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mercoledì 30 dicembre 2009

TUTTA UN'ALTRA MUSICA- Nick Hornby


Ci sono coppie in perenne calma piatta. Annie e Duncan lo sanno bene. Convivono da quindici anni a Gooleness, torpida cittadina inglese sul mare, e la loro esistenza è scandita da qualche lettura in comune, l'uscita di un nuovo film, ogni tanto un concerto a Londra. Non hanno figli e nemmeno rischiano di averne, vista l'evanescenza della loro vita sessuale. Ma da un po' di tempo Annie prova un impellente desiderio di maternità, mentre Duncan non fa che coltivare la sua unica, ossessiva passione: Tucker Crowe, cantante cult americano sparito dalla scena musicale intorno alla metà degli anni Ottanta. La venerazione per Tucker, condivisa via Internet da qualche centinaio di adepti sparsi per il mondo, assorbe ogni istante delle sue giornate; e Annie comincia a chiedersi che senso abbia continuare una relazione che forse è stata solo una perdita di tempo. In questa quiete inamovibile, a Duncan arriva per posta una versione inedita dell'album più famoso di Tucker. È la scintilla che innesca una serie di eventi inaspettati, che porterà l'insoddisfatta Annie a conoscere Tucker in persona...

Hornby, Hornby, Hornby... ma porca miseria! Riuscirai mai a scrivere un altro libro all'altezza di Come Diventare Buoni e Un Ragazzo?
Ogni volta che esce un suo libro nuovo non vedo l'ora di leggerlo, memore di quanto mi abbiamo appassionato tutti gli altri. Eppure questa volta, così come in Tutto per una Ragazza, c'è qualcosa che non funziona. I personaggi funzionano abbastanza bene, un po' troppo estremizzati forse ma è comunque una caratteristica di Hornby. E' la storia però che mi ha lasciato un po' perplessa. Non è riuscita a catturarmi come avrebbe dovuto. O meglio, come gli altri suoi libri avevano fatto. A volte si fa fatica a seguire, è narrata in modo quasi "confuso", e suddivisa male: troppe pagine a parlare del prima dell'incontro tra Annie e Tucker Crowe e troppe poche per parlare del dopo, situazione che invece avrebbe potuto sfruttare sicuramente meglio.
Il finale è sempre un non-finale, che lascia aperte innumerevoli interpretazioni. Un'altra caratteristica di questo autore.
Non posso dire che il libro sia brutto, nè tantomeno sconsigliarvi di leggerlo, anzi! Però diciamo che Hornby ha scritto e, spero vivamente, può scrivere qualcosa di meglio.

Nota alla Traduzione: la differenza più evidente è il titolo. "Juliet,Naked" in inglese, "Tutta un'altra musica in italiano". Eppure questa volta non me la sento di massacrare chi ha compiuto questa scelta perchè mi sembra una buona soluzione. Juliet, Naked è il titolo di una canzone scritta da Tucker Crowe che giustamente all'interno del libro non viene tradotto. Non si poteva certo tradurlo per la copertina! Quindi tutto sommato, la scelta finale rispecchia anche molto il senso del libro.

sabato 19 dicembre 2009

ASPIRAPOLVERE DI STELLE- Stefania Bertola

Ginevra, bella, bionda e afflitta da un rimpianto insuperabile, si prepara ad andare a interrare bulbi sul terrazzo di un cliente. Arianna, moglie, madre e aspirante adultera, deve preparare un cous cous gigantesco per gli ospiti di una signora svaporata. E Penelope? la giovane Penelope arranca come ogni giorno sotto il peso dei detersivi, che sono i suoi attrezzi del mestiere. Ma non è affatto una giornata come le altre, perché squilla il telefono: la voce di un uomo sconosciuto e suadente propone alle tre titolari della rinomata Agenzia un lavoro piuttosto insolito. Comincia così per Ginevra, Arianna e Penelope un periodo frenetico, ambiguo e innamorato, in cui conquistare un uomo affascinante e sfuggente.

Ma quanto mi piace lo stile della Bertola! E' allegra, originale e un po' bizzarra... impossibile non appasionarsici. E' il libro ideale da leggere quando si cerca qualcosa di leggero, divertente e non troppo impegnativo.
Le protagoniste di questo romanzo sono tre donne, amiche e socie in affari per la ditta "Fate Veloci" ( dalle tre fatine della Bella Addormentata nel Bosco), con personalità molto diverse, che iniziano a lavorare per un affascinante scrittore, di cui due immancabilmente si innamorano. E da lì cominceranno una serie di avventure e di equivoci divertenti e un po' surreali, con vari personaggi che entrano ed escono dalla trama, fino all'immancabile lieto fine.
E sono forse proprio i finali la cosa che mi piace di più della Bertola. E' bello che a volte tutto finisca bene, che tutti vivano per sempre felici e contenti.
L'unica pecca, forse, è che i suoi libri sono un po' tutti uguali (anche se ne ho letti solo due per il momento). Cambiano i personaggi e le storie, ma la base è molto simile a quella di Biscotti e Sospetti.
Resta comunque un libro che consiglierei di leggere, soprattutto se si è un po' giù di morale.

POSSESSI TERRENI- Anne Tyler

La vicenda di Charlotte Emory: da una quieta disperazione quotidiana, alla fuga, a una sorprendente avventura on the road. Un inedito «thriller dei sentimenti» narrato con impareggiabile maestria.

