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mercoledì 22 maggio 2013

Riflessioni casuali sul leggere e lo scrivere (attività da svolgere rigorosamente in quest'ordine)

C'è una domanda che mi viene rivolta ogni tanto quando dico che ho un blog letterario. Ed è "hai mai pensato di scrivere un libro?".


E' una domanda che in parte mi fa sorridere, perché sì, certo che ci ho pensato... da giovane, quando scrivevo racconti strappalacrime sugli amori tormentati di liceali sfigate, sognavo addirittura di vincere il Nobel.  Una mia amica aveva anche raccolto questi scritti in una raccolta (con copertina pacchianissima, da far invidia a quelle di alcune case editrici di oggi).
Quindi credo sia abbastanza comune, tra gli amanti dei libri, sognare di scriverne uno proprio.


Dall'altra parte però questa domanda mi fa anche molto pensare. Perché esistono davvero tante, tantissime persone che credono che scrivere un libro sia una cosa semplice, che possono fare tutti. Come se non servisse nessuna abilità, nessun talento, nessuna capacità. Certo, di solito la domanda mi viene posta solo dopo aver detto che leggo tantissimo, quindi posso quasi capirla.
Però l'idea che uno si alza al mattino, si prende un caffè, si siede e scrive è ormai molto presente nella nostra società ed è, a mio avviso, completamente sbagliata. "Sai, ho pensato di scrivere un libro". "Appena ho un attimo di tempo scrivo un libro". "Se pubblicano Fabio Volo posso pubblicare anche me" (ok, su questa vi posso anche dare ragione).
Pensieri diffusi, questi, che fanno tornare in mente la frase pronunciata qualche anno fa da Roberto Benigni riguardo al fatto che "In Italia ci sono più scrittori che lettori". Un'esagerazione, quando è stata pronunciata, trasformatasi poi in una triste, tristissima realtà ora.

Perché davvero là fuori è pieno di persone che non leggono mai o che leggono poco, pochissimo, ma che credono di essere grandi, grandissimi scrittori. Incompresi, solitamente, da quelle cattivone delle case editrici che non riconoscono il loro indiscusso talento.

Eppure, non mi sembra così difficile capire che se non si legge tanto (e bene, spaziando tra più generi, più stili) difficilmente si potrà anche scrivere bene. Se non si legge tanto non si riuscirà mai a dare fluidità al proprio discorso né a scrivere con una grammatica, un'ortografia, una sintassi corretta e coerente. Anche perché se no allora potremmo davvero scrivere tutti, visto che le basi di grammatica, di ortografia e di sintassi ci vengono insegnate alle elementari.
Ma è con la lettura che le assimiliamo, che le miglioriamo, che le facciamo diventare parte di noi, così da essere in grado di utilizzarle, combinarle, giocarci, creando qualcosa di bello e originale.

Ma, per quanto assurdo possa sembrare, è un concetto che molti non vogliono nemmeno ascoltare. "Ci sono gli editor che mi correggono la grammatica". "Le mie sono scelte stilistiche sperimentali". "Non ho tempo per leggere, devo scrivere libri io", "la mia trama è originale... assomiglia tanto a quella di X."
Non sto scherzando, succede davvero. Me ne sono accorta grazie al mio lavoretto come editor ma anche da certe proposte di lettura che ricevo qui sul blog. Opere in cui è palese che manchi qualcosa. Non è solo una questione di talento... perché a scrivere una trama originale magari non si può imparare, ma a scrivere correttamente in italiano sì.

In soccorso di questi autori arrivano le case editrici a pagamento: "le altre case editrici non capiscono il tuo talento? Tranquillo, noi lo capiamo se ci paghi". Sono scelte, sicuramente, e ognuno con i suoi soldi è libero di fare quello che vuole. Ma ammetto che io, se fossi in quella situazione, mi metterei semplicemente l'anima in pace e direi "ok, forse allora dovrei lasciar perdere".

