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mercoledì 24 settembre 2014

Due titoli un solo libro: ma perché? #93

Puntata speciale questa settimana della rubrica di confronto tra titolo originale e traduzione. Speciale perché torno a parlare di una casa editrice che già una volta è stata protagonista di questa rubrica senza aver digerito troppo il mio commento, ma anche perché è uno di quei casi in cui uno stesso libro si ritrova ad avere ben tre titoli diversi.
Vediamo di partire dall'inizio. Nel luglio del 2010 esce THE HUNDRED-FOOT JOURNEY dello scrittore americano Richard C. Morais.
Il romanzo racconta la storia di Hassan Haji, cresciuto a Bombay proprio sopra il ristorante di suo nonno. Osservando il nonno e la nonna all'opera, ha imparato a cucinare e così, quando la famiglia si è trasferita prima a Londra e poi a Parigi, a lui è toccato il compito di mettersi ai fornelli nel ristorante che suo padre ha aperto. Ma la proprietaria del locale di fronte, Madame Mallory, non è contenta che il suo ristorante di classe venga invaso dall'odore della cucina indiana.

Il libro viene tradotto tradotto lo stesso anno, da F. Novajra, per la casa editrice Neri Pozza con il titolo MADAME MALLORY E IL PICCOLO CHEF INDIANO


E' evidente fin da subito la differenza tra l'originale e il titolo italiano. Se fosse stato tradotto letteralmente, avrebbe dovuto intitolarsi qualcosa come "Un viaggio lungo cento passi". Un titolo che, effettivamente, in italiano non suonava poi così, e che quindi si è scelto di modificare inserendo i due protagonisti: Madame Mallory con il suo nome proprio e Hassan Haji con un "piccolo chef indiano" (anche se immagino che per lavorare nel ristorante sia cresciuto...). Devo ammettere che, prima di scoprire il titolo originale, trovavo quello italiano molto curioso e affascinante (complice anche una stupenda copertina). E anche adesso, tutto sommato, pur essendo contraria a questi cambi di titolo, non lo trovo così male.

Ad agosto di quest'anno è uscito negli Stati Uniti il film tratto da questo libro. Ovviamente il titolo lì è rimasto uguale a quello del libro. In Italia arriverà invece l'8 ottobre e altrettanto ovviamente il titolo è diverso da quello del libro.



Eggià, il libro The Hundred-Foot Journey che in italiano era diventato Madame Mallory e il piccolo chef indiano, arrivato sui grandi schermi si è misteriosamente trasformato in AMORE, CUCINA E CURRY.
Che chi ha scelto il titolo italiano del film non abbia capito che è stato tratto dal libro di Morais? Mi sembra incredibile, onestamente. Forse ha pensato che un titolo un po' più idiota, con l'amore piazzato in bella vista, attirasse di più, Che fare, quindi, se non cambiarlo?

Già questo è sufficiente a farmi arrabbiare. Odio questi strani cambiamenti nelle trasposizioni cinematografiche. Trovo che creino solo confusione.

Ma, come se non bastasse, la Neri Pozza che ha fatto? Ha cambiato il titolo del libro, ovviamente! Quindi un libro uscito quattro anni fa ora ritorna in libreria, in edizione non tascabile ovviamente, con il titolo AMORE, CUCINA E CURRY e una nuova copertina, che non è l'originale, non è quella della prima versione italiana e non è nemmeno quella dei film. Perché?


(Per correttezza segnalo che all'interno della quarta di copertina viene detto che il romanzo è stato originariamente pubblicato con un altro titolo).

11 commenti:

  1. Il secondo titolo mi piaceva, peccato che l'abbiano cambiato. Diciamo che in questo caso è comprensibile, visto il film, almeno commercialmente parlando.
    Sono i cambi a caso stile Garzanti che mi lasciano perplessa, ecco >_>'

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    1. Mah, secondo me ci può stare che abbiano cambiato il titolo del film senza prendere quello del libro... ma che poi la Neri Pozza abbia ripubblicato il libro, dopo 4 anni non in tascabile, con un altro titolo un po' meno...

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  2. Dopo "Eternal Sunshine of the Spotless Mind" banalizzato per richiamare le commediole ridicole con Julia Roberts non mi sorprendo più di niente. Che poi a me piace Julia Roberts, ma è stata un'operazione di marketing ingannevole fastidiosa per chi è stato preso in giro e si voleva sparare in sala e anche per chi come me VOLEVA vedere il film ed è stato disturbato da quelli che non ne potevano più dopo un quarto d'ora.

