Visualizzazione post con etichetta Bertola S.. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Bertola S.. Mostra tutti i post

martedì 3 dicembre 2013

RAGAZZE MANCINE - Stefania Bertola

Dopo l'intervista rampante e l'incontro con l'autrice al Circolo dei lettori di Torino, eccomi finalmente pronta a parlarvi anche dell'ultimo romanzo di Stefania Bertola.
O a provarci almeno, perché devo ammettere che da quando l'ho chiuso qualche ora fa sono invasa da diversi sentimenti contrastanti. C'è sicuramente un po' di tristezza, perché chissà quando leggerò di nuovo un romanzo con delle protagoniste così adorabilmente strampalate. Però c'è anche un po' di delusione, per quanto stia cercando di negarlo. Quella delusione causata dalle alte aspettative, che ti impediscono di essere completamente obiettiva.

Credo di avervelo già detto molte volte quanto io abbia amato i romanzi precedenti di questa autrice. Non tutti allo stesso modo, certo. Ma in tutti, almeno per un momento, trovavo qualcosa o qualcuno in cui identificarmi. Nella sbadataggine delle protagoniste, nel loro modo un po' naif di vedere e affrontare il mondo, in queste storie d'amore a fine lieto che più lieto non si può. Tutti elementi che ci sono anche in questo Ragazze mancine, anche se mi è parso in tono molto minore.

La storia è come sempre molto intricata e tentare di riassumerla la renderebbe ancora più complessa. Quindi non ci provo nemmeno. Vi basti sapere che protagoniste sono due donne: Eva, una ragazza con una bambina  piccola al seguito, che vive alla giornata e che da quando ha trovato su una spiaggia un vecchio medaglione crede di essere in qualche modo protetta dalla malasorte, e Adele, una donna che aveva come unico obiettivo nella vita sposare un uomo ricchissimo e non lavorare mai e che ora, dopo che il suddetto uomo ha fatto bancarotta ed è scappato con una ragazza dell'est, si ritrova completamente indigente, con un enorme cane al seguito. Le due donne si incontrano in autogrill, mentre Eva sta fuggendo da un uomo che vorrebbe il suo medaglione, e senza troppi fronzoli e troppe domande le due si ritrovano a vivere insieme, a trovarsi lavori a vicenda, ad accudire cane e figlia e/o viceversa. Nella loro vita entrano poi due uomini, due fratelli, Cristiano e Tommaso, entrambi che vorrebbero recuperare quel benedetto medaglione, non fosse altro per togliersi dai piedi la loro madre, vera proprietaria di quel gioiello. E poi ci sono cognati e cognate antipatiche e snob, ricchi datori di lavoro gentili e scrittrici di romanzi Harmony.

Il solito, adorabile, calderone dei romanzi della Bertola. In cui tutto all'inizio sembra confuso ma che poi piano piano, man mano che si va avanti a leggere, trova il suo giusto posto. Come al solito, si ride e si sorride, si fa il tifo per le protagoniste e si cerca di capire come riusciranno a uscire dalle strane situazioni in cui si sono trovate.
Eppure, qualcosa non mi ha convinta del tutto e non riesco a far sparire quel senso di delusione di cui vi parlavo all'inizio. Trovo che manchi un po' della solita magia, del solito brio e della solita spensieratezza a cui questa autrice mi aveva abituata. Ci sono sempre personaggi e situazioni buffe (e ogni volta non riesco a fare a meno di domandarmi come le vengano in mente certe idee), c'è sempre Torino a far da sfondo, così come c'è sempre il caro e vecchio lieto fine. 
Però c'è questo benedetto però, che sto cercando in ogni modo di definire, senza riuscirci.
Diciamo che non è il primo, e forse nemmeno il secondo o il terzo, romanzo che consiglierei come primo approccio con questa autrice. E' una lettura piacevole e divertente, certo, ma non è la sua opera migliore.

(E poi, se proprio vogliamo dirla tutta, 18,50€ è un prezzo davvero esagerato per un romanzo di questo spessore).

Titolo: Ragazze mancine
Autore: Stefania Bertola
Pagine: 281
Anno di pubblicazione: 2013
Editore: Einaudi
ISBN:978-8806212643
Prezzo di copertina: 18,50€
Acquista su Amazon:
formato brossura: Ragazze mancine

domenica 24 novembre 2013

Incontrando... Stefania Bertola

Non avrei mai pensato di andare alla presentazione di un libro di domenica mattina. Giorno e orario insoliti e non proprio comodi, soprattutto se si viene da fuori e si viaggia in coppia con un ritardatario cronico.
Però era da parecchio tempo che volevo incontrare Stefania Bertola, conoscere di persona la mente dietro agli unici romanzi rosa che riesco a leggere senza reazioni allergiche da troppo zucchero. E quindi ci siamo alzati presto, abbiam preso l'auto e in poco meno di un'ora (grazie al traffico ridotto della domenica mattina) siamo arrivati al Circolo dei Lettori.

