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lunedì 12 febbraio 2018

LIZ CLIMO E IL SUO PICCOLO MONDO DI ANIMALETTI BUFFI

Un giorno l’anno scorso, mentre giravo in rete in cerca di illustrazioni buffe e originali da condividere, sono incappata per la prima volta nei disegni dell’illustratrice americana Liz Climo. Non ricordo esattamente quali parole magiche io abbia usato per far sì che Google mi portasse da lei, ma sono davvero felice che sia successo. Perché da quella prima tavola, mi si è aperto un vero e proprio mondo.

La prima tavola di Liz Climo che ho visto è stata questa

Un mondo piccolo, come recita il titolo di una delle sue raccolte di tavole, da poco pubblicata anche in Italia. Piccolo perché i suoi protagonisti sono tutti animali che, in ogni tavola, si ritrovano ad affrontare i piccoli e grandi problemi della vita, dall’amicizia, all’amore, alla famiglia, ma anche cose molto più pratiche, risolvendole a modo loro. Ma sempre con ironia, sarcasmo e tanta, tanta dolcezza, che arriva dritta al cuore.

Ovviamente a quella prima tavola ne sono seguite poi molte altre. Ogni tanto, in occasione di festività, ma anche semplicemente quando avevo voglia di vedere qualcosa di dolce e buffo che mi tirasse un po’ su di morale, andavo su internet a cercare qualche altro suo disegno. 
E così ho conosciuto il dinosauro Rory e il suo papà, elefanti distratti, orche che si travestono da panda, maialini giù di morale che vengono tirati su da camaleonti, serpenti fisicamente impossibilitati a fare pacchi regalo ma sempre disponibili a offrire una spalla su cui piangere e sfogarsi, dinosauri che soffrono di vertigini, tacchini intelligenti e orsi appassionati di biscotti e desiderosi di creare un mondo migliore.



Il tratto di Liz Climo è molto semplice, eppure molto efficace. Lo è per le semplici storie che racconta, in cui appunto l’amicizia di solito svolge un ruolo fondamentale (e molto spesso salvavita) ma anche per la bellezza dei disegni, che quasi sempre arrivano dritti al punto anche senza bisogno di parole.

In italiano per il momento sono state da pubblicate da Mondadori alcune raccolte dedicate al dinosauro Rory e il suo papà, e poi da Becco Giallo Il piccolo mondo di Liz Climo, con la traduzione di S.A. Cresti. Non ho visto come diventino queste strisce in italiano, perché le ho sempre lette in lingua originale. Sicuramente il traduttore deve aver fatto un lavoro di adattamento enorme perché, nella loro estrema semplicità, questi fumetti si basano spesso su giochi di parole e riferimenti quasi impossibili da mantenere in italiano. Però sono sicura che comunque meritino anche in traduzione.
In lingua originale, invece, esistono diverse raccolte. A Natale ne ho ricevute due: The little world of Liz Climo, appunto, e poi Lobster is the best medicine.



Il secondo, come recita il sottotitolo, è interamente legato al tema dell’amicizia e a quello che ogni giorno si fa e si è disposti a fare per le persone a cui vogliamo bene. Sono amicizie atipiche, tra animali che spesso nel mondo reale probabilmente si mangerebbero tra loro, ma che Liz Climo riesce a unire con un legame speciale, che spesso gioca anche su queste differenze, insegnando a rispettarsi e a volersi sempre e comunque bene.  Un messaggio semplicissimo, che spesso purtroppo dimentichiamo, ma che questi animali riescono invece a trasmettere con tutto il loro candore, facendoti sorridere e commuovere. (Io ho regalato una copia di questo libricino alla mia testimone di nozze e all’amica che ci ha fatto da fotografa al matrimonio, perché, in qualche modo, ci riconoscevo lì dentro).
Insomma, se avete bisogno di tirarvi un po’ su di morale molto velocemente, se volete sorridere e ridere e prendervi una boccata d’ossigeno dalle brutture del mondo, e, ovviamente, se amate gli animali buffi, le tavole di Liz Climo fanno sicuramente per voi. Una volta vista la prima, non ne potrete davvero più fare a meno.



Per farvi un'idea un po' più approfondita, potete seguire Liz Climo su Facebook: trovere molte delle sue tavole e del suo mondo di animaletti buffi.

martedì 12 dicembre 2017

MUMIN e le follie invernali - Tove Jansson



Ho una passione per le strisce a fumetti vintage. È nata con i Peanuts di Schulz ormai parecchi anni fa, per poi consolidarsi con Mafalda di Quino, ma anche con titoli forse meno conosciuto come la strega Broom Hilda, B.C. e Il Mago Wiz di Johnny Hart, Hi & Lois di Mort Walker, Blondie e Dagoberto di Murat Young e, naturalmente, il mitico Andy Capp di Reg Smythe. 
Non che abbia in casa pile e pile di volumi, questo no, però quando mi capitano sotto mano li leggo sempre con immenso piacere. E provo altrettanto piacere a scoprirne di nuovi.

È un po’ quello che mi è successo con i Mumin, i personaggi nati dalla matita di Tove Jannson, scrittrice, pittrice e vignettista finlandese, che ho scoperto quasi per caso, quando mi è arrivata la newsletter della casa editrice Iperborea che annunciava la pubblicazione del primo volume, Mumin e le follie invernali.

Ho visto la copertina, con questi buffi troll molto simili a ippopotami, e ho subito cercato qualche informazione in più su di loro e sulla loro autrice. 
O almeno, ci ho provato… ma poi mi sono distratta a leggere qualche striscia qua e là e me ne sono innamorata.

Le strisce dei Mumin, di cui Iperborea pubblicherà l’intera serie in una collana dedicata di ben ventun volumi,  sono nate nel 1947 e pubblicate in Italia per la prima volta dalla rivista Linus sul finire degli anni ’60, e raccontano le avventure della omonima famiglia (Papà Mumin, Mamma Mumin e il piccolo Mumin) e di una serie di amici fedeli e di nuovi personaggi che incontrano man mano nella loro vita.



