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lunedì 18 maggio 2015

#GiuntialSalTo, ovvero una giornata al Salone del libro in compagnia di Giunti Editore

Prendete un gruppo di blogger, ognuna di esse dotata di smartphone o di Tablet. Prendete una casa editrice, la Giunti editore, e il suo stand presso la fiera dell’editoria più grande d’Italia, il Salone internazionale del libro di Torino. Aggiungeteci una serie di incontri con gli autori e un hashtag, #GiuntialSalTo, con cui condividere con il popolo di twitter questi incontri. 
Il mio primo giorno al Salone del Libro di Torino si può riassumere con questi semplici elementi. Nella giornata d’apertura, giovedì 14 maggio, sono stata invitata a seguire su twitter e i social network l’attività della casa editrice Giunti.

L’invito è stato per me un’immensa gioia, ma, devo ammettere, all'inizio anche fonte di un po’ di paura: e se non c’è campo? E se sbaglio gli hashtag? E  se twitto cose sceme? E se la batteria del cellulare si scarica? 
Fortunatamente non è successo nulla di tutto questo. Dentro al Salone la rete funzionava, dopo un paio di errorini, ho imparato a scrivere #SalTo invece di #Salto, la batteria del telefono ha retto molto più di quanto immaginassi (sono riuscita ad avvisare a casa la partenza dal Salone, prima che morisse) e twittare in diretta mi ha divertito molto.
E ora sono qui, a raccontarvi senza limiti di 140 caratteri, come è stata la mia giornata all'insegna di #GiuntialSalTo.

Il primo incontro a cui ho assistito è stato con Silvia Vecchini che, presso la spazio OpLab all’interno del BookStock Village, ha presentato a una classe delle scuole medie il suo Le parole giuste.
Un libro che parla di dislessia e dei problemi che i ragazzini di oggi si ritrovano ad affrontare: la protagonista è Emma, ha delle serie difficoltà a leggere e scrivere, ma non vuole dirlo ai suoi genitori, che già devono affrontare un problema ben più grande. Il padre di Emma, infatti, dovrà sottoporsi a un trapianto di rene e, vista la mancanza di un donatore compatibile, i genitori optano per una scelta difficile e pericolosa.  
Emma sa della situazione, ma non si rende forse conto di quanto sia grave, anche perché i suoi genitori credono che non sia ancora il caso di consultarla. La ragazzina, che si ispira a una ragazzina amica diSilvia Vecchini, lotta quindi con il suo problema, ma anche con il mondo circostante e le difficoltà che presenta. Finché non viene inserita in un gruppo di recupero per ragazzi con problemi dell’apprendimento, in cui, dopo una reticenza iniziale, a poco a poco prenderà consapevolezza che le sue difficoltà non dipendono da lei.

Silvia Vecchini 
La cosa più bella in assoluto di questo incontro con Silvia Vecchini  è stato vedere questa classe di ragazzini, più o meno coetanei della protagonista, seduti per terra attorno a lei ad ascoltarla attenti e interessati. Non so se loro avessero letto il libro prima di incontrarla. Io sicuramente no. Però sono sicura che, come me, molti di loro una volta alzatisi abbiano avuto voglia di tuffarsi in Le parole giuste. E che si siano sentiti in qualche modo un po’ meno soli.

Dopo la presentazione di Silvia Vecchini, e un lungo giro di acquisti per il Salone, ci siamo ritrovati tutti presso lo stand Giunti, accolti, oltre che dallo staff, da un gigantesco C1P8 in compagnia di uno Stormtrooper. Eh sì, con l’acquisizione della Lucas Art da parte di Disney, tutto il merchandising di Guerre Stellari è passato alla Giunti. Per la gioia mia e di tutti gli appassionati di cavalieri jedi.