Una cosa che ho notato durante l'ultimo Salone del libro e che credo rientri in questa logica del "siamo tutti scrittori, checché ne dicano gli editori" (o i lettori che non sono parenti e che cercano educatamente di farvi capire che c'è qualcosa che non va) è stata l'incredibile quantità di scrittori che distribuivano ai passanti volantini dei loro libri, pubblicati tramite amazon o altri sistemi. Che, di nuovo, non c'è assolutamente nulla di male... ma non riesco a fare a meno di chiedermi se questa autopubblicazione sia avvenuta prima o dopo aver sottoposto il manoscritto al giudizio di una casa editrice. Ti autopubblichi per scelta o perché altri non hanno ritenuto la tua opera pubblicabile? In entrambi i casi: perché?
Un fenomeno sicuramente aiutato dall'avvento degli e-book: pubblicazioni a basso costo (sia di produzione sia di vendita) e per questo accessibili a tutti.

Certo, le case editrici hanno dei tempi di risposta lunghissimi, è inutile negarlo. Le big non pescano tra i manoscritti inviati ma si rivolgono ad agenzie (spesso a pagamento) o tramite scuole e corsi, per cui se il tuo sogno è pubblicare immediatamente con Mondadori o Einaudi, forse non sarà proprio semplice da realizzare, nemmeno se scrivi  benissimo (non semplice è diverso da impossibile).
Ma non ci sono solo le big, ci sono anche case editrici più piccole, altrettanto competenti, che leggono tutto e che soprattutto investono su chi pubblicano...
E ovviamente non si vive con i soldi guadagnati da un libro. Credo che siano ancora pochi gli autori che possono permettersi di scrivere libri e basta, anche tra quelli pubblicati con le grandi case editrici.

Ok,  in realtà non so bene dove voglia andare a parare con questo post. Ma era un po' che mi girava in testa questa riflessione su come viene visto il mondo dei libri e della scrittura da molte, troppe persone, e come questo inevitabilmente penalizzi la nostra letteratura.

Per cui prima di avere un libro nel cassetto, assicuratevi di averne tanti sul comodino. E di leggerli.

(PS: ci tengo a precisare che non tutti quelli che si autopubblicano scrivono male o non sanno l'italiano. Così come può essere che a volte una casa editrice si sbagli e si lasci scappare un capolavoro o semplicemente che non lo pubblichi perché non rientra nelle sue solite pubblicazioni. Ma sono sicura che se uno è davvero bravo a scrivere, prima o poi il suo momento arriverà.)

43 commenti:

  1. Concordo su tutto, post da 10&lode con bacio accademico! Finalmente messa nero su bianco la ragione per la quale "non scrivo un libro mio "..COMPLIMENTISSIMI Ps ri-posto subito su fb :)

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    1. Il bacio accademico non me l'aveva mai dato nessuno! Grazie!! :D

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  2. Bellissima riflessione seria e svelta allo stesso tempo. Mi sono rivista nelle spiegazioni che dai circa il non metterti a scrivere un libro. Nel mio caso particolare, ho sempre pensato di non aver talento a sufficienza per sostenere un intero romanzo. Non solo dev'essere scritto bene, in un buon italiano, ma deve possedere "registri" di scrittura adatti a quello che stai dicendo, i personaggi devono vivere da verosimili, altrimenti non riescono a convincere, la trama deve attrarre l'attenzione e la curiosità. Almeno, queste sono le cose che vedo io dal mio personalissimo punto di osservazione. E hai perfettamente ragione: leggere tanto, tantissimo, e variegato è una delle cose che ti permette di scrivere bene. Alcuni degli scrittori del passato, che sono diventati poi dei classici, erano profondi conoscitori delle opere altrui, dei loro predecessori. E alla preparazione hanno aggiunto un loro messaggio forte, che li ha trasformati in immortali.
    Mi sono dilungata parecchio, ma l'argomento che hai trattato mi ha calamitato. :-)

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    1. Ma figurati! Mi piace quando vi dilungate, vuol dire che il post da' di che parlare :)

      Anche io credo di non essere in grado di sostenere un intero romanzo, anche quando scrivevo, da più piccola, non andavo mai oltre le due, tre pagine... E una delle cose che riscontro in certi romanzi che mi vengono dati da leggere è proprio questo, che sembrano costruiti come fossero racconti brevi e che quindi si trascinano per pagine e pagine in cerca di qualcosa da dire. Non so se ho reso l'idea :/

      Però senza lettura alla base, nemmeno tre pagine si riescono a scrivere!

