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sabato 5 giugno 2010

ROSSA- Giorgio Scerbanenco

A questo autore dall'inconfondibile vena pessimista e cruda, dall'originale scrittura raffinata e apparentemente naturale, tratta dal linguaggio parlato, ma piena di intrusioni e slanci d'autore, appartiene una serie di romanzi dimenticati, a metà tra il romanzo criminale e il western. A questo filone, quasi sfociante nel dramma antirazzista, che allora furoreggiava in certo cinema e in certo teatro americano alla Tennessee Williams, appartiene "Rossa". Seguito de "La mia ragazza di Magdalena" racconta la lotta per la sopravvivenza di Roy Vegas, criminale pentito, con una goccia di sangue indio nelle vene, fuggiasco nello stato sudista del New Mexico per sottrarsi alla vendetta della sua banda e della sua fiera amante, l'indiana Rossa.


Mi è piaciuto molto questo libro. E non solo perchè la causa scatentante dei problemi dei due protagonisti è avvenuta nella mia città, a Ivrea (anche se devo ammettere che fa una certa impressione leggere della Dora, dell'Aquila Nera e di Ivrea in un romanzo ambientato nel Nuovo Messico). Mi è piaciuta molto la vicenda, l'ambientazione nell'America Centrale (veramente ben descritta, per essere di un autore italiano). Una storia d'amore, di passione irrefrenabile che toglie il fiato, ma anche di odio e discriminazione razziale. I due protagonisti, Roy, un ex soldato che non riesce a dimenticare i drammi della guerra, e Rossa, un'india passionale che crede nell'amore ma anche nella malasorte e che sa che la gente odia le persone che si amano, sono una coppia eccezionale, disposta a qualunque cosa, anche ad uccidere, pur di rimanere insieme.
Molto poetico e realista lo stile dell'autore, con tante piccole grandi verità buttate in mezzo alla narrazione (rigorosamente in prima persona, per entrare ancora di più nella mente e nei tormenti del protagonista), che fanno riflettere su certi aspetti della vita (nel Sud degli USA negli anni '40, ma anche di adesso).
Merita proprio!

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