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venerdì 30 dicembre 2011

I MIGLIORI 10 DEL 2011


Ed ecco invece i 10 libri che più ho amato quest'anno. Quelli che mi hanno emozionato e colpito, quelli che non mi stancherò mai di consigliare e quelli che ho già più e più volte prestato.
Alcuni scoperti per caso, altri classici, altri conferme di autori che già amavo. E in più un fumetto, perché anche quelli a mio avviso possono trasmetterci molto.
Insomma,10 libri che secondo me tutti dovrebbero leggere prima o poi.


1. L'AMORE E GLI STRACCI DEL TEMPO - Anilda Ibrahimi
2. SOSTIENE PEREIRA - Antonio Tabucchi
3. CI SONO BAMBINI A ZIG ZAG - David Grossman
4. NON AVEVO CAPITO NIENTE - Diego de Silva
5. IL LINGUAGGIO SEGRETO DEI FIORI - Vanessa Diffenbaugh
6. IL CASO JANE EYRE - Jasper Fforde
7. IL LIBRAIO - Regis de Sa Moreira
8. AVVENTURE DELLA RAGAZZA CATTIVA - Mario Vargas Llosa
9. LA FORTUNA NON ESISTE - Mario Calabresi
10.TIGROTTO PSICOTICO CON ISTINTO OMICIDA -Bill Watterson

I PEGGIORI 10 DEL 2011

Ecco i 10 libri peggiori che ho letto quest'anno. Quei libri che "ad averlo saputo prima" non avrei mai letto ... se non fosse che ci provo un gusto incredibile a stroncarli poi nelle recensioni (ognuno si diverte come può).
I dieci libri che non consiglierei a nessuno, che ho terminato per inerzia e perché odio lasciare le cose a metà, e quelli che proprio non sono riuscita a finire.

Li riporto in ordine di lettura, da gennaio ad oggi. Per leggere la recensione completa, cercate il nome degli autori nell'elenco.

1. IO E TE - Niccolò Ammaniti
2. LA BIBLIOTECA DEI MIEI SOGNI - Julie Highmore
3. BLA BLA BLA - Giuseppe Culicchia
4. RABBIA - Chuck Pahlaniuck
5. LA BOTTEGA DEI DESIDERI - Karen Weinreb
6. LE ETA' DI LULU' - Almudena Grandes
7. LETTERA A UN BAMBINO MAI NATO - Oriana Fallaci
8. IL MERCANTE DI LIBRI MALEDETTI - Marcello Simoni
9. STORIA DELLA MIA GENTE - Edoardo Nesi
10.TODO LO QUE PODRIAMOS HABER SIDO TU Y YO SI NO FUERAMOS TU Y YO - Albert Espinoza

Buon Anno!

Ed ecco che è passato un altro anno. Il secondo anno tutto intero di vita di questo mio piccolo blog.
E il 2011 è stato pieno di soddisfazioni. I lettori fissi che aumentano, persone che commentano, vere e proprie discussioni sotto qualche post. L'apertura della pagina associata su Facebook e anche lì l'aumento dei fan, lento a volte, rapidissimo altre. Persone che commentano, che consigliano libri e che chiedono consigli. Libri nuovi scoperti, dibattiti e discussioni.
Non potete minimamente immaginare quanto sia diventato importante questo blog per me. Quanto adori leggere un libro e commentarlo. Quanto mi faccia arrabbiare quando le recensioni non mi vengono e quanto sia soddisfatta invece quando riesco a scrivere un sacco.

Vorrei quindi ringraziare tutti voi, che leggete e che commentate questo blog. Ringraziare chi corre a leggere le mie recensioni appena le ho scritte. Ringraziare chi decide di seguirmi, qui o sulla pagina facebook.
Ringraziare chi sopporta dal vivo questa mia passione per i libri e chi con me la condivide. Chi mi presta sempre libri (Thais, devo citarti per forza) e chi accetta di leggere quelli che gli consiglio io, anche se io mi rifiuto spesso di fare il contrario (Marco, questo sei tu).
Ringraziare chi mi ha prestato (mia sorella e Barbara), consigliato e regalato libri per tutto l'anno... sperando che continuino a farlo!

Grazie a tutti, cari lettori e lettrici de La Lettrice Rampante!


E per concludere bene l'anno, seguono due post: uno con i migliori 10 libri del 2011 e uno con i peggiori 10.

BUON ANNO A TUTTI!

