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lunedì 25 agosto 2014

UN BEL SOGNO D'AMORE - Andrea Vitali

In mezzo al marasma di libri di Andrea Vitali che vengono pubblicati ogni anno, una volta ogni tanto ce n'è uno un po' più degno di nota degli altri. 
Lo stile è sempre lo stesso, ovviamente. C'è sempre Bellano, c'è sempre la vita di paese con i suoi caratteristici protagonisti e le sue trame banalissime eppure di vitale importanza per chi le vive, e ci sono sempre questi capitoli brevi, di facile lettura, che ti fanno arrivare alla fine senza quasi accorgertene.

Però, ecco, in questo Un bel sogno d'amore ho trovato anche qualcosina in più. Forse perché parla d'amore, quello di Adelaide, indecisa tra il suo storico fidanzato Alfredo Denti, che sembra abbia bisogno di più di un incoraggiamento per compiere il passo definitivo, ed Ernesto Tagliaferri, detto Il Taglia, ladruncolo di provincia che non riesce a fare a meno di mettersi nei guai. Ma anche dell'amore presunto dell'austera madre di Alfredo per quell'uomo misterioso che vede ogni giorno all'ora di pranzo.

La trama è davvero molto semplice, come lo è in tutto i romanzi di questo autore, che riesce a trovare sempre qualcosa che meriti di essere raccontato nella vita quotidiana di un piccolo paese: chiacchiere, piccoli crimini e intrighi, voci e pettegolezzi che si alimentano quasi da soli. E tu ti senti quasi parte di tutto questo, leggendo le sue storie. Soprattutto quelle ben riuscite come questa, più intensa e profonda del solito.
Certo, la scelta di focalizzare l'attenzione sulla proiezione di L'Ultimo tango a Parigi come motore dell'azione è in realtà più un trovata di marketing che non il vero fulcro del libro... ma ammetto che con me ha funzionato, perché se non avessi avuto la curiosità di sapere quali sono state le reazioni di fronte a quel film scandaloso, difficilmente avrei acquistato. E quindi alla fine non mi è nemmeno poi pesato così tanto l'essere stata platealmente fregata dalla quarta di copertina.

Insomma, un libro all'altezza del Vitali dei tempi migliori, in cui si percepisce più cura nella scrittura e meno ansia di pubblicare a tutti i costi qualunque cosa. Lo consiglio!

Titolo: Un bel sogno d'amore
Autore: Andrea Vitali
Pagine: 371
Anno di pubblicazione: 2014
Editore: Garzanti
ISBN: 978-8811687542
Prezzo di copertina: 9,90€
Acquista su Amazon:
formato brossura: Un bel sogno d'amore

domenica 11 maggio 2014

Salone del Libro di Torino e Salone OFF 2014: un resoconto rampante

E finalmente trovo il tempo per scrivere un post e raccontarvi i miei due giorni tra Salone del Libro e Salone OFF. Due giorni belli, intensi, un pochino anche angosciosi, ricchi di incontri, libri ed emozioni.
Come vi avevo anticipato, quest'anno sarei stata parte attiva, nel mio piccolo, del Salone e del Salone Off: un sogno che si avvera, quello di entrare con il pass di relatore e vedere il mio nome comparire nel programma.

Ma andiamo con ordine, che oltre alle mie presentazioni, ci sono altre cose che meritano di essere raccontate.
Innanzitutto credevo che andare al Salone di venerdì garantisse una certa tranquillità al suo interno. Tranquillità che c'era sicuramente all'ingresso (il lettore rampante ed io siamo arrivati verso le 11.30 e di coda per il biglietto lui non ne ha dovuta fare... mai vista una cosa del genere!), ma che poi un po' si perdeva una volta varcata la soglia dei padiglioni. Perché il venerdì è il giorno delle scolaresche. Tante scolaresche. E di conseguenza altrettanti ragazzi e ragazzini delle più svariate età che girano per il salone. Se da un lato trovo che sia davvero una bella cosa portare le scuole in mezzo a tutti quei libri, dall'altro, essendo una che odia il caos, ho avuto seriamente paura di sbroccare.

Dopo essere passati a salutare i ragazzi delle Edizioni Spartaco (visto quanto li ho torturati i giorni prima con le mie ansie, mi sembrava giusto fargli sapere che almeno il primo scoglio, ovvero l'ingresso, era stato superato) e aver fatto i primi acquisti alle edizioni e/o (dove se acquistavi due libri te ne regalavano un terzo), siamo andati all'incontro TRADURRE I CLASSICI, in Sala Azzurra. A parlare dei classici e della loro traduzione (argomento che mi sta molto a cuore, in quanto sono fermamente convinta che i classici vadano ritradotti dopo un po' di anni affinché siano più fruibili e leggibili) c'erano Luciano Canfora, Renata Colorni, Ernesto Franco, Nuccio Ordine e Elena Loewenthal. Tutti esperti di classici per le più importanti case editrici, da Einaudi a Bompiani, anche se non tutti traduttori. 

La sala era gremita, per lo più da ragazzi delle scuole superiori, verosimilmente trascinati lì dai loro professori.  E infatti quelli davanti a me giocavano all'impiccato, quelli dietro erano su facebook o su twitter e sono abbastanza sicura di aver sentito qualcuno russare. Per quanto lo trovi deprecabile e poco rispettoso, lo posso anche capire. Parlare di classici non è per niente facile. Bisogna avere un sacco di conoscenze e una grandissima passione. La stessa che ci va per tradurli. Il problema è che se si vogliono mantenere in vita i classici, invogliare i giovani a leggerli, bisogna parlar loro in modo diverso. Meno accademico e più dinamico. Ho faticato davvero anche io a seguire senza distrazioni tutta la conferenza, pur trattandosi di un argomento che mi interessava molto. Ho preso qualche appunto, certo. Qualche spunto per la mia rubrica di traduzione (mi sa che in una delle prossime puntate si parlerà di Thomas Mann), ma devo ammettere che quando è finito ho tirato un sospiro di sollievo. 
Appena usciti abbiamo fatto un giro tra i vari stand: minimumfax, marcos y marcos, iperborea (sconto con la tessera ikea) e poi multiplayer edizioni... dove c'era un angolo interamente dedicato a Star Wars (e diamo un contentino al povero lettore rampante, su!).

