a cui hanno voluto bene, hanno avuto i loro modi per affrontarlo, i loro momenti di gioia nella tragedia, i loro istanti di sconforto. Tutti hanno incontrato belle persone sul loro cammino e le hanno dovute loro malgrado salutare. Ma non tutti, e per fortuna direi, ci hanno scritto un libro o hanno voluto imporre ad altri il loro modo di vedere e affrontare la vita. 
E se anche lo hanno fatto, di sicuro non con un titolo e una copertina che con il contenuto del libro non c'entrano assolutamente niente.


Titolo: Braccialetti rossi- Il mondo giallo
Autore:Albert Espinosa
Traduttore: P. Spinato
Pagine: 172
Anno di pubblicazione: 2014
Editore: Salani
ISBN: 978-8867155804
Prezzo di copertina: 12,90 €
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formato brossura: Braccialetti rossi. Il mondo giallo. Se credi nei sogni, i sogni si creeranno

mercoledì 13 febbraio 2013

Due titoli, un solo libro: ma perché? #21

Non so se avete notato, ma quest'anno sono molti i film in uscita tratti dal mondo della letteratura: dai titoli più famosi, quali "Les Miserables", "Anna Karenina" o "Il Grande Gatsby", ad altri un po' meno conosciuti a livello di lettori, ma che comunque seguono lo stesso principio.
Uno di questi romanzo sarà il protagonista della rubrica di oggi, non solo per il passaggio tra titolo originale e titolo tradotto, ma anche e soprattutto per quello da titolo del libro a titolo del film. Perché sì, capita anche che un film dichiaratamente tratto da un libro cambi il titolo senza rispettare quello dell'edizione cartacea.

Il libro in questione è uscito negli Stati Uniti nel 2008 e in Italia nel 2009, per la casa editrice Salani con la traduzione di G. Calza. Sto parlando del romanzo di Matthew Quick THE SILVER LININGS PLAYBOOK ovvero L'ORLO ARGENTEO DELLE NUVOLE


Il titolo originale è molto difficile da tradurre letteralmente. "Playbook" indica una sorta di manuale di strategie, mentre "Silver Linings" fa riferimento a un detto tipicamente americano, ripreso più e più volte all'interno del romanzo, che recita "every cloud has a silver lining", ovvero "ogni nuvola ha un bordo argenteo", un inno quindi a pensare positivo e a essere ottimisti anche nei momenti più grigi e cupi. In italiano il titolo viene a mio avviso tradotto molto bene, scegliendo semplicemente di eliminare il riferimento al "playbook", impossibile da rendere con una sola parola.

Da questo libro, nel 2012 è stato tratto un film diretto da David O. Russell con protagonisti Bradley Cooper e Jennifer Lawrence, che ha vinto diversi riconoscimenti e ricevuto candidature all'Oscar nelle sezioni più importanti (miglior film, miglior regia, miglior attore e attrice protagonista). Il titolo originale del film è lo stesso del libro (in realtà viene eliminato l'articolo "the"). Come è logico che sia, direte voi. E invece, nella versione italiana succede qualcosa di strano. Sulla locandina non compare il titolo con cui è stato commercializzato il libro bensì: IL LATO POSITIVO- SILVER LININGS PLAYBOOK.


Onestamente non riesco a spiegarmi il perché di questa scelta. Problemi di lunghezza? Forse. Ma allora non avrebbero dovuto nemmeno mettere come sottotitolo il titolo originale. Paura che l'idea  "L'orlo argenteo delle nuvole" non avrebbe trasmesso lo stesso senso di ottimismo del più banale "Il lato positivo"? Non lo so, è una scelta che non riesco a spiegarmi. Io personalmente ho scoperto che questo film era tratto da quel libro solo pochissimo tempo fa, grazie a un'altra blogger che sta facendo un bellissimo speciale dedicato ai premi Oscar (date un'occhiata al blog se volete: Appoggiato sul comodino), altrimenti ci sarei arrivata solo alla sua visione (arrabbiandomi ancora di più).

Certo è che a mio avviso questa scelta (molto più diffusa di quanto si pensi... è successa la stessa con con "La moglie dell'uomo che viaggiava nel tempo" diventato sugli schermi "Un amore all'improvviso") è davvero prima di senso.