La Tyler a mio avviso ha un grosso problema: i finali. Descrive esattamente quello che la gente normale farebbe se si trovasse in quella situazione. E questo non è che non mi piaccia, solo a volte mi infastidisce, perchè è abbastanza prevedibile e per una volta, almeno nei libri, sarebbe bello poter leggere quello che in realtà non faresti mai. (Considerando che spesso ci sentiamo prigionieri in casa nostra senza però poter fuggire, almeno nei libri sarebbe bello che si potesse fuggire!)
Questo deve essere uno dei primi libri della Tyler e si vede. La storia, una rapina in banca con ostaggio e un viaggio attraverso gli Stati Uniti, sarebbe anche bella ma non mi è piaciuto molto il modo in cui l'autrice ha "trattato" i vari personaggi e le varie vicende, dimenticando a volte di analizzarli più attentamente.
Insomma, non credo che lo consiglierei.

Nota alla Traduzione: pessima. Ma forse perchè è anche vecchia. Frasi poco scorrevoli ( Questa notte mi sono sognata mio marito...per fare un esempio) e utilizzo di termini desueti. Andrebbe sicuramente rifatta.

sabato 12 dicembre 2009

MISS MARPLE NEI CARAIBI- Agatha Christie

Miss Marple, grazie al premuroso nipote, sta trascorrendo una breve vacanza a St. Honoré, perla dei Caraibi. Il clima è caldo e asciutto, il mare fantastico, lo scenario lussureggiante, eppure... "sapeva benissimo cos'era il guaio: la vita era sempre uguale laggiù, non succedeva mai niente!"
Quasi a soddisfare la sua smania di brivido ecco che un bel giorno - colpo di scena -il maggiore Palgrave, esuberante narratore di vecchi scandali e delitti impuniti, viene trovato morto. Il medico dell'isola pare non avere sospetti: morte naturale.
L'intrepida zitella non sembra, però, molto convinta: può essere che il ciarliero compagno d'albergo abbia spinto troppo oltre i suoi racconti?


C'è stato un periodo, un bel po' di anni fa, in cui divoravo Agatha Christie alla velocità di uno al giorno. Credo sia una fase che passiamo tutti. E anche ora, a distanza di tempo, mi diverto ogni tanto a tirarne fuori qualcuno dalla libreria e rileggerlo.
E dopo Dieci Piccoli Indiani,Le Due Verità, Assassinio sull'Oriente Express e L'Assassinio di Roger Akroid in casa avevo solo più Miss Marple nei Caraibi. La premessa è che preferisco le Poirot a Miss Marple, forse perchè l'idea della vecchina investigatrice un po' mi ha stancato. Si tratta comunque di un bel giallo, di quelli che ti tengono incollati al libro e che si divora in fretta. I colpevoli sono sempre quelli che meno ti aspetti (e purtroppo, da appassionata, per me diventano ormai prevedibili).
Un buon libro per passare tre ore.

Nota alla traduzione: ho sempre l'impressione che nei libri "da spiaggia" le traduzioni siano spesso poco curate. E questo si conferma anche qui. Non ci sono errori clamorosi, per carità, ma a volte il testo è troppo poco scorrevole e si sente l'influenza dell'inglese.

lunedì 7 dicembre 2009

LA RAGAZZA DI BUBE- Carlo Cassola

L'estate era passata; e lei non pensava più tanto a Bube. E tuttavia non eratornata quella di prima. Le piccole vanità di un tempo, i battibecchi con lacugina, i chiacchiericci con le amiche, la facevano sorridere dicommiserazione, quando ci ripensava. Ora si sentiva superiore a queste cose.Era infelice, addirittura disperata; ma non avrebbe più voluto tornare aessere la stupida ragazzetta di un tempo.

Un libro molto bello. Un ritratto "popolare" dell'Italia nell'immediato secondo dopoguerra. Ma non è un libro che parla di politica, o almeno, non solo. Al centro c'è Mara, una ragazza di sedici anni un po' sempliciotta, che si innamora di Bube, ex partigiano che non è riuscito a fermare il suo impeto e ora è ricercato dalla polizia. I due, dopo qualche giorno insieme, si devono separare. Lui fugge in Francia. Lei continua la sua vita in Italia, quasi dimenticandosi di lui. Ma al suo ritorno, quando dovrà affrontare un processo e la conseguente condanna, Mara si ricorderà di essere "la ragazza di Bube"... Ho apprezzato molto lo stile semplice dell'autore, che rende il libro molto più realista. Ho apprezzato i personaggi, Mara soprattutto: una ragazza semplice, ingenua, un po' stupidotta e civettuola che a poco a poco matura, compiendo scelte difficili. Belle anche le descrizioni della vita nei paesi della campagna toscana del dopoguerra.
Poi c'è anche l'aspetto politico e la difficoltà di ambientarsi in una nuova Italia, con il fardello del fascismo che ancora grava su tutti.
Un bel libro!

venerdì 4 dicembre 2009

LA GALLINA VOLANTE-Paola Mastrocola

Carla, insegnante di lettere in un liceo di Torino, è la voce narrante di questo romanzo. Al centro della vicenda sono i problemi quotidiani con cui la protagonista deve confrontarsi, ma soprattutto il rapporto intenso e profondo che instaura con una sua allieva particolarmente sensibile e intelligente, Tanni. Nasce tra loro una complicità che porterà la ragazzina a confessare una difficile situazione familiare, con la madre che se ne è andata, il padre che ha qualche problema con l'alcol e un fratello più piccolo da accudire. Ed è solo con lei che Carla condividerà un progetto apparentemente folle, cui ha dedicato tempo e passione: quello di far volare le galline che alleva nel giardino di casa.