Dopo le foto di rito con Chewbacca e R2D2, siamo andati allo Stand del Paese Ospite, la Città del Vaticano, per l'incontro con le altre blogger. Un incontro rapido, ma molto piacevole. Anche se sono convinta che il Salone non sia il posto migliore per conoscersi un po' meglio, visto che ci sono conferenze da seguire, autori da stalkerare e libri, libri, ovunque. 
Da lì siamo poi andati all'incontro in Sala 500 con ANDREA VITALI. Era da tempo che volevo assistere dal vivo a una sua presentazione, per cercare di capire che persona è e, soprattutto, come fa a scrivere così tanto. 
L'incontro è stato davvero molto divertente, anche se non ho ancora letto nessuno dei due libri che venivano presentati (sì, due). La relatrice gli ha anche posto proprio la domanda che da tempo vorrei porgli io, ovvero: come fai? Lui ha detto di aver tanti libri nel cassetto, tante storie che gli frullano in testa e tanta voglia di raccontare. Non necessariamente i libri che escono oggi sono libri che ha scritto oggi. Sebbene rimanga dell'idea che un libro all'anno, massimo due, siano più che sufficienti, la sua spiegazione in qualche modo mi ha convinta. Poi beh, sentirlo parlare dal vivo di Bellano e dei suoi compaesani è stato davvero emozionante! (E ricordate che "Chi piscia spesso e chiaro il medico vede raro").

Finito l'incontro con Vitali, ci siamo avvicinati allo stand della Spartaco. Alla mia prima presentazione mancava poco meno di un'ora e volevo arrivare per tempo e magari chiacchierare anche un po' con l'autrice (ok, e il lettore rampante voleva essere sicura che non scappassi). Abbiamo scambiato due parole (riguardo soprattutto all'affluenza al salone) e poi, finalmente, è giunta l'ora di recarsi all'Indipendent's corner, per presentare LE GIOCATRICI di Marilena Lucente, insieme all'autrice e a Giusi Marchetta.


Molto bella la sala (con i mobili di cartone!) e direi anche parecchia gente a sentirci. Come sia andata, onestamente, non lo so dire. Nel senso che ero un po' terrorizzata e non sono ancora del tutto convinta che le mie domande non fossero sceme. Devo ammettere di essere scesa da lì, una volta finita la presentazione, pensando di chiudere tutto e non presentarmi il giorno successivo (sì, lo so, lo so, le mie reazioni sono sempre un po' spropositate... soprattutto considerando che invece tutti mi hanno detto che era andata molto bene!).

Dopo la presentazione abbiamo fatto ancora due passi per il Salone (con degli amici speciali a farmi da supporto) e incontrato Francesco Piccolo che passeggiava amabilmente tra gli stand ("Ma come cavolo è possibile che ci sia Francesco Piccolo che passeggia così, tranquillo, senza che nessuno lo fermi?" cit.), per poi avvicinarci alla Sala 500 per l'incontro con i fratelli Carofiglio. Incontro a cui però non abbiamo assistito, in quanto erano molto in ritardo sul programma, ma che mi ha dato modo di parlare un po' con Francesca di La contorsionista di parole, una blogger che adoro e che dal vivo non avevo mai incontrato (e che vi suggerisco di seguire, se ancora non conoscete). E' stato davvero bello!

Siamo finalmente usciti dal Lingotto che erano quasi le 21 di sera e, dopo una scorpacciata di sushi, siamo tornati a casa, stracarichi di libri. Alla fine sì, ho comprato tantissimo, approfittando anche degli sconti fiera. Sconti che le grandi case editrici non fanno ma che invece, in una forma o nell'altra, le piccole sì.
Questo è il bottino finale (sì, c'è anche un flipback... ma me l'hanno regalato):


Sabato nel pomeriggio invece ho partecipato alla mia seconda presentazione. Fuori dal Salone, questa volta, a San Salvario al Camaleonte Piola, in occasione appunto del Salone OFF. Dopo aver fatto due passi per il centro di Torino in mezzo a un'afa pazzesca, il corteo dei No Tav e dei buffi corridori tutti colorati (c'è stata la Color run, una figata pazzesca!), siamo arrivati al locale con un po' di anticipo e scambiato quattro chiacchiere con Andrea Vismara, autore di Iddu, il romanzo che di lì a poco avrei presentato insieme a lui e accompagnati dalle letture di Alessandra De Fortis. 



Sicuramente il fatto che il locale fosse un po' più piccolo e più intimo, e soprattutto di aver già esordito come "presentatrice" (Allegria!) il giorno precedente mi hanno aiutato. La presentazione è stata molto bella, divertente, e Andrea Vismara è stato davvero bravo a raccontare la storia della nascita del romanzo e a trasmettere la sua passione per Stromboli (oltre, ovviamente,a rispondere anche alle mie domande imbecilli). 
Alla presentazione è poi seguito un aperitivo a base di specialità strombolane: (due ore prima "Oh, lettore rampante, speriamo  non ci siano pesci o melanzane tra le specialità strombolane, che figura ci faccio se no visto che non li mangio"): ovvero acciughe, caponatina e focaccia ripiena. Tutto buonissimo (mi assicura chi ha mangiato)!