La sala era già abbastanza piena e i posti si sono a poco a poco riempiti tutti. Stefania Bertola è arrivata puntuale, un po' irruenta, regalando "buongiorni" a destra e a manca. La prima cosa strana, oltre al già citato orario, è stata che si è presentata da sola. Ad accompagnarla c'era un attore, Michele di Mauro, a cui ha affidato alcune letture e che le ha fatto in qualche modo da spalla. Il risultato è stata un'ora divertente, intensa, che mi ha fatto capire ancora una volta come mai io adori tanto questa donna e il suo modo di scrivere.

Oggetto della presentazione era il libro nuovo, Ragazze mancine, che ho acquistato il giorno prima e ancora non ho letto. Ed effettivamente temevo anche un po' che durante la presentazione avrebbe potuto svelare qualcosa, anche involontariamente, e rovinarmelo. Invece è successo proprio il contrario, sono uscita di lì con una voglia matta di iniziarlo.
La prima cosa che si può dire di Stefania Bertola è che è torinese. E' torinese di origine, di accento (se uno non sapesse chi sta parlando e non la vedesse in faccia, la scambierebbe per la Littizzetto) e nei modi. E poi ama quello che fa, ama scrivere, ama le storie che scrive. E questo amore traspare, oltre che da ogni romanzo ovviamente, da ogni parola che dice. Sentirla parlare è davvero un piacere. 

Durante la presentazione ha parlato un po' della nascita di questo Ragazze mancine, un titolo nato parecchi anni fa insieme a un romanzo che era stato rifiutato da una trentina di editori (come già aveva raccontato nell'intervista rampante qui sul blog). Era un libro troppo strano, le avevano detto. Un libro che non avrebbe venduto. Lei lo ha messo da parte, ha ripreso la sua vita normale e iniziato a scrivere altro, Ne parliamo a cena, Aspirapolvere di stelle, A neve ferma, Biscotti e sospetti e tutti gli altri. Poi, due anni fa, quando ha firmato il contratto per un nuovo romanzo, le è ritornato alla mente quel titolo. Ha riscritto la storia, salvando solo un personaggio, e finalmente l'ha pubblicato.
Per scrivere il libro ha preso spunto da alcuni episodi che veramente le sono successi: il commercialista che l'ha imbrogliata e quasi ridotta sul lastrico, un braccialetto trovato per caso su una spiaggia a Mentone, la sua passione per gli autogrill e in particolare per quello di Novara, quello "a ponte" (che fa impazzire anche me). 

La chiacchierata è proseguita, con qualche lettura d'intermezzo, con la Bertola che ha spiegato il suo rapporto con Torino e la sua voglia di staccarsi un po' da questa città (e dal pubblico hanno suggerito di ambientarne uno a Ciriè), ma anche la sua abitudine di inserire sempre un piccolo mistero nei suoi romanzi e di far riapparire, per un attimo, un protagonista delle sue opere passate. Ha parlato poi della scelta dei nomi dei suoi protagonisti, nomi spesso bislacchi che nascono per caso, perché le piace cercare nomi non proprio comuni, poco diffusi e che facciano sorridere (tra l'altro ho scoperto una cosa che non sapevo: anche Andrea Vitali nei suoi romanzi inserisce sempre nomi particolari... e va a cercarli nei cimiteri!) oppure omaggiare altri personaggi (in questo caso c'è Jezebel, in omaggio al film La figlia del vento con Bette Davis ed Henry Fonda... in Ne parliamo a cena c'era ad esempio Sailor Maria, immaginando come le bambine cresciute con il cartone Sailor Moon avrebbero potuto chiamare le loro figlie).

L'ora è passata molto in fretta e dopo le domande di rito (tra cui una su "Romanzo rosa" e le sue differenze rispetto a tutte le altre sue opere precedenti) è arrivato il momento del firma copie. 


