Il 2023 sta ormai volgendo al termine. Un anno che non ho amato particolarmente, se devo essere sincera. Non è successo niente di particolare, nel bene e nel male, eppure l'ho trovato molto faticoso. C'è stato qualche stress lavorativo che ancora devo imparare a gestire; qualche piccolo problema di salute (due volte il COVID, a cui ero miracolosamente scampata finora; un banalissimo intervento chirurgico da cui mi sono ripresa subito e senza alcun problema, ma che comunque c'è stato); l'estate più calda di sempre, che ci ha fatto vivere per una settimana praticamente chiusi in tavernetta, l'unica stanza della casa in cui si potesse respirare; il fatto di non aver tradotto nessun libro quest'anno, cosa che non mi succedeva da tantissimo tempo.
Tutte piccolezze rispetto ad altri anni ben più difficili... ma il 2023 non resterà tra gli anni da ricordare.
Qualche cosa bella c'è stata, ovviamente: abbiamo preso i nostri ritmi nella casetta nuova, a cui ci siamo abituati con molta più facilità di quello che avremmo mai immaginato (mi chiedo come abbia fatto a vivere finora senza una stufa a legna, per esempio) e in cui mi sembra già di vivere da tempo e non solo da poco più di un anno; abbiamo fatto molte gite, in posti bellissimi senza doverci allontanare troppo da casa (nota di merito al lago di Mergozzo, all'Abbazia di Staffarda, al Parco Faunistico La Torbiera e a Vendersi, il paese degli Spaventapasseri); abbiamo visto un sacco di campi di lavanda e distese di tulipani e ho persino dormito una notte in rifugio (il Rifugio Fontanamura, in Valsangone, vicino a Torino) con una mia amica, una di quelle cose che mai avrei immaginato di fare.
Illustrazione di Gwen Van Knippenberg |
E poi ho ricominciato a leggere dopo più di due anni in cui i libri non sempre riuscivano a darmi la gioia che mi hanno sempre dato. Non mi è ancora tornato del tutto l'entusiasmo per tutto il resto che ruota attorno a essi (no, nemmeno quest'anno sono andata al Salone del libro di Torino), però mi sembra già un grande passo avanti.
A questo proposito, ecco qui le mie migliori letture di quest'anno.
LE MEMORIE DI SVEN STOCCOLMA di Nathaniel Ian Miller, tradotto da Luca Briasco per Atlantide. È uno di quei romanzi che si iniziano con un po' di scetticismo: ma cosa avrà mai da raccontare un tizio solitario che, dopo essere rimasto sfigurato in un incidente in miniera, decide di andare a vivere in un fiordo sperduto dove non incontra mai nessuno? A volte va a trovarlo un uomo finlandese burbero e saggio che gli insegna a sopravvivere in una natura apparentemente ostile; a volte anche un geologo scozzese amante dei libri; e alla fine, semplicemente, il passato da cui è sfuggito. Impossibile non affezionarsi a Sven, a quest'uomo che vorrebbe fuggire dal mondo ma che il mondo, in qualche modo, trova sempre.
LA MASNÀ di Raffaella Romagnolo, finalmente ripubblicato quest'anno da Mondadori dopo anni di fuori catalogo. Aspettavo con ansia la nuova edizione di questo primo romanzo di Raffaella Romagnolo, un'autrice che ho imparato ad amare negli anni e che ogni suo nuovo libro non mi delude mai. È la storia di tre donne, nonna, madre e figlia, che passano dalla vita contadina a quella di città sempre dietro ai voleri di un uomo che sembra governare il loro destino. Uno spaccato della questione femminile in Italia nella metà del '900, e della lotta della più piccola che cerca di vivere ciò che sua madre e sua nonna non hanno potuto.
LA NOTTE ROSSA di Rebecca Godfrey, tradotto da Fabio Bernabei per NN editore. Il romanzo racconta una storia vera: la scomparsa e poi il ritrovamento del cadavere della quattordicenne Reena Virk, per il cui omicidio vengono indagati un gruppo di suoi coetanei che, prima di ucciderla, l'hanno massacrata di botte. È un libro molto forte, che porta inevitabilmente a interrogarsi sull'adolescenza e su quanto oltre si possa spingere il disagio giovanile, lasciando attonito chiunque vi assista.
PICCOLE UMANE DEBOLEZZE di Megan Nolan, tradotto da Tiziana Loporto, sempre per NN editore. Avevo già letto il primo romanzo di questa autrice, Atti di sottomissione: mi era piaciuto, ma senza riuscire a colpirmi del tutto. Questo secondo libro, invece, è stata una folgorazione. È di nuovo la storia di un disagio, giovanile e famigliare in questo caso: viene ritrovato il corpo di una bambina di tre anni e tutto lascia intendere che a ucciderla sia stata Lucy Green, che di anni ne ha dieci. Nessuno della famiglia di Lucy si è più preso cura di lei, dopo la morte della nonna. Ma adesso che tutti i riflettori sono puntati su di loro e l'accusa che pende sulle spalle di Lucy è così terribile, non si può più fare finta di niente. Un libro a tratti straziante, scritto benissimo e che ancora una volta ti costringe a riflettere sul significato di famiglia, di amore, di prendersi cura.
DALL'ORTO AL MONDO di Barbara Bernardini, pubblicato da Nottetempo. Da quando abbiamo lasciato l'appartamento per trasferirci in una villetta a schiera, abbiamo scoperto le gioie del giardino (per me è stata una ri-scoperta, in realtà, perché sono nata e cresciuta in campagna): abbiamo piantato due nuovi alberi, un ciliegio giapponese e un pesco; abbiamo trapiantato tre piantine di rose e miracolosamente resuscitato quelle che abbiamo trovato qui; tagliamo il prato e potiamo le piante. Non ci siamo ancora lanciati sull'orto, ma è di quelle cose che prima o poi vorremmo fare. Questo libro di Barbara Bernardini racconta proprio le gioie del prendersi cura della terra, coltivando prodotti e imparando cose nuove da chi la terra l'ha sempre coltivata. Un piccolo manuale di resistenza ecologica, come dice il sottotitolo, che al nostro mondo così bistrattato non potrebbe fare che bene.
Ci sono stati altri libri che mi hanno conquistata (segnalo, per esempio, il Piccolo manuale illustrato per cercatori di fiori, edito da Il saggiatore, ma anche, proprio in questi ultimi giorni, Baurmganter di Paul Auster), ma questi cinque sono quelli che più di tutti hanno lasciato un segno e che rimarranno con me negli anni a venire.
Che cosa augurarsi per il 2024? Spero sia un po' meno faticoso di questo suo stancante predecessore. Di ricominciare a tradurre, che è forse la cosa che mi è mancata di più in assoluto, ma anche di imparare a gestire meglio qualsiasi genere di stress lavorativo. Di non prendermi nuovamente il covid, ma se proprio devo che sia leggero come queste altre volte. Di visitare altri posti nuovi e bellissimi e di fare altre cose per la prima volta. Ma spero soprattutto che sia il più possibile sereno e felice, per me e per tutte le persone a cui voglio bene e, più in generale, per tutti quanti, sebbene il mondo là fuori faccia ogni giorno un po' più paura.
E ovviamente di continuare a leggere!
E ovviamente di continuare a leggere!
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