Alla prossima settimana!

mercoledì 23 gennaio 2013

Due titoli, un solo libro: ma perché? #18

Per la puntata di questa settimana della rubrica sui titoli devo ringraziare una mia carissima amica, che mi è corsa in aiuto quando le ho detto che non avevo assolutamente idea di che libro parlare. 
Lo so, ci sono tantissimi libri i cui titoli sono stati tradotti in modo bizzarro nella nostra lingua, e sarebbe forse bastata una ricerca neanche troppo approfondita per arrivare a un protagonista. Ma se il compito mi viene facilitato, perché non approfittarne?

Vi parlo quindi di un libro di cui ho sentito parlare, senza che però suscitasse più di tanto la mia curiosità o la mia voglia di leggerlo. Non conoscevo nemmeno la trama, finché non ho fatto qualche ricerca per poterne parlare oggi, dopo che mi è stato segnalato
So solo che non è stato tradotto da un singolo traduttore ma si tratta di una traduzione di gruppo, svolta come stage dai partecipati alla scuola di specializzazione per traduttori editoriali dell'agenzia formativa Tuttoeuropa di Torino un paio di anni fa, per la casa editrice Salani che l'ha pubblicato nel 2011.

Sto parlando di MY SISTER LIVE ON THE MANTELPIECE ovvero UNA STELLA TRA I RAMI DEL MELO di Annabel Pitcher



Il romanzo ha come protagonista un bambino, Jamie, che ha perso la sorella Rose in un'attentato e la cui famiglia stenta a riprendersi da questa grande tragedia: la madre se n'è andata con un altro uomo, il padre è un alcolizzato e la gemella di Rose sta passando una fase di ribellione per nascondere il suo dolore. Jamie sembra l'unico a capire e soprattutto a tentare di salvarsi e per farlo decide di partecipare a un programma televisivo dedicato a giovani talenti.

Nell'edizione italiana è evidente fin da subito che c'è qualcosa che non va. Come mai sulla copertina originale c'è un maschio mentre su quella italiana c'è una femmina? Domanda più che legittima, soprattutto considerando che il protagonista è, come si è detto, un bambinO. 
Per quanto riguarda il titolo, poi, letteralmente l'originale significa "Mia sorella vive sulla mensola sopra il camino". E' lì, infatti, che i genitori hanno riposto l'urna con le ceneri di Rose. Forse si è pensato che in italiano non avrebbe avuto lo stesso effetto o comunque non avrebbe attirato i lettori, e quindi si è deciso di cambiarlo. Con qualcosa che non c'entra praticamente nulla. Come avevamo già visto con "Cose da salvare in caso d'incendio" (in originale "Vaclav e Lena") anche in questo caso si fa riferimento a un episodio abbastanza insignificante all'interno del libro e lo si è elevato a rango di titolo. A un certo punto, infatti, Jamie è affacciato alla finestra insieme alla sorella Jasmine e guardano il cielo e le stelle attraverso i rami dell'albero che hanno davanti.
E' sicuramente molto poetica come immagine, così come lo è la copertina (molto simile ad altre già viste di recente). Ma cosa c'entra con il libro?

Bene, ringrazio Thais per avermi dato questo punto e invito tutti voi, se ne avete voglia, a inviarmi segnalazioni di titoli e copertine italiane che nulla hanno a che vedere con l'originale.
Alla prossima settimana!

giovedì 10 gennaio 2013

IL SEGGIO VACANTE - J.K. Rowling

A chi la visitasse per la prima volta, Pagford apparirebbe come un'idilliaca cittadina inglese. Un gioiello incastonato tra verdi colline, con un'antica abbazia, una piazza lastricata di ciottoli, case eleganti e prati ordinatamente falciati. Ma sotto lo smalto perfetto di questo villaggio di provincia si nascondono ipocrisia, rancori e tradimenti. Tutti a Pagford, dietro le tende ben tirate delle loro case, sembrano aver intrapreso una guerra personale e universale: figli contro genitori, mogli contro mariti, benestanti contro emarginati. La morte di Barry Fairbrother, il consigliere più amato e odiato della città, porta alla luce il vero cuore di Pagford e dei suoi abitanti: la lotta per il suo posto all'interno dell'amministrazione locale è un terremoto che sbriciola le fondamenta, che rimescola divisioni e alleanze. Eppure, dalla crisi totale, dalla distruzione di certezze e valori, ecco emergere una verità spiazzante, ironica, purificatrice: che la vita è imprevedibile e spietata, e affrontarla con coraggio è l'unico modo per non farsi travolgere, oltre che dalle sue tragedie, anche dal ridicolo. 

