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mercoledì 30 settembre 2015

Impressioni di settembre... rampante

Wake me up when September ends cantano i Green Day in una loro celebre canzone. E dal momento che oggi è il 30 settembre, credo sia il momento di svegliarli e raccontar loro cosa è successo in questo mese sul blog.
Scherzi a parte (che lo so che cosa racconta in realtà la canzone), scopo di questo post è quello di fare una sorta di riassunto di questo ultimo mese rampante. L’idea è quella di farlo poi tutti i mesi, memoria e tempo e permettendo. Così se qualcuno si è perso qualche contenuto e vuole rimediare, o magari è la prima volta che arriva qui e non sa bene che cosa leggere può partire da questo resoconto.
Ah sì, ovviamente ringrazio la PFM per il titolo di questo mese.

Il mese è iniziato con una gita a Torino per librerie con Claudia di Il giro del mondo attraverso i libri, ragazza e blog splendidi, oltre che canavesani come me. Ed è bello quando il virtuale diventa reale e ti permette di conoscere delle belle persone.  
Per il resto, a livello di eventi settembre è stato un mese un po’ smorto, almeno per quanto mi riguarda. Non sono andata né a Sarzana al Festival della Mente, né a Mantova né a Pordenonelegge. Tutti e tre con grande rammarico, ma sappiamo tutti che tra il dire e il fare c’è di mezzo la pigrizia e la mancanza di accompagnatori a cui infliggere il supplizio di sopportarmi durante un festival letterario (ok, e un po’ anche la distanza).
C’è stata però una cosa molto bella sulla pagina Facebook collegata al blog, ovvero una mega partita rampante a Trivial Pursuit Letterario. Abbiamo cambiato un po’ le regole, che giocare a distanza con un tabellone è difficile, trasformandolo in un semplice gioco a quiz, in cui io ponevo le domande e gli altri dovevano rispondere. È stato un grande casino, passatemi il termine, tra pagine aggiornate compulsivamente e domande a volte incomprensibili, ma alla fine mi sono divertita un sacco (e spero anche gli altri… perché a breve lo rifaremo).

Veniamo alle letture. Il mese di settembre è stato ricco di libri e di recensioni qui sul blog. Sto leggendo tanto in questo periodo, un po’ come sempre perché mi piace, un po’ per far fronte alla noia da lavoratrice freelance part-time (qualche lavoro c’è, ma poco poco). Potrei stirare, certo, ma vi pare che spreco tempo a togliere le pieghe da qualcosa che tempo due giorni e le avrà di nuovo per rinunciare a leggere?