    Purtroppo il marketing cinematografico tende a concepire i potenziali clienti come degli imbecilli che non possono reggere un titolo serio, meno che mai in inglese, meno che mai poco evocativo di non si sa bene cosa. Ho visto The Railway man qualche giorno fa con Colin Firth e Nicole Kidman e mi sto ancora chiedendo il senso del titoli italiano "Le due vie del destino". Almeno il libro uscito un mese fa ha lo stesso titolo, ma anche lì, vendono come tema principale la storia tra i due, mentre sì è una molla che scatena una reazione, ma il tema principale è il confronto col passato e con una realtà crudele, il perdono e il superamento di un trauma. Lui ci riesce perché avendo trovato l'amore ha un motivo per farlo, ma Nicole Kidman in sostanza sta pochissimo in scena... Boh, marketing ingannevole anche qui secondo me.

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    1. Con i film fanno sempre delle cose assurde e spesso incomprensibili... oltre che ingannevoli! Capisco che il titolo debba avere un certo appeal, ma se la gente si aspetta una cosa e se ne ritrova un'altra, hai guadagnato soldi ma, per me, perso di credibilità... mica ci facciam fregare tutti due volte!

      In questo caso a me dà noia non tanto il cambio di titolo tra libro e film (ok, sì anche quello... anche perché viene di nuovo molto banalizzato), ma il fatto che poi la casa editrice abbia pensato bene di ripubblicarlo con il titolo del film... (che poi sullo schermo che c'è scritto? "tratto dal libro che prima si intitolava così e poi così, vedete voi"?)

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    2. Hanno una paura bestia di non capitalizzare l'uscita del film per vendere più copie. È un peccato però perché magari avranno ancora una giacenza significativa dell'edizione precedente e la lasceranno a marcire quando poteva essere sufficiente una fascetta "Da questo libro è tratto il film bla bla bla". Odio gli sprechi.

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  3. Peccato, da una bella storia con un bel titolo (non l'ho letto ma sembra carino) tirano fuori un titolo stile "Bollywood" che, sicuramente, scoraggerà molti di quelli che vedranno il cartellone senza conoscere tutta questa faccenda dei cambi di titolo.
    Milly

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    1. Concordo con te, sì... se avessero mantenuto il titolo del libro anche nel film mi avrebbe incuriosito molto... così mi a pelle mi sembra una cavolata (sia il film sia il libro "nuovo")

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  4. Il primo titolo italiano non era la traduzione letterale ma era secondo me molto carino e la cover era splendida. La nuova pubblicazione con il titolo del film non mi piace proprio...già non amo quando si cambiano le cover per metterci il cartellone pubblicitario del film ma così è proprio troppo!!!!

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    1. Concordo sì! Sebbene preferisca sempre il titolo originale, in questo caso ho trovato accettabile anche quello scelto dalla casa editrice. Mi attirava un sacco!
      La scelta di cambiarlo di nuovo, invece, è terribile.

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  5. Concordo Con +un libro per amico, il titolo tradotto da Neri Pozza era molto carino, nonostante sia stato stravolto e la Cover davvero adorabile. Per come sono fatta io, già non comprerei quello nuovo, giusto perché l'hanno stravolto completamente. Sarei capace di girare fino a trovare quello che cerco. Che fastidio tremendo. Io capisco il marketing, ma non tollero tutto ciò. È possibile che noi lettori contiamo così poco? Che la gente voglia davvero tutto questo?? Ok, magari un non lettore si comprerebbe quella copia giusto perché è uscito il film, ma sono così tanti fida giustificare queste mosse?? ��

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    1. Temo che per molte case editrici il lettore conti solo nel momento in cui gli fa guadagnare soldi. Che ci può stare, eh, per carità...
      Con questa operazione puntano sicuramente su chi ha visto il film e corre a comprarsi il libro. Meglio quindi piazzare lo stesso titolo in copertina, così non si deve nemmeno fare la fatica di cercarlo.
      Se qualcuno storce il naso, temo a loro importi davvero, davvero poco a fronte di quanti il libro invece lo comprano proprio per quel cambio...

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