La notizia che la Rowling stava scrivendo un nuovo libro lontano dalle avventure di Harry Potter e di Voldermort aveva suscitato in me delle reazioni contrastanti. Se da un lato ero curiosa di leggere come questa autrice se la cavasse fuori da quel fantastico mondo che è riuscita a creare, dall'altro temevo che in nessun modo avrebbe potuto essere all'altezza della sua saga precedente. E immagino che un po' sia stata anche la sua paura, perché sapeva benissimo che qualunque cosa avesse scritto avrebbe generato nei lettori, soprattutto quelli che come me sono cresciuti e hanno amato Harry Potter, aspettative molto, molto alte e probabilmente impossibili da soddisfare. Certo, capisco anche la sua voglia di scrollarsi di dosso, o almeno di sbiadire un po', l'etichetta di "mamma del maghetto" che per forza di cose le è stata assegnata. E sono convinta che i maggiori pericoli di insuccesso non li ha corsi con questo suo primo romanzo, che comunque si sapeva che avrebbe venduto tantissimo, ma che li correrà con il prossimo.
Alla fine comunque la curiosità ha vinto sulla reticenza e ho regalato questo romanzo a mio fratello, grande amante di HP, per Natale. E ovviamente l'ho letto anche io.

Anche in questo libro J.K. Rowling crea un mondo a parte, che però di magico non ha nulla. Anzi, diciamo che di per sé l'ambientazione potrebbe essere tra quelle più banali possibile, una cittadina di provincia, con i suoi segreti che in realtà tutti sanno e una rete di pettegolezzi che alimenta la vita di tutti gli abitanti. Uno dei membri dell'amministrazione locale, Barry Fairbrother, una sera viene improvvisamente colpito da ischemia cerebrale e muore per strada, lasciando una moglie, quattro figli, una squadra di canottaggio e un seggio vacante su cui tutti i membri del consiglio metteranno gli occhi addosso, chi per continuare l'egregio lavoro fatto dall'uomo, chi per cercare di annullarlo completamente. La lotta sarà sempre più spietata: vecchie antipatie, rancori mai sopiti  e forte ipocrisia domineranno tutto il periodo tra il funerale dell'uomo e le votazioni per il seggio, tutti sentimenti che vengono fomentati dai messaggi lasciati dal "fantasma di Barry Fairbrother" sul sito dell'amministrazione comunale. Messaggi duri, imbarazzanti, che rivelano i segreti più nascosti di tutti i candidati. Difficile scoprire chi ci sia dietro.
Intorno a questo, ruotano le vite di tutte le famiglie coinvolte e, inevitabilmente, anche dei loro figli che, volenti o nolenti, si ritrovano a far parte di questo teatrino elettorale.

Fare un riassunto esaustivo del romanzo non è per niente facile, soprattutto perché ci sono davvero tanti, forse troppi, personaggi che si muovono in queste pagine interagendo tra loro. E di questo sovraffollamento ne risentono soprattutto le prime centocinquanta pagine, in cui tutti devono essere presentati e messi al loro posto... un'impresa non proprio semplice che costa un po' di fatica nella lettura. Quando poi però le relazioni tra tutti diventano chiare, il romanzo decolla e quasi si legge da solo, evidenziando che effettivamente la Rowling con la penna ci sa fare. 
Devo ammettere però di aver avuto l'impressione che abbia esagerato un po', inserendo una violenza e una drammaticità forse non del tutto necessaria. Anche perché non credo che un libro per adulti per definirsi tale debba per forza contenere scene esplicite di sesso e violenza. Per carità, nulla di insopportabile, però alla lunga sembrano un po' troppo artificiosi.
Così come lo sembra un po' tutta la cittadina in generale, dove, incredibilmente, non si trova nessun personaggio che non abbia un qualche problema, più o meno nascosto, o un qualche dramma a cui far fronte. E' come se nessuno, a Pagford, potesse essere felice, pena l'esclusione dal libro. Certo, gli scheletri nell'armadio ce li abbiamo tutti, così come passati più o meno dolorosi da affrontare. Ma ritrovarsene così tanti, racchiusi tutti all'interno delle stesse pagine, trasmette un senso di esagerazione che potrebbe risultare un po' fastidioso. 

Detto questo, alcuni dei personaggi sono assolutamente indimenticabili, talmente sono ben costruiti e credibili. E anche la trama, che potrebbe sembrare banale, viene gestita in modo magistrale dall'autrice, senza che provochi mai noia (una volta superate le prime duecento pagine). E poi, il capitolo conclusivo, quello che direi di "espiazione" di tutti i vari personaggi, è davvero stupendo.