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    2. Sì, perfettamente. E pensare che anche la novella, o la forma breve, sono così belle, così intense. Forse è diffusa l'idea che al di sotto delle 200 pagine non è il caso di scrivere...stereotipi e luoghi comuni abbondano nel mondo della scrittura, credo.

      E concordo sulla presenza della lettura alla base. Non si va molto oltre, poi. :-)

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  3. Nient'altro da aggiungere.
    Fai conto che abbiamo condiviso un pensiero per intero.
    Sottoscrivo ogni singola parola.

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  4. Concordo pienamente con quello che hai scritto, penso sovente anch'io le stesse identiche cose...

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    1. Bisognerebbe trovare un sistema per farle pensare anche ad altri aspiranti scrittori - non lettori!

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  5. Quoto tutto, hai interpretato il pensiero di un bel po' di noi.

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    1. Volevo giusto capire se la domanda: "hai mai pensato di scrivere un libro tuo?" venga rivolta anche ad altre blogger... ma immagino di sì!

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    2. No, a me non l'hanno mai rivolta in quanto blogger (almeno mi pare, forse chi mi legge non ritiene che abbia le giuste qualità) ma me l'hanno rivolta in quanto lettrice. Della serie: "ma se leggi così tanto, perché non scrivi un libro?"
      Eppure io il collegamento causa effetto tra le due azioni non ce lo vedo proprio (e sono tra quelle lettrici e blogger che NON vogliono e non hanno mai voluto scrivere un libro!)

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  6. Chi scrive seriamente legge tanto, ma non per scrivere meglio: perché gli piace. Altrimenti, sinceramente, non riesco a capire perché uno possa voler scrivere qualcosa che non apprezza. Ci sono modi meno faticosi di perdere il proprio tempo!
    Così non ha senso*.

    ____
    *
    Ok, a meno di non essere un calciatore o un personaggio famoso in cerca di facile ritorno economico. Parliamo di narrativa, giusto?

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    1. Sì sì, parliamo di narrativa... non so se i calciatori rileggono quello che hanno scritto (altri).

      Concordo comunque, l'idea dello "scrivere perché mi piace leggere" credo che sia perfetta.

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  7. Da lettrice, aspirante scrittrice (ancora allo stadio sperimentale per molti aspetti), di nuovo lettrice, studentessa di letteratura e infine ancora lettrice, mi sento di sottoscrivere pienamente le tue parole: non per niente anche i grandi maestri della retorica antica prescrivevano, come base di qualsiasi manifestazione letteraria o oratoria, l'attento studio delle opere precedenti, degli auctores, parola che, significativamente, indica "coloro che accrescono" una tradizione.
    I maestri nei campi dell'arte e della comunicazione in tutte le loro forme sono stati prima di tutto attenti e appassionati fruitori delle opere dei loro predecessori.
    E la differenza fra uno scrittore poco maturo sul fronte delle letture (spesse volte, secondo una moda a mio avviso infelice degli ultimi anni, anche per l'età) e uno, al contrario, molto preparato si riconoscono a prima vista, leggendo poche righe.
    Scusa se mi sono dilungata, ma hai toccato un argomento che mi coinvolge davvero molto. Grazie dello spunto e del tuo intervento, come sempre lucido ed equilibrato. Cristina

