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lunedì 31 agosto 2015

RESTA CON ME - Elizabeth Strout

«Odio pensare che sono patetica»

«Perché dovresti essere patetica, Connie? Stai solo cercando di fare del tuo meglio, come tutti noi. Non c'è niente di patetico in questo».

Tyler Caskey, il protagonista di Resta con me di Elizabeth Strout, è il nuovo reverendo della piccola comunità di West Annett, nel Maine: è giovane, è brillante, i suoi sermoni arrivano dritti al cuore, forse anche perché, a differenza del noioso reverendo precedente, non li legge ma li impara a memoria. Certo, sua moglie è un po' strana: adora i vestiti e  proprio non ne vuol sapere di prendere parte alla vita di comunità. Ma si può chiudere un occhio, dai, anche perché stanno mettendo su proprio una bella famiglia, con la piccola Katherine prima e Jeanne poi. 
Però poi succede qualcosa di terribile. La moglie muore, la figlia Katherine di colpo smette di parlare e i sermoni di Tyler non sono più belli come una volta. Li legge, ora, e sembra quasi che non creda più in quello che dice. Lui ci prova a fare del suo meglio, a tenere insieme la sua comunità, la sua famiglia, se stesso, ma gli altri non sembrano poi così ben disposti nei suoi confronti. Certo, è stato colpito da una tragedia, ma questo non implica che non debba più fare sermoni entusiasmanti, che sua figlia con il suo mutismo debba essere indisponente verso gli insegnati o, ancor peggio, debba intrattenere relazioni equivoche con persone non considerate all'altezza. No, la comunità tutto questo non lo può accettare. Qualcuno gli deve parlare. Qualcuno deve fare qualcosa per risolvere la situazione. Ma chi?

Resta con me è il secondo romanzo di Elizabeth Strout e, come tutti gli altri, è un romanzo bellissimo. Per lo stile dell'autrice, per la trama e per tutto l'amore e la comprensione che riversa sui suoi personaggi. 

La critica alla società qui è molto forte, e il fatto che il romanzo sia ambientato negli anni'50 e non ai giorni nostri non la rende meno violenta. Un'attacco all'ipocrisia, al bigottismo, al nascondere la propria meschinità e incapacità di empatia tra i banchi di una chiesa o tra le pagine di un manuale di psicologia infantile. Una contrapposizione forte, resa ancor più forte dalla scelta di inserire pezzi di salmi e della Bibbia qua e là nel testo, che vede da un lato un reverendo, che è anche un uomo, che deve affrontare un enorme tragedia che fa vacillare tutto quello in cui ha creduto in quel momento; e dall'altro lato una comunità che nei suoi confronti di quest'uomo sembrava ben disposta, ma solo fino a un certo punto. 

La cosa più bella dei romanzi di Elizabeth Strout, e Resta con me non è da meno, è che lascia sempre e comunque una speranza. Una possibilità di uscita. A tutti. A un reverendo che non riesce a superare la perdita della moglie e a  una comunità che forse si è dimenticata cosa vuol dire essere umana. Ed è qui che sta la forza principale di questi romanzi. La Strout prima non fa sconti a nessuno e presenta la realtà per quella che è, però poi dà a tutti la possibilità di cambiare. 

Ora che li ho letti tutti, non so davvero dire quale dei quattro romanzi di Elizabeth Strout pubblicati finora sia il più bello. Sono tutti ben scritti, ovviamente. E tutti indimenticabili, per storia, personaggi e per quello che lasciano a chi li legge.

Il prossimo pare che uscirà con un nuovo editore. La notizia mi ha sconfortato, devo essere sincera. Perché la Fazi ha fatto davvero un gran bel lavoro con questa autrice portandola qui da noi e dandole questa veste grafica tutta sua, con i quadri di Hopper, molto personale e riconoscibile. E non smetterò mai di ringraziarla.

Titolo: Resta con me
Autore: Elizabeth Strout
Traduttore: Silvia Castoldi
Pagine: 380
Editore: Fazi editore
Acquista su Amazon:
formato brossura:Resta con me
formato ebook:  Resta con me

venerdì 28 agosto 2015

ÉCUE - YAMBA - Ó - Alejo Carpentier

Olelí,
Olelá.
Olelí,
Olelá.
E Olelí,
E Olelá.
E Olelí,
E Olelá.