CATTEDRALE - Raymond Carver

Raymond Carver è unanimemente riconosciuto come un classico della letteratura americana del Novecento. Ciò che rende rivoluzionaria la sua scrittura è l'attenzione alla gente di tutti i giorni, non bella, non ricca, non eroica: vite quotidiane, fatte di dolore sottile e piccole illuminazioni, che i romanzi troppo spesso trascurano. Carver, viceversa, ha saputo descriverle con uno stile limpido e potente, capace di conquistare nel corso degli anni i lettori di tutto il mondo e di ispirare un'intera generazione di narratori. "Cattedrale" è considerato il suo capolavoro: dodici racconti di straordinaria intensità emotiva (lo stesso autore li definì i suoi "più pieni, più ricchi, più generosi") ambientati in sale d'aspetto e vagoni di treno, salotti modesti e corsie d'ospedale: luoghi apparentemente banali che diventano teatro di storie commoventi e indimenticabili.

Non sono una grande amante dei racconti. Preferisco i romanzi, le storie lunghe in cui ho la possibilità di entrare completamente nella trama e affezionarmi (o odiare) i protagonisti. Per questo tendo a non comprare mai raccolte di racconti. Una mia amica ha però comprato "Cattedrale" di Carver, lo ha letto e ne abbiamo parlato: i suoi commenti entusiastici cozzavano un po' con il suo "non sono sicura che a te piacerà". Ho letto poi anche altri commenti e ho deciso comunque di provare.
E sono contenta di averlo fatto.

Carver, attraverso questi dodici racconti, ci mostra diversi spaccati della realtà quotidiana americana: ci parla di sofferenza, ci parla di dipendenza, di divorzio, di paura, di disoccupazione, di abbandono e di disillusione ("I sogni, beh, sono le cose da cui ci si risveglia"). Situazioni particolari ma poi non così poco comuni, in cui tutti purtroppo potremmo trovarci se a un certo punto tutto smettesse di andare come avevamo previsto.
Dodici racconti che si chiudono con quello che da' il titolo alla raccolta, "Cattedrale". Quello che forse mi è piaciuto di più. Quello che forse in tutta la paura, il dolore e la disillusione, lascia un po' di spazio alla speranza, alla possibilità di farcela nonostante tutto.

Mi piace molto lo stile di Carver. Mi piace come scrive, mi piace come caratterizza i personaggi e le situazioni. E non pesa poi molto il fatto che tutto si conclude in poche pagine, anche perchè probabilmente da nessuna di queste storie avrebbe potuto nascere un romanzo intero
Insomma, un ottimo libro per chiudere l'anno. Non una lettura spensierata, certo, ma parole che fanno riflettere e pensare.
Consigliatissimo!


Nota alla traduzione: nulla da dire!

Per acquistare:Cattedrale (BEAT)

mercoledì 28 dicembre 2011

TIGROTTO PSICOTICO CON ISTINTO OMICIDA- Bill Watterson

Una raccolta di strisce in bianco e nero e domenicali a colori con le avventure di Calvin e della sua tigre pupazzo Hobbes.

Calvin & Hobbes è un altro di quei fumetti che ho conosciuto relativamente tardi, grazie a un mio amico che per caso, pochi anni fa, mi ha regalato una prima raccolta.
Sapeva della mia passione per i Peanuts di Schulz e per Mafalda di Quino, e ha voluto provare a farmi conoscere un altro fumetto con protagonista un bambino.
Da allora, non riesco quasi più a farne a meno. Adoro Calvin, un seienne teppista disperazione dei suoi genitori, che ha come unico grande amico Hobbes, un tigrotto di peluche, compagno di mille avventure.
E' un fumetto semplicemente geniale. Hobbes prende vita nelle avventure con Calvin: va con lui sulla slitta, lo aiuta a fare i pupazzi di neve, lo assiste (a modo suo) nei compiti e lo accompagna in tutti i suoi giochi e i suoi scherzi.
Poco importa se per gli adulti è soltanto un peluche, da rattoppare troppo spesso e da dover sedere al tavolo al ristorante nell'imbarazzo generale. Hobbes è il migliore amico di Calvin.
Tutti abbiamo avuto uno o più peluche da bambini, un peluche tutto speciale, che dormiva nel letto con noi e che ci portavamo dietro ovunque andassimo. Io avevo un cane (Cane Rascal, già di mia sorella) e un peluche dell'Orso Yoghi.
L'altra cosa che adoro di questo fumetto è che Calvin è semplicemente un teppista. O meglio, è un bambino parecchio vivace e sarcastico, che a volte i suoi si pentono di aver messo al mondo, e che ha un modo tutto suo di vedere la vita. Spesso si perde in riflessioni filosofiche sul senso della vita e sul perché siamo su questa terra, e si confronta con Hobbes sui grandi temi della civiltà.