Manca Pennac, perché me l'avevano prestato e l'ho già restituito

Il mese è iniziato con Daniel Pennac e il suo Storia di un corpo, edito da Feltrinelli. Un libro molto bello, sull'evoluzione e i cambiamenti del corpo del protagonista nel corso degli anni e di come questi cambiamenti possano raccontare una vita.
Dopo è toccato allOdore della polvere da sparo di Attilio Coco, delle edizioni Spartaco. Un libro sulla storia d’Italia del secondo dopoguerra un po’ diverso dal solito, raccontato attraverso lo sguardo di un uomo che prende parte solo marginalmente alle rivendicazioni politiche e sociali.
La lettura successiva è stata molto breve: Spaghetti, cozze e vongole, un raccontino di Nicola Lagioia pubblicato da Slow Food Editore. Il racconto in sé non è niente di che, ma mi è piaciuto questo piccolo libricino per le aggiunte sul fondo, con la storie delle cozze e delle vongole.
Poi è arrivato Quim Monzò, con la sua raccolta di racconti Olivetti, Moulinex, Chaffoteaux et Maury, edita da Marcos y Marcos e l’unica che ancora mi mancava. Descrivere i racconti di Monzò in poche parole è difficile: racconti di persone normali, persone che potremmo essere noi, che virano poi verso un finale inaspettato.
Da lì siamo passati a José Saramago e al suo Lucernario, pubblicato da Feltrinelli. Primo romanzo di Saramago, ma uno degli ultimi a essere pubblicati. Lo stile è diverso rispetto agli altri, al punto che viene da chiedersi cosa sia cambiato dopo questo libro. Però è un libro bellissimo.
Poi siamo tornati in Italia con Alessio Mussinelli e il suo Nemmeno Houdini, edito da Fazi. Un libro molto divertente, ambientato in un paesino sul lago e con protagonisti i suoi particolari abitanti. Leggero e intelligente al tempo stesso.
Subito dopo è stato il turno di Hugo e Rose di Bridget Foley, inviatomi da e/o. Lo specifico, questo, mentre con altri non l’ho fatto, per giustificare in qualche modo la presenza in rete di tantissime recensioni di questo libro su blog e youtube nel giro di pochi giorni. Troppe addirittura. Al punto che forse, se avessi saputo di questo lancio promozionale così massivo tramite blogger, forse avrei rifiutato. Per carità, il libro è bello, anche se con qualche remora da parte mia, però ecco non sono così convinta che mille recensioni in un mese gli diano il giusto onore (non sarebbe meglio inviarli più dilatati nel tempo i libri ai blogger, così da dare al libro una visibilità più duratura?).
Naif.Super di Erlend Loe è arrivato invece quasi per caso. Iperborea un giorno ha messo in offerta una vasta selezione di suoi libri in ebook e io ho scelto basandomi solo sulla copertina. E questa volta mi è andata davvero bene, perché è proprio un gran bel libro.
Le ultime due letture sono state Delitto ai grandi magazzini di Cortland Fitzsimmons, un giallo vecchio stile, molto onesto, della collana I Bassotti di Polillo editore, e quello splendore di Quello che hai amato, raccolta di racconti a cura di Violetta Bellocchio, edito da Utet, in cui undici donne e scrittrici italiane hanno raccontato undici storie vere della loro vita. Molto, molto intenso.
In realtà ce n’è stato anche un altro: Miracolo in libreria di Stefano Piedimonte. Non l’ho recensito, però, perché la rabbia nei confronti del suo formato ha preso il sopravvento sulla storia in sé, generando il post Ci vedo e se non ci vedessi metterei gli occhiali. 

E ottobre? Beh, ora sto leggendo Un posto al mondo di Wendell Berry che è stupendo, forse ancor più dei due precedenti di Berry. Non so bene cosa leggerò dopo. Poi ci sarà Portici di carta a Torino e il festival I luoghi delle Parole a Chivasso. Nel mezzo lettore rampante e fratello rampante parteciperanno a un’esposizione di Lego in un paese qua vicino e credo che proprio che vi racconterò anche di quello.

E il vostro settembre come è stato?

venerdì 11 settembre 2015

LUCERNARIO - José Saramago

Quando sarai cresciuto, vorrai essere felice. Per il momento non ci pensi ed è proprio questo il motivo per cui lo sei. Quando ci penserai, quando vorrai essere felice, smetterai di esserlo. Per sempre! Forse per sempre!... Hai sentito? Per sempre. Quanto più forte sarà il tuo desiderio di felicità, tanto più sarai infelice.La felicità non è qualcosa che si conquista. Ti diranno di sì. Non crederci. La felicità è o non è.



Lucernario è il primo romanzo di José Saramago. Il primo che ha scritto, tra la fine degli anni 40 e l’inizio degli anni ’50, ma anche uno degli ultimi ad essere pubblicato. Come ricorda Pilar del Río nella bella introduzione a questa edizione, il romanzo era stato dato per perso da Saramago stesso, dopo che lo aveva consegnato a una casa editrice affinché ne valutasse la pubblicazione, senza però mai ricevere alcuna risposta (considerate anche che a quei tempi non avevi copie del tuo romanzo salvate su dieci hard disk diversi). Quando il romanzo è ricomparso, nel 1999, Saramago era felice di averlo ritrovato, ma alla proposta di molti editori darlo alle stampe la sua risposta è stata “No, grazie, così vi imparate a non avermi risposto la prima volta” (ok, non credo abbia detto proprio “così vi imparate”, ma il concetto era quello). Avrebbe preferito un no onesto a quel per lui terribile e irrispettoso silenzio. Il romanzo è uscito poi postumo, nel 2011, l’anno successivo alla morte dello scrittore.

Lucernario è anche uno dei pochi romanzi di Saramago (tra quelli che ho letto io almeno, sette o otto) in cui l’autore utilizza la punteggiatura nel modo canonico. È la prima cosa che un lettore di Saramago nota iniziando a leggere questo libro. Uno stile più semplice, rispetto a quello a cui poi ci ha abituato dopo, più giovane (non per niente lo ha scritto che aveva meno di trent'anni), ma che racchiude già in sé tutta la grandezza narrativa dell’autore portoghese.