Insomma, sono stati due giorni molto belli e molto intensi, come da qualche anno a questa parte sempre lo sono quelli del Salone. E devo ringraziare tanto, tantissimo tutte le persone che hanno contribuito a renderli così belli: Tiziana, Ugo e Francesco delle edizioni Spartaco, per avermi offerto questa grande opportunità. Marilena Lucente e Andrea Vismara, per essersi fidati a farmi presentare i loro libri pur sapendo che era la prima volta.  Laura e Thais, grandi amiche, sempre presenti nel momento del bisogno, e che, insieme a Fabio, hanno sopportato il mio calo di tensione post presentazione. Tutte le blogger che ho incontrato, anche se per poco. Tutti quegli editori con cui ho scambiato battute e tutti quei fantastici libri che sono venuti poi a casa con me.
Vabbè sì, poi ovviamente anche il lettore rampante, per il sostegno, la pazienza e le spalle robuste  con cui ha portato tutti i miei acquisti. Non riesco a immaginare di andare a un Salone del Libro senza di lui (da nessuna parte senza di lui riesco più a immaginare di andare, in realtà).
Bom, detto questo, da domani riprenderà la normale programmazione sia qui sul blog sia sulla pagina facebook, che immagino che per chi non è potuto andare al Salone sia una vera tortura vedere foto e leggere questi resoconti.

mercoledì 30 aprile 2014

OLIVE COMPRESE - Andrea Vitali

Lo so, lo so, non sono una persona molto coerente. Passo buona parte del mio tempo a criticare quegli scrittori che pubblicano (di dire "scrivono" non me la sento) tre o quattro romanzi nuovi all'anno e poi però alla fine li leggo. In realtà, di questi autori così prolifici leggo solo Andrea Vitali e solo i romanzi più vecchi, quelli che potevano definirsi "il nuovo romanzo di..." per più di sei mesi. L'ho già detto e ripetuto più volte che i romanzi più vecchi di Andrea Vitali mi piacciono molto. Letture leggere leggere che mi divertono un sacco.

Era a un po' di tempo che volevo leggere Olive comprese. Con questo suo titolo, molto curioso, era forse uno dei romanzi di Vitali che mi ispirava di più, sebbene non avessi idea di quale fosse la trama. Anche perché, alla lunga,  le trame dei romanzi di Vitali sono tutte un po' simili e, soprattutto, non sono poi così fondamentali.
Di fondamentale c'è Bellano, questo paesino sul lago di Como, con i suoi caratteristici abitanti e i loro piccoli grandi drammi a sconvolgere la normale vita di paese, questa volta negli anni '30, ai tempi del fascismo.  E poi ci sono un medico, un maresciallo, un podestà con una moglie strampalata, una gattara dall'oscuro passato e un impiegato delle poste che ha un figlio disperso in guerra. C'è un gruppo di amici, che si divertono a commettere piccolo crimini e a fare un po' di casino (oltre che andarci, al casino), che con il passare del tempo però uno per uno mettono la testa a posto: c'è chi rimane a Bellano e si sposa, chi se ne va definitivamente per non tornarci più.

Raccontare la trama di un romanzo di Vitali è davvero un'impresa ardua, se non impossibile. E' un po' come se chiedeste a una vecchina del vostro paese o del vostro condominio se c'è qualche novità. E lei partirà a parlare, a raccontare, a fare collegamenti che all'apparenza non hanno alcun senso ma che messi tutti insieme dipingono un ritratto fedele di quello che succede attorno a lei. E sta proprio lì la forza dei romanzi di Vitali secondo me. Nella loro apparente banalità e semplicità, negli intrecci che sembrano non avere senso ma che invece un senso ce l'hanno eccome. Nella comicità quasi involontaria delle situazioni e delle reazioni dei vari personaggi.
E' insomma una lettura leggera, che tira fuori il lato pettegolo di ognuno di noi (è inutile negarlo, ce l'abbiamo tutti un lato pettegolo!) e per questo riesce a conquistare e appassionare. E poi il momento in cui il titolo viene spiegato è davvero divertente.

Insomma, Olive comprese è un romanzo che merita. E magari lo sono anche tutti quelli nuovi di Andrea Vitali (al momento non sono nemmeno sicura di quale sia il titolo dell'ultimo, che ne sono usciti due in due mesi), ma questa sua eccessiva prolificità secondo me gli toglie un po' di fascino e aumenta quel senso di ripetitività che romanzi come i suoi necessariamente hanno. Se  se ne legge uno all'anno questa ripetitività non disturba, uno ogni due mesi diventa un po' noioso.


Titolo: Olive comprese
Autore: Andrea Vitali
Pagine: 448
Anno: 2006
Editore: Garzanti
ISBN: 978-8811682752
Prezzo di copertina: 9,90€
Acquista su amazon:
formato ebook:Olive comprese (Garzanti Narratori)

venerdì 13 dicembre 2013

LA MAMMA DEL SOLE - Andrea Vitali

Io con Andrea Vitali ho un rapporto strano. Nel senso che ultimamente dico di lui peste e corna, per questa sua, per me terrificante, abitudine di pubblicare almeno 5 libri all'anno. Sono troppi, secondo me. Anche perché poi, leggendoli, si ha come l'impressione che li abbia scritti di fretta, senza rifletterci troppo: come se fossero un abbozzo di storia, che avrebbe bisogno di essere ampliata, ma che lui non abbia voglia di ampliare. Per cui, dai romanzi nuovi di Andrea Vitali, cerco di tenermi lontana (ne ho letti solo due "Galeotto fu il collier", lunghissimo ma comunque estremamente superficiale, e "Regalo di Nozze"). 
Però ogni tanto ho voglia delle sue storie leggere leggere. Ne avevo bisogno, ad esempio, dopo Libertà di Franzen, per riposare la mente e leggere qualcosa che non mi desse molto da pensare. Quando è così, cerco tra i suoi romanzi più vecchi e trovo esattamente quello di cui ho bisogno.

La mamma del sole è in realtà poi solo del 2010, eppure non ci ho ritrovato quella sensazione di superficialità dei romanzi più recenti.
Siamo sempre a Bellano (e non riesco a immaginare che Vitali ambienti un suo romanzo da qualche altra parte) e c'è sempre tutta una galleria di personaggi bislacchi, pittoreschi, quelli tipici di un paesone degli anni '20. C'è una donna che scompare da una casa di riposo, un carabiniere con la passione dell'aeronautica che da una vecchia radio sgangherata segue i gloriosi trasvolatori della Seconda Crociera Atlantica, c'è una perpetua un po' bisbetica e un sacrestano nervoso che ogni tanto suona un'ora in più. C'è il capo della sede del partito fascista, a cui del partito fascista non potrebbe fregar di meno, e una donna dai facili costumi, con una quindicina di figli tra legittimi e illegittimi. E poi il maresciallo dei carabinieri, che si trova, ovviamente, in mezzo a tutto questo.

