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giovedì 7 gennaio 2016

SULL'ORLO DEL PRECIPIZIO - Antonio Manzini

Giorgio sudava. Sentiva un prurito alle mani. «I libri non sono azioni, non sono saponette».
La Celletti scoppiò di nuovo a ridere. Poi ingoiò la caramella. «Da uno scrittore mi sarei aspettata qualcosa di più. Sempre con queste saponette, ma che v'hanno fatto le saponette? Cosa avete contro le saponette? Io amo le saponette, se il pubblico vuole le saponette. E amo i pop corn, se sono quelli che la gente chiede! Noi guardiamo solo ai gusti del pubblico. E le farà lo stesso».


Se bazzicate un po’ nel mondo dei libri e delle case editrici, come addetti ai lavori ma anche da semplici appassionati, saprete tutti benissimo della recente fusione tra i due grandi colossi editoriali italiani, Mondadori e Rizzoli (che da questo momento chiameremo simpaticamente Mondazzoli).
Insieme, questi due grandi gruppi editoriali possiedono ora circa il 40% del mercato editoriale italiano. Una cifra impressionante, a mio avviso, se si pensa a quanti siano gli altri editori a spartirsi il rimanente 60%. Per il lettore, almeno per il momento, non è cambiato nulla. Una certa standardizzazione forse c’era già e ci siamo sentiti abbastanza consolati dal fatto che Adelphi, forse la più pregiata casa editrice presente nei due gruppi, se ne sia andata prima che la fusione succedesse. Qualche conseguenza però, inevitabilmente, ci sarà. Riguarderà forse più gli autori, rappresentati dall’uno o dell’altro gruppo, la distribuzione, la potenza nei premi letterari.
Non so dire se il silenzio degli scrittori sia stato assordante o normale amministrazione. Qualcuno la sua opinione l’ha espressa (e qualcun altro, per non fare nomi Andrea De Carlo, prima ha detto «no , è uno schifo!», poi però non ha avuto il coraggio di prendere e andarsene come altri in Bompiani hanno fatto… scelte personali, del tutto rispettabili, ma almeno stai zitto prima no?), qualcun altro ha fatto scelte più eclatanti, s’è alzato e se ne è andato. Mi aspettavo qualche considerazione in più, devo dire la verità, ma mi rendo anche conto della difficoltà degli scrittori a esprimersi su qualcosa che potrebbe poi toccarli da vicino.

E forse è per questo silenzio e per questa curiosità verso le opinioni di chi i libri li scrive, che sono stata attratta così tanto da Sull’orlo del precipizio di Antonio Manzini, un racconto da poco pubblicato nella bella collana Il divano di Sellerio.

Ovviamente non c’è Rocco Schiavone qui e non siamo in Val d'Aosta, come nei precedenti romanzi dello scrittore romano.
Al suo posto c’è Giorgio Volpe, il più grande scrittore italiano contemporaneo, che ha appena terminato la stesura del suo ultimo romanzo, Sull’orlo del precipizio appunto, ed è pronto a mandarlo alla sua storica casa editrice, la Gozzi, per l’editing e la pubblicazione. Una formalità, pensa lui. Se non fosse che proprio in quei giorni la Gozzi si è unita ad altri due grandi editori italiani, Bardi e Malossi, per formare un mega colosso editoriale. Giorgio Volpe continua a essere tranquillo, è uno scrittore famoso lui, e nessuno si permetterebbe di mettere in dubbio il suo lavoro. Quando però gli piombano in casa due editor mai visti prima, uno dei quali con evidenti difficoltà a parlare italiano, e, soprattutto, quando nessuno della casa editrice sembra voler rispondere alle sue telefonate, un po’ di paura inizia a provarla. Che diventa vero terrore, quando capisce che uscirne sarà davvero difficile e che forse l'unica cosa che può fare è davvero piegarsi.

In questo racconto Antonio Manzini crea uno scenario apocalittico per il mercato editoriale italiano, fortunatamente per ora ben lontano dalla nuova realtà che Mondazzoli ha creato. Gli editori piccoli e di qualità esistono (e resistono) ancora, i libri hanno tutti ancora un certo spessore, senza strani tagli e semplificazioni, e la standardizzazione dei testi non è cambiata in alcun modo rispetto a prima. Certo, potrebbe succedere, come può sempre succedere quando qualcosa di così grosso e importante, come la cultura e la letteratura di un paese, si concentrano nelle mani di pochi. 
Però, ecco, Giorgio Volpe e la sua storia sono un’esagerazione. Voluta, sicuramente, ma forse davvero troppo apocalittica. Un po’ perché tiene conto solo degli scrittori famosi, a volte forse un po’ adagiati sugli allori del loro successo passato e quindi non sempre capaci di accettare un cambiamento (non che il cambiamento proposto nel racconto sia auspicabile, sia chiaro!), e non dice che cosa succede a quelli meno conosciuti e meno importanti. Ma soprattutto perché non tiene conto di chi dà il lavoro a scrittori e editori, ovvero i lettori.
Sì, siamo pochi, A fronte di una popolazione di 65 milioni di abitanti cosa vuoi che siano 500 mila lettori? Niente, meno dei consumatori del latte di soia, ma abbiamo ancora, e per fortuna direi, la capacità di distinguere un libro buono da un libro meno buono. Non tutti, certo, ché i gusti di questi 500 mila lettori sono molto vari e non sempre condivisibili, ma alla fine nessun lettore permetterebbe mai che succedesse quello che succede in Sull’orlo del precipizio. (No, nemmeno la traduzione in italiano dei Promessi Sposi, per quanto qualche studente del liceo non vedrebbe l’ora).

Sull’orlo del precipizio è scritto indubbiamente bene e mostra un Antonio Manzini che io non conoscevo (ma io ho letto solo i romanzi con Rocco Schiavone, quindi forse non faccio tanto testo), in grado di destreggiarsi bene anche con la satira. Forse, però, è un po’ troppo prematuro per i tempi in cui siamo, e più che un monitoo, un avvertimento a prendere consapevolezza di quel che sta succedendo o potrebbe succedere, rimane davvero una semplice esasperazione. Divertente, ma non molto efficace.


Titolo: Sull'orlo del precipizio
Autore: Antonio Manzini
Pagine: 120
Editore: Sellerio
Prezzo di copertina: 8€
Acquista su Amazon:
formato brossura:Sull'orlo del precipizio
formato ebook: Sull'orlo del precipizio

4 commenti:

  1. Non conoscevo questo libro ma sembra molto interessante.
    Passa da me se ti va: http://lavetrinadeidesideri.blogspot.it/

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    1. é uscito poco prima di Natale. Molto diverso dagli altri romanzi di Manzini ma in ogni caso, seppur un po' esagerato, merita la lettura!

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  2. Molto interessante la tua recensione, lo inserisco nella mia lista di lettura

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    1. Decisamente apocalittica ciò che ipotizza Manzini per lo sparuto gruppo di lettori in Italia se mai dovesse avverarsi provvederò a conservare in cassetta di sicurezza le copie de I Promessi Sposi e di Guerra e Pace e al Salone del Libro non entrerò mai nella sala nera

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