Sono giorni che penso a cosa scrivere per parlarvi al meglio di Écue-yamba-ó, il romanzo d’esordio di Alejo Carpentier, da poco pubblicato in Italia dalla casa editrice Lindau, con la traduzione di  Vittoria Martinetto e Thais Siciliano (se siete curiosi della sua storia editoriale, vi consiglio di leggere il post pubblicato da Thais sul suo Diario di una traduttrice editoriale)

Sono giorni, vi dicevo, che penso a come iniziare questa recensione. Come svilupparla. Come riuscire a prendervi e portarvi nella Cuba di inizio ‘900, in quel villaggio all’ombra di quel grande Zuccherificio che da’ da vivere a tutti, per farvi conoscere  Menegildo Cué e la sua famiglia.
E poi come convincervi a continuare a stare con me, certo, ma soprattutto con Menegildo, mentre cresce e inizia a conoscere i fatti della vita, del mondo e dell’amore. Come far sì che vi lasciate trasportare dalla musica, dalla magia, dal calore, dalla passione, dall'amore, dal reale ma anche dal surreale, insomma da tutto quello che si trova in questo libro.

Olelí,
Olelá.
Olelí,
Olelá.
E Olelí,
E Olelá.
E Olelí,
E Olelá.

Écue-yamba-ó, una novela afrocubana come la definisce lo stesso Carpentier, è un romanzo di formazione, reale e magica, di un ragazzo di paese che poi scopre la città e, soprattutto, come funziona il mondo.Ma è anche un romanzo di iniziazione, quella di Menegildo, certo. Ma anche quella di Carpentier, che da qui ha iniziato la sua carriera di scrittore, pur rielaborando più volte questo libro perché lui stesso non soddisfatto della prima stesura. E anche quella di un genere, come ricorda Vittoria Martinetto nell'introduzione, che mescola tradizione e misticismo, reale e irreale, che da reale meraviglioso come lo intendeva Carpentier diventerà quel realismo magico che ha segnato la letteratura sudamericana di tutto il ‘900.

Non so se alla fine io sia riuscita a trovare le parole giuste. Non so se vi abbia incuriositi o se mi abbiate presa per matta. Non mi importa, in realtà. Io continuo a lasciarmi trasportare, dal ritmo, dalla musica, dalle parole.

Olelí,
Olelá.
Olelí,
Olelá.
E Olelí,
E Olelá.
E Olelí,
E Olelá.


TitoloÉcue-yamba-ó
Autore: Alejo Carpentier
Traduttore: Vittoria Martinetto e Thais Siciliano
Pagine: 228
Editore: Lindau
Anno: 2015
Acquista su Amazon:
formato brossura: Écue-Yamba-Ó


giovedì 27 agosto 2015

QUASI ARZILLI - Simona Morani

I libri con protagonisti anziani vanno un po’ di moda, ultimamente. Sdoganati dal successo di Il centenario che saltò dalla finestra e scomparve di Jonas Jonasson, molte case editrici hanno pubblicato almeno un romanzo con questo tema negli ultimi anni. Non che ci sia niente di male, sia chiaro, perché, rispetto ad altre mode, danno voce a persone e contesti che spesso voce non ce l’hanno. Il rischio della ripetitività, però, è molto alto e di conseguenza lo è la necessità di scrivere qualcosa di davvero originale, per riuscire a non creare nel lettore quella sensazione di già letto.
Io ne ho letti molti, di libri con anziani protagonisti. E i miei preferiti sono sicuramente quelli italiani. La banda degli invisibili di Fabio Bartolomei, primo fra tutti. Forse perché li sento più vicini, forse perché a volte in quelli stranieri le situazioni sono talmente tanto assurde che è un po’ più difficile appassionarcisi.

Quasi arzilli di Simona Morani, pubblicato quest'anno dalla casa editrice Giunti, mi ha attirato fin dalla prima volta che l’ho visto in libreria, complice sicuramente la copertina davvero ben riuscita e la citazione tratta dal Paradiso degli orchi di Pennac piazzata in apertura.



Il libro racconta di un gruppo di anziani amici che è solito ritrovarsi al bar La Rabla, in un paesino nel cuore dell’appenino reggiano: c’è Ettore, che non ha mai avuto una donna, ha difficoltà a dormire e visita tutti i giorni il medico del paese; c’è Riccardo, con il suo sacchetto intestinale sfoggiato con orgoglio in ogni occasione, anche quelle meno consone; c’è Cesare che si rifugia al bar ogni volta che può per sfuggire alle angherie della moglie Irma; c’è Basilio e il suo orgoglio partigiano; c’è Gino, il novantaseienne Gino, che una guida spericolato un ape car per le vie del paese, sebbene non ci veda più niente. E prima c’era anche Ermenegildo, ma da poco se n’è andato, gettando il gruppo di amici nello sconcerto. Ettore, soprattutto, sembra quello più colpito dalla notizia. La vita comunque deve continuare e il gruppo di amici si ritrova sempre al bar di Elvis, a bere sambuca e a scommettere su per chi stanno suonando a morto le campane. Finché non giunge la notizia che sta per aprire in paese Villa Cipressi, una nuova casa di riposo. E pare proprio che il giovane e solerte vigile urbano comunale Corrado voglia spedirci tutta la combriccola del bar La Rabla. Che non è che si faccia proprio prendere facilmente.

