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sabato 30 gennaio 2010

L'UOMO DEI CERCHI AZZURRI- Fred Vargas


Da quattro mesi i marciapiedi di Parigi riservano una sorpresa apparentemente innocua: grandi cerchi blu tracciati con il gesso, e al centro una serie di oggetti stravaganti: un trombone, una pinzetta, un vasetto di yogurt, una candela... I giornalisti indagano per sfamare l'interesse dei lettori e gli psicologi si dividono tra chi grida al maniaco, e chi ipotizza la burla. Adamsberg, però, non trova nulla di divertente nell'escalation dei cerchi: la sua fine psicologia di conoscitore del male gli lascia intuire che dietro l'apparente stramberia si nasconde qualcosa di morboso. E ben presto i fatti gli danno ragione: un'altra alba e un altro cerchio su un marciapiede, ma stavolta, al centro esatto, un corpo di donna. Parte così una corsa contro il tempo per fermare un assassino del quale si ignora letteralmente tutto.

Un bel giallo in vecchio stile. Colpi di scena, intrecci e relazioni insospettabili tra i vari personaggi. Un investigatore un po' stralunato e un aiutante che si innervosisce per la totale assenza di metodo del suo superiore. E il finale a sorpresa.
Mi piace molto lo stile della Vargas. Riesce a seguire gli schemi tipici di un giallo, senza disdegnare una nota di ironia nei personaggi, per renderli più simpatici al lettore, poco importa se sono assassini, commissari o ciechi ficcanaso e impertinenti. La coppia di investigatori Adamsberg-Danglard è molto ben riuscita e ben assortita: svampito e "etereo" il primo, meticoloso, preciso, impressionabile alla vista dei cadaveri e ubriacone il secondo. Una coppia perfetta che fa appassionare e divertire il lettore, che può scegliere con quale preferisce identificarsi.
Ho trovato poi geniale l'idea di questi cerchi azzurri per terra che compaiono inaspettatamente di notte in tutta Parigi: un'idea affascinante (perchè racchiudono oggetti insegnificanti) e inquietante (quando iniziano a racchiudere cadaveri) al tempo stesso.
Ci sono però due cose che mi hanno convinto poco. La prima è la scontatezza della soluzione finale. O meglio, è facile indovinare chi è l'assassino e come si evolve la sua storia, ma non il movente ( e questo un po' lo salva). La seconda è la storia personale di Adamsberg, inserita non si capisce bene per quale motivo tramite un collegamento un po' forzato tra i personaggi. Ed è un peccato che l'ultimo capitolo del libro sia dedicato proprio a quello.
Resta comunque un "signor" giallo!

Nota alla Traduzione: il libro è stato tradotto in italiano da una madrelingua francese. Perchè, visto che la prima cosa che ti insegnano è che si deve SEMPRE tradurre verso la propria lingua madre? Poi per carità, la traduzione non è fatta male, a parte qualche parolina stonata qua e là. E' il concetto che mi fa arrabbiare!

2 commenti:

  1. Ma è la traduttrice di Pennac! L'italiano lo sa meglio di me!! :D

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  2. E lo so... ma va contro tutti principi che abbiamo studiato per 5 anni! E' che cavolo! :P

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