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mercoledì 22 luglio 2015

TUTTA LA LUCE CHE NON VEDIAMO - Anthony Doerr



Tutta la luce che non vediamo di Anthony Doerr ha vinto il Premio Pulitzer 2015 per la narrativa. Un premio di cui, a differenza di molti altri tutti italiani, mi fido ciecamente, perché finora non ho avuto nessuna delusione con i vincitori che ho letto.
Probabilmente se non avesse vinto il premio nemmeno ci sarei mai arrivata a questo libro. E altrettanto sicuramente non mi ci sarei poi avvicinata con così tante aspettative. 

Tutta la luce che non vediamo è ambientato in parte in Francia in parte in Germania durante la Seconda Guerra Mondiale. Da un lato abbiamo Marie-Laure, che è diventata cieca quando era bambina e che ora, a dodici anni, è costretta a lasciare Parigi insieme al padre per rifugiarsi a Saint-Malo, in Bretagna, a casa di un lontano zio. Insieme a loro viaggia qualcosa di importante, che il padre custodisce gelosamente. Dall’altro lato c’è Werner, che vive in un orfanotrofio della Germania nazista e adora montare, smontare e giocare con le radio insieme alla sorella. Un giorno la sua abilità viene notata ed entra a far parte della Gioventù hitleriana. Un addestramento difficile, violento, che un giorno neanche sedicenne lo porterà in guerra. Le vite di Marie-Laure e Werner corrono parallele. Entrambi si chiedono spesso chi siano i buoni e chi i cattivi. Entrambi sentono addosso la paura e la voglia di libertà. Finché, per un momento, le loro vite si incontrano.

Sì, è un altro, l’ennesimo forse, libro sulla Seconda Guerra Mondiale. Ed è difficile oggi avere ancora qualcosa da dire di originale su quel periodo. È difficile ambientare una storia in quegli anni senza risultare ripetitivo e dare l’impressione del già letto. Anthony Doerr riesce quasi completamente a superare questa difficoltà, offrendo un doppio punto di vista diverso dal solito. Quelli di due ragazzini di due fazioni contrapposte che non hanno mai nemmeno ben chiaro perché o per cosa stanno combattendo. Ci aggiunge la violenza dei campi di addestramento nazisti, in cui si viene addestrati a fare del male, e la poesia che solo la radio, i libri e il mare riescono a portare anche nei momenti più bui.

C’è quel quasi, però. Un quasi che per me è durato circa fino a metà libro. Ci ho messo un po’ a non trovare fastidioso questo continuo passaggio da un personaggio all'altro. L’intenzione era quella di mostrare la contemporaneità delle due storie, ma ho avuto un po’ di difficoltà a non perdermi in quelle mezze pagine, in quei capitoli troppo brevi. Quando la storia entra nel vivo, i capitoli si allungano, e forse Doerr acquisisce una maggiore sicurezza del suo stile e della sua bravura, tutto diventa più semplice, più scorrevole, più intenso.

Ho letto Tutta la luce che non vediamo principalmente di sera tardi e di notte. Non so se semplicemente per il caldo che mi impediva di riuscire a concentrarmi di giorno, o se per una qualche strana forma di empatia verso la cecità di Marie-Laure e le sue attività necessariamente notturne con il suo favoloso zio Etienne. O ancora, se è perché per leggere di un periodo così nero, così buio della nostra storia, è necessario che non ci sia luce fuori. 

Tutta la luce che non vediamo è un libro molto bello. Forse un po' lento nella prima parte, questo sì. Ma poi diventa un libro indimenticabile. L'ennesimo ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale, sì. Ma uno dei pochi che racconta un punto di vista diverso. Assolutamente da leggere.

Titolo: Tutta la luce che non vediamo
Titolo originale: All the light we cannot see
Autore: Anthony Doerr
Traduttore: Daniele A. Gewurz e Isabella Zani
Pagine: 510
Editore: Rizzoli
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4 commenti:

  1. E' tra le mie prossime letture. L'ho puntato sin da subito, anche se mi tengo distante - di solito - dai polpettoni sullo sfondo della Grande Guerra: al cinema li tollero - anzi, ci vado a nozze -, un po' meno quando parliamo di libri. L'ho sfogliato così, a tempo perso, e mi hanno sorpreso i capitoli piuttosto brevi - e ora capisco che lo sono per l'alternarsi dei vari personaggi. Spero che i salti da un punto di vista all'altro mi andranno più a genio che a te: solitamente, non mi dispiacciono troppo, se hanno un senso. :)

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    1. Ecco, questo non è tanto polpettone... forse proprio grazie a quell'alternanza di capitoli che non permette di perdersi troppo in ogni situazione descritta.
      Sono curiosa di vedere se a te innervosiranno o meno :P

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  2. Io l'avevo iniziato tempo fa in lingua. Solo che ho questo piiiiiiiiiccolo problema di allergia alla narrazione al presente che me l'ha fatto abbandonare dopo pochissime pagine.

    Sicuramente gli darò un'altra possibilità, magari dopo quest'ondata di caldo che ha steso tutti i miei neuroni e la mia buona volontà.

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    1. Uhh mi sarebbe piaciuto leggerlo in originale, perché secondo me ogni tanto la traduzione è un po' macchinosa e poco scorrevole. Cioè, vorrei capire se è così il libro e i traduttori han fatto del loro meglio o se qualcosa non ha funzionato!

      Aspettando il fresco e poi riprendilo, se superi le 200 pagine poi merita davvero!

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