Quasi arzilli è un libro a tratti molto divertente, a tratti molto dolce, a tratti molto triste. È molto bello il rapporto tra questo gruppo di amici e il modo in cui le caratteristiche di ognuno sono sviluppate. Soprattutto il personaggio di Gino, con la sua fantastica Apecar, e quello di Ettore, forse il più riflessivo del gruppo e che, nonostante l’età, proprio non vuole rinunciare al suo sogno d’amore e ad aiutare gli altri. Ma bello è anche il rapporto di coppia tra Cesare e Irma e la bella relazione tra il rosso Basilio e la nipote che lo adora. Non sono anziani soli, perché anche quando non hanno parenti accanto (o ce li hanno solo d’estate) hanno loro stessi, pronti ad aiutarsi, a gioire e a soffrire tutti insieme.
Leggendo Quasi arzilli si sente l’affetto che Simona Morani prova nei confronti delle persone che le hanno ispirato questo libro e questi personaggi. E sono tanti i temi che sceglie di trattare, dall’amore all’amicizia, dal rapporto genitori-figli alla solitudine e la morte. Forse addirittura un po’ troppi, per l’esiguo numero di pagine del libro.

Nel complesso, comunque, è un libro divertente e commuovente, scritto bene e molto piacevole da leggere. E soprattutto non c’è quell'effetto di ripetitività che, come si diceva all'inizio, spesso affligge i romanzi di questo filone. Insomma, se vi piace il genere e avete voglia di ridere e piangere un po’, Quasi arzilli fa decisamente per voi.

Titolo: Quasi arzilli
Autore: Simona Morani
Pagine: 175
Editore: Giunti
Anno: 2015
Acquista su Amazon:
formato brossura:Quasi arzilli
formato ebook: Quasi arzilli

mercoledì 26 agosto 2015

ERA DI MAGGIO - Antonio Manzini



Che sono innamorata di Rocco Schiavone ve l’ho già detto, vero? Mi sembra proprio di sì, quando ho recensito Pista nera, La costola di Adamo e Non è stagione. Ma è sempre meglio ripeterlo, così da mettere le mani avanti nel caso la recensione di Era di maggio, ultima avventura del vicequestore nato dalla penna di Antonio Manzini, risulti un po’ troppo entusiasta.
Sono innamorata di Rocco Schiavone forse addirittura di più di quanto non lo sia stata in passato del Guido Guerrieri di Gianrico Carofiglio. 
Forse perché Rocco è più rude ma in realtà ha un cuore tenero, forse perché non è così onesto come ci si aspetterebbe, forse perché il suo passato è tanto triste e doloroso. Non lo so, però da quando l’ho scoperto aspetto una sua nuova avventura sempre con molta trepidazione.

Era di maggio (che è uscito a fine luglio quindi mi sa che adesso avrò un bel po’ da aspettare, visto che i tempi di scrittura e quelli di lettura sono ben distanti tra loro) riparte esattamente da dove era finito Non è stagione. La fidanzata di un amico di Rocco è stata uccisa quando si trovava ospite a casa del vicequestore e appare chiaro a tutti che il vero obiettivo era proprio lui. Il passato di Rocco torna quindi a rifarsi vivo e, ancora una volta, l’uomo si ritrova a fronteggiare dei sensi di colpa che forse non lo abbandoneranno mai. Mentre cerca di indagare su quanto successo, con frequenti viaggi a Roma, anche il caso di mafia e appalti truccati che sembrava risolto con il ritrovamento della figlia Pietro Berguet, rapita nel volume precedente, ritorna in auge, a seguito di una misteriosa morte...

Era di maggio è un libro di transizione, di difficile lettura senza aver letto il precedente e che lascia in sospeso tante cose per un seguito (quindi se non avete mai letto nulla di Antonio Manzini e di Rocco Schiavone, non partite da qui, perché ci capireste davvero poco).
La storia di Rocco e del suo passato sta diventando sempre più predominante rispetto a una vera e propria trama gialla, fatta di omicidi e indagini, segno evidente che Antonio Manzini sta ponendo le basi per qualcosa di grosso, fornendo al lettore indizi via via sempre più grandi.

