Visualizzazione post con etichetta Puig M.. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Puig M.. Mostra tutti i post

mercoledì 16 marzo 2016

Rileggendo... SCENDE LA NOTTE TROPICALE di Manuel Puig

Di solito deve passare parecchio tempo prima che io rilegga un libro. Non tanto perché non mi andrebbe o perché ho una memoria di ferro che mi consente di ricordami ogni singolo dettaglio anche dopo anni, no, semplicemente per una questione di tempo. Ci sono tanti libri nuovi che devo ancora leggere, che difficilmente riesco a prenderne in mano uno che già ho letto. Al massimo lo sfoglio, di tanto in tanto. Vado a cercarmi una citazione o un passo che mi ricordo che mi erano piaciuti, ma nulla di più.
In passato mi è capitato di rileggere, certo. Cent’anni di solitudine almeno quattro volte, tra lingua originale e traduzione. 1984  e Il Grande Gatsby, anche. E pure gli Harry Potter, sempre usando la scusa della lingua.
È quindi molto strano che io sia qui a parlarvi di un libro che ho già letto. E probabilmente non fosse stato per il nuovo appuntamento di Una valigia di libri dedicato alla narrativa Sud Americana in programma questo sabato, questa rilettura l’avrei rimandata ancora a lungo.

Manuel Puig è forse lo scrittore che più di tutti ha segnato i miei anni di università. Non conoscevo questo autore argentino prima di allora, prima di frequentare i corsi di lingua e letteratura ispano-americana tenuti da Vittoria Martinetto e Angelo Morino, scomparso prematuramente nel 2007, come esami a scelta (se mi era possibile, infilavo ogni anno un esame di ispano-americano nel mio piano di studi), e probabilmente non li avrei mai scoperti (o forse sì, ma non è che di Manuel Puig venga nominato così spesso quando si parla di letteratura Sud Americana).

L’ho conosciuto durante quei corsi, vi dicevo, grazie al suo ultimo traduttore, Angelo Morino, e al confronto che facevamo tra la vecchia traduzione di Enrico Cicogna e la nuova edizione di Una frase, un rigo appena. È stato lì che ho imparato quanto davvero possa invecchiare la lingua e quanto sia necessario ritradurre libri già tradotti in passato.
In particolare ci eravamo concentrati su tre suoi libri: Una frase un rigo appena, appunto (in originale Boquitas Pintadas, e di cosa era successo al titolo vi avevo parlato qui), Il bacio della donna ragno e Scende la notte tropicale, ultimo romanzo di Manuel Puig, pubblicato due anni prima che morisse a seguito delle complicazioni per un banale intervento (che ha voluto fare in una piccola clinica in un piccolo paese, anziché in città, per non allontanarsi troppo dalla madre).


Ognuno di questi tre libri meriterebbe un post a sé, ma oggi vi parlerò solo di Scende la notte tropicale, perché è quello che ho riletto in questi giorni. Ho scelto di rileggere questo forse perché degli altri due avevo ben in mente sia la trama sia le sensazioni, bellissime, che mi avevano lasciato. Di questo invece, non so perché, ricordo solo che lo avevo adorato. Ok, ricordavo anche che aveva due anziane sorelle come protagoniste, ma cosa succedeva di preciso no, mi era completamente passato di mente.




Iniziamo subito con il dire che Scende la notte tropicale è un libro stupendo. Un libro sul finire della vita e su come affrontare quella marea di ricordi che quando si è anziani fanno a gara per occuparci la mente. Protagoniste sono due sorelle, Lucy e Nidia, entrambe argentine, che ora vivono insieme a Rio de Janeiro. Lucy si è trasferita lì anni prima, per seguire il figlio e il suo lavoro. Nidia è solo in villeggiatura, per cercare di riprendersi dalla recente morte della figlia. Le due anziane si distraggono come possono, lasciandosi coinvolgere dalle avventure amorose della vicina di casa. Finchè poi qualcosa nella loro vita che vorrebbero solo la tranquillità degli ultimi anni cambia di nuovo.
I bei ricordi dovrebbero aiutare la gente a vivere, non rattristarla
Al di là della trama, la cosa che più colpisce di questo libro è lo stile di Manuel Puig. La narrazione nella prima parte procede tutta semplicemente con i dialoghi tra le due sorelle. Dai loro racconti, dalle loro osservazioni, dalle impressioni che si scambiano, scopriamo non solo il loro passato, ma soprattutto il loro carattere. Più sognatrice Lucy, più cinica e pragmatica Nidia. Nella seconda, invece, la narrazione è affidata a delle lettere, che le sorelle e i vari protagonisti che ruotano intorno a loro si scambiano, e a dei verbali di polizia. 
La cosa bella è che tutto funziona perfettamente e crea un grandissimo romanzo (come funziona anche in Una frase un rigo appena, in cui questi espedienti narrativi sono elevati all'ennesima potenza... pagine di diario, pagine di giornale, annunci mortuari, pubblicità, canzoni, verbali, mai una parola diretta dell'autore. E anche in Il bacio della donna ragno, in cui i dialoghi sono inframmezzati dai film).