Quindi, cara Rowling, brava, hai dimostrato di essere in grado di scrivere anche fuori dal mondo dei maghi, senza perdere l'originalità e una certa competenza stilistica. Ma secondo me, puoi ancora migliorare.

Nota alla traduzione: c'è qualcosa che non quadra in questa traduzione, anche se non saprei dire di preciso che cosa. Si nota sicuramente una certa fretta, che magari non è sfociata in veri e proprio errori, ma in calchi e ripetizioni che a volte rendono un po' faticosa la lettura. Oltre a questo, anche a livello di editing si trovano tanti piccoli errori (parentesi aperte e non chiuse, doppi punti, virgole di troppo) che alla lunga non si possono non notare. 
Tutte cose che, se non si fosse messa troppa fretta a chi le ha svolte, non ci sarebbero state.

Titolo: Il seggio vacante
Autore: J.K. Rowling
Traduttore: Silvia Piraccini
Pagine: 553
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Salani
ISBN: 978-8867150960
Prezzo di copertina: 22,00 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Il seggio vacante
formato kindle: Il seggio vacante

sabato 25 settembre 2010

L'ORLO ARGENTEO DELLE NUVOLE- Matthew Quick

Pat Peoples è convinto che la sua vita sia un film prodotto da Dio. La sua missione: diventare fisicamente tonico ed emotivamente stabile. L'inevitabile happy end: il ricongiungimento con la moglie Nikki. Questo ha elaborato Pat durante il periodo nel "postaccio", la clinica psichiatrica dove ha trascorso un tempo che non ricorda, ma che dev'essere stato piuttosto lungo... Infatti, ora che è tornato a casa, molte cose sembrano cambiate: i suoi vecchi amici sono tutti sposati, gli Eagles di Philadelphia hanno un nuovo stadio e, soprattutto, nessuno gli parla più di Nikki, e anche le foto del loro matrimonio sono scomparse dal salotto. Dov'è finita Nikki? Come poterla contattare, chiederle scusa per le cose terribili che le ha detto l'ultima volta che l'ha vista? E come riempire quel buco nero tra la litigata con lei e il ricovero nel postaccio? E, in particolare, qual è la verità? Quella che ti fa soffrire fino a diventare pazzo, o quella di un adorabile ex depresso affetto da amnesie ma colmo di coraggiosa positività? Pat guarda il suo mondo con sguardo incantato, cogliendone solo il bello, e anche se tutto è confuso, trabocca di squinternato ottimismo, fino all'imprevedibile finale. L'orlo delle nuvole è argenteo, perché dietro c'è sempre il sole.

Ho qualche problema a scrivere questo commento. Il libro si legge bene e in fretta, è scorrevolissimo (merito anche dei capitoli brevi che ti spingono a dire "massì ancora uno" e senza accorgertente sei a pagina 150) ed è impossibile non affezionarsi al protagonista, appena uscito da un ospedale psichiatrico dopo un episodio che lui ha rimosso, e deciso a riconquistare la moglie migliorando se stesso e tutti quegli aspetti che lei non sopportava. Il suo motto è che bisogna sempre credere nel lieto fine, come i film ci insegnano, e che anche dietro le nuvole c'è sempre il sole. Ma il suo ottimismo è talmente esasperato (volutamente) da diventare quasi irritante. Ancor più se contrapposto al realismo di chi lo circonda e soprattutto degli eventi che si susseguono nella sua vita. Gli ci vorrà tutto il romanzo per capire che non sempre c'è il lieto fine. O meglio, che non sempre il lieto fine è quello che ci si aspetta.
E questo messaggio mi piace molto, così come mi piace il bellissimo finale... solo che ho trovato invece un po' troppo eccessivi (quasi impossibili) alcuni degli eventi che capitano al protagonista, tanto da perdere persino il loro lato comico, così il suo rapporto con certi personaggi all'interno del libro (suo padre in primis, che gli parla solo davanti alle partite della loro squadra del cuore, ma anche con l'amica pseudo pazza) che ti porta a provare necessariamente un po' di pena per lui.
Comunque merita di essere letto anche solo per i commenti che Pat fa ai libri che vengono fatti leggere nelle scuole superiori... semplicemente geniali!

Nota alla traduzione: non male direi... ci sono ndt per tradurre le canzoni, ma sono abbastanza giustificabili.

