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mercoledì 16 gennaio 2019

LA MISURA DELL'UOMO - Marco Malvaldi

Per crescere bene occorrono libertà e tranquillità.In una parola, fiducia. Ma anche regole e rispetto di esse, perché altrimenti il forte soverchia il debole, o il furbo abbindola il fesso, e di libertà non ve n’è più.


Accolgo sempre con una certa diffidenza il cambio di editore da parte di autori a cui sono affezionata. Capisco qualunque motivazione che ci possa essere alla base, che sia economica o affettiva, ma da lettrice appassionata delle opere di un certo scrittore vedere che improvvisamente usciranno con un’altra veste grafica e sotto un altro patrocinio, se così si può definire, provo quasi un moto di fastidio: mi sballa l’ordine in libreria, mi turba al momento della lettura, etc etc... tutte cose così, apparentemente prive di senso che però riescono spesso a condizionare il mio rapporto con un determinato libro.

È più o meno quello che mi è successo con La misura dell’uomo di Marco Malvaldi, primo volume di una trilogia dedicata a Leonardo da Vinci, uscito in libreria a novembre del 2018 per Giunti editore. 

Sì, per Giunti editore.
Niente copertina blu elegante.
Niente formato piccolo, ben riconoscibile.

Certo, Malvaldi non è nuovo ai cambi d’editore, ma nella maggior parte dei casi con altri marchi ha pubblicato per lo più saggi divulgativi, non romanzi. Non gialli. E anche se poi ho scoperto che si è trattato di un cambio temporaneo (e che dovrebbe uscire a breve un nuovo romanzo per Sellerio), sono stata indecisa a lungo se leggere o meno questo libro. Da un lato quanto detto sopra mi respingeva parecchio; dall’altro però so quanto sia bravo Malvaldi con i gialli storici, quanto sia bravo a giocare con la lingua e, soprattutto, quanto si diverta a farlo (Odore di chiuso ne è l’esempio più lampante, oltre a essere il mio preferito in assoluto, più dei vecchietti del Barlume). 

Alla fine, complice anche un regalo di Natale, mi sono decisa. La misura dell’uomo è stata la mia prima lettura di questo 2019. E spero davvero non determini l’andamento di tutto l’anno. Perché no, non mi ha convinta.

Siamo a Milano, sul finire del XV secolo: una città che sta fiorendo, in pieno Rinascimento, grazie al consolidamento del sistema finanziario e al patrocinio di Ludovico il Moro che governa la città. In questo contesto opera Leonardo da Vinci. Un uomo piuttosto singolare, che vive con la madre, gira per la città con delle lunghe vesti rosa, scrive al contrario e sembra sempre immerso nei suoi pensieri. In qualche calcolo, forse, o in come cavolo fare a rivestire di rame un’enorme statua che gli è stata commissionata proprio dal Moro. Quasi non sembra accorgersi degli intrighi che succedono in città, tra governatori legittimi e regnanti illegittimi, tra richieste di alleanze e tentativi di tradimento. Finché un giorno non viene chiamato al Castello: è stato trovato un uomo morto in cortile e occorre che qualcuno, oltre all’astrologo di Corte, indaghi su cosa è successo. Verrà così alla luce uno strano complotto, che Leonardo è chiamato a sventare.

Le potenzialità per essere un buon romanzo La misura dell’uomo le ha tutte: il personaggio di Leonardo, il contesto storico e sociale, l’idea del giallo e del ritrovamento. Ma Malvaldi stesso sembra perdersi nella trama che ha inventato, ricca di intrecci, personaggi (c’è un Dramatis Personae all’inizio, ma secondo me non è sufficienti) e riferimenti storici che io personalmente ho faticato un po’ a seguire. Ma a parte questo, ciò che più mi ha lasciato interdetta in questa lettura è che non mi sono divertita. Non quanto Malvaldi in passato mi aveva abituato a fare. È come se si fosse in qualche modo trattenuto, che non abbia spinto abbastanza su quegli elementi (il linguaggio, la caratterizzazione dei personaggi) che invece di solito sono il suo forte. 
Anche la parte gialla vera e propria per me è stata poco convincente: manca la curiosità, manca il colpo di scena, manca il poter seguire passo passo l’investigatore (e che investigatore!) nelle sue indagini e arrivare con lui alla soluzione. Tutte cose che mi sarei aspettata.