Questa volta, però, ho trovato un po’ più confusi e difficili da seguire i vari spostamenti del protagonista su e giù per l’Italia e sviluppate in modo forse un po' troppo frettoloso le indagini del crimine in Valle d'Aosta.
E poi c'è quel finale aperto, troppo aperto, che lascia in sospeso tante, tantissime cose, che un pochino mi ha disturbato (anche perché non è una serie tv, che la puntata successiva arriva al massimo una settimana dopo... l'attesa per il prossimo potrebbe essere lunga)
Lo stile di Manzini, però, è talmente appassionante e coinvolgente, così come il personaggio di Rocco e tutti quelli di contorno sono talmente ben caratterizzati, che l’autore può permettersi di giocare con la pazienza dei lettori ancora un po’, senza correre grossi rischi di stancare nessuno.

Sperando non ci faccia attendere troppo per un nuovo seguito. Che quel gran figo di Rocco Schiavone già mi manca un sacco.

Titolo: Era di maggio
Autore: Antonio Manzini
Pagine: 381
Editore: Sellerio
Anno: 2015
Acquista su Amazon:
formato brossura: Era di maggio
formato ebook: Era di maggio

martedì 25 agosto 2015

INDICE MEDIO DI FELICITA' - David Machado

Io ho una passione per i pulmini Volkswagen. Non saprei dirvi bene da dove derivi, perché non ne ho mai posseduto uno né ci sono mai salita. So solo che quando li vedo, per strada o anche solo in tv, mi riempiono di allegria. Mi immagino comprarne uno, mollare tutto e partire per il giro del mondo. 
Come conseguenza di questa mia passione, sono attratta verso tutto ciò che ha a che fare, anche lontanamente, con questi pulmini: poster, adesivi, riproduzioni. E sì, anche copertina di libri. 
Ed è stato proprio il pulmino Volkswagen piazzato in copertina la prima cosa ad attirarmi di Indice medio di felicità di David Machado. Consapevole però che una bella copertina potrebbe essere fuorviante, ho letto poi la quarta e mi sono convinta definitivamente.


Protagonista del romanzo è Daniel, un trentasettenne di Lisbona da poco rimasto disoccupato dopo aver lavorato per anni in un’agenzia di viaggi. La crisi in Portogallo è infatti sempre più grave e ci si deve arrangiare come si può per riuscire a sopravvivere. La moglie di Daniel, anch'ella disoccupata, è tornata nel suo paese d’origine a casa dei suoi, portandosi dietro i figli, ma l’uomo non vuole perdere la speranza, non vuole arrendersi e decide di rimane a Lisbona.  A vendere aspirapolvere porta a porta, vivendo in auto e badando a Xavier, suo amico dai tempi delle scuole superiori, che non esce di casa da anni, e soprattutto e suo malgrado a Vasco, figlio di Almodôvar, un altro suo amico ora in galera, che sta prendendo davvero una brutta piega. 
Insieme con Xavier e Almodôvar, Daniel aveva creato un sito web per mettere in contatto tra loro le persone bisognose di aiuto. Un sito che però non ha riscosso alcun successo, se si esclude un uomo che continua a offrire passaggi con il suo pulmino a chi ne ha bisogno. Finché un giorno non arriva una richiesta di aiuto che nessuno si sente di ignorare.

La prima cosa che bisogna dire di Indice medio di felicità è che un libro molto più serio e impegnativo di quanto la copertina e la quarta non lascino intendere. La situazione di Daniel è molto grave, con la moglie e i figli lontani, la mancanza di lavoro e l'ostinazione a non arrendersi, e davvero tanto deprimente. Così come lo è quella dell’amico Xavier, che tutti temono da anni sull'orlo del suicidio, e quella di quasi tutti gli altri personaggi del libro (una donna che fa doppi lavori per riuscire a sopravvivere, un ragazzino abbandonato a se stesso che imbocca una cattiva strada, etc etc).

Non è un libro semplice da leggere, proprio come non lo è rispondere alla domanda che fa da filo conduttore: “qual è il tuo indice di felicità in questo momento?”. Una risposta impossibile da dare (voi lo sapete qual è il vostro?) e un valore difficile da far aumentare.
Cos'è l'indice di felicità? ho domandato.
Xavier si è lasciato cadere all'indietro ed è rimasto sdraiato sul piumone, la mano con la sigaretta fuori dal letto. Ha chiuso gli occhi.
Non è una statistica molto interessante, dato che manca di obiettività, mi ha risposto. Ma è il meglio che abbiamo. In verità, si basa su un questionario che prevede un'unica domanda: in una scala da 0 a 10, quanto si sente soddisfatto, complessivamente, della sua vita?
Ha fatto un tiro alla sigaretta. Il fumo gli è uscito lentamente dal naso. Poi ha aggiunto: sospetto che la maggior parte della gente risponda al questionario con leggerezza, anche perché la maggior parte della gente non ci capisce niente di felicità.
Nella seconda parte, però, arriva anche la speranza, fondamentale per poter sopravvivere. E si concretizza in un viaggio, su un pulmino vecchissimo e con una strana compagnia, che per tutti i suoi partecipanti assume un ruolo importante, una sorta di illuminazione.
Non avvicinatevi a questo libro con leggerezza (soprattutto se avete qualche problema di lavoro e di felicità in generale), perché, sebbene tutti i temi siano volutamente esasperati, vi potrebbe demoralizzare un po’, soprattutto all'inizio. 