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    1. E' vero sì, c'è una moda strana negli ultimi anni che manda allo sbaraglio scrittori giovani, giovanissimi. Che per quanto bravi si sente che non sono ancora maturi. E si nota anche poi leggendo opere successive (se l'autore ne scrive altre, ovviamente, perché alcuni sono vere e proprie meteore). C'è l'esperienza, ci sono altre letture e altri fattori che in qualche modo influenzano e perfezionano la scrittura.
      E la lettura rimanere sempre e comunque un elemento fondamentale e imprescindibile

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  8. post davvero eccezionale, nulla da aggiungere, sono pienamente d'accordo!
    Lettrice non vuol dire per forza anche scrittrice....
    E per scrivere ce ne vuole di strada, non è così felice! Io ho sempre 30000 idee per la testa, ma poi quando mi ritrovo a dover mettere qualcosa per iscritto mi blocco sempre!
    Ho scovato questo tuo post su facebook, e non potevo non diventare tua follower ;)

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    1. LEttrice non vuol dire per forza anche scrittrice... ma scrittrice dovrebbe voler dire per forza lettrice invece!

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    2. esattamente!!! ;)
      non si può pretendere di scrivere bene senza leggere nulla!

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  9. Guarda, l'unica risposta che sento adeguata è porgerti il pugno della condivisione e del rispetto. Tipo saluto anni '80.

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    1. Ho letto questo commento e mi sono immaginata io e te vestite oversize, con cappelli e catene dorate al collo a salutarci nel Bronx... che cosa strana, la mente :P

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  10. Perfettamente d'accordo...

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  11. Ma quanto hai ragione? Quanto?
    Concordo su tutto quello che hai detto, e ti confesso che a me scrivere piace, ma mi faccio spesso molte domande. Per esempio, mi capita di leggere un libro della Woolf, e dopo aver letto anche solo la prima pagina mi chiedo: ma cosa voglio scrivere, io? No, perché a questi livelli non giungerò mai!
    Oppure mi dico: ma chi me lo fa fare di srcivere un libro? Cioè... non so quanti lo sappiano, ma scrivere richiede una enorme quantità di energie, di pensieri, di tempo...
    Non so, pensavo di essere io malato, a mettermi a riflettere sul perché dovrei davvero scrivere. Evidentemente non sono solo.

    E poi straquoto questa tua frase:
    "Una cosa che ho notato durante l'ultimo Salone del libro e che credo rientri in questa logica del "siamo tutti scrittori, checché ne dicano gli editori" (o i lettori che non sono parenti e che cercano educatamente di farvi capire che c'è qualcosa che non va)"
    Io non sopporto chi si sente incompreso. Come te, anch'io penso che di persone brave a scrivere ce ne siano là fuori, ma ostinarsi a dire che tutti gli editori sono brutti e cattivi, che pubblicano solo i raccomandati, e che tu sei comunque un genio... beh, mi spiace, non fai per me.

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    1. Eppure quest'idea "è colpa degli altri" è diffusissima (e non solo nel mondo della scrittura eh). E secondo me non fa che penalizzarli ulteriormente.
      Sui blog è una cosa che si vede spesso, purtroppo... autori inferociti che commentano stizziti recensioni negative dei loro libri, aizzando anche parenti e amici (qui succede poco, perché quando un libro di un esordiente non mi è piaciuto scrivo direttamente a lui in privato... che la pubblicità negativa è pur sempre pubblicità). Ed è una cosa che io trovo davvero tristissima.

      Per quanto riguarda lo scrivere è inutile negare che mi piacerebbe ricominciare, scrivere un libro... ma è una cosa che non si può fare a comando. Non posso sedermi e dirmi "Elisa, scrivi!". Eppure di nuovo, è pieno il mondo di persone che pensano che si faccia davvero così, che sia così semplice...

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    2. Eh, il problema è forse propria le semplicità. Il pensare che sia tutto semplice. Che sia semplice scrivere, che sia semplice pubblicare, che sia semplice diventare ricchi e famosi. Che sia semplice vivere.
      Non è così.

      E il secondo problema è il pensare che tutto ti sia dovuto.
      Neanche questo è vero. Per fortuna!