Siamo in condominio popolare in un quartiere di Lisbona in cui vivono sei famiglie. Ognuna con i suoi problemi, le sue gioie e i suoi dolori. In uno vivono quattro donne, due sorelle rimaste vedove e le due figlie di una di queste. Una delle giovani ama tantissimo la musica, l’altra non riesce a staccare gli occhi dai libri. La madre e la zia vegliano su di loro e si sconvolgono ad ogni piccolo turbamento della loro quiete.
In un altro c’è Lidia, una donna che fa la mantenuta, per non dover più vivere nell'ansia di non sapere come arrivare a fine giornata. Tutti nel palazzo conoscono gli orari di arrivo e di partenza del suo amante, tutti parlano, tutti giudicano, qualche uomo vorrebbe anche fare qualcosa di più, ma alla fine nessuno le si avvicina mai. In un altro, al piano terra che dà sulla strada, vivono Silvestre e Mariana una coppia quasi anziana, calzolaio lui, casalinga lei. Si amano e sono felici, nonostante i problemi di soldi e qualche rimpianto che la vita inevitabilmente lascia. E quando in casa loro arriva Abel, un giovane intellettuale incapace di legarsi a un posto, lo sono ancora di più.
In un altro ancora, vivono il linotipista Caetano e la moglie Justina. Non si amano, non si rispettano e, soprattutto, non sono riusciti a superare una terribile perdita  che ha segnato per sempre il loro rapporto già nato guasto. E anche l’altra giovane coppia, quella formata da Emílio e Carmen, e dal piccolo Henriquinho ha qualche problema. Anche loro, non si sopportano più. Anche loro si rifacciano delusioni e insoddisfazioni che non sanno o non vogliono risolvere. E nel sesto appartamento ci sono Anselmo, Rosalia e la figlia ventenne Claudinha. Sentono di essere una famiglia modello, nonostante i problemi economici, e soprattutto sono orgogliosi di quella figlia bellissima, che credono di vegliare e proteggere ma che in realtà sfugge loro un po’ di mano.

O sì, poi lì affacciati dal lucernario ci siamo noi lettori, che sbirciamo su quelle scale, dietro a queste porte, in quelle case e nelle vite di chi le popola. Lo facciamo con discrezione, senza essere visti, tant’è che una volta chiusa la porta di casa non ci sono sconti per nessuno. Né alla violenza, né alle lacrime, né alle delusioni o alle insoddisfazioni. Guardiamo senza essere visti e scopriamo tanti piccolo mondi sconosciuti, quelli di ogni famiglia.
Lucernario un libro molto bello. Lo è nel delineare i vari personaggi (i miei preferiti sono le quattro donne innamorate di musica e libri e la famiglia di Emilio e Carmen), ma anche i rapporti che si creano tra di loro nel condominio. Saramago è stato bravo a mettere su carta quello che in queste realtà succede davvero: tutti sanno tutto, tutti in casa parlano degli altri, in modo più o meno feroce, più o meno invidioso o benevolo, ma quando ci si incontra un sorriso e un buongiorno non si può mai negare.

Probabilmente per l’epoca in cui è stato scritto e Saramago ne ha tentato la pubblicazione, il libro era troppo scabroso, troppo rivoluzionario. L’entrare in casa delle persone e scoprirne i segreti, quelli che fuori dalle mura domestiche non andrebbero mai rivelati, quelle insoddisfazioni a cui non andrebbe mai data voce, forse era considerato troppo. Per fortuna Lucernario, questo “grande romanzo perduto”, è stato ritrovato e, soprattutto, pubblicato, perché è davvero un piccolo gioiello.


Titolo: Lucernario
Autore: José Saramago
Traduttore: Rita Desti
Pagine: 325
Editore: Feltrinelli
Acquista su amazon:

lunedì 1 dicembre 2014

TUTTI I NOMI - José Saramago

José Saramago è uno di quegli autori che mi imbarazza sempre un po' recensire. Mi imbarazza perché so che qualunque cosa io dica, non sarà sufficiente a far capire a chi non lo ha mai letto quanto grandi siano i suoi libri e, di conseguenza, quanto grande sia (sì, al presente, anche se è mancato nel 2010) lui.