Però leggetelo, e poi magari affittiamo tutti insieme un pulmino Volkswagen e partiamo all'avventura, in cerca della nostra felicità.

Titolo: Indice medio di felicità
Autore: David Machado
Traduttore: Romana Petri
Pagine: 267
Editore: Neri Pozza
Anno: 2015
Acquista su Amazon:
formato brossura: Indice medio di felicità

lunedì 24 agosto 2015

BASTADDI - Stefano Amato



Bastardi senza gloria è il mio film preferito tra quelli che ho visto di Quentin Tarantino. Più di Pulp Fiction, di Kill Bill e anche di Django. Mi è piaciuta tantissimo l’idea alla base del film, un gruppo di soldati addestrati per uccidere i nazisti a cui un giorno viene affidata la missione di uccidere Hitler, mi è piaciuta quella violenza tipica dei film di Tarantino, sempre al limite tra il vomitevole e il ridicolo, che questa volta era in qualche modo “giustificata” da un fine molto nobile, e, non da ultimo, ho adorato l’interpretazione di Christoph Waltz, diventato da quel momento uno dei miei attori preferiti (insieme a Stanley Tucci).
Penso che tutti, guardando quel film, abbiano pensato che se davvero fosse esistito un gruppo così ai tempi del nazismo, le cose sarebbero andate diversamente. E credo che anche oggi, in certi contesti e in certe situazioni, capiti ancora di pensare che per porre fine a qualcosa di così grave e criminale sia necessario un gesto tanto eclatante.

O almeno è sicuramente quello che ha pensato Stefano Amato scrivendo il suo Bastaddi. Un omaggio a Tarantino, in un remake in chiave mafiosa di Bastardi senza gloria.
Qui siamo in Sicilia, nei primi anni ‘90, e la mafia la fa da padrone. A cercare di opporsi c’è un gruppo di otto uomini, alcuni ex mafiosi pentiti, altri di non proprio chiara provenienza, guidati dal tenente Ranieri, che non solo si diverte a eliminare mafiosi grandi e piccoli, ma ne conserva anche lo scalpo come trofeo. Un po’ di paura ai capi mafia questo gruppo la sta mettendo, insieme a quel maxi processo che ha portato ad arresti e condanne importanti nei vari clan. Gli affiliati stanno un po’ perdendo la fiducia nel sistema e occorre qualcosa di simbolico per far vedere chi comanda. Un film, per l’esattezza, in cui si raccontano le eroiche gesta di un solo uomo che da solo ha resistito a un terribile attacco. Alla prima del film parteciperà tutta la cupola. Ma anche i Bastaddi e una ragazza desiderosa di vendetta.

Il libro segue di pari passo la trama del film, senza distaccarsene mai. Ed è questa la sua più grande pecca. Sebbene l’idea sia buona e Stefano Amato sappia scrivere bene, se si conosce il film di Tarantino la lettura diventa alla lunga noiosa, perché si sa già perfettamente tutto quello che succederà. La sostituzione dell’ambientazione nazista con quella mafiosa non è infatti sufficiente a togliere quella sensazione di prevedibilità che si prova fin dalle prime pagine.
Forse una semplice ispirazione, anziché un’aderenza così rigorosa al film di Tarantino che in alcuni punti è anche un po’ forzata, avrebbe reso il romanzo più godibile e appassionante anche per chi conosce Bastardi senza gloria.

In Bastaddi ci sono sicuramente alcuni momenti divertenti (quando si raccontano quali sono i film preferiti dai mafiosi, ad esempio) e anche altri molto commuoventi (c’è una frase sul finale che non vi svelo, ma che è riuscita per un momento a cancellare la mia insoddisfazione), che però non sono bastati a convincermi.
C’è anche da dire che per me le trasposizioni da film a libro sono anche peggio di quelle da libro a film (che, per quanto spesso deludenti, offrono sempre qualcosa di diverso rispetto alla lettura), e infatti è davvero raro che io ne legga. Qui speravo che la nuova ambientazione aiutasse, ma purtroppo non è successo. Peccato, davvero.