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  12. Leggo quindi scrivo...può valere per alcuni lettori. Io ad esempio sono una macchina mangia libri, ma non saprei nemmeno da dove cominciare se volessi scrivere!

    P.S. ho appena letto un libro young-adult,almeno credo si possa classificare così, pubblicato da una casa editrice, "Uno splendido disastro" di Jamie McGuire, e non ti dico la fatica di finirlo, non solo per la storia abbastanza banale, ma per il modo in cui la storia era narrata. Fatti puri e semplici e senza un filo logico nella succesione delle cose...e non credo sia colpa della traduzione.
    Spero che l'autrice possa migliorare,ma non riesco a capire cosa ha visto in quel romanzo la casa editrice.

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    1. Non mi parlare di quel libro per favore!!! La Garzanti lo ha lanciato come se fosse il capolavoro dell'anno... pubblicizzandolo al limite dello spam su facebook e tramite qualche blog a lei adepto. Per fortuna che poi invece molti lo hanno trattato per quello che era! (e pensare che a breve arriverà anche il seguito -.-').

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  13. Concordo veramente su tutto. Anche io pensavo da tempo di fare un post simile, ma visto che c'è già non mi piace fare la 'copiona' e ripetere le stesse cose.
    Però sono a chiederti: poso condividerlo su FB, Twitter, Google+ e sul mio blog?

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  14. C'è da dire che se sei dotato per lo scrivere leggere molto aiuta tantissimo , ma se non sei dotato ( come me) non è che se leggi molto poi sai anche scrivere, leggere molto per una/o che non ha il dono aiuta a riconoscere e distinguere le ciofeche dai bravi scrittori e questa è una gran bella cosa! :-)
    Dalia

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    1. Certo sì, ovvio!
      però leggere tanto ti aiuta! magari non a scrivere libri ma a esprimerti più correttamente in italiano... cosa che, purtroppo, tanti scrittori non sanno fare :/

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  15. Concordo pienamente, ma volevo precisare alcuni dettagli che spesso vengono dimenticati:

    - Le case editrici sono sempre hanno un canale sicuro e pubblico, accessibile a tutti, dove inviare i propri manoscritti.
    - Spesso dietro ad annunci accattivanti tipo "inviaci il tuo manoscritto" si celano case edtrici a pagamento che sena leggere nè valutare l'opera propongono contratti editoriali con alti contributi da versare. In poche parole fregature.
    - Nel caso la casa editrice abbia un canale (link, post, mail, sito, ecc..)dove ricevere i manoscritti, contatta l'autore solo in caso di reale interesse ad una pubblicazione, ma nel caso di opere mediocri o pessime nessuno ti risponderà con opinioni o suggerimenti amichevoli tipo "migliora la punteggiatura" "approfondisci meglio i personaggi".
    - L'editoria è satura e sia le case di grande nome che le più piccole cestinano una parte di quello che ricevono per mancanza di tempo.
    - Gli aspiranti scrittori oltre alla propria autocritica non possono contare su nient'altro mentre gli scrittori di fama hanno spesso esperti del campo che giudicano, e quando serve, criticano, tagliano, modificano e rendono accettabile qualcosa che in bozza è imperfetta e piena di lacune.
    - Le critiche generiche a chi ci prova non sono utili a nessuno: sarebbe meglio comprarli, questi libriccini bruttini, questi tentativi coraggiosi, e magari contattare l'autore, il quale se ama scrivere e leggere, apprezzerà sia le critiche che i suggerimenti.

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    1. Hai perfettamente ragione su tutto... però ti assicuro che esistono anche case editrici non a pagamento anche dietro agli "inviaci il tuo manoscritto". Basta fare una ricerca, neanche poi così approfondita per trovarli.

      L'editoria è sicuramente satura... ma se un'opera è davvero meritevole non credo che venga accantonata per questo. O meglio, magari viene solo rimandata. Certo, forse se un'opera ha del potenziale ma richiede troppo lavoro di editing viene magari scartata a favore di una che ne riceve meno...