Non credo che Manuel Puig potesse immaginare che Scende la notte tropicale sarebbe stato il suo ultimo romanzo. Eppure, quel senso di vita che si spegne, di presente che vive solo attraverso i ricordi ma al tempo stesso di voglia di vivere ancora (appassionandosi alle storie degli altri), di notte che scende a conclusione del giorno, suona quasi come un commiato.
Peccato che spesso Lucy avesse la sensazione che i bei momenti vissuti non fossero toccati a lei, che li avesse vissuti un'altra.Questo è terribile, ma c'è un'altra cosa ancora peggiore, ed è dimenticarsi completamente di quello che è stato bello e ricordare solo quello che è stato brutto. Allora sì che bisognerebbe uscire di corsa nei campi come fa la povera Wilma e, se si è chiusi un appartamento e fuori piove, bisogna mettersi in fretta a fare qualcosa di utile, se una ce la fa. Se una può ancora rendersi utile. Un lavoro di cucito o un lavoro a maglia, o quello che capita tra le mani. Questa è la salvezza.
Ma per un'analisi più approfondita sul significato del libro, anche in relazione alle opere precedenti dell'autore, vi lascio leggere la nota in fondo al libro di Angelo Morino, che oltre a essere stato un grande promotore di Manuel Puig in Italia, questo libro l'ha anche tradotto. Scoprirete del rapporto molto stretto dell'autore con la madre e di quell'idea di ottimismo che, nonostante tutto, pervade tutto il libro.

Quel che da lettrice vi posso dire è che Scende la notte tropicale è un libro avvolto da un alone di malinconia, di disincanto, ma al tempo stesso di sogni e di speranze, che non dovrebbero morire a nessuna età. Un libro all'apparenza semplice, per il suo stile, per questi dialoghi tra le due anziane protagoniste, ma che racchiude qualcosa di estremamente profondo. La vita e la sua fine.

Da leggere, assolutamente! Prima che finisca nel triste dimenticatoio del fuori catalogo...



Titolo: Scende la notte tropicale
Autore: Manuel Puig
Traduttore: Angelo Morino
Pagine: 279
Editore: Sellerio editore
Acquista su Amazon:
formato brossura: Scende la notte tropicale

mercoledì 16 gennaio 2013

Due titoli, un solo libro: ma perché? #17

Voglio dedicare la puntata di oggi a un libro che amo molto, scritto da un autore che probabilmente, se non avessi frequentato l'università e incontrato lungo il mio cammino due professori così appassionati, non avrei mai scoperto. Ce ne sono, di docenti così. Di quelli che trasmettono talmente tanta passione in quello che insegnano che è impossibile non rimanere contagiati.
L'autore in questione è Manuel Puig, scrittore argentino morto nel 1990 e forse ora un po' dimenticato, ma che negli anni '70 e '80 è stato protagonista del boom della letteratura sudamericana. Da uno dei suoi libri, forse il più famoso, ovvero "Il bacio della donna ragno", uscito nel 1976, è stato poi tratto anche un film nel 1985 con la regia di Hector Babenco e con William Hurt nel cast.

Quello di cui vi voglio parlare oggi però è un altro, uscito in Argentina nel 1969 e arrivato in Italia nel 1971.
Sto parlando di BOQUITAS PINTADAS ovvero UNA FRASE, UN RIGO APPENA

Il libro è una sorta di grande soap opera popolare in cui gli eventi della vita quotidiana di un gruppo di persone semplicissime, gli abitanti di Coronel Vallejos, uno sperduto paese della pampa argentina, diventano protagonisti di un romanzo di forti sentimenti, passioni, dolore e morte. Il punto forte del libro sono gli espedienti narrativi utilizzati da Puig: ritagli di giornale, verbali, certificati di nascita e di morte, struggenti flussi di coscienza, diari e lettere d'amore, riviste femminili e radio-romanzi  (non per niente il libro non è diviso in capitoli ma in puntate) vengono utilizzati per portare avanti la trama e delineare i rapporti tra i vari protagonisti.