Titolo: Bastaddi
Autore: Stefano Amato
Pagine: 232
Editore: marcos y marcos
Acquista su Amazon:
formato brossura: Bastaddi

venerdì 21 agosto 2015

Leggere in vacanza, in Corsica

Riprendere in mano il blog dopo il rientro dalle ferie è sempre difficile. Per quanto la pausa sia stata solo di due settimane, mi riavvicino a questa pagina bianca con un po’ di timore. Non è che non sappia cosa scrivere, anzi, ho letto ben cinque libri e di cose da dire ne ho eccome. 
Semplicemente non mi va di esordire con una recensione, così, come se non avessi interrotto momentaneamente le pubblicazioni.

E quindi ho deciso di ripartire con un post con alcune considerazioni nate in queste due settimane di vacanza. Tranquilli, non ho intenzione di raccontarvi per filo e per segno quello che abbiamo fatto, non parlerò dei bellissimi posti che ho visitato né delle strade impervie per raggiungerli (la Corsica è stupenda, ma nella parte nord occidentale e sul dito le strade sono molto, come dire, “pittoresche”… in alcune ci sono persino delle carcasse di auto nei burroni, così, per farvi stare tranquilli), e tanto meno di tutte le cose buone che ho mangiato e del vino bevuto (in Corsica si mangia e si beve davvero, davvero bene). Sono un blog di libri, io, mica di viaggi!
No, le mie considerazioni riguardano la lettura in vacanza.

Murales su una libreria a Ilé-Rousse
Quando si va in vacanza all'estero una delle primissime cose che si notano rispetto all’Italia è la quantità di persone che leggono. Sulle spiagge soprattutto, leggono praticamente tutti (quelli che non sono italiani…). Ed è una cosa bella, un po’ perché qui da noi non ci siamo tanto abituati (lettori ce ne sono anche in Italia eh, non è che voglio sempre criticare o fare di tutta l’erba un fascio), un po’ perché vedere intere famiglie di lettori è una cosa che, a noi sensibili e romantici nei confronti dei libri e della lettura, riempie sempre un po’ il cuore.
Abituati all'Italia, è strano ritrovarsi in spiaggia circondati da altri lettori (ok, una mattina molti di questi erano nudi, sebbene non fosse una spiaggia per nudisti la nostra, ma sono dettagli), vedere altre persone, di tutte le età, alternare chiacchiere, castelli di sabbia, bagni in mare e momenti di lettura sotto l’ombrellone.

Non credo sia meramente una questione di prezzo, perché come abbiamo già detto più e più volte i libri sono accessibili anche a chi non può spendere soldi (biblioteche, prestiti, book crossing, mercatini, etc etc), ma di "cultura" ed educazione alla lettura.
In Francia comunque, i prezzi dei libri come da noi. Con la differenza, enorme, che lì lo sconto fisso ai supermercati non è del 15% ma del 5%. Una cosa risaputa, così come lo è tutta la politica di difesa dei libri e delle librerie attuata negli anni dal governo francese, che però fa sì che la scelta tra comprare al supermercato e comprare in una libreria non sia una questione di prezzo. (E io sono più che convinta che una cosa del genere andrebbe imposta anche qui da noi, al posto della legge Levi e di quegli sconti casuali che soprattutto i grandi editori aggirano in continuazione).

La cosa più sorprendente, almeno inizialmente, è stata però vedere quante persone leggessero sul traghetto del ritorno. E lì molti erano italiani. Riflettendoci però con calma la motivazione è semplice, oltre che un pochino triste: sui traghetti gli smartphone non sono connessi a internet e anche se hai delle app installate, non è che puoi giocare per sei ore di fila a Candy Crush. Quindi si riscoprono i libri. Ed è stato bello vedere che non c’erano solo i best seller ma anche molti libri di editori minori: nei miei giri di ricognizione (perché sì, quando c’è gente che legge io sbircio sempre che cosa sta leggendo) ho beccato diversi e/o, qualche 66thand2nd, un po’ di minimumfax  (che sul traghetto dell’andata c’era Paolo Cognetti ve lo racconterò poi un’altra volta va), di Fazi e di Beat, oltre ovviamente agli Einaudi, ai Feltrinelli e, non posso negarlo,  a qualche sfumatura.
Insegna di una biblioteca a Calvi, chiusa purtroppo
Quindi le cose sono due: da un lato, c’è una buona fetta di lettori che legge sempre e a prescindere e non si lascia convincere solo dal libro acclamato (a meno che non ci fosse una convention di lettori forti sul mio traghetto, ma dubito), dall’altro c’è gente che legge davvero solo quando non ha nient’altro da fare. Ok, sì, si poteva guardare un po’ di tv, fissa però su italia 1 e repliche vecchissime dei Simpson, o giocare a qualche videogioco del primo dopoguerra sul ponte sei.
In generale, l’impressione è che leggere sia visto da alcuni come l’ultima spiaggia per fronteggiare la noia. “Vabbè, leggo va, finché lo smartphone non prende la rete”

La cosa bella sarebbe riuscire a far capire a queste persone che, quando sono a terra, possono fare convivere entrambe le cose, leggere e usare lo smartphone.


