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venerdì 7 giugno 2013

Di quella volta in cui ho pubblicato a pagamento...

In questo post si parlerà di editoria a pagamento. Argomento forse un po' inflazionato, sicuramente molto controverso, che tende a scaldare un po' troppo gli animi. Per cui la prima, primissima cosa che chiedo a chi commenterà è di andarci cauto. Che qui si scambiano opinioni e non insulti.

Pur non avendone mai parlato apertamente e direttamente, credo che si sia capito quale sia la mia opinione in merito all'editoria a pagamento. La trovo svilente per l'autore e mi viene spesso da pensare che se hai pubblicato a pagamento è perché gratis nessun editore ha voluto scommettere su dite... perché la tua opera non merita. Pregiudizi? Forse, anzi sicuramente sì. Ma finora nessuno è mai riuscito a farmi cambiare idea. Certo è che se le case editrici a pagamento esistono è perché sono legali e, soprattutto, perché qualcuno a loro ricorre. Autori sprovveduti? Autori troppo egocentrici e convinti che tutta l'editoria non sia in grado di apprezzare il loro lavoro? Autori che non hanno voglia di aspettare i lunghi (effettivamente lo sono) tempi di lettura delle case editrici free?
Non lo so quali possano essere le vere motivazioni, anche perché queste sicuramente possono cambiare da persona a persona. Fatto sta che l'editoria a pagamento esiste, così come esistono autori che hanno pubblicato a pagamento. E che poi si trovano a rapportarsi con il mondo esterno.

Questo post nasce proprio da qui. Da un autore che ha pagato per pubblicare il suo libro. Qualche giorno fa sono stata infatti contattata da un autore emergente che voleva propormi la lettura del suo libro. La sua mail iniziava così:
Ho pubblicato con Albatros; ora, so che questo nome ti farà probabilmente sputare sangue e piangere lacrime amare...
Ora proprio sputare sangue e piangere lacrime amare no, ma sicuramente il primo istinto è stato quello di liquidarlo immediatamente. Ne ho già tanti di libri da leggere, che sono stati sottoposti all'iter tradizionale... figuriamoci se mi metto a perdere tempo con altri.
Poi però sono andata avanti a leggere e mi sono resa conto di trovarmi di fronte a una persona con una buona proprietà di linguaggio (cosa che, come forse vi ho già detto in precedenza, non sempre succede con certi emergenti) e soprattutto con una strana consapevolezza. Non so spiegarvi. L'ho sentito quasi come se si pentisse di averlo fatto ma che non voglia comunque rinnegarlo. E quindi, curiosa come una scimmia, ho provato a chiedergli le motivazioni per cui ha pubblicato a pagamento.
Ne è nato un per me interessante scambio di mail che mi ha portato a questo post.

L'autore in questione sa che avevo in mente di scrivere qualcosa e ha letto queste parole in anteprima. E troverete quindi qua e là qualche suo commento o precisazione. Non voglio, per il momento, farne il nome perché non credo che sia poi così necessario. Quindi troverete in carattere normale il mio pensiero, in corsivo gli estratti delle mail precedenti e in viola i commenti diretti dell'autore dopo la lettura in anteprima del post.

Come vi dicevo dopo la sua mail di richiesta di recensione, gli ho risposto chiedendogli perché ha pubblicato a pagamento, cosa lo ha spinto a scegliere quella particolare casa editrice. E mi ha risposto, molto sinceramente, che inizialmente era un po' sprovveduto, che ha inviato il manoscritto un po' a raffica e a casaccio senza soffermarsi più di tanto a pensare, e seguendo un rating trovato su internet, che poneva Albatros nel versante positivo del settore.

Due case editrici gli hanno risposto. Entrambe a pagamento. E lui ha scelto quella che tra le due gli sembrava più seria e che gli forniva di più. A posteriori, ammette di non essere un granché soddisfatto del Gruppo Albatros, ma non per il discorso economico.

Da lì, si è passato a parlare di case editrici in generale, perché gli ho fatto notare che esistono anche case editrici piccole o medie che puntano sugli emergenti (o che pubblicano solo emergenti), con comitati di lettura e selezione e con un certo lavoro di cura del testo prima di mandarlo in stampa (esiste anche chi pubblica a gratis e non fa editing eh, sia chiaro.) Ancora una volta, ho trovato le sue parole molto consapevoli, molto ben sviluppate e pur non riuscendo a condividere il suo pensiero, credo che valga la pena analizzarle un attimo.

La prima cosa che si riscontra è il disincanto, misto forse a una piccola dose di autoconvincimento:
"Nessuno è realmente disposto a puntare sugli esordienti, e scegliere fra questa o quella casa editrice è come scegliere fra le mele e le banane dopo pranzo: irrilevante.
Le case editrici che pubblicano gratuitamente le conosco [una mia amica di famiglia è la responsabile di una catena di librerie], ma le conosco giusto perché me ne ha parlato lei, altrimenti rimarrebbero buchi neri nella galassia dell'editoria."
E' davvero così? Non è una domanda retorica, è una domanda vera. Da quel poco che so io di editoria, no, non è così. Certo, ci sono tante, tantissime case editrici che non investono sull'autore o sul testo ma semplicemente sul prodotto e che quindi magari se un romanzo è bello ma non "di moda" viene scartato. Ci sono tante, tantissime case editrici che sì ti pubblicano, gratuitamente, ma che poi lasciano a te l'onere della promozione o delle vendite. Ci sono case editrici che pubblicano tutto, in ordine di arrivo. Ma poi ci sono anche case editrici che davvero investono sugli autori e sui loro libri, accompagnandoli e seguendoli in ogni passo. Certo, hanno tempistiche di lettura magari lunghe e la selezione è ristretta, proprio perché devono investire. Ma esistono. 