Insomma, davvero una bella (auto)presentazione. Se vi capita, andatela a sentire, merita davvero! Ma soprattutto, merita davvero leggere i suoi meravigliosi romanzi (sperando ovviamente che Ragazze mancine sia all'altezza degli altri... ma i primi due capitoli promettono bene!)

lunedì 28 ottobre 2013

Interviste rampanti: STEFANIA BERTOLA

Protagonista dell'intervista rampante di questa settimana è Stefania Bertola. 
Scrittrice, traduttrice, sceneggiatrice e autrice radiofonica torinese, Stefania Bertola è l'unica autrice di romanzi rosa che riesco a leggere, perché sono originali, perché sono buffi, divertenti e un po' surreali, perché sono ambientati a Torino e, soprattutto, perché racconta di donne vere, con cui sono sempre riuscita a identificarmi.
L'ho scoperta per caso, qualche anno fa, con Biscotti e sospetti (che rimane il mio preferito in assoluto), e da allora ho letto tutto quello che ha pubblicato, a parte Luna di luxor, il primo romanzo. Oltre a questi, ha pubblicato Se mi lasci fa male, una specie di manuale di auto-aiuto per donne appena uscite da una storia, Ne parliamo a cena, Aspirapolvere di stelle, A neve ferma, La soavissima discordia dell'amore, la raccolta di racconti Il primo miracolo di George Harrison e Romanzo rosa, una sorta di manuale di scrittura i cui protagonisti frequentano un corso per imparare a scrivere Harmony.
Il 5 novembre arriva in libreria Ragazze mancine, pubblicato dall'Einaudi.
Ovviamente, la ringrazio tantissimo per aver accettato l'intervista.


Da bambina dicevi “da grande farò la scrittrice”?
No, dicevo “Da grande farò il pediatra”. Poi: “Da grande farò l’addetto culturale di un’ambasciata”. Poi: “Farò la moglie di George Harrison”. La scrittrice è venuto un po’ da sé, non l’ho mai progettato.

Tutti i tuoi romanzi sono ambientati a Torino, tanto che sembra essere anch'essa un protagonista. Ed è poi uno dei motivi, oltre ai personaggi femminili, che me li ha fatti apprezzare così tanto, in quanto frequentatrice assidua della città. Riusciresti ad ambientare un tuo romanzo in un’altra città?
Ne dubito. Sono l’esatto contrario dei romanzieri che fanno ricerche anche di anni prima di scrivere un libro. Io scrivo solo di quello che so già, e Torino la so benissimo. Posso spostarmi al massimo a Finale Ligure, e può darsi che lo farò, perché ho voglia di scrivere una storia ambientata al mare.

Come sei stata scoperta (o come sei riuscita a farti scoprire) dalle case editrici che ti hanno pubblicato?
Ho avuto un andamento insolito. Per il mio primo romanzo Luna di Luxor  ho usufruito di una corsia super preferenziale, perché avendo lavorato per sei anni all’Einaudi, conoscevo molte persone nell'ambito editoriale. In particolare, conoscevo il mio ex principale, Ernesto Ferrero. Ho fatto leggere il libro a lui, gli è piaciuto, lo ha dato lui a Mario Spagnol della Longanesi et voilà, fatto. Poi però ho scritto un altro libro che mi è stato rifiutato da tipo 30 case editrici. Si chiamava Ragazze Mancine, proprio come quello che sta per uscire adesso, ma in comune hanno solo un personaggio. Anzi, due personaggi.

Qual è il tuo rapporto con i critici professionisti e con i book blog?
Scarso. Conosco pochissimi critici e non li frequento. I blog mi piacciono in teoria ma non ho tempo di leggerli. 

Qual è la cosa più bella che è stata detta riguardo a un tuo romanzo? E la più brutta?
Quella che mi piace di più, e che per fortuna mi è stata detta più di una volta è questo genere di frase: “Stavo molto male, per questo o quel motivo, e non dormivo la notte, o mi sbattevo come una biscia, ero nera  ecc. ecc. E IL TUO LIBRO mi ha consolata, rallegrata, messa in pace, aiutata a passare le ore..” Queste cose qui. La più brutta non so, non mi hanno mai detto qualcosa di orribile, forse l’avranno fatto alle spalle, meno male, così non ho sentito.

Hai qualche mania come scrittrice?  Che so, riesci a scrivere solo in un posto preciso o a una particolare ora del giorno o della notte?
Ma figurati, scrivo come e quando riesco, a qualsiasi ora, infilandomi fra i vari lavori e incombenze assortite. Quando scrivevo prima a mano e poi passavo sul Mac, usavo solo le stilo,mi fa tristezza scrivere con la biro. Avevo la passione delle Pilot nere. Adesso scrivo direttamente sul Mac. Ecco, non riesco a scrivere sui Pc.

Io ho un’ossessione per le copertine dei libri, che condizionano molto la mia decisione di leggere o meno un’opera. Hai avuto voce in capitolo nella scelta di quella dei tuoi libri?
La copertina che avrebbe voluto Stefania Bertola,
dalla sua pagina Facebook
Voce si, ma non l’ultima parola. Diciamo che ho potere di veto, ma non di scelta. Ad esempio, per questo ultimo libro, Ragazze mancine, avrei voluto la copertina con Bette Davis che ho messo su Facebook, ma all’Einaudi non erano d’accordo, e me ne hanno proposte altre che ho rifiutato. Poi ne ho accettata una che, senza convincermi fino in fondo, mi sembrava comunque abbastanza visibile. Però tra tutti i miei libri, le uniche copertine che veramente rispecchiano il mio essere copertina sono quella di Pierre e Gilles per Biscotti e Sospetti e quella di Botto e Bruno per Il primo miracolo di George Harrison. Forse sono portata alle coppie di artisti. 