In Mumin e le follie invernali, la famiglia, che, checché ne dica la tradizione, di stare in letargo per l’inverno proprio non ha voglia, si ritrova ad aver a che fare con il signor Brio, un fanatico degli sport sulla neve e della competizione, che decide di mettere tutti alla prova in ogni attività sportiva invernale possibile e immaginabile, nonostante sia evidente che nessuno di loro sia così portato per quel tipo di movimento fisico.
Il piccolo Mumin, poi, non solo dovrà destreggiarsi tra capriole e ruzzoloni, ma dovrà anche tenere sotto controllo la sua fidanzata Grugnina che sembra aver perso la testa per il signor Brio. Ad aiutarlo a risolvere la questione arriveranno il fidato amico Ombra e la buffa foca Edoardo, nonché la saggezza di Mamma e Papà Mumin.

Il fumetto di Tove Jannson è davvero incantevole. È buffo, ironico e a tratti pervaso da una certa poesia che rende questi personaggi indimenticabili. Le loro storie sono semplici, e adatte quindi a un pubblico di bambini sicuramente, ma strizzano l’occhio anche agli adulti, che non possono non coglierne la bellezza, l’umanità e la poesia, ma anche la loro, a volte sadica ma sempre fantastica, ironia.


TITOLO: MUMIN e le follie invernali
AUTORE: Tove Jansson
TRADUTTORE: Sofia Sacchi
PAGINE: 95
EDITORE: Iperborea
PREZZO: 12 €
ACQUISTA SU AMAZON
formato cartaceo:Mumin e le follie invernali

lunedì 27 giugno 2016

PANZEROTTA E CROCCHETTO - Ana Oncina



Non conoscevo il fumetto Panzerotta e Crocchetto della disegnatrice spagnola Ana Oncina, fino a che Bao publishing non ha annunciato che lo avrebbe pubblicato. 
Ho visto l’immagine della copertina originale, ho visto questi due buffi protagonisti, Croqueta y Empanadilla, sono andata a informarmi di che cosa trattasse ed è stato amore.
Avrei potuto comprare i fumetti direttamente in lingua originale, ma ero talmente sicura della loro coccolosità e della loro dolcezza che volevo potesse leggerli poi anche il mio compagno.

Ho ordinato il fumetto prima che uscisse e poi, appena avutolo tra le mie mani, mi sono lanciata a leggere le avventure quotidiane di questa buffa coppia di innamorati. 

Lei è una panzerotta, lui una crocchetta di patate, e si vogliono un bene incredibile. Sì, anche se lei ogni tanto di notte gli dà un morso, perché le crocchette di patate sono il suo piatto preferito, e anche se lui è disordinato e spesso un po’ logorroico. Anche se lei è un po’ troppo soffice e lui a volte un po’ pedante; lei un po' lagnosetta e lui un po' troppo ottimista. A completare il quadretto famigliare, già di per sé molto adorabile, arrivano poi un buffo gatto e un buffo carlino.

In queste tavole, Ana Oncina racconta la quotidianità delle coppie, quella fatta di piccole cose, di piccoli gesti e di abitudini che fanno grande un amore. E lo fa scegliendo una coppia un po’ particolare, diversa tra loro e dagli altri, che riesce a insegnare che l’amore è amore in qualunque forma si manifesti.

Devo ammettere che quando ho chiuso il libro, dopo meno di due ore da quando avevo iniziato a leggerlo, la prima definizione che mi è venuta in mente è stata “un’adorabile e dolcissima fregatura”. Perché il volume si legge davvero troppo in fretta e si arriva alla fine un pochino delusi, non tanto da quello che si è letto fino a quel momento, ma per il fatto che non ce ne sia di più, che finisca davvero così presto.

(Questa è una delle mie tavole preferite in assoluto)

In ogni caso, tutte le aspettative che avevo fin da quando ho scoperto dell'uscita di Panzerotta e Crocchetto sono state rispettate e, in alcuni casi, anche superate (ma quanto sono teneri quando leggono insieme nel letto, quanto?). Perché Panzerotta e Crocchetto siamo proprio tutti noi, con le nostre abitudini, con il nostro carattere, con quei piccoli gesti che a uno sconosciuto non confesseremmo mai ma che con la persona che si ama accanto fanno casa, fanno famiglia.
E ora spero davvero che il secondo volume esca in fretta!


Titolo: Panzerotta e crocchetto
Autore: Ana Oncina
Traduttore: Francesca Della Rocca
Pagine: 128
Anno di pubblicazione: 2016
Editore: Bao publishing
Prezzo di copertina: 15,00 €
Acquista su Amazon
formato brossura:Panzerotta e Crocchetto
formato e-book: Panzerotta e Crocchetto

mercoledì 13 aprile 2016

PaperAmleto e altre storie ispirate a William Shakespeare

Quest’anno ricorre il quattrocentenario della morte di William Shakespeare. Il 23 aprile 1616, infatti, si spegneva il drammaturgo più famoso di tutti i tempi. Anche chi non ha mai aperto un libro e a chi di teatro e di letteratura non importa assolutamente nulla, conosce William Shakespeare e sa citare almeno una battuta di una delle sue celebri tragedie. Un po’ perché alcune espressioni sono diventate di uso comune (una fra tutte “dubbio amletico”), un po’ perché dalle sue opere sono stati tratti in passato (e ancora oggi in realtà) moltissimi film, un po’ perché «ehi, Shakespeare è Shakespeare, tutti sanno chi è».
Molte sono state le iniziative lanciate per questo quattrocentenario: rappresentazioni teatrali, nuove uscite cinematografiche, gruppi di lettura delle sue opere, mostre, convegni e documentari. E poi anche PaperAmleto e altre storie ispirate a William Shakespeare uscito da pochissimo per Giunti, nella collana I capolavori della letteratura Disney.