La trama di questo romanzo, che si basa su due misteri, quello della donna scomparsa e quello dell'interessamento del partito fascista nei confronti della donna di facili costumi, è in realtà solo un pretesto. E' semplice, quasi banale, ma permette ai personaggi di muoversi, di mostrarsi, di agire e di dare vita a un ritratto perfetto dell'epoca. Non succede mai nulla di troppo tragico, nei romanzi di Vitali. E anche quando succede è affrontato con una giusta proporzione tra ironia e rispetto. Si ride e si sorridere, a volte un pochino ci si commuove anche. E soprattutto non si pensa. Si legge e basta. Le pagine scorrono, scorrono e arrivi alla fine senza quasi accorgertene (merito anche dei capitoli brevi).

I romanzi di Andrea Vitali, insomma, vanno presi così. Non sono capolavori e non hanno alcuna pretesa di esserlo. Puro e  semplice intrattenimento. Ottimi da leggere uno ogni tanto, quando si ha bisogno di qualcosa di leggero leggero, per far passare il tempo e riposare la mente.  Certo, bisogna riuscire a scordarsi di quanti libri pubblica all'anno o l'effetto viene un po' rovinato. Ma se fate come dicevo all'inizio, e prendete le opere più vecchiotte, non vi infastidirete più di tanto... e vi ritroverete immersi in questi buffissimi ed soprattutto estremamente realistici pettegolezzi di paese. Con un bel lieto fine.

Titolo: La mamma del sole
Autore: Andrea Vitali
Pagine: 286
Anno di pubblicazione: 2010
Editore: Garzanti
ISBN : 978-8811686323
Prezzo di copertina: 10,90€
Acquista su Amazon:
formato brossura: La mamma del sole

lunedì 22 aprile 2013

DOPO LUNGA E PENOSA MALATTIA - Andrea Vitali

Sono le tre di notte del 4 novembre. Il dottor Carlo Lonati viene chiamato per un'urgenza, il paziente lo conosce bene. Attraversa sotto una pioggia micronizzata i cinquecento metri che lo separano dalla casa del notaio Luciano Galimberti, suo antico compagno di bagordi. Può solo constatarne la morte per infarto. Ma c'è qualcosa che non lo convince, e nelle ore successive arrivano altri indizi e i sospetti crescono. Il dottore non può fare a meno di indagare: vuole sapere se il suo vecchio amico è davvero morto per cause naturali. Per farlo, dovrà conquistare la fiducia della moglie e della figlia di Galimberti. E scoprire che la verità si trova forse sull'altra sponda del lago di Como. "Dopo lunga e penosa malattia" è l'unico giallo scritto da Andrea Vitali. E forse non è un caso che abbia come protagonista un medico sensibile e acuto. L'indagine è concentrata in una settimana, tra le esitazioni dell'improvvisato detective e il moltiplicarsi di tracce e confidenze, fino al colpo di scena finale.

"Vuoi leggere un libro carino, leggero, veloce e ben scritto?"
Con questa frase mi è stato messo in mano questo libro. Certo, chi me l'ha prestato sa benissimo quanto mi piaccia leggere Andrea Vitali di tanto in tanto. I suoi sono romanzi leggeri leggeri, utili quando si cerca qualcosa da leggere che non richieda eccessivo sforzo mentale, già a partire dalla struttura in capitoli corti e veloci. Certo, le trame non gli riescono sempre molto bene, soprattutto ultimamente, forse per stare dietro a logiche editoriali e commerciali che gli richiedono uno o due libri all'anno.
Però, prendendo i romanzi più vecchi, solitamente con Vitali vado abbastanza sul sicuro. Basta leggerli con un giusto intervallo di tempo e non si viene mai a noia.

Dopo lunga e penosa malattia ha però qualcosa di diverso rispetto ai suoi soliti romanzi. Bellano c'è sempre (e se non ci fosse probabilmente ne sarei rimasta parecchio delusa), ma non è così fondamentale come nelle altre sue opere. Non è il protagonista questa volta. Così come non lo sono le chiacchiere e i pettegolezzi di paese che fanno progredire le storie negli altri suoi libri. No, qui siamo di fronte a un giallo e per scriverlo Vitali alza anche un po' il registro.
Un giallo che effettivamente funziona, ben scritto e ben studiato e che coinvolge il lettore al punto da non poter chiudere il libro finché non si arriva alla fine (cosa abbastanza fattibile, visto che è di sole 160 pagine). Ci si appassiona al destino di Luciano Galimberti, apparentemente morto d'infarto, e alle indagini del dottor Carlo Lonati, i cui sospetti che ci sia qualcosa di più sotto vengono confermati dai piccoli indizi che qualcuno gli lascia perché non perda interesse sulla vicenda. Un manifesto mortuario volutamente sbagliato, telefonate anonime continue. Bugie e ambiguità. Insomma, un bel giallo vecchio stile.
Però, purtroppo, c'è un però che rovina un po' tutto. Il finale. Uno si aspetterebbe, come in tutti i gialli di questo tipo, che tutti i tasselli vadano al loro posto: assassino e movente rivelati e giustizia finalmente fatta. E almeno in parte questo succede. Ma qualcosa rimane in sospeso, qualcosa non viene spiegato (purtroppo non vi posso dire cosa o vi rovinerei tutto il libro), lasciando quel senso di incompleto che un romanzo del genere non dovrebbe lasciare.

Il libro è sicuramente scritto bene e, pur non essendo sicuramente all'altezza di Una finestra vistalago che per me è il miglior Vitali in assoluto (tra quelli che ho letto, ovviamente), riesce a intrattenere e a divertire. Non è un libro scritto di fretta e solo ed esclusivamente per vendere, e, come si diceva all'inizio, è perfetto per lasciare andare la mente e i pensieri senza sforzi. Ma gli manca qualcosa.