Cosa consiglieresti a un aspirante scrittore ?
Un mio grande desiderio è non consigliare niente agli aspiranti scrittori. Ma proprio dovendo, ora come ora mi pare che il sistema migliore per verificare se quello che scrivi interessi a qualcuno siano tutte le varie forme di auto pubblicazione on line. Gli o le direi: “Scrivi, scrivi, non mandare da leggere a me per favore, scrivi, scrivi, pubblica online e vedi che succede. E fai concorsi, tutti i concorsini e concorsetti che trovi, è matematico che se vali qualcosa prima o poi qualcuno se ne accorge.”

Cosa pensi dell’editoria a pagamento? E dell’autopubblicazione?
Editoria a pagamento, niet. Autopubblicazione, ho già risposto.

Ebook o cartacei?
Uso diverso. Carta per i libri a cui teniamo, per un qualunque motivo. Ebook per le cavolate da leggere e dimenticare, per i libri da portare in viaggio, per le opere di consultazione. Io frequento sia gli uni che gli altri, ma non terrei mai un libro a cui voglio bene nel limbo elettronico del mio Kindle. Lo voglio hic et nunc, solido, con un perimetro, uno spessore, un peso in etti o chili.

Qual è il libro, non tuo, a cui sei più legata?
Uno? E come faccio? Tutto Dickens? I racconti di Hoffman? Emma di Jane Austen? Però, se mi chiedo qual è il libro che mi ha spalancato a viva forza il mondo delle vite parallele, ovvero il piacere della lettura, credo sia stato I Tre Moschettieri.

Un autore/autrice italiana che stimi tantissimo? Consigliaci un suo libro.
Valeria Parrella, Mosca + Balena, dei racconti veramente sensazionali. E poi vi consiglio di tenere d’occhio un giovane autore in uscita tra poco per Sperling & Kupfer: Simone Laudiero. Il suo primo libro mi aveva fatto moltissimo ridere. 

Hai letto le Cinquanta Sfumature?
Ma no!

Qual è Il tuo colore preferito?
Cinquanta sfumature di blu

lunedì 14 maggio 2012

ROMANZO ROSA - Stefania Bertola

Olimpia fa la bibliotecaria, è un'amante del cappuccino al bar, e la vera passione - la passione che tutto travolge - l'ha provata solo per tre giorni, nel 1977. Paola è avvocato, si è lasciata un matrimonio alle spalle e indossa vistosi giubbotti da aviatore. Nicola, invece, è un tipo che non si fa notare: brunetto, sui trenta, è anche carino, ma bisogna guardarlo sette o otto volte per accorgersi di lui. Manuela, poi, ha quarant'anni ed è disoccupata, ma investe i cento euro di un Gratta e Vinci per partecipare al corso in cui tutti questi personaggi s'incrociano: Come scrivere un romanzo rosa in una settimana, che Leonora Forneris, insegnante spinosa e scrittrice di fama, tiene al Circolo dei Lettori. Con la ricetta giusta e i trucchi del mestiere per confezionare, lezione dopo lezione, pagina dopo pagina, giorno per giorno, un Melody di sicuro successo. Tra passioni di carta e flirt reali, marmellate alle arance amare e misteriose limousine, uomini che amano i cani e donne che amano i gatti, Stefania Bertola ci trasporta con ironia e intelligenza in un universo dalle tinte pastello, creando un romanzo che sa di rosa. In ogni senso. 

Aspettavo con ansia un nuovo romanzo di Stefania Bertola. Lo aspettavo dai tempi de "La soavissima discordia dell'amore", dopo la piccola delusione della raccolta di racconti "Il primo miracolo di George Harrison".
E' una scrittrice che amo molto, la Bertola. Amo le sue trame semplici e un po' banali, amo l'ambientazione torinese di tutti i suoi romanzi, amo la facilità di lettura e il buonumore che riesce a trasmettere. E soprattutto amo le sue protagoniste, vera forza di ogni sua opera: donne buffe che non si avvicinano mai nemmeno lontanamente al prototipo delle protagoniste dei romanzi femminili più famose, motivo per cui sono sempre riuscita facilmente a immedesimarmi. Sono donne comuni, un po' bislacche a volte, che si ritrovano ad affrontare problemi e situazioni altrettanto bislacche e per le quali è impossibile non provare simpatia. Donne che si ritrovano ad affrontare la vita e l'amore, i patemi che la loro normale quotidianità mette loro davanti.
Quindi, non appena ho scoperto che era finalmente uscito un nuovo romanzo, ho cercato di procurarmelo il prima possibile (e grazie al cielo avevamo una ricorrenza da festeggiare e il mio ragazzo sa che per andare sul sicuro può sempre regalarmi un libro). E ovviamente l'ho divorato in poche ore, tra ieri sera prima di andare a dormire e la pausa pranzo di oggi.