"mi sto esercitando ad essere gentile, invece che ad aver ragione"

sabato 17 aprile 2010

LA SOAVISSIMA DISCORDIA DELL'AMORE- Stefania Bertola

Agnese è appena tornata dalla Cina, dove il suo fidanzato l'ha lasciata per sposare due sorelle cinesi. Neanche Margherita, sua antica compagna di classe, se la passa troppo bene: ha mandato a monte il suo matrimonio quindici giorni prima delle nozze per amore di un violoncellista viennese con il quale ha una relazione saltuaria. La sua collega attrice Teresa, invece, questo coraggio non riesce a darselo: anche lei vorrebbe mandare a monte le nozze con Arturo, ormai imminenti, ma non ha il coraggio di dirlo. Emilia invece non se la sente di affrontare la sua difficile situazione coniugale: è sposata con un medico che lavora per un'associazione umanitaria in Kivu, e che lì si è fatto anche una nuova famiglia.. Anche Tancredi Orizzonte in arte Smallville era compagno di classe di Agnese, Emilia e Margherita, ed è proprio lui, attore e miliardario, a riportare in vita il Tesk, il Teatro Elettrico Sul Pianeta Krypton. Mentre la compagnia prova un faticoso spettacolo intitolato "Shakespeare in cucina", le nostre quattro ragazze incontrano nuovi personaggi tutti in qualche modo pericolosi: uno psicopata parzialmente calmucco, una fidanzata intraprendente, un marchettaro momentaneamente pentito.


Uno dei classici romanzi alla "Bertola", in cui le vicende amorose più assurde e i personaggi più bizzarri riescono a diventare reali e (quasi) credibili, grazie alla penna dell'autrice. A mio avviso, però, questo è il meno riuscito dei suoi libri. Sarà che stavolta i personaggi sono davvero troppi e troppo spesso, anche dopo molte pagine, ancora non riuscivo a capire di chi stesse parlando. Sarà anche che non ho trovato tra le protagoniste (sempre, rigorosamente donne) la mia eroina, qualcuna con cui identificarmi. E nemmeno tra le probabili storie d'amore che potevano nascere nel libro, ce n'è stata una che speravo ardentemente nascesse. Tutte cose che nei suoi romanzi passati erano successe.
Forse, nel suo intento di creare situazioni assurde, stavolta l'autrice si è lasciata prendere un po' la mano e ha perso parte della sua freschezza e della sua leggerezza. Peccato.

lunedì 11 gennaio 2010

TUTTO MAFALDA- Quino


Oltre le generazioni, i confini, le ideologie: nessuno è come lei, bambina terribile, amata alla follia, bandiera dell'intelligenza e della civiltà. Per sapere tutto di Mafalda, del suo mondo e del suo geniale creatore.


Sulle strisce di Mafalda si può dire solo una cosa: MERAVIGLIOSE!
Adoro questa bambina e tutti i suoi amici, il loro modo di affrontare il mondo, di rapportarsi con la società e con i problemi (tanti) che li circondano. Grandi problemi, quelli dell'Argentina negli anni '60 e '70, vissuti nell'ottica di Mafalda, che si prende cura come può del (mappa)mondo malato, che non accetta i soprusi e la violenza del suo tempo, che critica, fa polemica e protesta... ma sempre con l'innocenza e la semplicità dei bambini.
Stupendi sono i suoi amici, metafora anch'essi di una società: da Manolo, figlio del proprietario di una bottega e per questo amante dei soldi, a Susanita, comare di 6 anni il cui sogno nella vita è diventare madre e casalinga, da Felipe a Nando e a Miguelito. Per non parlare di Libertà, forse la mia preferita, figlia di una traduttrice, amante della semplicità e per questo personaggio dolcissimo e buffissimo.
Un'edizione stupenda questa, che racconta l'evoluzione di Mafalda, il suo inizio e la sua fine, scelta dall'autore perchè si era reso conto che il personaggio si stava esaurendo. (Anche se su questo, non sono molto d'accordo).
Mi piacerebbe molto vedere come Mafalda interpreterebbe la società attuale, cosa direbbe delle guerre, degli scandali, della povertà che continua ad esistere. E chissà che magari non riesca a risolvere qualcosa lei.

Nota alla traduzione: la traduzione italiana delle strisce di Mafalda è a tratti scandalosa. Dovrei citare troppi esempi per rendere l'idea. Come può ad esempio, un fumetto ambientato in Argentina negli anni '70 fare ricorso all'euro come valuta monetaria? E Babbo Natale che arriva dopo Capodanno? (Sarebbe stato troppo difficile spiegare che i doni li portano i Reyes Magos??)
Andrebbe sicuramente rivista, e alcune strisce proprio cambiate.