(Comunque la prossima volta che mi viene chiesto "Vuoi leggere un libro carino, veloce e ben scritto?" provo a rispondere di no... solo per il gusto di vedere la faccia di chi me l'ha chiesto)

Titolo: Dopo lunga e penosa malattia
Autore: Andrea Vitali
Pagine: 176
Anno di pubblicazione: 2008
Editore: Garzanti
ISBN: 978-8811686521
Prezzo di copertina: 14,60 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Dopo lunga e penosa malattia

martedì 26 febbraio 2013

REGALO DI NOZZE - Andrea Vitali

Ercole Correnti ha ventinove anni, tra qualche giorno si sposa, dopo cinque anni di fidanzamento. In una calda domenica d'agosto, mentre sta andando a pranzo dalla mamma, sul lungolago vede una Fiat 600 bianca. È uguale alla macchina sulla quale lui aveva fatto il primo viaggio della sua vita, vent'anni prima. Con mamma Assunta, papà Amedeo e soprattutto lo zio Pinuccio. Indimenticabile, quella gita, come lo zio Pinuccio. "Nato gagà", come diceva sua sorella Assunta. Ma anche insuperabile cacciaballe, raccontava di essere mediatore d'affari per i grandi produttori di seta del comasco. Grazie ai suoi mirabolanti racconti, era in grado di affascinare qualunque femmina gli capitasse a tiro. Ma anche un po' misteriosa, quella gita: Ercole ne riuscirà a scoprire i retroscena solo vent'anni dopo, in quell'afosa domenica di fine agosto.

A volte ho l'impressione che certi autori siano o si sentano in qualche modo obbligati a scrivere e pubblicare un libro. Autori che sfornano due, tre, quattro romanzi all'anno, perché tanto il loro nome è più che sufficiente per vendere, indipendentemente dalla storia che raccontano. E purtroppo credo che Andrea Vitali  rientri in questa categoria. Lui pubblica almeno due libri all'anno (negli ultimi dodici mesi siamo già al terzo), e tutte le volte il suo libro attira (me, ma tanti altri), vende e poi però una volta chiuso lascia sempre un po' di amaro in bocca. O almeno è quello che mi è successo con le sue ultime fatiche, dal piacevole "Zia Antonia sapeva di menta", che me lo ha fatto scoprire, al noiosissimo "Galeotto fu il collier", fino ad arrivare a questo suo "Regalo di Nozze" (ma so che nel mentre ne è uscito un altro, "Le tre minestre", pubblicato non più da Garzanti ma da Mondadori). Per carità, non si tratta assolutamente di libri brutti, anche perché lo stile semplice di Vitali mi piace molto, così come adoro le sue ambientazioni bellanesi... però sembrano scritti di fretta, quasi poco curati, come se l'importante fosse appunto vendere.

Anche "Regalo di nozze" risente un po' di questa logica. La storia è bella e avrebbe davvero del gran potenziale, eppure viene liquidata troppo in fretta, con troppi punti lasciati in sospeso. Protagonista è Ercole che, a pochi giorni dal matrimonio, si appresta a compiere l'ultima cena in casa di sua madre, cuoca non proprio provetta rimasta vedova tanti anni prima. Già prima di arrivare, Ercole si rende conto che non sarà una cena come tutte le altre: ci sono tanti, troppi segni che gli fanno capire che quella sera succederà qualcosa di speciale. Primo fra tutti, aver visto parcheggiata una Fiat 600 bianca, proprio uguale a quella che aveva comprato suo padre e che poi era passata allo zio Pinuccio come regalo di nozze. L'auto non può essere la stessa, ma i ricordi che porta alla luce sono forti. Ercole si ricorda di una gita al mare fatta con quell'auto, proprio il giorno prima che il padre morisse. E si ricorda di una foto, scattata da zio Pinuccio in quella giornata, ma che la madre dice di non aver mai visto. E proprio durante la ricerca della foto, verranno alla luce ricordi e segreti del passato, che Ercole non aveva mai sospettato.

Forse il problema più grosso di questo libro è che è troppo breve. Caratteristica di Vitali questa, che se a volte è adatta alla storia raccontata, altre la limita un po', facendola quasi sembra incompiuta e troppo sbrigativa. Eppure qui ne avrebbe avuto da parlare e da raccontare. 
Non sto dicendo che il libro sia brutto, anzi. Si legge bene, fa sorridere e, come tutti gli altri libri di questo autore, riesce a farti sentire parte integrante di quello che racconta, come se anche il lettore fosse seduto in cucina con Ercole e la madre, o fosse stato seduto anche lui sul sedile posteriore di quella 600 in gita verso il mare. Però non so, avrei voluto saperne di più della vita di tutti. Avrei voluto che non fosse quasi troncato, ma che si prendesse più spazio e raccontasse meglio. Sarebbero bastate forse anche solo una cinquantina di pagine in più e l'effetto complessivo sarebbe stato diverso.
Insomma, a me va bene anche se anziché tre all'anno ne scrivi solo uno, ma che meriti davvero.

Titolo: Regalo di nozze
Autore: Andrea Vitali
Pagine: 151
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Garzanti
ISBN: 978-88-11-68695-8
Prezzo di copertina: 14 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Regalo di nozze

giovedì 23 agosto 2012

UNA FINESTRA VISTALAGO - Andrea Vitali

Di Arrigoni Giuseppe ce ne sono tanti a Bellano, un paese sul lago di Como. Impossibile conoscerli tutti. Anche nella vita di Eraldo Bonomi, operaio tessile del locale cotonificio, ce ne sono troppi. E sarà proprio un Arrigoni Giuseppe a segnare il suo destino, dove brillano l'amore per la bella Elena e la militanza nel PSIUP. Il colpo di fulmine per Elena fa del Bonomi un uomo pericoloso, che sfiora segreti, scopre altarini, esuma scheletri nascosti negli armadi di una provincia che sembra monotona, in quei paesi dove l'omonimia può essere fonte di equivoci ma anche, a volte, il viatico verso la libertà.