Questa volta l'autrice si distacca un po' dal suo filone classico e ci propone un romanzo diverso dal solito. Prendendo spunto da un corso di scrittura che ha effettivamente tenuto qualche anno fa per la scuola Holden, l'autrice ci narra di un gruppo di persone molto diverse tra loro che si ritrovano a frequentare il laboratorio "Come scrivere un romanzo rosa in una settimana", presso il Circolo dei Lettori di Torino. A tenere il corso è niente popo' di meno che Leonora Forneris, famosa scrittrice, ovviamente dietro accattivante pseudonimo, di romanzi d'amore per la serie Melody.
E ciascuno dei partecipanti dovrà proprio cimentarsi nella scrittura di uno di questi romanzi d'amore, seguendo le rigide regole che la Forneris fornirà loro ogni volta e che garantiscono la perfetta riuscita di questo genere di romanzi.
Il tutto viene narrato dalla voce di Olimpia, bibliotecaria zitella quasi sessantenne, che si dimostra essere una delle allieve più promettenti del corso nonostante abbia vissuto la passione nella sua vita per soli tre giorni più di trenta anni prima. Il suo romanzo rispecchia a pieno tutte le regole del perfetto romanzo rosa: eroina orfana che eredita, innamorata di un uomo socialmente più elevato per il quale prova attrazione e odio, ovviamente ricambiata con gli stessi sentimenti, e che è già promesso sposo a una donna ovviamente antipatica. Una serie di ostacoli e di equivoci li terrà lontani per molto tempo e non permetterà loro di soddisfare la loro passione e il loro desiderio, fino al lieto fine sotto le stelle (sarebbe andato bene anche su una spiaggia).
Ovviamente situazioni simili a quelle previste per questi romanzi nasceranno a poco a poco anche tra i partecipanti al laboratorio: amori che sembrano impossibili, ostacoli che sembrano insormontabili, infelicità, passione e gelosie reali si mescoleranno a quelle dei romanzi rosa. Facendoci vedere come i romanzi rosa in realtà altro non sono che un'esasperazione (MOLTO MOLTO MARCATA) dei tormenti sentimentali della vita reale.

La Bertola regala un'altro romanzo divertente e davvero piacevole da leggere. Le dispense per il perfetto romanzo rosa fanno sorridere nella loro assurdità, ancor di più se si pensa che tutti questi romanzi di questo genere sono davvero così: libri d'evasione, dove l'assurdità della trama non ha importanza purché si rispettino certi canoni e purché il lieto fine, dopo ostacoli stupidi e banali, si verifichi sempre.
E bello è anche il rapporto che si crea tra i vari partecipanti al laboratorio, tante persone con storie ed età diverse tra cui nasceranno legami e passioni che solo il destino deciderà se far durare.
Certo, a parte Olimpia, i personaggi questa volta sono molto meno caratterizzati rispetto a quanto l'autrice ci aveva abituato con i romanzi precedenti, ma credo sia voluto: tutti sono presentati tramite le impressioni di Olimpia e tramite le poche informazioni che traspaiono dal tipo di romanzo Melody che ogni partecipante sceglie di scrivere.

A me è piaciuto molto. Mi ha appassionato e divertito, fatto sorridere nella sua assurdità e fatto riflettere su alcuni luoghi comuni amorosi di cui sempre ci circondiamo.
Se amate Stefania Bertola non dovete assolutamente perdervi questo suo ultimo lavoro, perché merita davvero!
Se invece non avete ancora mai letto nulla di questa autrice piemontese vi consiglierei di non iniziare da questo ma di partire dai suoi romanzi più vecchi: il mio preferito è "Biscotti e Sospetti", il primo che ho letto e che mi ha fatto innamorare di questa scrittrice. Ma anche "A Neve Ferma" e "Aspirapolvere di Stelle" sono molto molto carini.

Mi spiace solo che l'autrice sia passata dalla Salani/TEA alla Einaudi: le copertine prima erano molto più belle.