Il mio Shakespeare Little Thinkers insieme alla raccolta in suo onore
Da bambina, come un po’ tutti credo, ero una grande divoratrice di Topolino. I miei genitori ci avevano anche regalato l’abbonamento, a me e a mio fratello, e per diversi anni abbiamo aspettato il mercoledì con ansia per poi litigare su chi aveva diritto a leggerlo prima. 
E ora, anche se siamo grandi, io e il mio compagno siamo di nuovo abbonati. 
Il Topolino e i fumetti Disney in generale hanno formato e ancora formano intere generazioni di ragazzini. Sembrano solo fumetti, vignette che van ben da leggere in bagno o in spiaggia, ma in realtà c’è molto, molto di più.
Il legame con la letteratura è presente da sempre. Mi ricordo che, sempre da bambina, per Natale un anno mi ero fatta regalare I promessi paperi, un’antologia che raccoglieva alcune storie ispirate ai grandi capolavori della letteratura italiana rivisitati in chiave paperosa e topolinosa. Poco dopo anche la PaperOdissea, il cui nome dovrebbe già dirvi tutto.
Potete immaginare quindi cos’abbia provato l’altro giorno quando, entrando per caso in libreria, mi sono trovata di fronte PaperAmleto. Mi è bastato vedere la copertina per andare alla cassa e comprarlo (una delle cose belle di queste raccolte di fumetti è che sono molto curate esteticamente senza avere però dei prezzi folli. Questa nello specifico costa 9.90€).

Poi ieri sera ho finito il libro che stavo leggendo e, nell’attesa di decidere cosa iniziare dopo, mi sono messa a sfogliare questo volume. Sono partita da Brigitta e il sogno di una notte di mezza estate e ho finito per leggere tutte e cinque le storie che lo compongono: PaperinAmleto principe di Dunimarca (che è una storia del 1960), Paperon Bisbeticus Domato (del 1998), Paperino Mercante di Venezia (del 1982) e L’amorosa istoria di Papero Meo e Gioietta Paperina (del 1977).

Credo sia inutile dire che mi sono divertita un sacco. Certo, le tragedie sono adattate per un pubblico di ragazzini (in sostanza, a parte uno di indigestione, non muore mai nessuno) e semplificate all’inverosimile. Però devo dire che tutto funziona comunque alla perfezione e in perfetto stile Disney. A parte La bisbetica domata, ho ovviamente già letto tutte le opere originali a cui queste storie si ispirano e devo dire che certe modifiche mi hanno fatto davvero sorridere (ero un po’ preoccupata di come avrebbero rappresentato Paperino Mercante di Venezia e quella libbra di carne attorno a cui ruota tutta l’opera shakesperiana).

È una raccolta di storie molto bella questa PaperAmleto e altre storie ispirate a William Shakespeare. Alcune, ovviamente, sono molto vecchie e un po’ si vede, sia dal tratto dei disegni sia dal linguaggio dei vari personaggi. Quindi non sono sicurissima che un bambino queste le apprezzerebbe. Però per i bambini un po’ più lungimiranti è sicuramente un buon primo approccio alle opere shakespeariane e a un grande della letteratura mondiale (grazie anche alla biografia dell’autore messa in calce al libro… due paginette fatte davvero molto bene!). 
Per gli adulti e gli amanti di Shakespeare, che sanno non prendersi troppo sul serio e che da bambini amavano il Topolino, è invece un gran bell'omaggio, una piccola e divertentissima perla che, secondo me, lo stesso Shakespeare avrebbe apprezzato molto.

"Confermo, apprezzo"
Concludo con tre informazioni: la prima è che il 23 aprile del 1616 è morto un altro grande della letteratura mondiale, Miguel de Cervantes (sì, lo so, qualcuno dice che in realtà lui sia morto il 22, ma preferisco immaginare che si siano dati appuntamento e siano morti lo stesso giorno). So che esiste una versione Disney anche del Don Chisciotte e spero che Giunti la riproponga presto.

La seconda è che ho già in casa anche il secondo volume della collana I capolavori della letteratura, ovvero Paperino e I tre moschettieri, che leggerò sicuramente a breve anche se devo confessarvi (qui, con un po’ di vergogna) che di Alexandre Dumas non ho mai letto nulla.

La terza è che, proprio in onore della morte di Shakespeare e Cervantes, il 23 aprile è La giornata mondiale del libro e del diritto d’autore. Molti di voi lo sapranno già, ovviamente. Ma quale occasione migliore per regalare un libro (o un fumetto paperoso)?

Titolo: PaperAmleto e altre storie ispirate a William Shakespeare
Pagine: 193
Editore: Giunti editore - I grandi capolavori della letteratura Disney
Prezzo di copertina: 9,90€
Acquista su Amazon:

venerdì 17 gennaio 2014

SUPER SNOOPY - Charles M. Schulz

«Papà me lo compri?»

Tutto è cominciato così. Tra gli scaffali di un supermercato, con una me dodicenne con in mano un libricino blu dalle scritte dorate.
”Super Snoopy”, una raccolta a colori di alcune strisce del fumetto di Charles M. Schulz. Mio papà non ha esitato un attimo e lo ha messo nel carrello. E per un istante ho avuto l’impressione che sapesse di me qualcosa che io ancora non avevo capito.
Lo lessi d’un fiato, immergendomi completamente nel fantastico mondo dei Peanuts. Un pochino lo conoscevo già, da strisce pubblicate sui giornali e personaggi usati come testimonial pubblicitari.

Con quel libricino, sono diventata amica di Snoopy in tutte le sue forme e le sue trasformazioni: da pilota della seconda guerra mondiale a Joe Falchetto, da golfista a medico e avvocato. Ho incontrato Charlie Brown, il buon vecchio Charlie Brown, con le sue tenere insicurezze e le sue preoccupazioni. Linus e la sua coperta, “un metro scarso di flanella che mi separa dall'esaurimento nervoso”. La scorbutica e adorabile Lucy, perfida con Charlie Brown e il fratellino, ma fragile innamorata del pianista Schroeder. E poi Woodstock, l’uccellino a cui esce il sangue dal becco se vola più alto di un metro. Sally, che odia la scuola. Piperita Patty e Marcie.
E a poco a poco sono diventati tutti miei grandi amici, nonché parte di me. 
Sono cresciuta insieme a loro, facendomi comprare o regalare più raccolte possibili tra Natali e compleanni, finché non ho avuto soldi miei per completare da sola la mia collezione. E accanto ai libri ci sono i peluche, le magliette, gli adesivi e le immagini appese al muro.  