Ed ecco qui la recensione dell'ultimo libro letto in spiaggia (ne ho iniziato anche un altro, ma devo ancora terminarlo).
Avevo acquistato questo romanzo di Andrea Vitali tre o quattro mesi fa, stabilendo però già allora che me lo sarei tenuta per le ferie. Mi ero infatti resa conto che stavo leggendo troppi libri di questo autore tutti in fila ed ero vicina all'indigestione.

E questa pausa effettivamente è servita a farmi tornare la voglia e la passione di leggere questo autore, al punto che mi sono ritrovata a fare bagni in mare più corti o a leggere nei momenti più disparati perché volevo sapere come andava a finire. (Fortuna vuole che anche il mio ragazzo è così, se un libro lo appassiona non riesce a staccarsene, e ne stava leggendo uno che rientra in questa categoria)

In "Una finestra vistalago" ritroviamo il solito stile di Vitali, quello stile che si odia o si ama. Abbiamo la solita marea di personaggi che si barcamenano in mezzo a trame e intrecci banalissimi ma avvincentissimi, in quella perfetta descrizione della vita di paese negli anni '50 e '60.
Ancora una volta la trama si alimenta da sola, dando voce ad avventure e vicende che normalmente non ce l'avrebbero. 
E' difficile da riassumere quello che succede. Narra principalmente la storia di Eraldo Bonomi, operaio tessile di un cotonificio che vive ancora con i genitori e che prende in moglie Elena, una donna conosciuta durante una gita a Pontida e che accetta fin troppo volentieri di sposarlo dopo tempo che si conoscono. Alla loro storia si mescola quella a quella di uno dei tanti Arrigoni Giuseppe che vivono in paese, che guarda caso era andato come volontario a Pontida durante il terremoto, e della sua famiglia. A muovere l'azione contribuiscono anche un medico che non vorrebbe mai immischiarsi ma che è sempre invischiato e altri vari personaggi del paese.

La forza sta come sempre nei personaggi, tanti e tutti ben riusciti, e nello stile narrativo di Vitali, semplice da leggere, piacevole e molto molto scorrevole. Mi sento di poter dire che sia il miglior Vitali che ho letto finora.
Consigliatissimo come primo approccio a questo autore!


Titolo: Una finestra vistalago
Autore: Andrea Vitali
Pagine: 360
Prezzo di copertina: 12 €
Editore: Garzanti
Acquista su Amazon:

lunedì 28 maggio 2012

GALEOTTO FU IL COLLIER- Andrea Vitali

Lidio Cerevelli è figlio unico di madre vedova. Un bravo ragazzo, finché alla festa organizzata al Circolo della Vela non arriva Helga: bella, disinibita e abbastanza ubriaca. Lirica, la severa madre di Lidio, abile e ricca imprenditrice dell'edilizia, ha vedute molto diverse. Suo figlio deve trovare una moglie "made in Italy", una ragazza come si deve. Magari la nipote del professor Eugeo Cerretti, Eufemia, un ottimo partito con un piccolo difetto: è brutta da far venire il mal di pancia solo a guardarla. Ma forse Lidio ha trovato il modo per uscire dalla trappola e realizzare tutti i suoi sogni: durante un sopralluogo per un lavoro di ristrutturazione, in un muro maestro scova un gruzzolo di monete d'oro, nascosto chissà da chi e chissà quando. Intorno a questo quintetto e al tesoro di Lidio, un travolgente coro di comprimari. A cominciare dalle due donne più belle del paese: Olghina, giovane sposa del potente professor Cerretti, che fa innamorare Avano Degiurati, direttore della Banca del Mandamento; e Anita, la moglie del muratore Campesi, di cui si incapriccia Beppe Canizza, il focoso segretario della locale sezione del Partito. E poi l'Os de Mort, di professione "assistente contrario", cuochi e contrabbandieri, l'astuto prevosto e l'azzimato avvocato... Immancabili, a vigilare e indagare, i carabinieri guidati dal maresciallo Maccadò. 

Primo passo falso di Andrea Vitali nei miei confronti. Porca miseria! Io ho aperto "Galeotto fu il collier"  convintissima di ritrovarmi di fronte ad un altro dei suoi piccoli gioielli, quei suoi bellissimi romanzi sempliciotti e un po' banali che sono sempre riusciti a catturarmi.
Avrei già dovuto avere un primo sentore che questa volta sarebbe stato diverso guardando lo spessore del libro. Sì, lo so, non si deve mai giudicare un libro dal numero di pagine: ma se i romanzi precedenti che ho letto erano spessi un terzo di questo qualcosa avrebbe già dovuto dirmi.
Ed effettivamente, leggendo ho avuto la conferma che Andrea Vitali da' il meglio di sé con le storie brevi, che trovo essere molto più adatte al suo stile e ai suoi personaggi, che forse non sono in grado di reggere la scena oltre le 150 pagine. Nei romanzi lunghi, infatti, perdersi è un attimo. Troppe trame parallele, troppi nomi da ricordare troppo a lungo, al punto che troppe volte ci si perde durante la lettura. Io ho iniziato ad avere i primi segni di cedimento intorno all'ottantanovesimo capitolo (poco oltre la metà, insomma), quando lo spunto originario si era ormai perso e continuavano a entrare e uscire dalla scena personaggi di cui non sempre mi ricordavo di aver sentito parlare.