E quindi, proprio come con L'uomo duplicato, il mio primo Saramago, con il meraviglioso Cecità, con Il Vangelo secondo Gesù Cristo e Caino,  anche per Tutti i nomi la tentazione è quella di non dirvi nulla se non, semplicemente, di leggerlo. 
Difficilmente non vi appassionerete all'ordinaria e abitudinaria vita del Signor José, di mestiere scritturale ausiliario presso la Conservatoria Generale dell'Anagrafe di una città sconosciuta, che un giorno trova, infilato tra le schede degli uomini famosi della sua città che come passatempo colleziona, quella di una donna che famosa non è. Una coincidenza, forse, che però sconvolge talmente tanto l'uomo da convincerlo a iniziare una ricerca per dare a questa donna un volto. La sua ricerca lo porterà a compiere azioni illegali, ad andare a bussare a porte di sconosciuti, senza che nemmeno per lui sia ben chiaro il perché.

Lo stile di Saramago è semplicemente fenomenale. Un po' ostico forse nelle prime pagine, soprattutto se non avete mai letto un suo libro o se è da un po' che non ne leggete uno. Ci va un attimo di tempo per abituarsi alla sua sintassi, al suo uso della punteggiatura, ai suoi dialoghi senza virgolette. Però, una volta che si entra nel meccanismo, si viene completamente rapiti. Sono belli i personaggi che questo autore sa creare, personaggi all'apparenza insignificanti, come il signor José appunto, ma capaci di grandi cose (entrare in una scuola di notte, ad esempio, ma anche parlare con il soffitto ricevendone risposta). Ed è bello il modo in cui porta il lettore a riflettere, sulle cose più complesse, come la vita, la morte e l'amore, ma anche su quelle più semplici e banali.

Insomma, se ancora non l'avete fatto,  senza che io vi dica altro, dovreste proprio leggere José Saramago.


Titolo: Tutti i nomi
Autore: José Saramago
Traduttore: Rita Desti
Pagine: 250
Editore: Einaudi / Feltrinelli
Anno: 2014
Acquista su Amazon:
formato brossura: Tutti i nomi

domenica 30 novembre 2014

Un libro per tè: Tutti i nomi e la tisana Bonne nuit



Leggere José Saramago è ogni volta un'avventura. Addentrarsi nel suo stile, perdersi tra le sue frasi, le sue virgole che apparentemente sembrano messe a caso, e ritrovarsi a leggere, sempre, una storia magnifica (in cui la sintassi svolge un ruolo fondamentale). Tutti i nomi è un libro un po' impegnativo, soprattutto nelle prime pagine. Ma una volta preso il via, non si riesce a smettere di leggerlo, di seguire il Signor Josè nella sua ricerca quasi disperata.
A rigore, noi non prendiamo decisioni, sono le decisioni che prendono noi.
Associo a questo libro una tisana della buonanotte, la Bonne Nuit della Neavita, che ho comprato principalmente per la sua bellissima confezione. Per poi scoprire, fortunatamente, che è buona anche nel gusto. A base di frutta (mela e ribes), camomilla, verbena, tiglio e fiori di rosa, di arancia e di fiordaliso.


La associo a questo libro semplicemente perché è un libro che se si inizia a leggere nel letto, la sera, non ti fa più dormire, perché si va avanti a leggere, quasi ipnotizzati dallo stile di Saramago. E io, solitamente, se prima di coricarmi bevo una tisana, poi la notte non dormo. Non sto scherzando. Ho una vescica molto debole che, se aiutata da una tazza d'acqua, mi porta ad alzarmi almeno due volte, per fare pipì. 
Ma va bene, perché così sgranchisco un po' le gambe e le braccia, anchilosate dalle strane posizioni in cui inconsciamente mi posiziono leggendo nel letto.