Da ognuno di quei bambini sono riuscita a imparare qualcosa. Ho imparato ad esempio che si può essere scorbutici ma allo stesso tempo adorabili, e che un brutto carattere non vuol dire necessariamente una brutta persona. Ho imparato che con l'insicurezza si può convivere, basta trovare un compromesso ed è un attimo riuscire a trasformarla in forza. 
Ho imparato che si può essere amici, grandi amici, anche se si è due persone completamente diverse. Ho imparato che anche abbracciare un cucciolo, fare un biiiip sul naso, mangiare un marshmallow o guardare le nuvole da un prato può farti felice. Ho imparato che una cuccia può diventare un aereo della seconda guerra mondiale e che i biscotti al cioccolato ti chiamano anche da dentro il barattolo. Ho imparato che soffrire per amore fa parte della vita ma che sarebbe meglio non innamorarsi dei pianisti o delle ragazzine con i capelli rossi. Ho imparato che non bisogna mai smettere di credere in qualcosa, anche se questo ci porta a stare svegli, di notte, in un orto pieno di zucche (i cocomeri... uno dei più clamorosi errori di traduzione esistenti), e che per quanto ci sentiamo piccoli, possiamo fare grandi, grandissime cose. 

Ogni tanto mi chiedo cosa sarei  diventata se mio padre quel giorno, tra gli scaffali di quel supermercato, avesse detto di no a quella bambina con in mano quel libricino blu dalle scritte dorate. Probabilmente prima o poi ci sarei arrivata comunque, ma non potremo saperlo. 
Ma per fortuna mio papà ha detto sì, mi ha comprato quel libricino e, quando se n’è andato, nove anni fa, accanto a me ha lasciato anche loro, perché si prendessero cura di me, mi aiutassero a crescere, ad andare avanti e vivere.


Titolo: Super Snoopy
Autore: Charles M. Schulz
Pagine: 315
Editore: Baldini  Castoldi

lunedì 29 luglio 2013

DIECI GIORNI DA BEATLE- Sergio Algozzino

Sto scrivendo questa recensione con in sottofondo in loop I want to hold your hand, una delle canzoni dei Beatles, insieme a Yellow Submarine e Hey Jude,  che preferisco.
Aprire youtube o mettere su un cd dei Fab Four viene quasi spontaneo, una volta terminata la lettura di questa graphic novel di Sergio Algozzino.

Sebbene preferisca i fumetti in formato striscia o tavola, perché tendo a perdermi tra le vignette di quelli più lunghi, ho accolto con molto entusiasmo la proposta di lettura di questa graphic novel arrivatami dalla Tunué, la casa editrice che l'ha pubblicata. Perché parla dei Beatles, miei compagni nei viaggi in auto quando ero bambina con i miei genitori, e perché racconta una storia che non conoscevo, quella di Jimmy Nicol, batterista per i primi dieci giorni del tour mondiale dei Fab Four del 1964, in sostituzione di Ringo Starr colpito da una violenta tonsillite. Dieci giorni che, nel bene o nel male, gli hanno cambiato la vita.

Jimmy Nicol è un bravo batterista, che suona con diverse band e che subito non ha accolto di buon grado la nascita di questo "gruppo con un nome assurdo", convinto che sarà una semplice meteora del panorama musicale inglese. Ma i successi continuano e finalmente Jimmy assiste a un loro concerto, rimanendo stupito da tutto quello che questi quattro ragazzi riescono a fare: canzoni scritte da loro, un successo dopo l'altro e la beatlemania che si diffonde a macchia d'olio. Jimmy decide quindi di incidere con la sua band un disco di cover.  E sarà proprio grazie a questo album, che il produttore George Martin e il manager Brian Epsteir penseranno a lui, per sostituire Ringo Starr nei primi giorni del tour mondiale. 
Un taglio di capelli e via, sul palco insieme a Paul, John e George. Dieci giorni in giro per il mondo, tra concerti, lunghissimi viaggi aerei e fan scalmanati e fuori controllo, che forse nemmeno si sono accorti del cambio del batterista. Un sogno che si avvera quello di Jimmy, ma anche un sogno a scadenza, dal risveglio per lui traumatico che lo porterà, dopo diversi tentativi di sfruttare il più possibile quei dieci giorni di celebrità, a compiere una scelta drastica nella sua vita.

Come dicevo all'inizio, non sono mai stata una grande amante delle graphic novel, eppure questa l'ho letta d'un fiato e senza alcuna difficoltà. Forse perché disegnata e strutturata bene, forse perché racconta una storia curiosa e interessante, dando spazio e voce a un uomo dai più dimenticato. Fatto sta che l'ho divorata e apprezzata molto: Sergio Algozzino è stato molto bravo nel descrivere, in disegni e in parole, tutti gli stati d'animo di Jimmy, prima, durante e dopo i suoi giorni da Beatles; così come ha reso perfettamente l'idea del fenomeno Beatles, dai suoi esordi fino alla fine, senza però mai perdere di vista il vero protagonista della storia.

Credo che anche chi non è un grande amante dei Beatles e ne conosce solo le canzoni più famose riesca ad apprezzare quest'opera. Alcuni riferimenti forse non verranno colti, ma fornisce un ottimo spunto per indagare e scoprire qualcosa di più sui mitici Fab Four, in formazione originaria e in formazione temporanea.
Insomma, una lettura curiosa, scorrevole, piacevole ben disegnata e, quindi,  assolutamente consigliata!

Titolo: Dieci giorni da Beatle
Autore: Sergio Algozzino
Pagine: 96
Anno di pubblicazione: 2013
Editore: Tunué
ISBN: 978-88-97165-64-4
Prezzo di copertina: 13,70€
Acquista su Amazon:
formato brossura: Dieci giorni da Beatle

lunedì 11 marzo 2013

LA PROFEZIA DELL'ARMADILLO- Zerocalcare

Le storie autobiografiche, dolciamare di Zerocalcare come non le avete mai viste prima, in un volume divertentissimo, imperdibile. Centotrentasei tavole, divise in storie brevi alla sua maniera, storielle di una o quattro/cinque pagine, che nell'insieme compongono una storia più grande.

Mannaggia a me che ho aspettato così tanto prima di decidermi a leggere questa raccolta di Zerocalcare. A spaventarmi era l'idea di trovarmi di fronte a tavole troppo lunghe, con le quali, da grande divoratrice di fumetti in formato striscia, ho sempre qualche difficoltà. Poi però il mio ragazzo ha insistito, tutti me ne parlavano bene e comunque ho sempre letto quelle pubblicate sul suo fantastico blog. E insomma, mi sono convinta. E mi sono trovata di fronte a qualcosa di grandioso.