A differenza dei Peanuts di Schulz, in questo fumetto i genitori hanno un ruolo attivo e sono molto presenti, arrivando a fargli quasi da spalla o da essere gli involontari protagonisti di intere strisce. Calvin si diverte ad esempio a far arrabbiare la madre, così da doverle far guadagnare il suo riposo serale. Oppure a valutare le prestazioni di suo padre come padre, al quale rivolge anche spesso domande filosofiche (qui è molto simile al rapporto di Mafalda di Quino con il padre).E' difficile non amare Calvin e non provare tenerezza per il rapporto speciale che ha con Hobbes. E' difficile non identificarsi in lui, nella sua scarsa voglia di fare i compiti o nel suo fantasticare a scuola senza seguire minimamente quello che la maestra gli dice. E lo stesso, nel suo problema a rapportarti con Siusi, una bambinetta della sua età vittima dei suoi dispetti e di cui quindi è palesemente innamorato.

Certo, le tavole in cui Calvin si immagina pilota di astronave e va nello spazio sono un po' troppo fantasiose anche per me, ma forse perché sono una femminuccia e non un maschietto.
Ma le altre, sono tutte semplicemente fantastiche!

Nota alla traduzione: uno dei grandi problemi di questo fumetto è che la traduzione italiana è semplicemente pessima. Aldilà di scelte traduttive di dubbio gusto, ci sono veri e propri errori di grammatica e di lingua. Capita spesso infatti di trovare maschili e femmini invertiti (eg. "la scuolabus) e frasi troncate e incomprensibili. E quasi sicuramente, se una striscia non fa ridere, è perché c'è un errore traduttivo da qualche parte. Peccato, veramente.

Per vedere le vignette ingrandite, cliccateci sopra!

Acquista qui: Tigrotto psicotico con istinto omicida (I fumetti di Comix)

lunedì 26 dicembre 2011

SIMON'S CAT- Simon Tofield

SIMON'S CAT
Le avventure di un gatto anarchico, matto e sempre affamato, raccontate da lui medesimo. Fenomeno nato in Internet, la gente ha trovato i filmati su YouTube, se n'è innamorata e li ha mandati agli amici.






SIMON'S CAT IN VIAGGIO
Il gatto di Simon, questa volta è in cerca di avventura. Valigia in mano, un rapido "arrivederci" alla sua casa, al nano in giardino e agli altri amici di gioco, e via... alla scoperta di nuovi spazi e nuovi luoghi... Sempre più simpatico, sempre più anarchico, sempre più affamato, anche in viaggio, il micio più irresistibile del mondo saprà conquistarvi, ma soprattutto come farvi divertire!



SIMON'S CAT E LA PICCOLA PESTE
Simon's Cat continua a evolversi con nuove storie e nuovi personaggi. Dopo il successo dei primi due volumi, un nuovo, capitolo delle avventure del gatto più amato del mondo alle prese con un cucciolo invadente, dispettoso e... irresistibile.




Ieri sera, mentre chiudevo le persiane della cucina, ho notato sul terrazzo Rajan, il piccolo gatto dei vicini. Ha tentato di entrare e, dopo che ha capito che non avevo intenzione di aprirgli, si è appiccicato al vetro con le zampette e ha continuato a guardarmi con occhi coccolosi.
Ho subito pensato al mio gattone, che è da un po' che non c'è più, e poi sono corsa in camera a leggermi (ok, da leggere non c'è nulla) i fumetti di Simon's cat che mi sono stati regalati a Natale.
Immagino che quasi tutti sappiate chi è il gatto di Simon: avrete visto almeno una volta uno dei suoi video sui youtube. E, se avete o avete avuto un gatto, vi sarete accorti di quanto questo buffo gattone assomiglia tanto ai vostri.
Non sono veri e propri fumetti, ma semplici disegni, che raccontano le avventure di questo gatto: i suoi disastri e la sua tenerezza, dall'affrontare le palline dell'albero di Natale, all'occupare tutto il letto del suo padrone Simon, dal mangiare cereali davanti alla tv al rubare il tacchino nel piatto di portata. Sono dei video semplicemente fantastici, uno più bello dell'altro. Simon Tofield, oltre a disegnare questi video, ha pensato di creare anche questi tre libricini illustrati: le prime avventure in "Simon's cat", i viaggi oltre il cortile di casa in "Simon's cat in viaggio" e, nell'ultimo appena uscito, "Simon's cat e la piccola peste" la reazione del gattone all'arrivo di un nuovo cucciolo in casa.
Io li trovo semplicemente stupendi. Certo, forse i video su youtube rendono di più e alcuni disegni su carta non sono sempre immediati. Però se si amano i gatti, rimane una visione imprescindibile e molto molto dolce.
E ora voglio un gatto nuovo!!!
Per acquistare i fumetti di Simon Tofield:

- Simon's cat
-Simon's cat in viaggio
-Simon's cat e la piccola peste. In casa è arrivato un gattino

domenica 25 dicembre 2011

ZIA ANTONIA SAPEVA DI MENTA- Andrea Vitali

"Aglio, cipolle, rape, ravanelli e porri sono verdure indigeste che non diamo mai agli ospiti della casa!" Suor Speranza ne è sicura: nel minestrone che ha distribuito ai pazienti della Casa di Riposo di Bellano l'aglio non l'ha fatto mettere di sicuro. Allora come mai Ernesto Cervicati, entrando nella stanza di zia Antonia, ha sentito quell'odore, invece dell'aroma inconfondibile e fresco della menta? Ernesto conosce bene il rassicurante profumo delle mentine di cui è golosa la sua anziana parente. Certo meglio di suo fratello Antonio, che della zia non ha mai voluto saperne: gli interessava molto di più Augusta Peretti, una trentacinquenne ossigenata e vogliosa, nonché figlia di salumiere. Ernesto invece aveva accolto zia Antonia in casa sua e l'aveva accudita per tre anni, finché lei, un po' per non gravare troppo sul nipote, un po' per pudore, aveva deciso di trasferirsi all'ospizio. Quel sorprendente odore d'aglio è un piccolo enigma. Forse è l'indizio di qualcosa di più grave. A indagare, oltre a Ernesto e all'energica suor Speranza, si ritrova anche il dottor Fastelli, medico dal carattere gioviale ma di grande sensibilità. Intorno a questo profumato mistero, Andrea Vitali costruisce un romanzo carico di tenerezza, una di quelle storie che, come zia Antonia, ti accarezzano in un fresco abbraccio. Per poi regalarti, alla fine, una sorpresa.


Non avevo mai letto nulla di Andrea Vitali. Non avevo nemmeno molto bene idea di quale fosse il suo stile o di che cosa parlassero i suoi libri. Poi ho visto questo titolo e letto la trama, e mi è sembrato un libro fatto apposta per me.

La storia è estremamente semplice, quasi banale direi. C'è la zia Antonia, golosa di mentine, che vive nell'ospizio gestito da Suor Speranza. Ci sono due nipoti: Ernesto, scapolo che si occupa di lei e le vuole bene, e Antonio, sposato e, a quanto dice la moglie, molto arrapato, che invece proprio non ne vuole sapere. Ci sono un prete, un medico e un direttore di banca. Un giorno dalla stanza di zia Antonia sparisce l'estratto conto della sua banca... e insieme alla sua sparizione, si espande nell'aria un fortissimo odore di aglio, che contrasta fin troppo con quello di minestrone della casa di riposo e con quello di menta dell'alito della donna. Da dove arriverà? e perché rubare l'estratto conto di un'anziana signora? E soprattutto, come mai di colpo Antonio (ma soprattutto sua moglie Augusta) diventa così interessato alle sorti della zia?

Un libro semplice, facile e veloce da leggere, che però stupisce nella sua semplicità e spensieratezza. Un libro pieno di buoni sentimenti, con un bel colpo di scena finale. E' perfetto per passare un pomeriggio o due sere, magari sotto le coperte durante le feste di Natale.
Mi ha piacevolmente stupito, e penso che ora leggerò anche qualche altro romanzo di Vitali.


Per acquistare il libro: Zia Antonia sapeva di menta

sabato 24 dicembre 2011

BUON NATALE A TUTTI!

Tantissimi auguri di un Felice Natale a tutti!



...e spero che Babbo Natale vi porti un sacco di libri!!!

venerdì 23 dicembre 2011

COSE DA SALVARE IN CASO DI INCENDIO- Haley Tanner

Vaclav ha dieci anni e un sogno: diventare un mago famoso in tutto il mondo. Ma il sogno più grande è fare di Lena, una compagna di scuola molto speciale, la sua incantevole assistente. Nasce così, all'insegna della magia, l'amicizia che cambierà la vita dei due ragazzini. Vaclav vive con i genitori, ebrei russi emigrati nella terra delle grandi opportunità, in un modesto appartamento di Brooklyn dove il borsc ha impregnato del suo odore ogni cosa. Stesse origini ha Lena, che non ha i genitori, abita con una giovane zia sbandata e passa molto tempo da sola. Si esprime soprattutto con le emozioni, perché l'inglese non è la sua lingua madre e spesso non trova le parole giuste. Ma ci pensa Vaclav ogni volta a regalargliele, aiutandola a leggere il mondo quando per lei diventa indecifrabile. Un giorno la madre di Vaclav scopre un segreto sconvolgente sulla piccola Lena. E da quel giorno la bambina sparisce, come per effetto di un numero di magia. Cosa le è successo? Chi si occuperà di lei? Chi la proteggerà? Per sette anni Vaclav, ogni sera, addormentandosi, si porrà queste domande. Finché la sera del diciassettesimo compleanno di Lena riceverà una telefonata che gli rivelerà ogni cosa e cambierà per sempre la sua vita...