mercoledì 6 giugno 2012

CAINO - José Saramago

A vent'anni dal "Vangelo secondo Gesù Cristo", José Saramago torna a occuparsi di religione. Se in passato il premio Nobel portoghese ci aveva dato la sua versione del Nuovo Testamento, ora si cimenta con l'Antico. E sceglie il personaggio più negativo, la personificazione biblica del male, colui che uccide suo fratello: Caino. Capovolgendo la prospettiva tradizionale, Saramago ne fa un essere umano né migliore né peggiore degli altri. Il dio che viene fuori dalla narrazione è un dio malvagio, ingiusto e invidioso, che non sa veramente quello che vuole e soprattutto non ama gli uomini. È un dio che rifiuta, apparentemente solo per capriccio e indifferenza l'offerta di Caino, provocando così l'assassinio di Abele. Il destino di Caino è quello di un picaro che viaggia a cavallo di una mula attraverso lo spazio e il tempo, in una landa desolata agli albori dell'umanità. Ora da protagonista, ora da semplice spettatore, questo avventuriero un po' mascalzone attraversa tutti gli episodi più significativi della narrazione biblica: la cacciata dall'Eden, le avventure con l'insaziabile Lilith, il sacrificio di Isacco, la costruzione della Torre di Babele, la distruzione di Sodoma, l'episodio del vitello d'oro, le prove inflitte a Giobbe, e infine la vicenda dell'arca di Noè. Riscrittura ironica e personale della Bibbia, invenzione letteraria di uno scrittore nel pieno della maturità, compone un'allegoria che mette in scena l'assurdo di un dio che appare più crudele del peggiore degli uomini. 


Leggere un romanzo di José Saramago richiede sempre un notevole sforzo mentale. Non è facile entrare in sintonia con il suo stile, seguire le sue frasi complesse e le sue trame spesso intricate. Provo questa sensazione con ogni suo romanzo: "L'Uomo Duplicato", "Cecità", "Il vangelo secondo Gesù Cristo", "L'anno della morte di Ricardo Reis". Tutti libri non semplici da leggere. Ma tutti grandi capolavori.
Perché appena ci si abitua allo stile di questo grande autore, è impossibile non rimanere affascinati dalla sua bravura e da quello che racconta. Dei capolavori di genialità.

"Caino" rientra in questo gruppo di romanzi: difficile da leggere ma semplicemente fantastico. Saramago aveva già proposto un'incredibile lettura delle Sacre Scritture con "Il Vangelo secondo Gesù Cristo", reinterpretando la vita di Gesù dalla nascita alla morte e proponendoci un aspetto più realistico di quest'uomo, con le sue ansie, le sue paure, le sue debolezze di uomo. Questa volta invece l'autore si cimenta con l'Antico Testamento, prendendo Caino come protagonista e muovendolo attraverso diversi episodi famosi che ci vengono narrati nelle Scritture. La storia di Caino più o meno la sappiamo tutti: per gelosia ha ammazzato il fratello Abele, colpevole di essere il favorito da Dio. Caino non nega le sue colpe ma ne attribuisce altrettante anche a Dio: è stato lui a scegliere il fratello come preferito, è stato lui a non scegliere di fermarlo. E Dio in parte riconosce questa sua colpa e condanna Caino a sopravvivere ma errando senza pace per deserti e città. 
L'uomo si troverà a compiere un viaggio particolare, tra passato e presente, per i vari episodi dell'Antico Testamento: incontrerà Abramo e Isacco giusto in tempo per evitare il sacrificio. Assisterà alla distruzione di Sodoma e Gomorra, dove a morire sono più innocenti che peccatori. Vedrà la separazione delle lingue e la distruzione della Torre di Babele, e via dicendo fino al finale sull'Arca di Noè.
E di tutti questi episodi, Caino non farà a meno di notare l'incongruenza e la cattiveria di questo Dio che tutto vede e tutto può: sacrificherà innocenti, scenderà a patti con satana con cui farà anche scommesse, accetterà incesti e ucciderà per suo capriccio tutte le genti del mondo.

Saramago ha un modo semplicemente incredibile di raccontare: buffo e ironico nel descrivere certi aspetti della vita di allora e certi ragionamenti (e ammetto di aver letto il libro canticchiando praticamente sempre nella mia testa "La Genesi" di Guccini) e schietto, crudele e agghiacciante nell'evidenziare le assurdità che si commettono in nome di Dio e da Dio stesso.