Titolo: Romanzo Rosa
Autrice: Stefania Bertola
Pagine: 201
Prezzo di copertina: 13€
Editore: Einaudi
Acquista su Amazon: Romanzo rosa (Super ET) 

sabato 13 novembre 2010

IL PRIMO MIRACOLO DI GEORGE HARRISON- Stefania Bertola

Un ragazzino disposto a tutto per neutralizzare il fascino di sua sorella. Un carrarmatino del Risiko coinvolto in un tentativo di omicidio. Una perfida vigilessa e le sue serate imprevedibili. Tre ragazze torinesi che attraversano Londra in una giornata calda come liquirizia appiccicosa: cosa le aspetta in St John's Wood? Una raccolta di racconti che trabocca di intelligenza, divertimento e stupore. Stefania Bertola osserva il mondo con la lente giocosa dell'immaginazione, svelando i piccoli imprevisti della vita e dei sentimenti.

Non del tutto casualmente, il libro che ho letto dopo la Kinsella è l'ultimo della Bertola (in realtà ne sto leggendo anche un altro, che però non mi sta entusiasmando più di tanto). Ecco, i romanzi della Bertola, almeno per me, sono ideali quando si è un po' giù o quando si ha voglia di leggere qualcosa di non leggero e non troppo impegnativo.
A questo punto però mi vedo costretta a non consigliare questo suo ultimo libro. Ma semplicemente perché si tratta di una raccolta di racconti, venti in tutto, che danno solo un limitatissimo assaggio dello stile dell'autrice. Quindi, iniziate con i romanzi (Biscotti e sospetti, il mio preferito), e poi leggete anche questo.
Non sono una grande amante dei racconti, mi piace affezionarmi ai personaggi, seguirli nelle loro peripezie di pagine e pagine, patire con loro e arrivare con loro insieme al finale. Quindi non sono solita leggerli (con eccezioni di tanto in tanto ovviamente).
In questa raccolta, ce ne sono diversi che meritano proprio: da "Il Nostro Capitano", dedicato a Alex Del Piero e a un suo piccolo fan (che fa veramente ma veramente ridere), a " La strega del bosco va al circolo dei lettori", passando per Ave Verum (un inno a non fermarsi alle apparenze) e "La Ragazza che Piangeva in discoteca".
Non sono tutti belli però, alcuni sembrano buttati lì proprio perché non si può vendere un libro di meno di 100 pagine a 14,50 euro (non che con 120 sia più accettabile eh...). E anche quello che da' il titolo alla raccolta "Il primo miracolo di George Harrison", che mi sono accorta che avevo già letto, non mi ha entusiasmato molto.
Insomma, da leggere per distrarsi un paio d'ore e per sorridere un po'(e se siete di Torino o comunque la conoscete un po', rende ancora di più). Ma cominciate dai suoi romanzi, che meritano molto di più.

sabato 17 aprile 2010

LA SOAVISSIMA DISCORDIA DELL'AMORE- Stefania Bertola

Agnese è appena tornata dalla Cina, dove il suo fidanzato l'ha lasciata per sposare due sorelle cinesi. Neanche Margherita, sua antica compagna di classe, se la passa troppo bene: ha mandato a monte il suo matrimonio quindici giorni prima delle nozze per amore di un violoncellista viennese con il quale ha una relazione saltuaria. La sua collega attrice Teresa, invece, questo coraggio non riesce a darselo: anche lei vorrebbe mandare a monte le nozze con Arturo, ormai imminenti, ma non ha il coraggio di dirlo. Emilia invece non se la sente di affrontare la sua difficile situazione coniugale: è sposata con un medico che lavora per un'associazione umanitaria in Kivu, e che lì si è fatto anche una nuova famiglia.. Anche Tancredi Orizzonte in arte Smallville era compagno di classe di Agnese, Emilia e Margherita, ed è proprio lui, attore e miliardario, a riportare in vita il Tesk, il Teatro Elettrico Sul Pianeta Krypton. Mentre la compagnia prova un faticoso spettacolo intitolato "Shakespeare in cucina", le nostre quattro ragazze incontrano nuovi personaggi tutti in qualche modo pericolosi: uno psicopata parzialmente calmucco, una fidanzata intraprendente, un marchettaro momentaneamente pentito.