Zerocalcare disegna benissimo, il suo tratto è piacevole da vedere e facile da seguire, confusionario ma non troppo. Una bravura che si mescola in modo perfetto con la genialità delle storie che inventa, scene di vita quotidiana, grottesche a volte, comiche altre, ma anche molto profonde quando meno ce lo si aspetta, che descrivono perfettamente la realtà di ogni quasi trentenne di oggi. Certo, il fatto di avere la stessa età di Zerocalcare sicuramente ha aiutato a farmelo apprezzare ancora di più. 

In questa raccolta ci sono centotrentasei tavole, che potrebbero anche essere lette singolarmente, ma che nell'insieme creano una storia molto più triste e profonda di quanto si potrebbe immaginare (io stessa sono rimasta molto stupita dalla piega che ha preso la narrazione fin dalla prima tavola). Zero è un ragazzo un po' nerd, un po' paranoico, che frequenta i centri sociali fin da quando è ragazzino e che ha come amico immaginario un armadillo. Ha una madre, qui rappresentata da Lady Cocca di Robin Hood, un sacco di amici più o meno scapestrati che si porta dietro dal liceo, una coscienza con la quale alza spesso la voce e un turbinio di personaggi di contorno che lui rappresenta sempre prendendo a prestito personaggi più o meno famosi, per renderne al meglio il carattere (lasciandomi stupita ogni volta per le sue scelte geniali). In queste tavole ci racconta la sua vita, partendo da un'espediente triste e commovente che gli permette di alternare flash back sul passato a momenti nel presente (alcuni di questi non sono necessariamente collegati alla "trama" principale, ma il loro inserimento non disturba minimamente): si scoprono così le sue amicizie, le sue abitudini, il suo lavoro, come sono nati i suoi sogni e le sue passioni e come se le immaginava quando era ragazzo. Sogni e passioni che lui sta iniziando a realizzare, ma che per altri invece non sono stati sufficienti per continuare a vivere.

Sono davvero piacevolmente stupita. Sia per il suo modo di narrare, sia per la profondità che è riuscito a trasmettere tramite le sue storie, che in un modo o nell'altro trattano temi importanti e attuali dal punto di vista di chi li vive in prima persona.

E ora mi faccio prestare anche "Un polpo alla gola"!


Titolo: La profezia dell'armadillo
Autore: Zerocalcare
Pagine: 144
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Bao publishing
ISBN: 978-8865431030
Prezzo di copertina: 16,00 €
Acquista su Amazon
formato brossura:La profezia dell'armadillo
formato e-book: La profezia dell'armadillo

PS: io ho letto il formato in bianco e nero pubblicato direttamente da Zerocalcare e ordinabile solo sul suo sito. Nelle librerie si trova invece il formato a colori.

sabato 29 dicembre 2012

THE NEW YORKER - Lo humour dei libri

Dal 1925, senza interruzioni, il settimanale "The New Yorker" diletta i suoi esigenti aficionados con vignette umoristiche che, disseminate fra pezzi di costume, inchieste, rubriche culturali, cronache mondane e inediti letterari, ne rappresentano perfettamente lo spirito elegante, mordace, sofisticato, acuto e cosmopolita. Dopo l'antologia del 2011 dedicata ai gatti e ai gattofili, il tema prescelto sono i libri, e in particolare i loro lettori e il variegato mondo dell'industria intellettuale, bersaglio su cui si cimenta a beffardi colpi di matita il gotha degli umoristi degli ultimi novant'anni, da William Steig a Robert Mankoff, da Leo Cullum a Charles Barsotti.


Immagino che molti di voi conoscano il periodico The New Yorker.
E' una rivista statunitense, nata nel 1925, che pubblica reportage, commenti sociali e politici, critica, saggi, narrativa, satira, vignette e poesia e che da sempre svolge un ruolo fondamentale per lo sviluppo della narrativa contemporanea. Sebbene sia incentrato principalmente sull'attività culturale e sociale di New York è in realtà uno specchio di tutta la società statunitense.

Io ho sempre saputo della sua esistenza, ma ho iniziato a "frequentarlo" dopo aver trovato sparse per la rete alcune vignette legate al mondo dei libri, e ho poi scoperto che queste, insieme a quelle di altri temi, sono una parte fondamentale di questo periodico. Sulle sue pagine infatti viene dato spazio a molti grafici e disegnatori che riescono, grazie alla loro penna (o matita, o quel che è), a fornire un ritratto della società diretto e immediato (quando la rivista è stata lanciata nel 1925 si sentiva spesso dire "The New Yorker è la miglior rivista al mondo per chi non sa leggere!").
Poi un giorno, in una libreria, ho visto questo volume, una raccolta di vignette a tema "letterario". Ho iniziato a sfogliarlo e ho deciso che avrebbe dovuto essere mio. E mia madre me l'ha prontamente regalato per Natale (è facile, arriva e mi dice "ordinati quelli che vuoi"... non molto romantico, ma molto, molto pratico per evitare regali bislacchi). 

Il volume si divide in piccoli sottocapitoli, divisi per "tema", che sono anticipati da una spiegazione di Jean-Loup Chiflet, il curatore dell'opera che era uscita originariamente in lingua francese.
Sfogliando le pagine si incontrano le vignette sui vari tipi di autore, da quelli che scrivono solo quando hanno tempo, a quelli in crisi, a quelli troppo partecipi con quello che scrivono.

Ma anche quelle su editori validi ed editori spietati

Quelle sulla critica letteraria:
Quelle sui librai e sulle nuove, gigantesche librerie:
E ovviamente quelle sui lettori, più o meno appassionati:


Una raccolta molto bella e intelligente, che analizza e critica, in modo più o meno velato, molti aspetti della letteratura e di tutto il sistema che c'è dietro dei giorni nostri. Poi, da appassionata di libri, mi sono identificata molto con alcune delle situazioni illustrate, che credo accomunino un po' tutti.

Certo, la raccolta è del 2009 e sicuramente nel mentre sono uscite vignette più recenti e ancor più legate all'evoluzione che sta avendo il mondo della letteratura (vedi tutte quelle sulla diffusione degli e-book, che si possono facilmente trovare online). 
E forse la traduzione in italiano dei testi delle vignette ne riduce a volte un po' l'efficacia. Però rimane una raccolta davvero molto bella e intelligente, che fa sicuramente sorridere, ma anche riflettere.