      La mia non voleva essere una critica generica a chi ci prova, e mi dispiace che sia stata percepita così. Parlo per esperienza personale, magari un'esperienza non così vasta, ma che nel suo piccolo ha delle motivazioni. Sto valutando un libro adesso in cui l'autore separa sempre il soggetto dal verbo con la virgola. Sempre. In quella precedente è stato più di una volta "ho" ausiliare senza h. E quando mi capita di leggere qualche autore emergente ma già pubblicato, se non mi convince io scrivo all'autore in privato, senza recensirlo qui, cercando di fare capire cosa non mi ha convinto. Nel 90% delle volte la risposta è: "chi sei tu per dirmi queste cose".
      Per fortuna c'è anche quel 10% che invece apprezza.

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  16. Non sono originale, concordo con il tuo punto di vista anch'io.
    Forse è per questo che non sono una scrittrice? :P
    Una volta, parlando con un aspirante scrittore non-lettore ("non penso sia così necessario per scrivere"), viene fuori un bellissimo "la grammatica? Quella non è così fondamentale, è la storia che conta. Se la storia è bella, travalica le regole di grammatica".

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    1. Oh, io una bella trama ma con soggetto e verbo sempre separati da virgole non riesco a leggerla. Una grammatica traballante mi distrae dalla lettura. Forse sono troppo pignola io...

      A me sembra davvero inconcepibile che ci sia chi riesce a dire che "non è necessario leggere per scrivere".

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    2. Sono d'accordo. E sono anche dell'idea che la più bella delle storie se scritta male non è un buon libro da leggere. Leggere non è solo tramissione di nozioni, ma anche il piaceree del viaggio per coglierle, quelle nozioni. E secondo me, fare un viaggio su una ferrari o sull'apetto del pollivendolo non ti rende felice allo stesso modo di muoverti per raggiungere la meta

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  17. Premesso che leggere e comprendere è una delle cose più necessarie per la nostra vita poiché la nostra cultura viene trasmessa per lo più tramite la scrittura, stabilito che la grammatica è quasi indispensabile perché, oltre a rendere più scorrevole e piacevole la lettura, è il codice che stabilisce come interpretare l'insieme delle parole che altrimenti avrebbero un significato comprensibile solo per chi le scrive, devo dire che condivido quello che dici solo in parte.
    Questo tuo modo di esprimerti, anche non volendo, sminuisce l'importanza dello scrivere . Scrivere è un atto di comunicazione e pertanto è l'atto liberatorio per eccellenza, al di là della presunzione o meno dello scrittore che pretenderebbe di pubblicare il suo libro, è un'attività necessaria quanto leggere perché solo allenandosi a scrivere si può imparare ad esprimere i propri pensieri, sentimenti ed emozioni senza essere banali o prolissi, si può liberare la fantasia e concretizzarla sulla carta, la magnifica e profumata carta, e rendere reale quel racconto che forse prima non sapevi nemmeno di avere dentro.
    Scrivere, prima di essere un fatto pubblico, è indubbiamente un fatto personale, intimo e chiarificatore del proprio io.
    Ben vengano quindi gli scrittori, se non ne beneficerà il mondo della letteratura ne beneficeranno almeno loro stessi.
    Complimenti per il tuo blog, è molto interessante, quando vuoi vieni a visitare anche il mio cuoredisasso.blogspot.it

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    1. Per me era sottinteso lo "scrivere per pubblicare", anche se rileggendo forse effettivamente non si capisce.
      Lo scrivere per se stessi è tutta un'altra cosa, ovviamente! E ne sono una grandissima estimatrice.
      Però, nel momento in cui rendi pubblico quello che hai scritto, nel momento in cui lo fai leggere a qualcun altro, non puoi prescindere da una buoa grammatica e una buona sintassi...e quelle le ottieni solo leggendo.