Uno dei classici romanzi alla "Bertola", in cui le vicende amorose più assurde e i personaggi più bizzarri riescono a diventare reali e (quasi) credibili, grazie alla penna dell'autrice. A mio avviso, però, questo è il meno riuscito dei suoi libri. Sarà che stavolta i personaggi sono davvero troppi e troppo spesso, anche dopo molte pagine, ancora non riuscivo a capire di chi stesse parlando. Sarà anche che non ho trovato tra le protagoniste (sempre, rigorosamente donne) la mia eroina, qualcuna con cui identificarmi. E nemmeno tra le probabili storie d'amore che potevano nascere nel libro, ce n'è stata una che speravo ardentemente nascesse. Tutte cose che nei suoi romanzi passati erano successe.
Forse, nel suo intento di creare situazioni assurde, stavolta l'autrice si è lasciata prendere un po' la mano e ha perso parte della sua freschezza e della sua leggerezza. Peccato.

domenica 14 febbraio 2010

SE MI LASCI FA MALE- Stefania Bertola


Lui vi ha lasciate? È terribile, non resta che piangere, piangere, piangere ancora, disperarsi, lagnarsi ben bene con un paio di amiche e poi passare oltre. O volete entrare nella triste schiera delle vittime rancorose, di quelle tizie che tre anni dopo la separazione ce l'hanno ancora con l'ex? Guardate che lo spazio interno di un essere umano non è infinito, e se ne occupate svariati centimetri con rancori, rimpianti e altri sentimenti sgradevoli, non è che poi resta tutto questo spazio per immagazzinare sensazioni positive. E allora reagite, con l'aiuto di "Se mi lasci fa male", un allegro alfabeto che vi aiuterà a districarvi nelle più comuni situazioni post-abbandono: dall'ex suocera al purè, dalla gita in campagna ai libri da leggere, dal rapporto con il cellulare a quello con i cassetti, scoprite come si può affrontare la fine di un amore senza che per questo finisca il mondo.

Non sono solita leggere questi manualetti di "autoaiuto" che ti spiegano perchè gli uomini sono diversi dalle donne o cosa fare in caso di rottura, ma devo ammettere che questa "Guida della Lasciata" scritta dalla Bertola è molto divertente. Un po' improbabile forse, ma fa comunque sorridere. L'idea ad esempio di prepararsi un purè alle 4 di notte per combattere l'angoscia causata dal fatto che il vostro fidanzato vi ha lasciato la trovo semplicemente geniale. E anche l'idea di nascondere dei "cicles" masticati nella stessa tasca in cui il vostro Lui nasconde segni della sua amante è strepitosa.
Preferisco di gran lunga la Bertola quando scrive romanzi, forse perchè tutte le cose che consiglia di fare in questo libro ma che una persona normale effettivamente non farebbe mai, nei suoi libri prendono vita.
Simpatico, ma nulla di più. E se dopo averlo letto, magari come primo approccio alla Bertola, decidete di non leggere più niente di suo, vi prego, ripensateci. Datele una seconda possibilità.

lunedì 8 febbraio 2010

NE PARLIAMO A CENA- Stefania Bertola


Sofia è appena stata piantata dal marito e quel fetente, non contento di spassarsela con una collega, pretende anche di toglierle la casa. È il momento, dunque, di radunare le cugine-amiche per una cena di consulto. C'è Costanza, la voce narrante, che non si è mai sposata perché l'uomo che ama è già sposato; Bibi, divorziata ma che sogna di riconciliarsi col marito; Irene, sempre sul punto di separarsi, ma che non si decide mai, e Veronica, l'unica senza problemi e per questo terrorizzata che tanta felicità non possa durare in eterno.




Ve l'ho già detto che la Bertola mi fa impazzire? Mi piacciono i personaggi, le storie che racconta, il modo in cui le racconta e quel senso di leggerezza che rimane sempre dopo aver finito ogni suo libro.

Questo è il primo che ha scritto, è forse lo stile va ancora un pochino affinato. Ma mi sono comunque divertita. Perchè l'autrice riesce a prendere personaggi normali (tutte donne, innanzitutto), con i loro complessi, i loro aspetti buffi, e a buttarli in storie sempre improbabili ma mai del tutto paradossali.

In questo libro le protagoniste sono delle cugine, che si trovano a cena di tanto in tanto e si aggiornano sulla loro vita sentimentale, consigliandosi, litigando a volte, ma senza mai perdere quel grande legame che le lega.

Veramente bello e piacevole da leggere!

venerdì 8 gennaio 2010

A NEVE FERMA- Stefania Bertola


Emma, aiutante pasticcera, perde l'amore della sua vita tre giorni dopo averlo trovato. Elena lo sta cercando da trent'anni. Camelia, invece, si innamora continuamente, di chiunque. Il problema di Camelia, caso mai, è il quaderno di ricette che le ha lasciato in eredità suo nonno, scritto in un codice misterioso. Bianca è impegnata in una battaglia contro un giovane dottore, più volte ladro, il tutto gravita, fra ricette paradisiache, intorno alla pasticceria Delacroix.