Vi consiglio di visitare il sito di The New Yorker di tanto in tanto. La maggior parte degli articoli sono raggiungibili solo dagli abbonati, ma un paio di vignette in home page sono sempre visibili.

Titolo: The New Yorker - Lo humour dei libri
Curatore: Jean-Loup Chiflet
Traduttore: Davide Tortorella
Pagine: 189
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Archinto
ISBN: 978-8877686176
Prezzo di copertina: 22,50 €
Acquista su Amazon:

mercoledì 5 settembre 2012

HI&LOIS - Mort Walker

Disegnata da Dick Browne su testi di Mort Walker, l'autore dei notissimi Beetle Bailey, Hi e Lois è una delle strisce che ha maggior successo in America. Narra le vicende comiche di una tipica famiglia del ceto medio che abita una casetta suburbana. Trae spunto di garbato umorismo dai rapporti ra i componenti della famiglia (padre, madre e quattro figli). Il personaggio più importante è Trixie, la neonata, che gioca e parla con i raggi di sole e i iocchi di neve, ma sa già giudicare con adulta maturità l'operato dei grandi che le stanno intorno. Il mondo di Hi e Lois è un mondo di favola, senza orchi e senza paure ancestrali; una favola sorridente, rassicurante.

Ho scoperto di avere una piccola passione per i mercatini dell'usato. Per le bancarelle che vendono i fumetti in realtà, perché sono rimaste l'unico posto in cui si possono trovare i fumetti vecchi della serie Oscar Mondadori. Sono i fumetti che leggevano i nostri genitori e che non hanno avuto, almeno qui in Italia, abbastanza successo da meritarsi delle ristampe più moderne. E' quello che è successo a Broom Hilda di Russell Meyer o a Blondie&Dagoberto di Chic Young, a Momma di Mell Lazarus e in parte anche al Mago Wiz di Johnny Hart, di cui pochi, pochissimi appassionati hanno sentito parlare.

Una delle mie scoperte più recenti che appartiene a questa categoria è Hi & Lois, fumetto creato da Mort Walker e illustrato da Dik Browne. Pubblicato per la prima volta negli USA il 18 ottobre 1954, questo fumetto nasce come sorta di spin off di Beetle Bailey, il celebre personaggio che ha reso famoso Mort Walker nel mondo. Lois è infatti la sorella di Beetle, presso cui il soldato scansafatiche trascorrerà alcuni dei suoi congedi, insieme al cognato e ai nipoti.

Hi e Lois Flagston rappresentano la tipica coppia della middle class americana degli anni '50 e '60. Casalinga lei, impiegato lui, vivono in una casetta nella periferia di una non ben identificata città insieme ai quattro figli: Chip, teenager pigro e disordinato come solo i teenager sanno essere; Dot e Ditto, i gemelli che frequentano la scuola elementare, e la piccola e morbida Trixie, amica di fiocchi di neve e raggi di sole. A completare il quadro c'è un buffo cagnone, i vicini di casa che incarnano anch'essi un altro esempio della famiglia americana di quell'epoca e due spazzini impiccioni-filosofi di vita che sanno tutto delle famiglie del quartiere grazie alla loro spazzatura.
Le vignette raccontano, in episodi di una o poche pagine, le vicende quotidiane della famiglia: c'è Hi, che al mattino non riesce mai ad alzarsi, che non va a lavoro finché non ha dato un bacio ad ogni membro della famiglia e che non può trascorrere un fine settimana tranquillo sul divano senza che la moglie lo stressi con i lavori in giardino.  C'è Lois, che si barcamena tutto il giorno tra piatti da lavare, bambini da sgridare, torte da sfornare e marito da rimproverare. Ci sono Chip e i gemelli, che incarnano perfettamente tutte le caratteristiche della loro età. E poi c'è la piccola Trixie, eletta dai più come vera protagonista del fumetto, che, come lo Snoopy di Schulz, con i suoi pensieri (non sa ancora parlare) sembra essere l'unica in grado di vedere le cose dalla giusta prospettiva.

Ci troviamo di fronte a un ritratto ben riuscito della famiglia americana della seconda metà del '900, con le prime piccole conquiste (la tv, la villetta a schiera, il frigo, l'automobile) e l'assenza di problemi gravi e irrisolvibili: le famiglie sono unite, tutti si vogliono bene e nessuno si sognerebbe mai di rompere questo idillio. E nemmeno i vizi, incarnati in questo caso dai vicini di casa, i signori Thurston, senza figli e con una pericolosa tendenza al litigio (e al consumo di alcool, tanto che il marito in italiano è diventato "Cicchetto") incrinano questa visione idilliaca, anzi la rendono ancor più completa.
E' davvero un peccato che in Italia, oltre a qualche apparizione sul Corriere dei Piccoli nelle vesti di Pippo e Lalla (ma chi cavolo traduceva i nomi propri?!?!), il fumetto non abbia attecchito. Forse il sogno americano era troppo lontano dalla visione e dalla mentalità italiana dell'epoca e quindi è stato difficile immedesimarsi. Fatto sta che oggi per leggere il fumetto in traduzione bisogna proprio puntare sui mercatini dell'usato (o su ebay) e sperare di trovare i due volumi pubblicati negli Oscar Mondadori, "Il mondo di Hi e Lois: la famiglia è un'avventura" pubblicato nel 1975 e "Hi e Lois: famiglia SpA" nel 1979, entrambi con la traduzione di Beppi Zancon (che per l'epoca ha davvero fatto un bel lavoro).

Se vi piace questo genere di fumetto, che alla fin fine altro non parla che di quotidianità, inserendoci quel pizzico di ironia che è presente nelle vite e nelle famiglie di tutti, cercate Hi e Lois in qualche bancarella (o leggetelo online in inglese). Vi assicuro che ne vale la pena.


venerdì 6 luglio 2012

RAGAZZI- Charles M. Schulz

A cavallo tra il 1956 e il 1965, mentre le strisce dei Peanuts si affermavano come fenomeno internazionale, Schulz lavorava in parallelo a una serie di vignette meno nota. I picnic, la dottrina, i commenti sulla Bibbia, Schulz compone un ritratto tenue della gioventù di un'America cristiana alle soglie della contestazione. Gli adolescenti sono protagonisti assoluti, con una grande varietà di tipi ed espressioni catturati in poche linee, con la consueta arte di Schulz e il suo dono per la battuta folgorante. Questi ragazzi sono a pieno titolo i fratelli maggiori di Charlie Brown e compagni.