Cosa salvereste voi in caso di incendio? Che so, vi svegliate di notte, la vostra casa sta andando a fuoco e avete la possibilità di salvare solo due, massimo tre cose. Non potendo salvare TUTTI i libri che possiedo, questa domanda mi crea sempre un po' di pensieri. Che cosa salvo? Il portatile, quasi sicuramente (sarà che forse è una delle cose più costose che ho qui dentro). Il mio peluche gigante di Stitch, anche (col cavolo che me ne regalano un altro). E poi selezionerei probabilmente un paio di romanzi, in fretta e furia (ok, mi sa che mi divoreranno le fiamme prima di riuscire nell'intento).
Mi pongo questa domanda da quando ho adocchiato per la prima volta questo romanzo. Che bel titolo, cavolo! E che domanda difficile! Chissà i protagonisti che cosa hanno risposto.
Nulla.
Perché in realtà questo titolo, per quanto assolutamente fantastico, rimanda solo a un singolo e insignificante episodio del romanzo, un episodio che avrebbe potuto benissimo non esserci e la trama non sarebbe cambiata.

Quando aprite questo romanzo quindi, immaginate che sia rimasto il suo titolo originale, "Vaclav & Lena", perché è di loro due che parla. E' una storia d'amore, questo è ovvio. Ma è un po' particolare. Vaclav è arrivato in America dalla Russia con la sua famiglia, parla bene l'inglese e sogna di fare il mago da grande. La sua assistente, Lena, è arrivata da sola da bambina, vive con una zia prostituta e ancora fa fatica ad integrarsi. I due diventano subito amici, progettano insieme spettacoli e futuro. La madre di Vaclav accoglie Lena in casa come fosse la figlia femmina che non ha mai avuto. Ma un giorno Lena smette di andare a scuola e non va nemmeno più a casa di Vaclav. La madre va a vedere perché e la bambina misteriosamente sparisce. Qualcosa di terribile è successo.
Il libro prosegue raccontando le vite separate dei due ragazzi: Vaclav diventa il ragazzo più popolare e desiderato della sua scuola, ha una ragazza e ancora sogna di fare il mago. Lena ha finalmente trovato una casa e una madre che si occupa di lei, si sta piano piano integrando e piano piano sta cercando di dimenticare il suo passato. Non si sono mai più visti. Finchè la ragazza decide di cercarlo di nuovo, perché vuole che sia lui ad accompagnarlo nell'avventura più grande: quella di scoprire qualcosa dei suoi genitori.
I due si ritrovano, ovviamente si amano, ma il passato è troppo pesante e tragico per poter vivere serenamente il futuro.

E' un libro un po' strano. Perché è si una storia d'amore ma ha anche qualcosina in più. Fa un po' riflettere sulla vita degli immigrati e sulla loro fatica ad integrarsi. Sui bambini abbandonati e poi adottati e su quanto questo possa influire sul loro futuro. E' anche un libro che fa riflettere sul valore delle bugie e sull'esistenza delle bugie a fin di bene (io rimango dell'idea, del tutto personale, che una bugia anche se detta a fin di bene, rimane sempre una bugia con la quale prima o poi si dovrà fare i conti.)
Insomma, una lettura veloce, facile e piacevole, che lascia qua e là qualche spunto di riflessione. Lo consiglierei!

Nota alla traduzione: peccato per il titolo (anche se non è una scelta del traduttore in realtà), che genera aspettative diverse. Per il resto, nulla da segnalare.

"Per un attimo trova conforto in una nuova scoperta: qualsiasi cosa succeda, i bagni ci saranno sempre e saranno sempre posti tranquilli in cui rifugirarsi. Si dice mentalmente che potrà stare nel gabinetto per sempre."