Che poi, l'espediente originario, come tutte le altre volte, era pure bello ricco di potenziale: Lidio Cerevelli, geometra fasullo che vive ancora con la madre conosce una svizzera con un gran bel davanzale che gli fa conoscere i piaceri della carne e di cui si innamora perdutamente, al punto da chiederla in sposa. La donna però è promessa a un vecchio ricco ma brutto e non ha nessuna intenzione di rinunciare ad una vita di lussi e agi. Lidio le chiede di aspettarlo, tempo un anno e sarebbe stato ricco anche lui, in un modo o nell'altro (prima o poi la madre dovrà cedergli la ditta di famiglia, no?).
E da qui entrano poi in gioco: medici e mecenati, operai e geometri, baristi, ristoratori, membri del partito e spie, marescialli e ispettori, mogli prorompenti e ragazze talmente brutte da far venir le coliche. E soprattutto un tesoro di monete d'oro di cui tutti fingono di non sapere nulla ma che in realtà tutti conoscono.
Viste le premesse, a far confusione ci va davvero poco. Ancor più che, come già dicevo prima, lo stile di Vitali, rapido e già di suo a tratti volutamente confuso (come confusa è la banale vita di paese, dove fatti insignificanti diventano questioni di vita e di morte), a parer mio poco si adatta a storie troppo lunghe.

Per carità, i personaggi che l'autore riesce a creare sono sempre buffi e originari. E Bellano è sempre Bellano: uno sfondo perfetto per le vicende di chi lo popola e soprattutto per l'epoca in cui sono ambientate le storie (in questo caso siamo in pieno fascismo). 
Però questa volta, e lo dico con rammarico, qualcosa non ha funzionato e non mi è rimasto addosso lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di leggerne altri che avevo invece provato con le altre sue opere. Forse anche l'averne lette così tante in così poco tempo mi ha in qualche modo assuefatto.

Sicuramente mi prenderò un po' di pausa da Vitali ora (avevo già deciso al momento di comprarlo che "Una finestra vistalago" me lo sarei tenuto per le vacanze estive), pur continuando comunque a consigliarlo a chiunque me lo chiederà.
Semplicemente dirò di leggere i romanzi che non superano le 250 pagine.

Titolo: Galeotto fu il collier
Autore: Andrea Vitali
Pagine: 394
Prezzo di copertina: 17,60 €

Editore: Garzanti
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sabato 28 aprile 2012

IL SEGRETO DI ORTELIA - Andrea Vitali

Qual è il vergognoso segreto che Cirene Selva confida alla figlia Ortelia? In verità c'è più di un segreto dietro la vicenda di Amleto Selva, giovane garzone senza arte né parte ma molto ambizioso arrivato in paese nel 1919 al seguito di un sensale di bestiame. Tanto per cominciare c'è il vero motivo del suo matrimonio con Cirene, timida e bruttina ma destinata a ereditare la macelleria del padre. Poi c'è la sua lunga guerra con la bottega rivale, quella del Bereni: una guerra commerciale che dura da decenni, fatta di colpi bassi dai risvolti esilaranti. Soprattutto, c'è la passione del Selva per un'altra carne, un'esuberante vitalità sessuale che nel quieto tran tran paesano genera turbolenze e scandali subito soffocati ma destinati a gettare lunghe ombre sul futuro. Sgangherato eroe di una "Dinasty" di provincia, Amleto è il fulcro di una parabola carnale e spassosa ma con un sottile filo d'amarezza, dove le donne - Ortelia e Cirene, ma non solo loro - sono le vere protagoniste. 


Ammetto di essere tentata di dirvi di andare a leggere le recensioni degli altri due romanzi di Vitali che ho letto ("Zia Antonia sapeva di menta" e "Un amore di zitella") perché sostanzialmente anche questo libro conferma l'opinione già espressa per gli altri. Però non mi sembra una cosa tanto carina da fare, quindi cercherò di scrivere qualcosa anche su questo.
Come vi ho detto, "Il segreto di Ortelia è il terzo libro di Vitali che mi capita tra le mani (e ne ho altri due che già mi aspettano) ed è il terzo libro di Vitali che leggo d'un fiato e che nella sua banalità riesce a catturarmi in modo incredibile. 

Di Vitali adoro la semplicità, il rendere personaggi e vicende "insulse" (passatemi il termine) degne di essere raccontate e apprezzate. E poi adoro Bellano, questo paesino sul lago di Lecco, che potrebbe essere in realtà un paese qualunque, perché rispecchia le caratteristiche comuni a tanti paesini del nord Italia. Ancora una volta il ritratto che ne viene fatto rende onore al piccolo paesello, lo eleva a materiale letterario nonchè protagonista principale di tutti questi romanzi. Senza Bellano, nessuna storia di questo scrittore starebbe in piedi. Sarebbero sempre troppo banali, troppo poco articolate, troppo inesistente la trama, perché possano piacere.

Il romanzo è ambientato dagli anni '20 fino agli anni '50 circa e racconta di Amleto Silva che decide di sposarsi con Cirene, figlia di uno dei macellai del paese. Il matrimonio è prettamente d'interesse, anche perché Cirene ha qualche difficoltà nel consumare il matrimonio, difficoltà che sarà la causa della vita dissipata dell'uomo. Durante uno dei pochi rapporti, riescono però a concepire una figlia, Ortelia, che la madre cercherà di tenere in tutti i modi lontana dal padre e dalla macelleria. Fino a che non diventa adulta, si sposa e, complice la malattia del padre, colpito da ictus mentre era in un casino con la sua allegra combiccola di amici, si ritrova a gestire la macelleria. Una serie di sfortune si alterneranno nella vita della ragazza, fino al più o meno lieto fine.
La trama è davvero davvero banale. Eppure riesce a catturarti, riesce a portarti all'interno del paese e a condividere con i protagonisti avventure e sventure.

Certo, se si vuole leggere qualcosa di serio e impegnato, non bisogna leggere Vitali. Ma se si ha bisogno di qualcosa di leggero, che non ti chieda di pensare e riflettere troppo, ma semplicemente di goderti quello che stai leggendo senza il minimo sforzo mentale, questo autore è semplicemente perfetto.
E io andrò avanti a consigliarlo. 


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lunedì 19 marzo 2012

UN AMORE DI ZITELLA - Andrea Vitali

Iole Vergara è la zitella del paese. Lavora come dattilografa presso il Comune, abita in un condominio affacciato sul lago e la sera cena con una tazza di caffellatte. È un'esistenza fatta di abitudini, grigia e monotona, se non fosse per le chiacchiere con la collega Iride sulla prostata del segretario comunale, o per i mille pettegolezzi che s'inseguono in paese. Ma persino la timida e solitaria Iole ha un segreto, come scoprirà Iride nel ricevere il regalo di nozze della collega: si chiama Dante, e per qualche tempo al centro dei pettegolezzi ci sarà proprio il misterioso amico della dattilografa comunale.