Insomma, sono arrivata alla fine di La misura dell’uomo un po’ a fatica, devo dir la verità, con la sensazione di aver letto un romanzo che poteva essere molto ma molto di più di quello che alla fine è stato. Perché conosco Malvaldi e il suo stile da parecchi libri e so che ne sarebbe stato in grado. 
Certo, è anche vero che si tratta il primo di tre volumi, quindi c’è ancora tempo per sviluppare meglio tutte le parti che, per me, non hanno funzionato. Il problema però è che è proprio il primo romanzo a dover far venire la voglia e la curiosità di leggere anche i successivi. E, in questo caso, almeno per me non è successo.

(Anche se poi li leggerò lo stesso, perché io a Malvaldi voglio sempre un sacco bene).


Titolo: La misura dell'uomo
Autore: Marco Malvaldi
Pagine: 300
Editore: Giunti editore
Anno: 2018
Prezzo: 18,50€
Acquista su Amazon:
formato cartaceo: La misura dell'uomo
formato ebook: La misura dell'uomo

martedì 8 agosto 2017

LEGGERE AL MARE: sei giorni, quattro libri e tanti spritz.

È passato un po’ di tempo dall’ultima volta che ho aggiornato il blog e la ragione è molto semplice: sono stata in vacanza. Non per due settimane, ahimè, ma solo per sei giorni, in Liguria a Sestri Levante. Ho preferito comunque staccare del tutto anche da qui. Certo, forse avrei dovuto avvisare, pubblicando come ogni anno il post con l’elenco dei libri che avevo intenzione di portare con me. Ma li ho decisi un po’ all’ultimo minuto, complice anche la solita stanchezza da lettura che mi prende in questo periodo, e non mi andava di presentare libri che poi magari nemmeno avrei letto.
Ma ora le vacanze sono finite da qualche giorno (anche se la mancanza del mare e degli spritz al tramonto durerà ancora un po’), posso finalmente raccontare che cosa ho letto. Ovvero, questi:



Ah no, scusate, ho sbagliato la foto. Portate pazienza, come vi dicevo la mancanza di mare e di spritz si sta facendo sentire. Comunque, i quattro romanzi che ho letto al mare sono questi:



Sono partita con ELISIR D’AMORE – VELENO D’AMORE di Eric-Emmanuel Schmitt, un libricino pubblicato da edizioni e/o che racchiude due racconti lunghi dello scrittore francese. Tradotti entrambi da Alberto Bracci Testasecca, in Elisir d’amore assistiamo allo scambio epistolare di una coppia di ex fidanzati: Adam e Louise. Dopo la fine della loro storia, Adam è rimasto a Parigi, mentre Louise si è trasferita per lavoro in Canada. È evidente che tra i due c’è ancora qualcosa in sospeso: si cercano, si stuzzicano, cercando di fingere un rapporto d’amicizia che, però, non può esserci. Una lettura intelligente, sicuramente, ma forse un po’ troppo rapida: qualche scambio di lettera in più avrebbe aiutato a delineare ancor meglio i personaggi e il loro rapporto. In Veleno d’amore protagoniste sono invece quattro ragazze adolescenti alle prese con i primi problemi d’amore. Problemi in realtà molto semplici che però degenerano in una vera e propria tragedia shakesperiana, quando si scopre che queste amiche forse proprio amiche non sono. La storia è raccontata tramite le pagine dei diari delle quattro ragazze e qualche scambio di SMS. E alla fine si rimane senza parole, per il culmine della storia, ma anche per il modo incredibile con cui Eric-Emmanuel Schmitt l’ha sviluppata.



Subito dopo è toccato a LA PRIMAVERA DEI BARBARI di Jonas Lüscher, pubblicato in Italia da Keller edizioni e tradotto da Roberta Gado. Un libricino che avevo acquistato tempo fa al Libraccio, attratta più dalla bella copertina (ho un debole per le copertine colorate di questo editore) che non dalla trama in sé, si è rivelato invece una bella lettura, divertente e agghiacciante al tempo stesso. Protagonista è Preising, un ricco industriale che si ritrova a partecipare a un lussuoso banchetto di nozze di una giovane coppia di broker inglesi in una lussuosa oasi tunisina. Proprio la notte del banchetto, però, la Gran Bretagna fallisce e questi ragazzi che fino a un secondo prima erano ricchissimi si ritrovano ora sul lastrico. Con il degenero barbaro (da cui il titolo) che ne consegue. Il romanzo fa ridere per il modo in cui Preising racconta, per i personaggi ancor più bislacchi di lui che incontra e per la descrizione che viene fatta dei ricchi inglesi, ma terrorizza nella seconda parte, quando questi ricchi inglesi si ritrovano senza niente.