Sono pochi gli scrittori che riescono a irritarmi come ci riesce la Mastrocola. Non saprei spiegare come mai. Forse è per lo stile, un continuo sforzo di raccontare le cose con tono ironico e divertente senza però mai riuscirci. Forse per le storie narrate, male. Non mi piace.
E questo libro, il mio secondo e a questo punto direi anche ultimo tentativo per questa autrice, non ha fatto che amplificare questo senso di irritazione. La protagonista, un'insegnante di italiano del liceo, è semplicemente odiosa. Nemmeno il suo allevamento di galline riesce a renderla simpatica. E Tanni, l'altra protagonista, un'adolescente problematica, risulta essere quasi una macchietta, un personaggio messo nel libro perchè doveva esserci, che poco ha a che vedere con i veri problemi (personaggio rovinato ancor di più dal finale che l'autrice ha scelto).
Direi che si salvano solo le galline.

martedì 1 dicembre 2009

MATTATOIO N.5- Kurt Vonnegut

Verso la fine della seconda guerra mondiale Vonnegut, americano di origine tedesca, accorse con tanti altri emigranti in Europa per liberarla dal flagello del nazismo. Fatto prigioniero durante la battaglia delle Ardenne, ebbe la ventura di assistere al bombardamento di Dresda dall'interno di una grotta scavata nella roccia sotto un mattatoio, adibita e deposito di carni. Da questa dura e incancellabile esperienza nacque "Mattatoio n. 5 o La crociata dei bambini", storia semiseria di Billy Pilgrim, americano medio affetto da un disturbo singolare ("ogni tanto, senza alcuna ragione apparente, si metteva a piangere") e in possesso di un segreto inconfessabile: la conoscenza della vera natura del tempo.

Una denuncia sugli orrori della guerra molto particolare, vista attraverso la storia di Billy Pilgrim e dei suoi "viaggi nel tempo". E' un libro strano, un po' confusionario, pseudo-fantascientifico, ma questa confusione è sicuramente funzionale alla tragedia del bombardamento di Dresda che viene raccontato. E la confusione stessa del protagonista è l'unica conseguenza possibile di quello che ha visto e vissuto, della sua necessità di non rimanere fermo, ma di viaggiare nel tempo, con questo passato scomodo e tragico che condiziona tutta la sua vita futura.
E' un libro che va capito, senza fermarsi solo alla superficie di quello che vogliono dire le parole. Ed è sicuramente d'impatto.

Nota alla traduzione: qualche stonatura e qualche scelta traduttiva decisamente sbagliata.

domenica 29 novembre 2009

IL SIMBOLO PERDUTO- Dan Brown

Robert Langdon, professore di simbologia ad Harvard, è in viaggio per Washington. È stato convocato d'urgenza dall'amico Peter Solomon, uomo potentissimo affiliato alla massoneria, nonché filantropo, scienziato e storico, per tenere una conferenza al Campidoglio sulle origini esoteriche della capitale americana. Ad attenderlo c'è però un inquietante fanatico che vuole servirsi di lui per svelare un segreto millenario. Langdon intuisce qual è la posta in gioco quando all'interno della Rotonda del Campidoglio viene ritrovato un agghiacciante messaggio: una mano mozzata col pollice e l'indice rivolti verso l'alto. L'anello istoriato con emblemi massonici all'anulare non lascia ombra di dubbio: è la mano destra di Solomon. Langdon scopre di avere solamente poche ore per ritrovare l'amico. Viene così proiettato in un labirinto di tunnel e oscuri templi, dove si perpetuano antichi riti iniziatici. La sua corsa contro il tempo lo costringe a dar fondo a tutta la propria sapienza per decifrare i simboli che i padri fondatori hanno nascosto tra le architetture della città.

I libri di questo genere si leggono indubbiamente bene e in fretta (anche perchè se non fosse così non sarebbe diventato un best seller). Questa volta l'ambientazione è più americana, a differenza del Codice e di Angeli e Demoni. Cosa che sicuramente me lo ha fatto apprezzare (che parolona) molto meno rispetto alle altre due avventure di Langdon. Altro punto a suo svantaggio è sicuramente la prevedibilità della storia. Per carità, l'autore è bravissimo a rimescolare in corsa le carte, a inserire colpi di scena e misteri in ogni capitolo e a trasmettere quel giusto senso di angoscia tra un capitolo e l'altro. Ma qualcosa non deve aver funzionato, se a pagina 170 su 604 già ero riuscita a indovinare quello che sarebbe stato il colpo di scena principale del libro...
A questo si aggiunge anche una mia progressiva insofferenza verso lo stile di Dan Brown che si concretizza nelle lezioni di Langdon su ogni cosa che vede e gli viene in mente (non è tanto credibile che mentre sta per annegare si metta a spiegare a noi lettori ignoranti le origini di un simbolo).
Certo, il libro non ha chiaramente pretese più grandi di quelle di vendere tante copie e di conquistare la cerchia di lettori fedeli di best-seller. Ma sicuramente le due avventure precedenti erano molto più appassionati.

Nota alla traduzione: 5 traduttori per tradurre un libro di 600 pagine e si trovano ugualmente calchi e termini inglesi lasciati in mezzo senza nessun motivo. Capisco che non sia un libro semplice da tradurre, ma da 5 persone ci si poteva aspettare un lavoro migliore.

venerdì 27 novembre 2009

RIPORTANDO TUTTO A CASA- Nicola Lagioia

La città è Bari. Il momento, gli anni Ottanta. Il denaro corre veloce per le vene del Paese. I tre adolescenti che si aggirano per le strade di queso libro hanno in corpo una sana rabbia, avvelenata dal benessere e dalla nuova smania dei padri. Si azzuffano e si attraggono come gatti selvatici, facendo di ogni cosa- la musica, le ragazze, le giornate- un contorto esercizio di combattimento. Ma negli angoli dei quartieri periferici li aspetta il lato in ombra di quel tempo che luccica: qualcosa che li costringerà a mettere in discussione le loro famiglie, i loro sentimenti, e perfino se stessi. Ci metteranno vent'anni per venirne a capo.