Un altro bel libro della Bertola. Leggero, divertente e con un bel lieto fine. In più poi c'è il cibo, i dolci in particolare, che lo rende, almeno per me, ancora più bello e meritevole. Poco importa se la vita reale non è assolutamente così e se alla fine le vicende narrate e le coppie che si formano sono un po' incredibili. Perchè è difficile non affezionarsi alla pasticcera Emma o alla scrittrice-pittrice-fotografa aspirante miliardaria Bianca, così come è impossibile non sperare che alla fine tutte le coppie che devono formarsi si formino. E la Bertola, per fortuna, non cerca finali che facciano scalpore o che stupiscano, ma da al lettore proprio ciò che si aspetta e di cui a bisogno. Senza deluderlo.
L'unica aspetto negativo che si potrebbe trovare è che a lungo andare i libri della Bertola si assomigliano tutti. Cambiano i nomi, cambiano le professioni e gli intrecci, ma tutti i personaggi dei suoi vari libri hanno tratti comuni e facilmente riconoscibili. E anche l'instancabile lieto fine a qualcuno a lungo andare potrebbe non piacere troppo, perchè un po' irrealistico.
A me, però, piace da impazzire!

"Devo tornare in reparto. Sei fidanzata?"
"No"
"Quasi?"
"Neanche. Mi piace uno, ma è un amore impossibile"
"uff...l'uomo sposato".
"No... è il protagonista di un libro che vorrei scrivere".
"Ma esiste?"
"Finchè non scrivo il libro no."

sabato 19 dicembre 2009

ASPIRAPOLVERE DI STELLE- Stefania Bertola

Ginevra, bella, bionda e afflitta da un rimpianto insuperabile, si prepara ad andare a interrare bulbi sul terrazzo di un cliente. Arianna, moglie, madre e aspirante adultera, deve preparare un cous cous gigantesco per gli ospiti di una signora svaporata. E Penelope? la giovane Penelope arranca come ogni giorno sotto il peso dei detersivi, che sono i suoi attrezzi del mestiere. Ma non è affatto una giornata come le altre, perché squilla il telefono: la voce di un uomo sconosciuto e suadente propone alle tre titolari della rinomata Agenzia un lavoro piuttosto insolito. Comincia così per Ginevra, Arianna e Penelope un periodo frenetico, ambiguo e innamorato, in cui conquistare un uomo affascinante e sfuggente.

Ma quanto mi piace lo stile della Bertola! E' allegra, originale e un po' bizzarra... impossibile non appasionarsici. E' il libro ideale da leggere quando si cerca qualcosa di leggero, divertente e non troppo impegnativo.
Le protagoniste di questo romanzo sono tre donne, amiche e socie in affari per la ditta "Fate Veloci" ( dalle tre fatine della Bella Addormentata nel Bosco), con personalità molto diverse, che iniziano a lavorare per un affascinante scrittore, di cui due immancabilmente si innamorano. E da lì cominceranno una serie di avventure e di equivoci divertenti e un po' surreali, con vari personaggi che entrano ed escono dalla trama, fino all'immancabile lieto fine.
E sono forse proprio i finali la cosa che mi piace di più della Bertola. E' bello che a volte tutto finisca bene, che tutti vivano per sempre felici e contenti.
L'unica pecca, forse, è che i suoi libri sono un po' tutti uguali (anche se ne ho letti solo due per il momento). Cambiano i personaggi e le storie, ma la base è molto simile a quella di Biscotti e Sospetti.
Resta comunque un libro che consiglierei di leggere, soprattutto se si è un po' giù di morale.

giovedì 12 novembre 2009

BISCOTTI E SOSPETTI- Stefania Bertola

Violetta Chiarelli, commessa, e sua sorella Caterina, sarta e minuscola imprenditrice in proprio, non sono forse le inquiline ideali per un appartamento ricavato in un'elegante villa in collina. D'altro canto, neanche gli altri inquilini sono del tutto irreprensibili. Rebecca Demagistris è una madre separata alle prese con tre bambine, mirmecologhi fedifraghi e pastori metodisti killer: Mattia Novalis è un architetto di interni ricercatissimo di pessimo gusto e il fisico prestante; Emanuele Valfrè, romantico e affascinante proprietario delle omonime vetrerie, è arrivato da Calcutta con una moglie fresca fresca che sembra intenzionata a rovinargli la vita.

Un libro leggero, senza troppe pretese, e per questo molto bello. Si legge d'un fiato e i personaggi creati dalla Bertola sono veramente stupendi e ben caratterizzati. Soprattutto le due sorelle attorno a cui ruota tutta la vicenda.
E' un libro leggero, di una leggerezza che ogni tanto fa bene e ci vuole.
Mi ha aiutato molto ad apprezzare il libro anche l'ambientazione torinese: adoro leggere e riconoscermi nelle strade in cui i protagonisti passeggiano o nei posti in cui mangiano.
Consigliatissimo!