Mi fa uno strano effetto recensire un fumetto di Schulz che non siano i Peanuts.  In realtà, mi ha fatto anche uno strano effetto leggerli perché si è impadronita di me una forte diffidenza che temevo di non essere in grado di scacciare in nessun modo.
D'altronde per me, come per praticamente tutto il mondo, Schulz è solo i Peanuts. Così come Watterson è solo "Calvin and Hobbes" o Quino è solo "Mafalda" (ok, in quest'ultimo caso non proprio, perché anche altri fumetti di Quino sono arrivati in Italia e hanno riscosso un discreto successo).
A questa diffidenza legata al mio amore per Snoopy, Linus, Lucy e gli altri, si è unita quella legata al fatto che le vignette comprese in questa raccolta sono state create e disegnate per un giornale metodista. Certo, qualche accenno nemmeno troppo velato alla religione e al suo credo, Schulz lo aveva già inserito già nei Peanuts, senza che questo mi turbasse così tanto. Questa volta però il rimando alla religione è molto marcato, è alla base praticamente di tutte le vignette, che hanno proprio lo scopo di mostrare come si rapportavano gli adolescenti degli anni '50 e '60 alla vita di chiesa che a quei tempi era impossibile non avere (in America, ma anche qui in Italia).
Poi però mi sono detta: "Cavolo, questo è comunque quel genio di Schulz", una specie di eroe per me. E si merita una, ma che dico, venti possibilità, senza precocetti e diffidenze.
Quindi ho preso il fumetto, mi sono dimenticata dei Peanuts, ho cercato di non pensare che fosse destinato a giovani adolescenti ultra religiosi e ho letto. E devo ammettere che certe vignette mi hanno davvero fatto ridere.

La forza di Schulz sta nel ritratto che riesce a fare della società che lo circonda, nella capacità di evidenziare in modo bonario e non troppo critico certi suoi punti deboli e certe sue contraddizioni. E lo fa, anche in questo caso, prendendo come protagonisti personaggi nell'età in cui è normale e naturale porsi delle domande. C'erano i dolci e ingenui bambini dei Peanuts, che rappresentavano tutte le caratteristiche degli adulti in un modo candido e naive, e ci sono i liceali adolescenti qui, che hanno superato la fase dell'innocenza e si stanno buttando nella mischia del mondo, cercando di non venire meno al loro credo pur non sempre riuscendo a capirlo (che poi è quello che succede sempre, no?).
Sono adolescenti che si chiedono perché devono passare il sabato sera a casa a studiare il catechismo se tanto poi nessuno glielo chiede, giovani che vanno ai pic nic organizzati dalla parrocchia armati di chitarre ma dimenticandosi il cibo, giovani che si confrontano con i primi amori ("abbiamo messo i soldi nel piatto delle offerte nello stesso momento, è un segno che dobbiamo uscire insieme") e che affrontano i problemi che l'essere adolescenti ha sempre comportato per tutti.
Certo, alcune sono davvero davvero troppo religiose e non riescono a suscitare in me nessuna empatia nè sorriso, forse perché non ho mai fatto parte di quella società, non sono mai stata particolarmente religiosa e non riesco a identificarmi con quello che leggo. Ma alcune invece le ho trovate divertenti e geniali, mi hanno fatto riflettere e divertire.

Se in questo "fumetto bigotto" (come lo abbiamo soprannominato io e il mio ragazzo la sera in cui me l'ha regalato) vi aspettate di ritrovare i Peanuts, beh, lasciate perdere, non apritelo neanche, perché è inevitabile rimanere delusi. Ma se riuscire invece a dimenticarvene per un attimo e a pensare alla società di allora come spesso ci viene rappresentata anche in film e libri, troverete un altro piccolo gioiello di Schulz. Un gioiello che potrà piacere o non piacere, ma che rimane comunque un altro esempio della sua incredibile bravura a rappresentare con semplici tratti di matita il mondo che lo circonda.

Nota alla traduzione: commentare le traduzioni dei fumetti è sempre difficile (vedi la mia tesi di laurea), perché i riferimenti alla società in cui sono inseriti sono sempre molto forti e molto difficili da rendere in un'altra lingua/società. Certo, alcune note presenti sono un pochino pedanti (non credo che fosse necessario spiegare cosa fosse un impianto "alta fedeltà", che io nemmeno avrei tradotto), però nel complesso nulla di grave da segnalare.

Titolo:Ragazzi
Autore:Charles M. Schulz
Traduttore: D. Brolli
Pagine:296
Prezzo di copertina 14 €
Editore: Comma 22
Acquista su Amazon: Ragazzi (Avant-garde)

domenica 18 marzo 2012

C'ERA UNA VOLTA IN EGITTO - Origone

Nilus è una raffigurazione satirica a strisce dell'antico Egitto. Infatti il fumetto riflette, nelle più svariate situazioni e nei suoi personaggi, tutti i problemi e i difetti della nostra società moderna. Si può perciò facilmente trovare il Faraone intento a trovare soluzioni per risollevare l'economia del suo regno o in lite con la figlia Titi a causa del suo modo di vestirsi un po' troppo spigliato, lo schiavo che si lamenta cercando di ottenere diritti pari a quelli degli altri personaggi o che organizza scioperi (subito sedati dalle guardie regali o dal gestore degli schiavi Cleo), il sacerdote Zoth alle prese con problemi religiosi o l'inventore Nilus a caccia dei giusti riconoscimenti.