Bene, il primo post di rientro dalle ferie è finito. Forse ho detto qualche ovvietà, e me ne scuso, ma il mio cervello ci mette sempre un po’ a carburare dopo essere stato spento per quasi due settimane. In ogni caso, se ancora siete in vacanza, provate a dare un'occhiata anche voi a quanti lettori ci sono oltre a voi, così, anche solo per curiosità, per scoprire se le statistiche sono davvero così terribili come ahimè sembrano e se all'estero, forse, c'è qualche speranza in più.

Da lunedì ritornano le recensioni!

venerdì 7 agosto 2015

Finalmente... ferie!

Comunicazione di servizio: il blog chiude per ferie!
E finalmente, aggiungerei.. .che queste ultime settimane sono state un po' faticose, tra caldo, lavori da finire e qualche problema a casa, ora per fortuna risolto. Insomma, non ne posso quasi più. E in sti giorni sopravvivo solo grazie alla certezza che lunedì sera si parte.
Destinazione: Corsica! In zona Calvi prima e poi Bastia gli ultimi giorni, per essere più precisi, che la parte a Sud l'abbiamo già visitata durante la nostra prima vacanza rampante. E ovviamente, sempre con la nostra super tenda! (Sì, ho già mal di schiena... )

Illustrazione di Adolfo Serra

Avevo intenzione di scrivere un post per presentarvi le mie letture vacanziere, ma tra una cosa e l'altra non ho ancora avuto il tempo di decidere effettivamente quali e quanti libri portare.
Quattro basteranno, considerando che, oltre alle vacanze vere e proprie, ho due viaggi in traghetto e  che dove vado non ne posso comprare, ché il francese io proprio non riesco a impararlo? Secondo me, no. Certo, posso sempre pescare tra le letture del lettore rampante... ma due so già che le avremo in comune, quindi, insomma, urge contemplare di nuovo un po' la libreria e correre ai ripari. 
Vi lascio allora un po' di suspense su che cosa leggerò... sono sicura comunque che riuscirete a resistere.

Noi torniamo giovedì 20... quindi le attività del blog riprenderanno nei giorni successivi. Su Facebook invece continuerò ad essere attiva fino al 10 e magari qualche aggiornamento vi arriverà anche direttamente dalla spiaggia...anche se in vacanza preferisco staccare tutto.

In ogni caso, divertitevi e riposatevi se andate in vacanza, ma anche se ci siete già andati o se starete a casa. E leggete, leggete, leggete!


mercoledì 5 agosto 2015

L'AMORE INVISIBILE - Eric-Emmanuel Schmitt



Eric-Emmanuel Schmitt sta diventando a poco a poco uno dei miei scrittori preferiti. Forse è un po’ presto per dirlo, ché la sua produzione è molto vasta e io al momento ho letto solo tre raccolte di racconti. Però, ecco, pur essendo arrivata così tardi a questo autore, per ora non c’è stata una volta in cui mi abbia deluso.
Quando ho acquistato L’amore invisibile, in realtà ero partita con l’intento di provare a leggere un romanzo. Però non ero sicura di quale scegliere, né se davvero volevo rischiare così tanto di leggere qualcosa di più lungo di un autore che per me a scrivere racconti è molto, molto bravo.  E quindi ho scelto un’altra raccolta di racconti, lasciandomi guidare dalla copertina e del tema.

L’amore invisibile si compone di cinque racconti di lunghezza diversa, accomunati dal tema dell’amore. L’amore in tutte le sue forme e manifestazioni possibili. Si inizia con la storia di una ricca coppia omosessuale che, non potendosi sposare ufficialmente, si nasconde in fondo alla chiesa durante il giorno delle nozze di una coppia di sconosciuti. Una coppia che seguiranno negli anni, attraverso i quali vivranno quello che loro ancora non possono vivere: presenzieranno ai battesimi dei figli, vedranno la coppia allontanarsi, vivranno a distanza malattie e lutti, fino all'incredibile gesto finale. Si passa poi all'amore profondo per un animale, per il cane Argo, che in realtà sono molti cani che il medico che li possiede decide ogni volta di chiamare così, in ricordo del primo, quello a cui più di tutti ha voluto bene. C’è poi l’amore che un uomo dice di provare per sua moglie, anche se in realtà più che di lei è innamorato del suo primo marito.  C’è l’amore incrociato tra zie e nipoti e madri e figli, un amore che sembra incondizionato e fatto di confronti, spesso impietosi, che però vacilla di fronte alla crudeltà della vita.  E si conclude con l’amore tra una coppia che sembrava poter resistere all'impossibilità di avere figli, finché un incidente non li costringe a tirar su un muro in mezzo alla casa.