La terza lettura è stata TUTTO IL TEMPO CHE VUOI di Francesco Gungui, edito da Giunti editore. Un romanzo leggero, leggero, leggero (mettete tutti i “leggero” che volete), ma che riesce perfettamente nel suo scopo di “lettura da spiaggia non troppo scema”. Protagonista è Franz, un trentaseienne milanese che lavora come editor per una grande casa editrice e che sta cercando di avere un figlio con la sua compagna Lucia. Un figlio che, però, non ne vuole sapere di arrivare: un’attesa snervante, che logora la coppia fino a un’inevitabile decisione. Come se questo non bastasse, un romanzo erotico che Franz ha rifiutato di pubblicare viene comprato da un altro editore e si trasforma in un best seller. Franz deve ora cercare di reinventarsi, di scoprire qual è il suo piano B, se mai ne ha avuto uno, e metterlo in pratica. E lo fa, trasformando la sua passione per la cucina in una professione, con l’aiuto della bella Camilla. Tutto il tempo che vuoi non è un romanzo molto originale, in realtà (e Gungui ha sicuramente letto sia i romanzi di Nick Hornby, sia qualcosa di Fabio Bartolomei, secondo me), ma pone alcuni spunti di riflessione importanti sul mondo del lavoro, sulla famiglia e la paternità, e sulla capacità di affrontare gli imprevisti. E poi è leggero, leggero, leggero…



L’ultimo libro che ho letto al mare (e finito una volta arrivata a casa) è UNA CITTÀ O L’ALTRA di Bill Bryson (edito da Guanda e tradotto da Silvia Cosimini, Sonia Pendola e Giorgio Rinaldi). Una lettura che non avevo preventivato di fare, anche perché il libro lo abbiamo acquistato proprio in vacanza, ma che mi ha in qualche modo salvata. Avevo portato con me un altro romanzo, che dopo poche pagine però si è rivelato poco adatto al momento. Quindi, ho deciso di metterlo da parte e di seguire Bill nel suo viaggio in solitaria per alcuni paesi europei: insieme a lui sono andata in nord Europa e a Parigi, ho visitato la Germania, l’Olanda, la Svizzera fino all’Europa dell’est. Ci siamo spostati in treno, in aereo, in autobus e qualche volta persino a piedi o su auto un po’ scassate. Insieme a lui ho conosciuto personaggi bislacchi e usi e costumi locali alquanto singolari, e ho avuto la possibilità di vedere un’istantanea della società e della cultura europea al momento dei suoi viaggi (a cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90). Ma soprattutto mi sono lasciata conquistare dal suo stile e dalla sua incredibile ironia nel raccontare aneddoti ed esperienze. Ora piano piano cercherò di recuperare tutto quello che ha scritto.



Direi che come bottino di letture di questa vacanza non mi posso proprio lamentare. Ho avuto la conferma di Eric-Emmanuel Schmitt e la scoperta di Jonas Lüscher, ho staccato dalle letture impegnative con Francesco Gungui e mi sono perdutamente innamorata di Bill Bryson e del suo stile.

E poi ho bevuto tanti spritz e fatto tanti bagni in un posto bellissimo.


venerdì 21 ottobre 2016

ESTHER - Steve Jenkins, Derek Walter, Caprice Crane

Dovete sapere che io ho una passione per le cose buffe. Per gli animali, soprattutto. Panda, koala, cani, gatti, asinelli, caprette, maialini… tutti gli animali con il musetto un po’ carino o con un atteggiamento un po’ coccolone mi fanno completamente sciogliere. 
Da bambina (ma anche adesso ogni tanto, in realtà) avevo proposto di comprare una capretta e metterla nel prato di casa, “così non dobbiamo più tagliare il prato e io posso farle le coccole!”. La mia richiesta, ovviamente, non è mai stata soddisfatta, ma questa passione con gli anni non è scemata, riversandosi un po’ in tutti gli aspetti della mia vita. Sì, anche nei libri.