Ieri sono tornata in biblioteca dopo mesi e mesi che non andavo. Ad accompagnarmi c'era il mio ragazzo, che era la prima volta che veniva in quello che per me è il luogo di perdizione per eccellenza. Io starei lì dentro due ore, ogni volta entro con una lista di due o tre libri ed esco con una pila di sei o sette, solitamente presi a caso dagli scaffali mentre cerco altro.
Mi rendo conto che chi mi accompagna lì dentro possa stufarsi in fretta. Lui è stato bravo, è riuscito a resistere 5 minuti prima di mostrare i primi segni di insofferenza. E per farlo stare buono è bastato dirgli che c'era un reparto fumetti. L'ho lasciato lì, mentre continuavo a girare tra una sala e l'altra. Quando ci siamo ritrovati, aveva in mano quattro libri di due fumetti: Andy Capp, che già conosco e già amo, e questo, che invece non avevo mai sentito. Ma è bastato vedere i disegni in copertina e aprire uno dei due libri su una pagina a caso per sapere che mi sarebbe piaciuto un sacco.Io adoro i fumetti in formato striscia, dai Peanuts a Mafalda, da Calvin a Andy Capp. Ho scoperto poi di adorare molto anche i fumetti in qualche modo storici: le Sturmtruppen, i Coloniali, BC.
E quindi come poteva non piacermi un fumetto ambientato nell'antico Egitto? Soprattutto se tra i protagonisti c'è un Faraone in sovrappeso, odiato dal popolo e succube della figlia che lo obbliga sempre a fare i lavori domestici, ci sono sacerdoti, ministri e giullari dalla battuta facile, soldati che si ritrovano a fronteggiare le invasioni romane, servi della gleba che costruiscono piramidi su piramidi che sicuramente violano il piano regolatore, prigionieri in gabbia che cercano in ogni modo di passare il tempo e mummie che mettono annunci sul giornale per cercare compagnia.

L'eco di fumetti come BC e I Coloniali (e a tratti anche le Sturmtruppen, soprattutto nelle strisce "culinarie) è parecchio evidente. Ma i fratelli Origone, che hanno inventato questo fumetto nel 1976, sono riusciti comunque a personalizzarlo parecchio, grazie ai sempre presenti riferimenti storici e alla capacità di mescolare passato e presente, creando situazioni talmente incredibili e inverosimili da sembrare vere.

A questo si somma il fatto che il fumetto non sia in traduzione, permettendo così di non perdere giochi di parole o riferimenti culturali (ormai lo sapete che sono pignola su ste cose).E ora cercherò sicuramente di procurarmi altre raccolte!
E mi farò sempre accompagnare in biblioteca dal mio ragazzo.

Per leggere le strisce se sono troppo piccole, cliccateci sopra con il mouse

Per acquistare: Nilus. C'era una volta in Egitto (Bur illustrati)

mercoledì 28 dicembre 2011

TIGROTTO PSICOTICO CON ISTINTO OMICIDA- Bill Watterson

Una raccolta di strisce in bianco e nero e domenicali a colori con le avventure di Calvin e della sua tigre pupazzo Hobbes.

Calvin & Hobbes è un altro di quei fumetti che ho conosciuto relativamente tardi, grazie a un mio amico che per caso, pochi anni fa, mi ha regalato una prima raccolta.
Sapeva della mia passione per i Peanuts di Schulz e per Mafalda di Quino, e ha voluto provare a farmi conoscere un altro fumetto con protagonista un bambino.
Da allora, non riesco quasi più a farne a meno. Adoro Calvin, un seienne teppista disperazione dei suoi genitori, che ha come unico grande amico Hobbes, un tigrotto di peluche, compagno di mille avventure.
E' un fumetto semplicemente geniale. Hobbes prende vita nelle avventure con Calvin: va con lui sulla slitta, lo aiuta a fare i pupazzi di neve, lo assiste (a modo suo) nei compiti e lo accompagna in tutti i suoi giochi e i suoi scherzi.
Poco importa se per gli adulti è soltanto un peluche, da rattoppare troppo spesso e da dover sedere al tavolo al ristorante nell'imbarazzo generale. Hobbes è il migliore amico di Calvin.
Tutti abbiamo avuto uno o più peluche da bambini, un peluche tutto speciale, che dormiva nel letto con noi e che ci portavamo dietro ovunque andassimo. Io avevo un cane (Cane Rascal, già di mia sorella) e un peluche dell'Orso Yoghi.
L'altra cosa che adoro di questo fumetto è che Calvin è semplicemente un teppista. O meglio, è un bambino parecchio vivace e sarcastico, che a volte i suoi si pentono di aver messo al mondo, e che ha un modo tutto suo di vedere la vita. Spesso si perde in riflessioni filosofiche sul senso della vita e sul perché siamo su questa terra, e si confronta con Hobbes sui grandi temi della civiltà.


A differenza dei Peanuts di Schulz, in questo fumetto i genitori hanno un ruolo attivo e sono molto presenti, arrivando a fargli quasi da spalla o da essere gli involontari protagonisti di intere strisce. Calvin si diverte ad esempio a far arrabbiare la madre, così da doverle far guadagnare il suo riposo serale. Oppure a valutare le prestazioni di suo padre come padre, al quale rivolge anche spesso domande filosofiche (qui è molto simile al rapporto di Mafalda di Quino con il padre).E' difficile non amare Calvin e non provare tenerezza per il rapporto speciale che ha con Hobbes. E' difficile non identificarsi in lui, nella sua scarsa voglia di fare i compiti o nel suo fantasticare a scuola senza seguire minimamente quello che la maestra gli dice. E lo stesso, nel suo problema a rapportarti con Siusi, una bambinetta della sua età vittima dei suoi dispetti e di cui quindi è palesemente innamorato.

Certo, le tavole in cui Calvin si immagina pilota di astronave e va nello spazio sono un po' troppo fantasiose anche per me, ma forse perché sono una femminuccia e non un maschietto.
Ma le altre, sono tutte semplicemente fantastiche!

Nota alla traduzione: uno dei grandi problemi di questo fumetto è che la traduzione italiana è semplicemente pessima. Aldilà di scelte traduttive di dubbio gusto, ci sono veri e propri errori di grammatica e di lingua. Capita spesso infatti di trovare maschili e femmini invertiti (eg. "la scuolabus) e frasi troncate e incomprensibili. E quasi sicuramente, se una striscia non fa ridere, è perché c'è un errore traduttivo da qualche parte. Peccato, veramente.

Per vedere le vignette ingrandite, cliccateci sopra!

Acquista qui: Tigrotto psicotico con istinto omicida (I fumetti di Comix)