Cinque racconti, tutti molto belli, in cui ancora una volta Eric-Emmanuel Schmitt parla in maniera delicata, ma al tempo stesso diretta e senza sconti, dei sentimenti umani, della loro fragilità, della loro imprevedibilità. Non giudica mai. Non si lascia andare a facili buonismi né a quei sentimentalismi che spesso si ritrovano nelle storie d’amore. 
Ho apprezzato molto la scelta di raccontare diversi tipi di amore, e anche se un paio di racconti possono sembrare un po' prevedibili, questa prevedibilità è in realtà molto funzionale alle storie narrate, perché effettivamente molto umana.
Con L’amore invisibile Eric-Emmanuel Schmitt arriva dritto al cuore del lettore,per quanto poco mi piaccia questa espressione, mettendone in luce sì la passione, ma anche le paure, le insicurezza, i legami con il passato e l’impotenza di fronte a certe situazioni che la vita mette davanti.

Se non conoscete l’autore, questo è sicuramente un grande punto di partenza (così come lo sono stati,per me, sia Concerto in memoria di un angelo sia Odette Toulemonde). 
E prima o poi leggerò anche un suo romanzo, promesso.

Titolo: L'amore invisibile
Autore: Eric-Emmanuel Schmitt
Traduttore: Alberto Bracci Testasecca
Pagine: 192
Editore: e/o
Anno: 2013
Acquista su Amazon:
formato brossura: L'amore invisibile

lunedì 3 agosto 2015

SEMBRAVA UNA FELICITA' - Jenny Offill



Nei prossimi giorni vi capiterà molto spesso di leggere una recensione su Sembrava una felicità di Jenny Offill, tradotto da Francesca Novajra ed edito da NN editore. 
Complice la bella recensione uscita sul blog Holden & Company, che se siete appassionati di letteratura nord americana vi consiglio caldamente di seguire, complice l’offerta ebook in vari store online, complice forse anche la lunghezza e lo stile, particolari e coinvolgenti, insomma, molte persone si sono ritrovate a leggere contemporaneamente questo libro.
E credo che non ci sia niente di più bello di quando un libro che se lo merita riesce finalmente ad arrivare ai tanti lettori.

Sembrava una felicità racconta di una lei e di un lui. Di una moglie e di un marito. Di un matrimonio e di un figlio. Della vita che passa, del tempo che può logorare una coppia. Dell’insoddisfazione, dei tradimenti, dei sogni mancati. Dell’amore che c’era e poi, di colpo, non c’è più. Insomma, di tutto quello che, all'apparenza, sembrava una felicità.
Però ha notato che lui sembra amarla ancora. Un po’, almeno. Adesso la tocca di continuo, le scosta i capelli dal viso. “Grazie” dice una notte mentre sono in giardino. Le confessa che era come se fossero rimasti tutti intrappolati sotto una macchina e in un accesso di forza inspiegabile, lei fosse riuscita a spostarla. La bacia e c’è qualcosa in quel bacio, un barlume forse, ma poi lei sente il rumore della macchina elettrica per insetti. Bzzzz. Bzzz. Bzzzz. “Non avresti dovuto portarci sull’orlo del baratro” dice.
Sembrava una felicità è un libro semplice, all'apparenza. È la storia di una coppia che potrebbe essere una coppia qualunque, raccontata però con uno stile incredibile, fatto dei frammenti di pensieri, delle riflessioni, che a volte sembrano non c’entrare nulla ma che invece dicono moltissimo, di questa lei e di come vive quello che le sta succedendo intorno. 
Non mi aspettavo mi coinvolgesse e mi piacesse così tanto. Non me l’aspettavo così intenso, nella sua semplicità, e così reale. Perché davvero, quella coppia potrebbe essere una coppia qualunque. I loro litigi, le loro insoddisfazioni, le loro recriminazioni, i loro gesti. Sono anche le nostre, prima o poi.
Il marito e la moglie stanno litigando sottovoce. La modalità di combattimento concordata è a mani nude. Lei gli dà del vigliacco. Lui della puttana. Però non sono ancora molto allenati. A volte uno dei due si ferma all’improvviso e offre all’altro un biscottino o qualcosa da bere.

Titolo: Sembrava una felicità
Autore: Jenny Offill
Traduttore: Francesca Novajra
Pagine: 162
Editore: NN editore
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