La storia sarebbe anche bella, uno spaccato completo e ben dipinto della società italiana degli anni '80 e di come si rapporta con il resto d'Europa. Lo stile ampolloso dell'autore però complica tutto, rendendo la lettura molto faticosa. Come se non avesse deciso che tono dare al libro e avesse quindi mischiato tutto (solo a metà della storia, ad esempio, si capisce che il narratore è uno dei personaggi che sta ricordano vent'anni dopo). Anche i personaggi, a mio avviso, sono caratterizzati male, non emerge quel legame forte tra ragazzi adolescenti che ci si aspetta leggendo la trama del libro. E la loro caduta verso il baratro, la droga e il tradimento appare quasi ingiustificata. E la ricerca di chiarezza del protagonista vent'anni dopo, di nuovo, viene raccontata in modo superficiale, quasi senza un senso di continuità, e senza che alla fine si risolva "il mistero" che l'autore cerca in tutto i modo di farci sentire.

martedì 24 novembre 2009

THE RESERVE- Russell Banks

Part love story, part murder mystery, set on the cusp of the Second World War, Russell Banks's sharp-witted and deeply engaging new novel raises dangerous questions about class, politics, art, love, and madness—and explores what happens when two powerful personalities, trapped at opposite ends of a social divide, begin to break the rules.

Si tratta di un libro molto particolare, in cui la trama principale si alterna a pagine ambientate nel futuro, dove si racconta quel che succederà ai personaggi alla fine della vicenda narrata.
Il libro raccoglie tante cose: la guerra sullo sfondo, la politica e la ricchezza americana, l'amore tormentato, le innovazioni mediche del periodo... Il tutto raccontato attraverso personaggi particolari e ben caratterizzati, a tratti anche angoscianti come Vanessa.
Eppure c'è qualcosa che non mi ha convinto molto. L'autore non è riuscito a coinvolgermi come avrebbe potuto e dovuto nella vicenda. Un libro che si legge bene, in fretta e senza problemi. Ma a cui manca qualcosa...
In Italia ancora non è stato tradotto.

sabato 21 novembre 2009

MARINA- Carlos Ruiz Zafòn

Barcellona, fine anni Settanta. Óscar Drai è un giovane studente che trascorre gli anni della sua adolescenza in un cupo collegio della città catalana. Colmo di quella dolorosa energia così tipica dell'età, fatta in parti uguali di sogno e insofferenza, Óscar ama allontanarsi non visto dalle soffocanti mura del convitto, per perdersi nel dedalo di vie, ville e palazzi di quartieri che trasudano a ogni angolo storia e mistero. In occasione di una di queste fughe il giovane si lascia rapire da una musica che lo porta fino alle finestre di una casa. All'interno, un antico grammofono suona un'ammaliante canzone per voce e pianoforte. Qualche giorno dopo tutto gli apparirà tanto chiaro quanto splendidamente misterioso. Tornando sui suoi passi Óscar incontra la giovane Marina e il suo enigmatico padre, il pittore Germàn. E niente per lui sarà più come prima. Il suo innato amore per il mistero si intreccerà da quel momento ai segreti inconfessabili del passato di una famiglia e di una Barcellona sempre più amata: segreti che lo spingeranno non solo alla più lunga fuga mai tentata dal detestato collegio, ma anche verso l'irrevocabile fine della sua adolescenza.

Se non sapessi che questo libro è stato scritto prima de L'Ombra del Vento e de Il Gioco dell'Angelo, lo bollerei come indentico agli altri, come nulla di nuovo o mai letto. Lo schema di Zafòn è sempre lo stesso: un mistero risorge dal passato, morti misteriose e tragiche si susseguono, personaggi coinvolti allora forniscono poco a poco tutte le informazioni necessarie per ricostruire cosa è successo fino a che un personaggio che si credeva morto si scopre essere vivo e racconta tutta la storia. Qualunque romanzo di Zafòn, me ne rendo conto solo adesso, segue questo schema prefissato.
Il mistero del passato di questo libro è molto inquietante, quasi horror direi, e non mi spiego come mai in Spagna sia considerato un libro per ragazzi.
Di diverso questo ha i capitoli finali. Il libro infatti non si conclude con la soluzione del mistero ma prosegue oltre. Questa scelta da' molta forza al libro, lo lega meglio alla realtà (sebbene rimanga abbastanza incredibile), oltre ad aggiungere quelle due o tre lacrime che fanno tanto bene a un libro.
E inoltre Zafòn scrive molto bene, il suo stile è scorrevole e molto coinvolgente, le pagine si fanno divorare.
A questo punto però mi viene da chiedermi ( o da affermare con sicurezza?) che se questo autore non si fosse inventato Il Cimitero dei Libri Dimenticati, nessuno dei suoi libri sarebbe arrivato in Italia...

giovedì 19 novembre 2009

THE ROTTER'S CLUB- Jonathan Coe (titolo italiano "La Banda dei Brocchi")

Trotter, Harding, Aderton, Chase: sembra il nome di un prestigioso studio legale; in realtà si tratta di un quartetto di giovani amici, che frequenta un liceo elitario di Birmingham, quel tipo di scuola che preleva ragazzi intelligenti dal loro background ordinario e li fa atterrare in una classe sociale diversa da quella dei loro genitori. I ragazzi sono destinati a carriere importanti, mentre i genitori rimangono impantanati nel loro mondo di matrimoni sciovinisti, scontri sindacali, guerre di classe e di razza e ignoranza culturale. Siamo negli anni '70, anni in cui si susseguono sconvolgimenti sociali, lotte politiche, attentati dell'Ira. Su questo mare in tempesta cercano di destreggiarsi, con alterne fortune, i quattro ragazzi.