All'interno dello stand abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Beatrice Fini e Donatella Minuto, rispettivamente direttrice editoriale ed editor della casa editrice.
Parlare con Beatrice Fini mi ha permesso di scoprire qualcosa in più sulla linea editoriale e sulla “politica” della casa editrice al momento della scelta dei libri da pubblicare. 
Il passato di Giunti è legato alla saggistica. Quando è nata, c’era solo una collana dedicata alla narrativa, la Astrea, ed era prettamente femminile: si pubblicavano scrittrici di un’epoca passata, interessate soprattutto alla condizione delle donne (e in casa ho effettivamente qualche volume di questa collana, tra cui ricordo con piacere Il tempo delle farfalle di Julia Alvarez o Inseguendo l’amore di Nancy Mitford). 
Dopo vent'anni questa collana è stata chiusa, perché ha forse esaurito un po’ il suo scopo iniziale, ma la narrativa Giunti si è espansa, continuando però ad essere indirizzata verso le donne. "Crediamo nelle donne che fanno il bilancio tra i ruoli, mamma, donna, manager” e che sono anche grandi lettrici.
Sono loro (anzi, siamo noi) quelle che leggono di più in Italia e quindi ogni editore dovrebbe avere una collana a loro rivolta. Da lì è nata la collana A, in cui viene pubblicata principalmente narrativa straniera, con un ottimo rapporto qualità prezzo e una certa riconoscibilità (fondamentale per creare una fidelizzazione del lettore, certo, ma anche un’identità per l’editore).
Beatrice Fini ha presentato anche le altre collane: la M, dedicata ai thriller e alla narrativa di genere, con un occhio attento anche verso il noir italiano, e quella di “letteratura di qualità”  (“che è una brutta definizione, perché noi crediamo nella qualità e nel valore di ogni singolo libro che pubblichiamo, ma è il modo in cui la chiamiamo noi per capirci”), gestita da Benedetta Centovalli, in cui si cerca di valorizzare gli esordienti da un punto di vista non solo di trama, ma anche di temi e di stili (e tra questi si segnala ad esempio Clara Sereni, con il suo Via Ripetta 155, e di cui a breve la Giunti ripubblicherà anche le opere passate).
In Giunti fondamentale è il riscontro dei lettori. Un riscontro che ottengono grazie alle opinioni che arrivano direttamente dalle loro libraie (sì, perché la maggior parte delle librerie Giunti sono gestite da donne), ma anche dal confronto diretto con i lettori tramite i social network e i blog. Confrontarsi con il pubblico è importante, fondamentale per un editore, perché la lettura deve essere un piacere e “risponde alle esigenze di chi legge”. 
La chiacchierata con Beatrice Fini si è conclusa con la fatidica domanda “Siamo ancora più un popolo di scrittori che di lettori? E cosa si può fare per cambiare questa tendenza?”. Lei ha risposto “sì, abbastanza”, ed è sufficiente vedere i dati di lettura e l’impressionante numero di manoscritti che arrivano ogni giorno sui tavoli degli editori, ma anche il numero di opere autopubblicate. Per cambiare la tendenza bisogna partire dai bambini, dalle scuole, svecchiando un po’ il sistema in cui certi libri vengono spiegati, evitando imposizioni e schede di lettura, che tolgono tutto il piacere della lettura.

Poi è arrivato il turno di parlare con la editor Donatella Minuto, che ha raccontato del libro Le anatre di Holden sanno dove andare, di Emilia Garuti
Ammetto che la prima volta che ho visto il titolo ho storto un po’ il naso. Vuoi perché per me Salinger e il suo Il giovane Holden sono mostri sacri, vuoi perché l’autrice del libro è molto giovane (sì, lo so, questo è un mio pregiudizio… che a breve spiegherò come mi è stato smentito), ho davvero temuto che in Giunti fossero impazziti. E come me credo molti altri amanti di Holden. 
Parlando con Donatella Minuto, però, ogni cosa è andata al suo posto e ho capito che il titolo un senso ce l’aveva eccome, oltre a dimostrare un grande rispetto e una grande conoscenza di Salinger da parte di questa giovane autrice. 
La protagonista di Le anatre di Holden sanno dove andare parla del disagio dei diciottenni di oggi, di quelli che non seguono le mode e gli stereotipi e si trovano un po’ nel panico nel momento di dover crescere e prendere decisioni. La protagonista, Willelmina, odia tutti, non riesce a trovare il suo posto nel mondo. Il suo mito è proprio il giovane Holden e lei, che si sente così spaesata e in difficoltà, dice che persino le anatre del lago ghiacciato di Central Park, la cui sorte tanto preoccupa Holden, sanno dove devono andare a svernare. Solo lei è così persa e senza meta. Finché i suoi, preoccupati, non decidono di mandarla dallo psicologo e qui farà la conoscenza che cambierà la sua vita.
Il romanzo è arrivato in Giunti via mail, direttamente dall'autrice. E subito si sono accorti del suo potenziale, della sua forza, della sua incredibile ironia e della voglia di raccontare le difficoltà dei giovani di oggi senza lasciarsi andare a inutili stereotipi.
Ho chiesto se la giovane età si sentisse, al momento della lettura ma anche al momento del lavoro di editing. E Donatella Minuto mi ha risposto che sì, un po’ si sente, perché è una scrittura fresca e briosa, ma allo stesso tempo intelligente e ironica, grazie anche al fatto che la giovane Garuti è una grande lettrice e una grande amante dei film. 