Leggendo il mio secondo romanzo di Andrea Vitali (il primo era stato "Zia Antonia sapeva di menta) ho scoperto che, almeno per il momento, questo autore mi piace un sacco.
Mi piace perché inizi e finisci la storia senza quasi accorgertene. Mi piace perché è leggero, semplice e spensierato. Perché in quello che racconta si può riconoscere la quotidianità di ogni paese, non solo di Bellano dove sono ambientati. Mi piace perché la loro banalità è un riflesso fedele della banalità della vita di paese, che però per chi la vive non è mai banale.

In questo caso, viene narrato un periodo della vita di Iole, zitella quasi quarantenne che lavora in comune. La sua vita è scandita da abitudini, dal suo lavoro come impiegata comunale al caffelatte che beve tutte le sere prima di chiudere le persiane al suono delle campane. Iole non ha moltissime amiche, e quelle che ha sono tutte sposate, ma ha una zia, Ortensia, che le piomba in casa di solito all'improvviso. E ha i suoi colleghi del comune: il segretario comunale, ossessionato dalle elezioni e malato di prostata, e Iride, impiegata come lei, nonchè peppia, arpia, rancorosa e pettegola. E sarà proprio Iride, a causa della sua ignoranza, a mettere in giro pettegolezzi sulla vita amorosa di Iole e a metterla ancor più in difficoltà in un momento già triste della sua vita.

Come dicevo, la storia è sicuramente banale ma è un ritratto fedele di quello che succedeva (perché il romanzo è ambientato negli anni '60) e ancora succede oggi in certi paesi e soprattutto in certi uffici (comunali e no): ci sono i pettegolezzi, quasi sempre infondati e messi in giro quasi sempre dalla stessa persona che per un motivo o per l'altro non è contenta se non rompe le scatole agli altri. C'è la dolcezza e le persone che ti aiuterebbero sempre e comunque, forse perché anche loro vittime ingiustificate di pettegolezzi. Ci sono i momenti di maggior lavoro e di stress, le invidie e le mezze giornate libere.
E Vitali riesce a descrivere questa quotidianità in modo perfetto, al punto che ti sembra di vivere a Bellano insieme a tutti i suoi personaggi, ad affacciarti alla finestra e vedere il lago e a riconoscere e riconoscerti in certi comportamenti del paese (sarà che vivo in un paesino di 1200 anime).
Insomma, un libro leggero leggero per trascorrere due ore in cui non pensare assolutamente a niente.

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domenica 25 dicembre 2011

ZIA ANTONIA SAPEVA DI MENTA- Andrea Vitali

"Aglio, cipolle, rape, ravanelli e porri sono verdure indigeste che non diamo mai agli ospiti della casa!" Suor Speranza ne è sicura: nel minestrone che ha distribuito ai pazienti della Casa di Riposo di Bellano l'aglio non l'ha fatto mettere di sicuro. Allora come mai Ernesto Cervicati, entrando nella stanza di zia Antonia, ha sentito quell'odore, invece dell'aroma inconfondibile e fresco della menta? Ernesto conosce bene il rassicurante profumo delle mentine di cui è golosa la sua anziana parente. Certo meglio di suo fratello Antonio, che della zia non ha mai voluto saperne: gli interessava molto di più Augusta Peretti, una trentacinquenne ossigenata e vogliosa, nonché figlia di salumiere. Ernesto invece aveva accolto zia Antonia in casa sua e l'aveva accudita per tre anni, finché lei, un po' per non gravare troppo sul nipote, un po' per pudore, aveva deciso di trasferirsi all'ospizio. Quel sorprendente odore d'aglio è un piccolo enigma. Forse è l'indizio di qualcosa di più grave. A indagare, oltre a Ernesto e all'energica suor Speranza, si ritrova anche il dottor Fastelli, medico dal carattere gioviale ma di grande sensibilità. Intorno a questo profumato mistero, Andrea Vitali costruisce un romanzo carico di tenerezza, una di quelle storie che, come zia Antonia, ti accarezzano in un fresco abbraccio. Per poi regalarti, alla fine, una sorpresa.


Non avevo mai letto nulla di Andrea Vitali. Non avevo nemmeno molto bene idea di quale fosse il suo stile o di che cosa parlassero i suoi libri. Poi ho visto questo titolo e letto la trama, e mi è sembrato un libro fatto apposta per me.

La storia è estremamente semplice, quasi banale direi. C'è la zia Antonia, golosa di mentine, che vive nell'ospizio gestito da Suor Speranza. Ci sono due nipoti: Ernesto, scapolo che si occupa di lei e le vuole bene, e Antonio, sposato e, a quanto dice la moglie, molto arrapato, che invece proprio non ne vuole sapere. Ci sono un prete, un medico e un direttore di banca. Un giorno dalla stanza di zia Antonia sparisce l'estratto conto della sua banca... e insieme alla sua sparizione, si espande nell'aria un fortissimo odore di aglio, che contrasta fin troppo con quello di minestrone della casa di riposo e con quello di menta dell'alito della donna. Da dove arriverà? e perché rubare l'estratto conto di un'anziana signora? E soprattutto, come mai di colpo Antonio (ma soprattutto sua moglie Augusta) diventa così interessato alle sorti della zia?

Un libro semplice, facile e veloce da leggere, che però stupisce nella sua semplicità e spensieratezza. Un libro pieno di buoni sentimenti, con un bel colpo di scena finale. E' perfetto per passare un pomeriggio o due sere, magari sotto le coperte durante le feste di Natale.
Mi ha piacevolmente stupito, e penso che ora leggerò anche qualche altro romanzo di Vitali.


Per acquistare il libro: Zia Antonia sapeva di menta