L'ennesimo bel libro di Coe. Tra risate, ironia, momenti allegri ma anche tragici, si sviluppa l'adolescenza di questi quattro amici, tutti diversi tra loro eppure molto legati.
Il ritratto della società che fa lo scrittore è semplicemente perfetto ed è molto facile immergersi in quella vita, nelle strade di Birgmingham e nelle paure e vicende dei personaggi. E la forza di Coe in questo romanzo sta proprio lì, nel fedele ritratto della realtà in cui immerge le storie fittizie di questi personaggi. Struggente è poi la storia di Lois, la sorella di Benjamin. Così come è molto particolare il flusso di coscienza dinale di Benjamin in cui rivela come sono cambiate le cose nel corso degli anni.
Di nuovo, mi verrebbe da dire peccato per il finale. Ma la scelta fatta da Coe non è sicuramente casuale.
Assolutamente da leggere! Consiglio in italiano però, perchè in inglese ho spesso fatto molta fatica a seguire alcune parti.

LA SOLITUDINE DEI NUMERI PRIMI- Paolo Giordano

Alice è una bambina obbligata dal padre a frequentare la scuola di sci. E' una mattina di nebbia fitta, lei non ha voglia, il latte della colazione le pesa sullo stomaco. Persa nella nebbia, staccata dai compagni, se la fa addosso. Umiliata, cerca di scendere ma finisce fuori pista e si spezza una gamba. Resta sola, incapace di muoversi, al fondo di un canale innevato a domandarsi se i lupi ci sono anche d'inverno. Mattia è un bambino molto intelligente ma ha una gemella, Michela, ritardata. La presenza di Michela umilia Mattia davanti ai suoi coetanei e per questo la prima volta che un compagno di classe li invita entrambi alla sua festa, MAttia abbandona Michela nel parco, con la promessa che tornerà presto da lei. Questi due episodi iniziali, con le loro conseguenze irreversibili, saranno il marchio impresso a fuoco nelle vite di Mattia e Alice, adolescenti, giovani e infine adulti. Le loro esistenze si incroceranno e si scopriranno strettamente uniti, eppure invincibilmente divisi. COme quei numeri speciali, che i matematici chiamano "primi gemelli": due numeri primi vicini ma mai abbastanza per toccarsi davvero.

Si tratta di un'opera prima, e si percepisce leggendo. I personaggi a volte sono eccessivamente caratterizzati, così tanto da sembrare troppo irreali (nel mondo vero credo che sarebbero seguiti entrambi da una struttura competente). Ma è una pecca che si può perdonare, perchè il libro comunque si legge bene, in fretta e coinvolge abbastanza. La storia è abbastanza triste e tragica, basata principalemente sulle fragilità e le insicurezze dei due protagonisti, che hanno radici in un passato che non si può dimenticare.
Qualche dubbio me lo ha lasciato il finale. Ma credo che qualunque finale avesse scelto, mi sarebbe sembrato inadeguato. E forse quello scelto, ragionandoci un po', è l'unico realmente possibile, perchè un finale troppo lieto avrebbe distrutto il resto del romanzo.
Un buon libro d'esordio di un giovane scrittore. Lo consiglio!

giovedì 12 novembre 2009

BISCOTTI E SOSPETTI- Stefania Bertola

Violetta Chiarelli, commessa, e sua sorella Caterina, sarta e minuscola imprenditrice in proprio, non sono forse le inquiline ideali per un appartamento ricavato in un'elegante villa in collina. D'altro canto, neanche gli altri inquilini sono del tutto irreprensibili. Rebecca Demagistris è una madre separata alle prese con tre bambine, mirmecologhi fedifraghi e pastori metodisti killer: Mattia Novalis è un architetto di interni ricercatissimo di pessimo gusto e il fisico prestante; Emanuele Valfrè, romantico e affascinante proprietario delle omonime vetrerie, è arrivato da Calcutta con una moglie fresca fresca che sembra intenzionata a rovinargli la vita.

Un libro leggero, senza troppe pretese, e per questo molto bello. Si legge d'un fiato e i personaggi creati dalla Bertola sono veramente stupendi e ben caratterizzati. Soprattutto le due sorelle attorno a cui ruota tutta la vicenda.
E' un libro leggero, di una leggerezza che ogni tanto fa bene e ci vuole.
Mi ha aiutato molto ad apprezzare il libro anche l'ambientazione torinese: adoro leggere e riconoscermi nelle strade in cui i protagonisti passeggiano o nei posti in cui mangiano.
Consigliatissimo!

mercoledì 4 novembre 2009

CHE COSA E' SUCCESSO A MR. DIXON- Ian Sansom

E' la vigilia di Pasqua. Oggi è il grande giorno: il primo giorno della mostra itinerante sulla storia del più importante emporio della città, il leggendario Dixon & Pickering's, che compie ben cento anni. E Israel Armstrong, bibliotecario intinerante di Tundrum e curatore dell'esposizione, è di ottimo umore. Anche se piove- a Tundrum piove sempre-, lui non ha bevuto il suo caffè- ormai è un lontano ricordo- e la gente del posto sembra fare di tutto per rendergli la vita impossibile. Insomma, ogni cosa va per il verso giusto. Almeno fino a quando si scopre che il proprietario dell'emporio è sparito. Dov'è finito Mr. Dixon? e cosa ne è stato delle centomila sterline che custodiva nella cassaforte? Inutile dire che il sospettato numero uno è proprio Israel...

Un libro veramente insulso, scritto con uno stile che dopo massimo dieci pagine diventa irritante. Una serie di siparietti, uno in fila all'altro, senza quasi collegamenti logici e con l'unico obiettivo (nel mio caso, fallito) di creare un effetto di comicità.
Nulla a che vedere con il primo romanzo della serie, che grazie alla sua originalità è riuscito a far sentire meno le lacune dello stile di Sansom. Veramente una lettura inutile.