Come mi era già successo con "Il vangelo secondo Gesù Cristo", non posso fare a meno di chiedermi che sentimenti ha suscitato o susciterebbe un libro del genere nell'ambiente ecclesiastico o anche solo in un cattolico praticante. Per me, che forse in qualcosa credo ma di sicuro non nella chiesa in quanto istituzione che troppe volte predica bene e razzola malissimo, che vive ancora chiusa in delle idee del medioevo senza la capacità (o la voglia o l'interesse) di adeguarsi al presente, è veramente un libro geniale.
Consigliatissimo!

Nota alla traduzione: non deve essere stato facile tradurre questo romanzo e la traduttrice ha fatto un buon lavoro.

Titolo: Caino
Autore: José Saramago
Traduttore: Rita Desti
Pagine: 142
Prezzo di copertina: 8 euro
Editore: Feltrinelli

Acquista su Amazon: Caino (Universale economica)

giovedì 23 settembre 2010

IL VANGELO SECONDO GESU' CRISTO- Josè Saramago

Il Gesù Cristo di Saramago, da alcuni cristiani ortodossi ritenuto blasfemo, è un carattere fortemente spirituale, ma in tutto e per tutto umano, che incarna i dubbi e le sofferenze propri della condizione universale di uomo. Il figlio di Dio, dalla nascita a Betlemme alla morte sul Golgota, affronta le medesime esperienze descritte nel Vangelo, qui però narrate secondo una prospettiva terrena, con spirito critico e senso logico. In questa storia non c'è fede nei miracoli, bensì coscienza di trovarsi in balìa della volontà di potenza di un Dio padre distante e indifferente al dolore che provoca. La serie di disgrazie, stragi e morti che costellano l'esistenza di Gesù, fino al non cercato e non accettato compimento del destino di vittima sacrificale, diventa così un'occasione per riflettere sulla contrapposizione tra bene e male, sulla problematicità di fare il giusto tramite l'ingiusto, sull'imperscrutabilità del senso della vita umana e sulla sconcertante ambiguità della natura divina.

Leggere Saramago non è un'impresa semplice. Il suo stile, fatto di virgole senza punti a capo e di discorsi diretti mescolati alla narrazione, sembra quasi fatto apposta per scoraggiare il lettore. E si arriva a un punto (almeno con me è successo, a pochissime pagine dalla fine) in cui quasi non ce la si fa più, si ha bisogno di prendere aria per evitare di abbandonare il libro. Se succede anche a voi, vi prego, prendete aria e poi finitelo. Perchè è semplicemente geniale.
Solo Saramago poteva riuscire a prendere il Vangelo e riscriverlo così, con questa ironia e questa realtà. Potrebbe sembrare un processo blasfemo (ed effettivamente la Chiesa tanto d'accordo non era) eppure riesce a rendere un aspetto della vita di Gesù e di tutta la sua vicenda che la Chiesa e i vangeli officiali hanno sempre in qualche modo negato. Perchè il Gesù di Saramago è un Gesù umano, reale, che gode dei piaceri della carne (lo ammetto, leggere della scena di sesso con Maria di Magdala è stato un leggero trauma), che si infuria con la madre, abbandonandola al suo destino. E' un Gesù che non sa spiegarsi i suoi miracoli, che non accetta impassibile il destino che Dio ha scelto per lui. E questo Dio... cavolo... è tutto fuorchè buono e gentile come si vuole far credere (basti pensare a quanti innocenti ha lasciato che morissero perchè Gesù si salvasse), tanto che arriva già a predire le guerre, le crociate e le sofferenze che in suo nome, e stupidamente, saranno perpetuate.
Per una persona che è cresciuta in seno alla chiesa (più per tradizione che per credenza), e poi allontanata drasticamente, è comunque stato un po' sconvolgente leggere questo Vangelo, per via della narrazione molto reale e realistica di certi aspetti. E oltre lo choc, c'è il sospetto, o la consapevolezza, che forse se queste cose fossero state narrate fin da subito così, molti degli scettici e dei miscredenti ci penserebbero un po' di più, perchè riuscirebbero di più a identificarsi in questo Dio e in questo Gesù, che alla fine altro non era che un essere umano.
Armatevi di un po' di coraggio e di un po' di pazienza, e leggetelo. Merita davvero.