La giornata con #GiuntialSalTo si è poi conclusa con l’incontro, presso il Caffè letterario, con Paola Capriolo che, in compagnia di Elena Lowenthal e Lorenzo Mondo, ha presentato il suo Mi ricordo.

Lorenzo Mondo, Paola Capriolo e Elena Lowenthal al Caffè letterario
Il libro, che ha come protagoniste due donne in due momenti diversi della storia, ruota intorno alla frase di Dostojevsky “La bellezza salverà il mondo”, che lega un po’ tutti i temi del libro: la tragedia, le persecuzioni razziali, il ritorno fisico e sentimentale in un luogo ma anche semplicemente nel proprio passato, e il ricordo, con tutte le sue contraddizioni di necessità di vita ma anche di fonte di dolore e sofferenza.
Lorenzo Mondo ha definito Mi ricordo di Paola Capriolo, questo romanzo “una delle prove più alte della sua narrativa” , a cui la scrittrice ritorna dopo anni di silenzio. E non per niente è candidata al premio Campiello.

Concludo questo lungo resoconto, ringraziando le altre blogger mie compagne in questa avventura e la Giunti per l’opportunità che ci ha dato di essere con loro al #SalTo15. È stato davvero un piacere!

5 commenti:

  1. Ciao Elisa, sono giunta sul tuo blog proprio in questi giorni e non aspettavo altro che un post come questo per "presentarmi" e farti i complimenti :)
    Purtroppo io non ho avuto la possibilità di andare al Salone (non ci sono mai andata in realtà), ma ho avuto un'inviata speciale, diciamo così, che mi ha permesso di partecipare indirettamente con il mio blog al Salone, così anch'io mi sono sentita un po' più vicina a questo evento così importante.

    La Giunti è una casa editrice che ho sempre stimato, riesce a coprire una vastissima gamma di lettori e riesce a soddisfarne altrettanti. Ad esempio, il libro della Garuti sono settimane che mi ronza intorno, vuoi in libreria o online, fatto sta che mi ha sempre incuriosito, ma ora che ho letto le tue parole la curiosità è triplicata. Credo che la giovane età degli autori sia un piccolo pregiudizio cui andiamo incontro molti noi lettori, ma è bello avere la possibilità di ricredersi proprio grazie ai libri.
    Inoltre deve essere stata davvero molto interessante la chiacchierata fatta con la direttrice editoriale e la editor, ecco un incontro a cui avrei partecipato volentieri... per fortuna, però, ci sono blogger come te che ci permettono di essere presenti in altri modi.

    Bene, direi che ho chiacchierato decisamente troppo, chiedo perdono per il commento chilometrico :)

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    1. Ciao Alessia, ben arrivata su questo blog! :)

      Il Salone è sempre bello e, se uno non può partecipare fisicamente, credo che post come questo e come tutti gli altri che usciranno nei prossimi giorni possono essere un buon mezzo per avvicinare comunque chi vuole partecipare.

      Effettivamente sì, quelli con la direttrice editoriale e la editor sono stati gli incontri più interessantei(lo sono stati molto anche gli altri, ma quelli ci hanno permesso di andare un po' di più dietro le quinte dei libri che vediamo sempre sugli scaffali, e a me questi retroscena interessano sempre molto!).

      La Giunti è una casa editrice che seguo sempre, anche se a fasi un po' alterne... ci sono dei periodi che leggo tanti loro libri e altri in cui mi prendo un po' di pausa. Ognuno di essi, comunque, è davvero ben curato e si vede la loro passione!

      A presto cara e grazie ancora! :)

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  2. Meraviglioso resoconto, ero lì con te.
    Purtroppo però Le anatre di Holden l'ho letto e - da ventenne - non mi è piaciuto granché. Riflessioni comuni a tutti, certamente, ma non basta questo a renderlo universale. Non capisco la fretta dei giovani autori: perché non aspettano prima una storia - soprattutto se, come questa autrice, hanno le carte giuste e una voce bella sferzante? Mi è sembrato un ammasso di stati di Facebook. Gli stessi che scrivevo io, qualche tempo fa, per parlare della maturità e delle giornate d'orientamento universitaria. Ma i miei stati non li facevo mica pagare dodici euro, oh ;)

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    1. Confesso che le perplessità vista la giovane età ce le ho anche io, e aspetto di leggerlo per togliermele. Però boh, la editor sembrava bella convinta e lì sul momento è riuscita a trasmettermi il suo stesso entusiasmo. Vedremo :)

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