Nota alla traduzione: ci sono un sacco di note, relegate per fortuna a fondo libro, che non si capisce se sono state scritte dall'autore (un po' strano però, perchè alcune fanno riferimento a cose che un lettore inglese/irlandese dovrebbe sapere) o dal traduttore. Anche la scelta di alcuni termini (esempio Mustacchi al posto di Baffi) lascia un po' perplessi.

domenica 1 novembre 2009

UNA COSA DA NULLA- Mark Haddon

La storia può essere raccontata così: George e Jean hanno fatto nella vita tutto quello che dovevano. Una casa, due figli adulti, un nipotino. Ora che George è andato in pensione, l'ultima stagione della vita si apre placida davanti a loro: cosa mai potrebbe venire a scuotere le loro solide conquiste? Ma la stessa storia può essere anche raccontata in un altro modo: George e Jean hanno fatto nella vita tutti gli errori che potevano. Hanno allevato una figlia debole che non riescono ad aiutare e un figlio omosessuale di cui si vergognano, sono incapaci di comunicare tra loro, si tradiscono con disinvoltura. La vita è giunta quasi al capolinea senza che niente, mai, li abbia costretti a una resa dei conti. Ma quando meno se l'aspettano, un evento insignificante creerà una piccola valanga, che si alimenterà di altri eventi e problemi e segreti, fino a travolgere le vite di tutti quelli che li circondano.

E' un libro molto particolare. Leggendo le prime cento pagine si potrebbe quasi definirlo divertente e irriverente. Però in realtà questa comicità iniziale, data soprattutto dall'estremismo delle reazioni del protagonista, a poco a poco infonde un senso di tragedia imminente e di angoscia che dura fino alla fine del romanzo. La vita perfetta del protagonista si sgretola a poco a poco, o è sempre stata meno perfetta di quanto pensasse, ma lui solo ora, sull'orlo della depressione e forse in procinto di morire, se ne accorge. Lo stile dell'autore è impeccabile, sebbene forse avrebbe potuto calcare molto di meno la mano. Il finale è leggermente deludente, ma forse forse è l'unico possibile.

Nota alla Traduzione: ho qualche dubbio sulla scelta di tradurre alcune canzoni e non tradurne altre, così come di lasciare termini decisamente inglesi senza nemmeno metterli in corsivo.

giovedì 29 ottobre 2009

AGNES BROWNE RAGAZZA- Brendan O'Carrol

Prima di essere mamma, prima di mettere al mondo dei marmocchi e prima che i marmocchi la rendessero nonna, Agnes Browne era Agnes Reddin, esile e indisponente ragazzina del Jarro, figlia di Connie Parker-Wills, contabile della fonderia Parker-Wills, e di Bosco Reddin, malandato eroe della Fratellanza repubblicana irlandese. Agnes è venuta al mondo il 6 Dicembre del 1936 nel Jarro, una zona popolare a nord di Dublino piena zeppa di operai e di disoccupati con le loro famiglie numerose. Negli anni '40, su strade sporche e buie, avvolte in un sudario di fumo per via delle migliaia di fuochi di torba o carbonella accessa nelle case, Agnes sgambettava insieme alla sua amica del cuore Marion Delany.

Da qui comincia la saga di Agnes Brown. E ci voleva proprio un libro per spiegare le origini di questo buffo, schietto, sfacciato e divertente personaggio, di cui ho amato molto le avventure. E questo secondo me è il migliore dei quattro, perchè, sebbene tutti siano molto belli e poetici, e Agnes sia sempre strepitosa con i suoi modi pratici e diretti, qui c'è qualcosa in più, che non avevo colto così intensamente negli altri libri, un filo conduttore sottile che inizia con il matrimonio dei genitori di Agnes e finisce con quello della stessa Agnes, in un finale estremamente commuovente.
Assolutamente da leggere!
Nota alla traduzione: non ho notato nessun problema particolare!

domenica 25 ottobre 2009

IL CLUB DEI FILOSOFI DILETTANTI- Alexander McCall Smith

Durante una prima all'opera al teatro di Edimburgo, il giovane manager Mark Fraser muore cadendo in platea dalla balconata: sembra una morte assolutamente accidentale, ma a Isabel Dalhousie, donna single di gusto e di cultura, fondatrice del Club dei filosofi dilettanti e assidua frequentatrice di mostre e concerti, non tutto pare così semplice. E si sente quasi moralmente obbligata a improvvisarsi detective, seguendo i fili di un'indagine che McCall Smith descrive con prosa lieve e divertita, seguendo gli incontri e le conversazioni della sua curiosa protagonista.

Finalmente ho letto la serie completa. Al contrario però.... e questo effettivamene non mi ha permesso di apprezzare la storia nel suo insieme. Questo è l'unico in cui ci sia un omicidio vero è proprio, l'unico con un po' più di suspance. Mi ha lasciato un po' perplessa il finale, ma forse la scelta fatta dall'autore è l'unica coerente con le caratteristiche del libro e della sua protagonista-investigatrice. Lo stile rimane sempre "leggero", un po' filosofico ma una di una filosofia "terra-terra".
Consiglio di leggerli, ma sicuramente nell'ordine giusto!

Nota alla Traduzione: c'è la traduzione di un proverbio che mi lascia molto perplessa. In italiano è "Se le crepe si aprono, l'orso ti piglia". Non sono ancora riuscita a trovare di quale proverbio sia la traduzione (dovrebbe essere scozzese più che inglese), però secondo me la scelta italiana non ha nessun significato :S Per il resto va abbastanza bene.

sabato 24 ottobre 2009

FORSE UNA STORIA D'AMORE- Martin Page

Virgile, trentenne parigino impiegato in un'agenzia pubblicitaria, è abituato a essere lasciato dalle donne che ama. Ormai è una certezza, più sicura di un teorema matematico e più provata della legge di gravitazione universale. Ma questa volta c'è qualcosa di diverso: il messaggio in segreteria telefonica che lo accoglie una sera di ritorno dal lavoro. A parlare è Clara, che gli annuncia che ha deciso di chiudere la loro relazione. Non ci sarebbe nulla di strano, vista la fortuna che Virgile ha in amore, ma il problema è che il giovane non è mai stato con una donna di nome Clara. Ma allora chi è lei? Come può sapere il suo nome e il suo numero di telefono? Oppure è Virgile che non si ricorda nulla? Il primo pensiero, tipico del suo carattere ipocondriaco, è di soffrire di una grave forma di amnesia, ma tutti gli esami a cui si sottopone lo escludono categoricamente. Forse potrebbe essergli d'aiuto la magia, ma nemmeno le carte della sua grande amica maga, Armelle, riescono a fornirgli indicazioni utili. E più passano i giorni, più Virgile sente inspiegabilmente la mancanza di Clara. Per una volta deve prendere una decisione, e non gli resta che una strada. Trovare la misteriosa Clara e riconquistarla...