Nota alla traduzione: ben fatta direi!

sabato 19 giugno 2010

CECITA'- José Saramago

In un tempo e un luogo non precisati, all'improvviso l'intera popolazione diventa cieca per un'inspiegabile epidemia. Chi è colpito da questo male si trova come avvolto in una nube lattiginosa e non ci vede più. Le reazioni psicologiche degli anonimi protagonisti sono devastanti, con un'esplosione di terrore e violenza, e gli effetti di questa misteriosa patologia sulla convivenza sociale risulteranno drammatici. I primi colpiti dal male vengono infatti rinchiusi in un ex manicomio per la paura del contagio e l'insensibilità altrui, e qui si manifesta tutto l'orrore di cui l'uomo sa essere capace. Nel suo racconto fantastico, Saramago disegna la grande metafora di un'umanità bestiale e feroce, incapace di vedere e distinguere le cose su una base di razionalità, artefice di abbrutimento, violenza, degradazione. Ne deriva un romanzo di valenza universale sull'indifferenza e l'egoismo, sul potere e la sopraffazione, sulla guerra di tutti contro tutti, una dura denuncia del buio della ragione, con un catartico spiraglio di luce e salvezza.


Saramago scrive in un modo fantastico. Il libro, devo ammetterlo, è un po' inquietante. Questa cecità, questo "mal bianco" che si diffonde in tutto il mondo come un'epidemia senza cura da quale nessuno scampa è veramente angosciante.( lo ammetto, sono arrivata a sognare sti ciechi)
E il modo di scrivere di Saramago contribuisce a creare questo senso. Bello il suo sviluppare, anche solo in poche righe, il "cosa succederebbe se...", e brutto scoprire dalla sua narrazione cosa succederebbe se d'un tratto tutti diventassimo ciechi.
Lo consiglio caldamente (magari non leggetelo la sera prima di andare a dormire)

L'UOMO DUPLICATO- José Saramago

Protagonista del romanzo è un professore di Storia di scuola media dal nome altisonante, Tertuliano Màximo Afonso. Separato dalla moglie senza ricordare né perché si è sposato né perché ha divorziato, ha difficoltà nelle relazioni col prossimo e si può definire un depresso. Conduce una vita solitaria e noiosa, fino al giorno in cui non fa una scoperta sensazionale: dietro consiglio di un collega, noleggia una commedia leggera in videocassetta ed eccolo faccia a faccia con una comparsa che, ben più che somigliargli, è lui. Un autentico doppio, la cui esistenza travolge quella di Tertuliano, che da quel momento farà di tutto per scoprire chi sia quell'attore, cosa faccia, che storia abbia, e si immerge così in un'inquietante realtà parallela, ricca di suspense e di spunti di riflessione sull'identità.
E' un libro incredibile!! Servono una cinquantina di pagine per adattarsi allo stile di Saramago, ma non appena si entra nel meccanismo non si può non esserne conquistati. Un narratore onniscente ( che sa di essere un narratore onniscente!!) accompagna il lettore, evidenziando le cose più importanti e occupando i tempi morti con sue personali riflessioni. La storia poi è semplicemente incredibile. Un professore di storia scopre per caso l'esistenza di un uomo del tutto simile a lui, questa sua scoperta diventa un'ossessione che lo porta ad indagare e a scoprire chi sia quest'uomo. E il " doppio" , una volta venuto a sapere dell'esistenza dell'altro, rivive tutto quello che aveva vissuto il protagonista quando aveva scoperto la sua esistenza. Un parallelissimo perfetto che rende l'idea di Saramago ancor più speciale. La parte finale trasmette angoscia e stupore. Veramente ben scritto!

Addio José

Io non sono tanto brava a scrivere tributi. Non lo so fare per le persone "normali", figuriamoci per i grandi scrittori come lui. Ieri però, quando ho saputo della sua morte, sono rimasta colpita e molto dispiaciuta.
Ho iniziato tardi ad amare i suoi romanzi e il suo modo di scrivere. Ho iniziato con un opera teatrale, letta per caso durante un corso all'Università. E poi "L'Uomo Duplicato" e "Cecità", due piccoli capolavori che mi sono rimasti nel cuore e che rientrano tra i miei libri preferiti.
Ho ancora molto da leggere. Ma so già che mi mancherà non avere suoi libri nuovi.
L'unico modo che ho quindi per rendergli omaggio è quello di aggiungere in questo blog la mia recensione ai suoi due libri che tanto ho adorato.
Addio José...