Di questo romanzo esistono due traduzioni. La prima è stata fatta nel 1971, per Feltrinelli, da Enrico Cicogna. Poi, il romanzo è stato ritradotto per Sellerio da Angelo Morino. Non sto qui a spiegarvi le differenze tra le due traduzioni... le scoprirete da soli se deciderete di leggere il romanzo, in quanto al fondo si trova una nota di Morino in cui spiega somiglianze e divergenze. 
Mi limiterò, come tipico di questa rubrica, ad analizzare il titolo.
Il titolo originale rinvia al verso di un fox trot, Rubias en Nueva York, interpretato dal grande Carlos Gardel, che viene citato all'inizio della terza "puntata" del romanzo: "Deliciosas criaturas profumadas /quiero el beso de sus boquitas pintadas". La traduzione letterale sarebbe "Boccucce dipinte". 
E' evidente che un titolo del genere per il lettore italiano non avrebbe significato nulla. Si era quindi cercato un titolo tra i testi delle canzoni italiane dello stesso periodo di quella di Gardel. La scelta è ricaduta sul tango "Scrivimi", il cui testo è stato scritto da Enrico Frati e musicato da Giovanni Raimondo. L'inizio del ritornello di questo tango recita: "Amore scrivimi, non lasciarmi più in pena, una frase un rigo appena calmeranno il mio dolor". 
Oltre al titolo in copertina sono ovviamente cambiati anche i titoli delle "puntate" in cui il romanzo si divide, che si riferivano anch'essi a canzoni argentine del periodo. Quindi "Boquitas pintadas de rojo carmensí" (Boccucce dipinte di rosso carminio) diventa "una frase scritta con elegante calligrafia", mentre "Boquitas azules, violaceas, negras (Boccucce azzurre, violacee, nere) diventa "Un rigo sbiadito, scarabocchiato, cancellato".

Io, personalmente, la trovo una scelta perfetta, perché, oltre ad avere un forte potere evocativo, rende al meglio il senso di tutto il romanzo. Un folletín, un dramma melenso e banale che i protagonisti vivono con trasporto e passione.

Vi consiglio di leggere questo romanzo, così come il già citato "Il bacio della donna ragno" e "Scende la notte tropicale". Sono tre piccoli capolavori, molto diversi l'uno dell'altro, che meriterebbero di essere molto più conosciuti di così.

venerdì 17 settembre 2010

UNA FRASE UN RIGO APPENA- Manuel Puig

Nella pampa argentina durante gli anni trenta un impenitente vitellone di provincia, tisico ma bellissimo, miete le sue vittime secondo schemi da romanzo rosa. Gelosie, rancori, intrighi casalinghi tingeranno di nero il romanzo.


Avevo voglia di recensire un libro e dato che al momento ne sto leggendo uno molto bello ma un po' impegnativo ("Il Vangelo secondo Gesù Cristo" di José Saramago) che mi ci vorrà ancora un po' per finire, ho guardato la mia lista di "Imperdibili" e scelto da lì di quale libro parlare.
"Una Frase un Rigo Appena" è un libro magnifico a cui sono molto legata. L'ho scoperto all'università, durante il corso di letteratura ispanoamericana e me ne sono innamorata. Un paio di anno dopo ho avuto anche la fortuna di conoscere il grande traduttore che l'ha tradotto e che purtroppo ora non c'è più. Insomma, un libro a cui tengo molto.
Manuel Puig prende eventi della vita quotidiana di un gruppo di persone molto semplici e li rende degni di apparire in un romanzo. Per narrare utilizza molti espedienti, molti sistemi diversi: ritagli di giornale, verbali, certificati di nascita e di morte, struggenti flussi di coscienza, riviste femminili e folletín. Per non parlare del filo conduttore del bolero Boquitas Pintadas, che lega tutto il romanzo. Insomma, tutto viene usato per narrare le vicende di questo bulletto, dietro a cui sbavano tutte le ragazze del paese, generando invidie, rancori e amori che in alcuni casi dureranno per sempre.
Un libro semplicemente bellissimo, che forse non molti conoscono ma che meritebbe di essere un best seller.

Nota alla traduzione: dovrei prendere e incollare la nota scritta in fondo al libro da Angelo Morino, il secondo traduttore di questo romanzo. Pessima la prima traduzione di Cicogna (ma realizzata anche in tempi diversi, con mezzi molto limitati), corretta quella di Morino. Due parole vanno spese sul titolo: "Boquitas pintadas" l'originale, da un celebre bolero, "Una frase un rigo appena" quello italiano, dalla canzone "Scrivimi". Una scelta azzeccatissima, fatta per rispettare il senso di folletín e di popolarità del romanzo originale.

"amore scrivimi, non lasciarmi più in pena, una frase un rigo appena calmeranno il mio dolor"