Mi viene il dubbio che l'autore non si sia accorto delle potenzialità del suo romanzo. L'idea è semplicemente strepitosa e Virgile, il protagonista, è un personaggio ben caratterizzato, a cui è difficile non affezionarsi talmente è buffo e sfigata. Eppure, a un certo punto, l'autore decide di buttare via la storia, inserendo un finale che non è un finale, molto deludente dopo tutte le aspettative che aveva creato e che centra poco con la storia.
Sorge spontaneo chiedersi cosa lo abbia portato a questa scelta. Forse l'incapacità di trovare un finale degno del resto libro?La paura di calcare troppo la mano su sto povero protagonista? Non saprei dirlo.
Peccatò però.

Nota alla traduzione: non c'è male!

IL FANTE DI CUORI E LA DAMA DI PICCHE- Joanne Harris

Effie, moglie del pittore Henry Chester, era solo una bambina quando lui l'ha scelta come suo soggetto preferito e ha iniziato a plasmarla ed educarla. Ora sembra la sposa ideale ma, spesso malata, lenisce le sue sofferenze con il laudano e stringe amicizia con Fanny, maîtresse di una casa di appuntamenti presentatale dall'amante. Dieci anni prima la figlia di Fanny, Marta, era stata uccisa proprio il giorno della visita settimanale di Henry Chester al bordello. Insieme, Fanny e Effie decideranno di vendicarsi, di far valere i propri diritti senza risparmiare il ricorso allo spiritismo

E' un libro molto bello... fino a metà circa. Un ritratto fedele e ben descritto della Londra vittoriana ( che a un certo punto mi ha portato a chiedermi se Faber non abbia preso qualche spunto per il suo Petalo Cremisi), con personaggi forti e ben caratterizzati. A un certo punto però l'autrice si lascia un po' prendere la mano dall'aspetto spiritico della stori, rendendo il finale, il momento di massima suspance, molto difficile da seguire, rovinando secondo me quanto aveva scritto in precendenza e sprecando le potenzialità del romanzo. Peccato.

Nota alla traduzione: sarebbe stata una buona traduzione, se la traduttrice non avesse inserito una N.d.T del tutto pedante, in cui spiega cose che al massimo avrebbe dovuto spiegare l'autrice e non lei.

AMICI AMANTI CIOCCOLATO Alexander McCall Smith

Isabel Dalhousie è una dilettante di filosofia, una detective a tempo perso, una cultrice di belle arti e di teatro. Ma è anche una donna, senza dubbio. E in certe occasioni sente chiaramente che tutto il suo universo morale, così faticosamente costruito, potrebbe crollare sotto i semplici colpi del fascino maschile. Quando, per esempio, incontra l'uomo che avrebbe dovuto sposare sua nipote Cat, anche lei, che pure ha appena finito di stroncare in una recensione un po' stizzita un "Elogio del peccato", cede davanti alla sua bellezza e si trova in una situazione di imprevista e conturbante difficoltà. Ma altre ben più inquietanti prove attendono la simpatica Isabel: l'incontro con un uomo che ha appena subito un trapianto di cuore e che le confida di essere da quel momento tormentato da ricordi inspiegabili, che sicuramente non gli appartengono, rendono la vicenda davvero complicata e intrigante. E Isabel, come al solito, non si tira indietro: accompagnata dalla fedele Grace, percorre le strade e i salotti più curiosi di una Edimburgo quasi magica, addentrandosi in un'indagine pericolosa e imprevedibile, in cui emergono di nuovo tutta la sua umanità e simpatia, insieme alla capacità di riflettere con semplicità sugli ingredienti essenziali della vita, l'amore, l'amicizia e naturalmente anche la tentazione, che non sempre si presenta sotto forma di cioccolata...

Il fatto di aver letto prima il terzo e poi questo (mi manca ancora il primo), sicuramente non mi sta aiutando ad apprezzarli come meriterebbero. McCall Smith scrive veramente bene, in un modo "leggero", "delicato". Le storie che racconta in realtà non sono niente di che, ma la cosa bella è il modo in cui li affronta la protagonista, il modo in cui si lascia coinvolgere come dovere morale.
Li consiglio comunque, magari letti nell'ordine giusto :P

Nota alla traduzione: ho apprezzato molto un punto, dove il traduttore ha fatto una scelta che potrebbe sembrare azzardata ma non lo è. Si fa riferimento allo scioglilingua "The rain in spain stays mainly in the plain", reso famoso dal film My Fair Lady. E il traduttore ha fatto effettivamente l'unica scelta possibile, ovvero prendere la traduzione italiana. (La rana in spagna gracida in campagna). Scelta scontata forse, ma ho apprezzato.