Quando ho visto per la prima volta la copertina di Esther, libro di Steve Jenkins, Derek Walter e Caprice Crane appena pubblicato da Giunti con la traduzione di Elena Cantoni, ho immediatamente pensato: “Oddio, questo libro deve essere mio!”. Non mi sono nemmeno troppo preoccupata di informarmi di che cosa parlasse. C’era un buffo maialino in copertina e tanto mi bastava. Poi, quando il libro è arrivato e ho iniziato a leggerlo, mi si è aperto un mondo.

Esther racconta la storia vera dell’omonima maialina (poi diventata un maiale enorme a tutti gli effetti) adottata un po’ per caso da Steve e Derek. La coppia già possedeva due cani e due gatti ma Steve, di fronte alla richiesta di aiuto di una sua vecchia compagna di scuola e, soprattutto, di fronte al musetto e alle pietose condizioni in cui si trovata Esther quando l’ha vista la prima volta, non ha saputo resistere. Lui era convinto che si trattasse di un maiale nano, che non avrebbe superato il peso di un cane di grossa taglia. E invece, Esther diventa un terremoto di due quintali. È un maiale testardo e curioso, che ama giocare, mangiare, combinare disastri e farsi fare le coccole. E che porta grandi cambiamenti nella vita di Steve e Derek. Il primo, quello principale, è quello del cibo: come puoi tenere in casa un maiale come animale da compagnia e poi mangiare il bacon come se niente fosse? I due iniziano piano piano ad avvicinarsi al veganismo, senza però diventare degli invasati o dei nazisti. Il secondo è quello della casa: la loro villetta non basta più e quindi decidono di comprare una fattoria, chiedendo aiuto ai fan che Esther ha raggiunto in tutto il mondo grazie alla sua pagina facebook per potercela fare.

Esther e i suoi amici (©Steve Jenkins, Derek Walter , fonte: http://bit.ly/2efPJjS)
A scanso di equivoci vi dico subito che no, non ho chiuso e sono diventata immediatamente vegana.  E non ho nemmeno intenzione di farlo. E quello di "convertire" più persone possibile non era nemmeno lo scopo di Steve e Derek quando hanno deciso di raccontare la loro storia. Un argomento di cui parlano, certo, e che ha sicuramente un ruolo fondamentale nel libro (fantastiche le ricette finali “approvate da Esther”), ma loro volevano (e vogliono, nelle pagine social di Esther… che ovviamente ho iniziato a seguire tutte) semplicemente raccontare la loro esperienza e dimostrare quanto amore si possa provare per un animale da compagnia, qualunque esso sia. E anche insegnare a non arrendersi, che a realizzare i propri sogni e trovare il sostegno delle persone a volte è davvero possibile.

Esther, a livello di scrittura e di stile, non è sicuramente un capolavoro. Ma fa spesso sorridere (e a volte anche ridere), proprio come lo fanno le cose buffe che i vostri animali domestici fanno ogni giorno. Certo, qui si parla di un maiale di due quintali, ma l’effetto è proprio lo stesso. E, devo dire, questo racconto mi è piaciuto tantissimo. Un po’ per quello che vi dicevo all’inizio, per la mia passione per gli animali buffi e coccolosi. Un po’ perché sono quelle storie semplici, di vita quotidiana, che non cambieranno il mondo, ma la vita di chi le vive sì.

La colazione di Esther (©Steve Jenkins, Derek Walter , fonte:http://bit.ly/2eXOq8n)
E quindi, se vi capita, leggete Esther, leggete la sua storia. Poi non dovete diventare per forza vegetariano, vegani o adottare un maialino. Io non farò nessuna di queste tre cose (anche se per l’ultima, in effetti, mi dispiace da matti). Ma almeno sorriderete per qualche ora, pensando a Esther e a quante cose, buffe ma anche importantissime, l’affetto di un animale può farci fare.


Titolo: Esther - il mondo si cambia un cuore alla volta
Autore: Steve Jenkins, Derek Walter, Caprice Crane
Traduttore: Elena Cantoni
Pagine: 224
Editore: Giunti
Anno: 2016
Acquista su Amazon:
formato brossura:Esther. Il mondo si cambia un cuore alla volta