Per acquistare il libro: Cose Da Salvare In Caso Di Incendio

lunedì 19 dicembre 2011

UN GIORNO - David Nicholls

È l'ultimo giorno di università, e per due ragazzi sta finendo un'epoca. Emma e Dexter sono a letto insieme, nudi. Lui è alto, scuro di carnagione, bello, ricco. Lei ha i capelli rossi, fa di tutto per vestirsi male, adora le questioni di principio e i grandi ideali. Si sono appena laureati, l'indomani lasceranno l'università. È il 15 luglio 1988, e per la prima volta Emma e Dexter si amano e si dicono addio. Lui è destinato a una vita di viaggi, divertimenti, ricchezza, sempre consapevole dei suoi privilegi, delle sue possibilità economiche e sociali. Ad attendere Emma è invece un ristorante messicano nei quartieri nord di Londra, nachos e birra, una costante insicurezza fatta di pochi soldi e sogni irraggiungibili. Ma per loro il 15 luglio rimarrà sempre una data speciale. Ovunque si trovino, in qualunque cosa siano occupati, la scintilla di quella notte d'estate tornerà a brillare. Dove sarà Dexter, cosa starà combinando Emma? Per venti anni si terranno in contatto, e per un giorno saranno ancora assieme. Perché quando Emma e Dexter sono di nuovo vicini, quando chiacchierano e si corteggiano, raccontandosi i loro amori, i successi e i fallimenti, solo allora scoprono di sentirsi bene, di sentirsi migliori. Comico, intelligente, malinconico, Un giorno cattura l'energia sentimentale delle grandi passioni: i cuori spezzati, l'intricato corso dell'amore e dell'amicizia, il coraggio, le attese e le delusioni di chiunque abbia desiderato una persona che non può avere.

Ho delle serie difficoltà a scrivere il commento a questo romanzo. Una di queste è il rischio che questo post, più che una recensione, si trasformi in un'analisi della mia vita, con il rischio di annoiarvi e di diventare patetica.
Un'altra difficoltà è data dalle grandi aspettative che commenti entusiastici avevano creato in me, e che sono state poi disattese da quello che ho effettivamente letto sull carta. Ed è difficile parlare male di un libro di cui tutti han parlato bene.

Il romanzo altro non è che una banale storie d'amore stereotipate: bellissimo, strafigo e desiderato da tutte Dexter, bruttina idealista e un po' sfigatella Emma. Una grande amicizia, che si trascina per anni finchè entrambi finalmente ammettono di non poter vivere l'uno senza l'altra. Nel mezzo la ricerca del futuro di entrambi: lui che non sa cosa fare della sua vita e pensa solo a divertirsi, lei che inzia con difficoltà ma poi riesce a realizzare i suoi sogni. Lui che finalmente capisce cosa vuole solo quando si mette con lei. Nel mezzo, un sacco di poveri altri ragazzi e ragazze che hanno avuto la sfortuna di innamorarsi dell'uno o dell'altro, sapendo benissimo che un giorno avrebbero dovuto mettersi da parte.
E' banale, troppo banale. Persino il colpo di scena finale (se colpo di scena voleva essere), è un qualcosa di visto e rivisto, al punto che non mi ha nemmeno fatto commuovere (ed è strano, perché una volta da bambina ho pianto addirittura per una puntata di Candy Candy).

Poi certo, c'è l'aspetto prettamente personale che vi accennavo prima. Un po' il rivedermi in Emma, o in parti di lei e della sua insicurezza, che si contrappone alla sicurezza di Dexter. Questo modo diverso e spesso inconciliabile che hanno di vedere il mondo e di vivere la propria vita, mi ha riportato indietro di qualche mese, ritrasmettendomi un'angoscia che di solito riesco a tenere a bada.
E poi c'è anche un altro aspetto, ovvero che non credo nell'amicizia tra uomo e donna, per quanto gli interessati si professino veramente non innamorati. C'è sempre un interesse, più o meno velato. E chi ha la sfortuna di ritrovarsi in mezzo, la maggior parte delle volte non può far altro che assistere inerme e decidere se accettare di essere sempre un gradino meno importante o lasciar perdere tutto. Per questo mi sono ritrovata a parteggiare per Ian a un certo punto: innamorato cotto di Emma, con la quale vorrebbe costruirsi una vita, al punto da sopportare la presenza dell'altro, pur sapendo che lei non lo amerà mai come lui.

Non lo so. Non me la sento di bocciarlo completamente. Certo, come ho detto, è così banale da far cascare le braccia. Ma è anche vero che mi ha fatto riflettere parecchio... Insomma, vedete un po' voi se leggerlo o meno.
E scusatemi se una parte del post è venuta un po' troppo personale.

Nota alla traduzione: mi sembra fatta abbastanza bene!



Per acquistare il libro:Un giorno

venerdì 16 dicembre 2011

IERI- Agota Kristof

Tobias Horvath è un emigrato, ogni suo giorno scorre nella quotidiana lentezza dell'abitudine e della ripetizione di gesti vuoti. Ha trascorso l'infanzia nella miseria, all'ombra della madre che era la ladra, la mendicante, la prostituta del paese. Quando, tra i molti che vedeva entrare e uscire di casa, ha scoperto chi era suo padre, Tobias ha preso un lungo coltello e glielo ha affondato nella schiena.