IL BAMBINO CON IL PIGIAMA A RIGHE- John Boyne

Leggere questo libro significa fare un viaggio. Prendere per mano, o meglio farsi prendere per mano da Bruno, un bambino di nove anni, e cominciare a camminare. Presto o tardi si arriverà davanti a un recinto. Uno di quei recinti che esistono in tutto il mondo, uno di quelli che ci si augura di non dover mai varcare. Siamo nel 1942 e il padre di Bruno è il comandante di un campo di sterminio. Non sarà dunque difficile comprendere che cosa sia questo recinto di rete metallica, oltre il quale si vede una costruzione in mattoni rossi sormontata da un altissimo camino. Ma sarà amaro e doloroso, com'è doloroso e necessario accompagnare Bruno fino a quel recinto, fino alla sua amicizia con Shmuel, un bambino polacco che sta dall'altro lato della rete, nel recinto, prigioniero. John Boyne ci consegna una storia che dimostra meglio di qualsiasi spiegazione teorica come in una guerra tutti sono vittime, e tra loro quelli a cui viene sempre negata la parola sono proprio i bambini.

Di libri che parlano di campi di concentramento e degli orrori di quel periodo ce ne sono molti. Il punto di vista di questo libro però è diverso dal solito. Il campo di concentramento visto dai bambini, il figlio del Comandante del campo da un lato e un bambino con il pigiama a righe dall'altro. Un libro per bambini nello stile e nell'impaginazione ma che poi tanto per bambini non è, che parla di un'amicizia che riesce a superare il filo spinato, ma che parla anche dell''impossibilità di capire da parte dei bambini, di capire qualcosa che in realtà nemmeno un adulto può capire. Il finale è semplicemente sconvolgente.

nota alla traduzione: ben fatta!

CHI E' MORTO ALZI LA MANO- Fred Vargas

È possibile che un enorme albero compaia dal nulla in una sola notte? E se, dopo qualche giorno, sparisce la proprietaria del terreno in cui è spuntato il faggio clandestino? Per risolvere il mistero non basta un solo detective: ce ne vogliono quattro, gli stessi improbabili investigatori di "Io sono il tenebroso" dell'archeologa e medievalista francese Fred Vargas.

STREPITOSO! Un giallo vecchio stile, avvolto di mistero, prove depistanti e quella buona dose di ansia nel finale che tanto aiuta. Se poi a risolverlo ci sono tre trentacinquenni che vanno a vivere insieme perchè tutti e tre "nella merda" e senza soldi, con a capo "il padrino", un ex poliziotto corrotto, il giallo diventa anche divertente. La Vargas scrive molto bene, con uno stile che ti fa leggere il libro tutto di un fiato, ed riesce alla perfezione a mischiare il serio e il comico nello stessa storia. La trovata iniziale del faggio spuntato per caso è semplicemente geniale. Unica pecca: poco dopo la metà, avevo già intuito chi potesse essere l'assassino ed effettivamente ci aveva preso. Non avevo però immaginato il movente. Se vi piacciono i gialli, dovete assulutamente leggerlo.

Nota alla traduzione: direi una buona traduzione! Forse avrei cercato una soluzione migliore per il titolo. L'originale è Debout les morts, che per quel poco che ne so di francese rispecchia maggiormente la trama del libro (l'ambiente dei teatri è una parte fondamentale di questo giallo).

IL PIACERE SOTTILE DELLA PIOGGIA- Alexander McCall Smith

La chiave della felicità è ottenere il meglio da ciò che si ha a disposizione. Saggio proposito che però Isabel Dalhousie, filosofa colta e raffinata, cultrice di belle arti e di teatro e detective a tempo perso, proprio non riesce a mettere in pratica. La sua vita al momento è troppo affollata di pensieri: trovare un appartamento per la fedele governante Grace, evitare alla giovane nipote Cat nuove delusioni d'amore, conservare l'amicizia con Jamie, l'ex fidanzato della nipote, nonostante il fatto che si sia irrimediabilmente innamorata di lui e le riesca davvero difficile mantenere le distanze. Ma soprattutto Isabel si annoia. Nelle sue giornate manca l'azione. Finché all'improvviso all'orizzonte compare un colto e gentile milionario americano, impegnato in un rapporto di coppia avvilente che potrebbe addirittura metterne a repentaglio la vita, e la filosofa Isabel Dalhousie si ritroverà presto coinvolta in un sorprendente giallo dei sentimenti.

Se devo essere sincera mi aspettavo completamente un altro libro. Traviata forse dalle parole riportate in copertina " Miss Marple si è reincarnata in Isabel Dalhousie" che un qualche critico ha pubblicato su Vanity Fair, mi aspettavo proprio un giallo alla Agatha Christie. Cosa che questo libro assolutamente non è. E non solo perchè la protagonista ha 42 anni (e non 70 come Miss Marple) e perchè non muore nessuno, ma non c'è nemmeno l'atmosfera del giallo. Avrebbe potuto esserci però, ma l'autore ha preferito non sfruttarla, relegando il giallo al secondo piano e incentrando tutto sui sentimenti e le riflessioni filosofiche che di solito li accompagnano. E devo dire che questa scelta premia il libro, rendendolo leggero ma anche profondo e riportando un'analisi, a volte buffa a volte tragica, dell'essere umano. Il lieto fine non poteva mancare!

Nota alla traduzione: una buona traduzione, anche di fronte alle parole proprie della cultura scozzere e alle canzoni. Il problema qui secondo me non è la traduzione ma l'editing, che rischia di far passare il libro per qualcosa di diverso, senza rendergli il giusto merito.

C'era una volta un re...

... diranno i miei piccoli lettori.
Ma no, vi state sbagliando, c'era una volta... una ragazza con una passione incredibile per la lettura.
Leggeva sempre e ovunque, un po' per passare il tempo,ma soprattutto perchè non riusciva a farne a meno.E dopo aver letto ogni libro, sentiva il bisogno di esprimere la sua opinione e di condividerla con altri.
Per farlo, ha creato questo blog. Un posto dove poter dire liberamente quello che si pensa di un libro (con commenti per niente imparziali), elogiandolo e criticandolo in qualità di lettori.
Ogni post sarà accompagnato da una Nota alla Traduzione, un aspetto che non sempre viene considerato ma che spesso influenza la qualità di un libro.
Buona lettura!