      Passo volentieri dal tuo blog! :)

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    2. Sono contenta che mi abbia risposto, riflettendo ancora sull'argomento, ho pensato di farti anche l'esempio delle meravigliose espressioni artistiche di cui è piena la nostra storia e che sono opera di persone considerate disadattate o pazze, artisti che non avevano una cultura per come la si intende nel senso classico del termine. Queste persone avevano ugualmente tante cose da raccontare, la loro arte, oserei dire, arte allo stato puro, è essenza di anima e corpo insieme; forse questo discorso è maggiormente riconducibile all'arte grafica o alla scultura, ma - in senso lato- si può estendere ad ogni arte. Non vorrei fare un ragionamento eccessivo, a volte le mie elucubrazioni prendono piede da sole, ma volevo sottolineare che a volte l'arte può essere un dono naturale, completamente indipendente dagli studi effettuati. Sfortunatamente non è il mio caso, anche se un po' pazza la sono, non ho doni particolari, mi devo accontentare di essere una mediocre autodidatta! Se visiti il mio blog comunque, se possibile, lasciami un tuo commento, ci tengo molto.

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  18. Il talento non s'impara dai libri. La cultura è solo la base da cui si parte e può essere anche essenziale, cioè non umanistica. Se hai fantasia e sei predisposto all'osservazione, alla sensibilità artistica, il gioco è fatto. Parola di scrittrice. Un esempio?
    AD UN PASSO DALL'ALBA (inedito)
    La pioggia batteva nello stesso punto sul davanzale di marmo, caparbia e inutile come la replica dei miei ricordi. Uomini di ogni genere transitavano nel mio territorio prima di finire dietro i vetri di una cornice : collezionare le loro foto era la mia piccola, innocente manìa...Solo trofei, non c'era vita nelle storie che dividevo con loro.
    Mi affacciai sul quartiere: nuvole sciatte raccoglievano l'ultima pioggia in un soffice abbraccio sull'affresco compatto del cielo primaverile, punteggiato dal nero deciso di stormi lontani...
    E' UN ROMANZO IMPECCABILE DA TUTTI I PUNTI DI VISTA...Eppure non leggo quasi mai ed ho un diploma tecnico!

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    1. Guarda, il fatto che un autore dica del suo romanzo che è impeccabile sotto tutti i punti di vista già mi fa passare la voglia di leggerlo. Ancor prima del leggere, forse, servirebbe far pratica di un po' di umiltà...
      Comunque...puoi avere fantasia, puoi essere predisposto all'osservazione, ma se non sai scrivere, se fai errori di grammatica, di punteggiatura, di stile, non puoi fare lo scrittore. O meglio, puoi, ma per te stesso e forse per tua mamma che ti dice che sei bravo a prescindere.
      Sul tuo testo, non lo so onestamente... io già non userei mai le d eufoniche con consonanti diverse e metterei molti meno aggettivo. Mi son gusti, per carità!

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    2. Chiedo scusa, sono rimasto nei notificandi e non riesco a trattenermi.
      Questo esempio, che non riesco a prendere sul serio*, mostra una concezione della narrativa che è la più lontana da ciò che fa un di un testo scritto un buon libro. Leggo che questo romanzo sarebbe impeccabile, ma... sono due frasi in croce, quelle lette, non un romanzo. Al di là delle piccole imperfezioni (a cui comunque do poco peso e in certi casi apprezzo), la prima cosa che noto è che il personaggio - la protagonista - compie una sola azione: si affaccia. Come fa un lettore a farsi un'idea della storia, che è fatta di personaggi, con così poco? Io non credo che questo sia un buon esempio, se volevi dimostrare che senza leggere molto hai scritto un romanzo impeccabile. Il problema di chi legge poco non è la grammatica; è legato agli elementi strutturali di una storia, semplicemente per carenza di esempi. Con questo non dico che non si possa lo stesso imbroccare le scelte giuste, ma è appunto di questo che si tratta.

      * Dai, "impeccabile da tutti i punti di vista" è un'affermazione impossibile da prendere seriamente.

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