Leggere un libro di Agota Kristof significa di solito ricevere un pugno nello stomaco (o in faccia, o dove volete). Uno di quei pugni che ogni tanto è meglio prendersi, per non illudersi troppo che il mondo sia tutto rose e fiori.
E tutto sommato, il pugno che mi ha dato "Ieri" è stato molto meno forte di quello che mi aspettassi. Sarà che forse, dopo aver letto "La Triologia della Città di K", ero pronta al peggio e sapevo che cosa aspettarmi.
Agota Kristof ci racconta una storia d'amore ma anche una storia di sofferenza e di solitudine. La solitudine dettata dall'abitudine, dalla vita che si ripete sempre uguale, senza possibilità di scelta, dalla ricerca di un amore perfetto e per questo impossibile, che non arriverà mai.
Racconta di Tobias bambino, figlio di una prostituta e del maestro del paese, innamorato della figlia legittima di quest'ultimo, desideroso di fuggire ma obbligato per sempre a non emergere.
Fuggirà, lasciandosi alle spalle sangue e bugie, ma non riuscirà a fare grandi cose, rimarrà un operaio in un fabbrica di orologi per tutta la vita. E poi un giorno incontra di nuovo la figlia del maestro, e di nuovo se ne innamorerà. E di nuovo, non ci sarà lieto fine.
Lo stile di quest autrice è incredibile. Secco, conciso e diretto. Non lascia spazio a emozioni superflue, a parole di troppo. E riesce a trasmettere un'angoscia incredibile, sebbene alla fine nel libro non succeda poi molto.
Assolutamente da leggere. Anche se meglio se iniziate con "La triologia della città di K".

Nota alla traduzione: nulla da dire

Per acquistare il libro: IERI

venerdì 9 dicembre 2011

SONO CONTRARIO ALLE EMOZIONI- Diego De Silva

Cosa accade quando Vincenzo Malinconico, re dei rimuginatori, si perde definitivamente nel rimuginio? Se sei uno che prende sul serio i pensieri, che fa continuamente bilanci su quello che fa, anche mentre lo fa, ti basta un niente per lanciarti nelle domande più peregrine, quali: le emozioni che proviamo nell'ascoltare le canzoni che amiamo sono vere? Proviamo davvero quello che sentiamo? Cos'è quel piccolo freddo che ci assale dopo aver visto un film che ci ha commosso il cuore e il cervello? E da dove nasce il desiderio improvviso di prendersi un cane? E perché davanti a una notizia di malasanità ci monta dentro un'indignazione democratica, anche se l'ultima volta che siamo scesi in piazza è stato per aggiungere un grattino alla macchina? Nei tentativi di analisi amorose fai-da-te per ricomporre il senso di una storia finita, nelle recensioni estemporanee di brani, eventi, persone, nella ricerca vaga di un centro di gravita - anche se non è permanente va bene lo stesso -, le riflessioni prendono corpo in un libro agile dove la scrittura si palesa al lettore in una delle sue versioni più artigianali ed efficaci: quella di strumento per capire come la pensiamo sulle cose.

C'è una pagina bellissima circa a metà di questo libro, pagina 98 per la precisione. Qui il protagonista fa una riflessione, una ventina di righe, in cui confessa quanto gli manchi una persona e quanto insulse e sterili gli sembrino le attività di tutti i giorni senza di lei. Quanto sia difficile mentire agli altri e a sé stessi. Una pagina e una riflessione, in cui è facilissimo immedesimarsi, se almeno una volta nella vita si ha sofferto per amore. Una pagina incredibile, che ho dovuto ricopiare tutta e che ho letto e riletto un paio di volte, pensando sempre: "cavolo! è veramente così".
Ecco, se in questo libro ci fosse solo pagina 98, sarebbe semplicemente un capolavoro.
Il problema è che ce ne sono 97 prima e 63 dopo.
E sono tra le pagine più deliranti e senza senso che io abbia mai letto. Diego De Silva ha sfruttato il fenomeno Vincenzo Malinconico, un piccolo eroe di tutti i giorni, già protagonista dei fantastici "Non Avevo Capito Niente" e "Mia Suocera Beve", per rifilare a tutti i suoi accaniti fan alcune sue riflessioni che fino ad allora ha sempre tenuto chiuse in un cassetto. Forse perché è lì che dovevano stare.
Riflessioni su come va il mondo, riflessioni sull'infanzia e sulla difficoltà di amare quando si è ormai quarantenni, riflessioni sulle canzoni di Raffaella Carrà e sul loro vero significato. Per renderle un minimo più sensate ha messo Vincenzo Malinconico nel libro, inventandosi che sta andando da uno psicologo per cercare di superare la perdita di un'amore (di cui non si dice mai assolutamente nulla). Ma dove è finita la simpatia e la sfigataggine di Vincenzo? Il suo ritrovarsi in situazioni assurde e venirne fuori in modo ancora più assurdo? Dove sono finite le sue massime? E i figli e la ex moglie?
Non c'è niente di tutto questo in questa terza "avventura" del nostro avvocato napoletano. Il protagonista di questo libro avrebbe potuto chiamarsi Giovanni Paranoia che sarebbe stato esattamente uguale.
Peccato, veramente, perché De Silva ha perso la possibilità di proseguire con una saga geniale, che aveva attirato migliaia di lettori e fatto aprire gli occhi su certe realtà del nostro paese che spesso ignoriamo.
Quindi, se volete leggerlo, vi consiglierei di andare in libreria o al supermercato e aprire pagina 98. E' l'unica che merita di essere letta.


