Pagine

mercoledì 14 gennaio 2015

Due titoli, un solo libro: ma perché? #103

Ogni tanto mi capita di andare a cercare, su wikipedia o sua altre fonti, informazioni sugli autori che non ho mai letto ma che so che dovrei leggere.  Sono molte le lacune letterarie che prima o poi dovrei decidermi a colmare e informarmi sugli autori mi sembra un modo per avvicinarmi a quel momento, o almeno per poter dire "No, non l'ho letto, ma sto per farlo!".

Tra queste lacune da colmare c'è sicuramente William Faulkner con il suo L'urlo e il furore. Lo so, che dovrei leggerlo, ma allo stesso tempo e per qualche motivo non ho mai il coraggio di farlo.
Mentre mi documentavo sull'autore e sulle sue opere, mi è saltato all'occhio un titolo in particolare, che si merita sicuramente una puntata di questa rubrica.
Sto parlando del suo primo romanzo, SOLDIERS' PAY, pubblicato per la prima volta nel 1926.




Così di primo impatto, sembra impossibile immaginare che la traduzione letterale del titolo di questo libro possa aver causato dei problemi, in quanto Soldiers' pay significa semplicemente, La paga dei soldati.

Eppure qualcosa è successo. La prima traduzione italiana, a opera di Massimo Alvaro, è comparsa nel 1953 per la casa editrice Garzanti, con il titolo LA PAGA DEL SOLDATO



C'è stato un evidente errore di comprensione da parte di chi ha tradotto il titolo, che ha fatto confusione con la "s" e l'apostrofo del genitivo sassone inglese, trasformando i soldati, plurale, in soldato, singolare (il genitivo sassone al plurale vuole che la s sia attaccata alla parola precedente e l'apostrofo sia immediatamente dopo, mentre al singolare c'è l'apostrofo e poi la s... non so se mi sono spiegata).
Questo errore si è trascinato per anni da un'edizione e all'altra fino al 1986, quando Garzanti ha commissionato una nuova traduzione a Mario Materassi, in seguito ripubblicata da Adelphi nel 2008, che ha corretto il titolo in LA PAGA DEI SOLDATI



Sicuramente i mezzi a disposizione di un traduttore negli anni '50 erano ben diversi da quelli di oggi, così come lo era la conoscenza approfondita della grammatica e della lingua. Certo, fa strano che a nessuno, prima di mandare in stampa il libro, sia venuto il dubbio che ci fosse qualcosa che non quadrasse ma, soprattutto, che questo errore si sia mantenuto fino al 1986.

4 commenti:

  1. Non oso immaginare gli orrori di traduzione all'interno allora. Questo è il motivo per cui non leggo mai libri tradotti troppo in là nel tempo, già è difficile trovarne di ben tradotti adesso, figuriamoci negli anni '50. Rabbrividisco ancora per Gianna Eyre, pensa un po'. Gianna, maledizione, Gianna. Maledetti.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Infatti io sono una grande fan delle ritraduzioni!

      Comunque Gianna Eyre è fenomenale :D

      Elimina
    2. A proposito di Gianna Eyre. Prima veniva pubblicato con "La porta chiusa". Due titoli un solo libro, ma perché? non solo con Gianna, ma anche con Il segreto della signora in nero, ripubblicato da Neri Pozza con il titolo più vicino a quello originale (per fortuna) La signora di Wildfell Hall. Cime tempestose, invece, è stato per molto poco La voce nella tempesta, e sarei curiosa di sapere Heathcliff che nome aveva in italiano xD

      Elimina
  2. Ciao, anch'io mi sono imbattuta nel tuo blog per caso, cercando notizie o recensioni che confermassero o smentissero le mie impressioni su Mi chiamo Lucy Burton che ho finito di leggere ieri sera. Poi, avendo trovato più conferme che smentite, anche sulla traduzione o revisione a volte poco accurata, ho continuato a girare tra le tue pagine andando indietro nel tempo e ho trovato la vecchia rubrica sui titoli — tra l'altro è sempre stata una mia fissazione quella di controllare la corrispondenza tra quello originale e quello tradotto — In questo caso però non sono d'accordo con quanto dici. Per quanto i traduttori di un tempo potessero essere meno 'preparati in grammatica e lingua inglese', non credo sarebbero incorsi in un errore del genere. Per me La paga del soldato ha il senso di La paga di qualsiasi soldato e quindi è una traduzione che si adatta alla perfezione al titolo originale e quasi quasi mi piace di più di quella con il plurale...

    RispondiElimina