Se volete acquistare l'intero romanzo per leggere solo pagina 98:Sono contrario alle emozioni

giovedì 1 dicembre 2011

LA CASA DE LOS AMORES IMPOSIBLES - Cristina Lúpez Barrio

In un paesino della Castiglia di fine Ottocento, tra il profumo dei boschi e lo scorrere lento del fiume, vive Clara Laguna, la ragazza più bella che si sia mai vista. Il suo tempo è scandito dal calore del sole e dal ritmo delle stagioni, immutabile da sempre. Finché un giorno, in quel villaggio sperduto, arriva l'uomo che le sconvolgerà l'esistenza: è un cacciatore andaluso, che cavalca fiero per le strade polverose, senza degnare i paesani di uno sguardo. Solo Clara cattura i suoi occhi e lo incatena all'amore. Neanche lei può sottrarsi al fascino dell'elegante forestiero, ma la sua felicità è presto soffocata da una funesta predizione. Fin dall'inizio della stirpe, le donne della famiglia Laguna sono condannate a sopportare il peso di una terribile maledizione, e una dopo l'altra soffrono per amore e danno alla luce soltanto femmine che perpetueranno la crudele eredità. E così è. Dopo che Clara gli rivela di essere incinta, il giovane cavaliere la abbandona, lasciandole solo la casa rossa che era stata il loro nido. Accecata dalla rabbia, la ragazza apre la casa a tutti gli uomini che la desiderano, e quando partorisce una bambina sa che la sventura sarà eterna. Sennonché, dopo generazioni condannate ad amori tragici, nasce il primo maschio. Sarà la fine della maledizione? Una storia commovente, dove il realismo magico si tinge di sfumature castigliane da cui sgorgano immaginazione e poesia.

Se questo libro fosse stato scritto da un autore o un'autrice sudamericano/a e fosse ambientato in sudamerica, sarebbe un piccolo capolavoro. Una saga familiare di donne maledette, destinate a soffrire per amore e a partorire figlie che andranno in contro allo stesso destino. Nessuna delle donne Laguna potrà infatti essere felice nella sua storia d'amore. E per questo, ognuna di esse deciderà di vivere con un unico scopo nella vita: vendicarsi. Lo farà Clara, la capostipite, aprendo un bordello. Lo farà sua figlia Manuela, che per vendircarsi della madre farà di tutto per ridare onore al nome della famiglia, anche a costo di picchiare a sangue la figlia se non si comporterà come vuole lei. E poi arriva Olvido, innamorata corrisposta di un ragazzo, che sua madre non riterrà all'altezza. E Margherita, figlia di Olvido, che porterà in grembo il bebè in grado di cambiare il destino della famiglia Laguna.
Come dicevo, se fosse ambientato in sudamerica sarebbe un libro grandioso: spiriti e la forza della natura che influenzano la vita di queste donne, profumi e colori che segnano i momenti della loro vita, personaggi bizzarri e a volte magici. Tutte caratteristiche che richiedono una sospensione dell'incredulità molto forte. E che, almeno per me, risulta quasi impossibile pensando che il romanzo è ambientato alle porte di Madrid. Certo, è una terra di miti e di leggende anche quella spagnola, dal passato magico, soprattutto quello campagnolo. Però non lo so, mi è risultato troppo incredibile, eccessivo a volte (il personaggio di Manuela Laguna soprattutto) e per questo a volte non sempre apprezzabile.
E' una saga familiare molto particolare, che non mi sento nè di consigliarvi nè di sconsigliarvi.

Letto in lingua originale. Esiste già una versione italiana, "La Casa degli Amori Impossibili"

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