Le case editrici a pagamento sono più scelte e guadagnano di più, questo è evidente anche solo guardando al Gruppo Albatros. Quelle gratuite sono pressoché sconosciute, almeno a livello popolare [il mio livello prima di pubblicare, appunto], modeste, ridotte o fallimentari. Vuoi che non sorgano delle invidie e dei malumori?  Visto che segare le gambe alle case editrici non si può, perché appunto, sono legali, ecco che il carico di merda se lo devono sorbire i poveri incolpevoli autori, accusati di pubblicare a scatola chiusa, senza selezione alle spalle. Così è nato il pregiudizio, colpendo il prodotto invece del produttore.

Il discorso della selezione è stato un altro argomento di questo piacevole scambio di mail. Io ho sempre dato per scontato che non ci sia alcun processo di selezione nelle case editrici a pagamento. Non ho mai effettivamente indagato a tal proposito, mi sono sempre e solo limitata a leggere qualche articolo qua e là.
L'autore mi fa notare questo:
Un buon concorso letterario, diciamo di livello internazionale, si tiene una volta all'anno, e riceve all'incirca uno-due migliaia di manoscritti [un concorso minore, che ha pubblicato di recente i suoi dati, ha dichiarato, se non ricordo male, 546 partecipanti.. Quindi dovremmo esserci]. Giusto?Proporzionalmente, una casa editrice che pubblica bandi mensili [come l'Albatros] dovrebbe ricevere all'anno qualche decina di migliaia di manoscritti.L'Albatros ha in catalogo 2000 titoli [numero ufficiale presentato al Salone del Libro di Torino, che comprende anche i non esordienti].La domanda a cui accennavo è questa: perché gira voce che in questi tipi di case editrici non si faccia selezione, non esista un comitato di lettura? È ingenuo anche solo pensarlo, dovrebbero essere in migliaia a lavorare, senza dormire la notte.Ovviamente la selezione di Albatros sarà più ampia, perché, essendo mediamente più nota, riceve più manoscritti.Ora, stante la selezione di base presente in entrambi i "circuiti" [gratuito e a pagamento], perché quelli pubblicati gratuitamente dovrebbero essere migliori a prescindere? In base a cosa? E se la qualità del comitato di lettura fosse scadente [ho letto opere semplicemente incommentabili, lautamente premiate in restrittivissimi concorsi letterari]?Se pubblichi con Einaudi, Mondadori & co. sei un figo a prescindere, ma i loro "blasonati" cataloghi sono pieni di merda, e direi che non c'è neanche bisogno di fare nomi.

Quindi quella che non fanno selezione nelle case editrici a pagamento, o almeno in questa nello specifico, è solo una voce? (Di nuovo, non si tratta di una domanda retorica ma di una domanda vera). Se sì, allora, perché se ti selezionano e credono nella tua opera e nel tuo valore, ti chiedono soldi per pubblicarti?

La risposta c'è, ed è piuttosto nota nell'ambiente. Effettivamente è la domanda fondamentale, perché dalla risposta scaturiscono tutti i vari pregiudizi [il fatto che tu davi per scontata l'assenza di selezione è emblematico di ciò, e deriva proprio dagli sviluppi di questa questione].
Alcune case editrici chiedono soldi perché... Possono farlo. È perfettamente legale, l'hai detto tu [e l'ha confermato un avvocato del Codacons, contratto del Gruppo Albatros alla mano]. Certo, è piuttosto immorale, perché potrebbero fare diversamente. E infatti c'è chi fa diversamente e sceglie di preservare la moralità, cioè le CE gratuite.

Dal mio punto di vista, considero "migliori" le selezioni del circuito gratuito proprio perché non chiedendo soldi all'autore devono davvero essere sicuri di quello che pubblicano. Ci guadagnano solo se il libro vende e quindi devono far sì che i libri siano, appunto, di qualità e adatti al pubblico. Io non ti chiedo soldi per pubblicare, i costi sono tutti a carico mio, quindi la tua opera deve davvero essere meritevole. Semplice, no?
Certo, quando dice che anche le case editrici più rinomate hanno cataloghi pieni di merda non posso che dargli ragione. Purtroppo è così. Ma si tratta di libri sicuramente brutti ma per una casa editrice "commerciabili".
(Sui comitati di lettura invece non concordo tanto, ma semplicemente perché può essere scadente sia quello di una free sia quello potenziale di una a pagamento...)

Sarò sincera, alla fine di questo scambio di e-mail, i miei pregiudizi sono rimasti e tra i milioni di libri che devo ancora leggere, quelli pubblicati da una casa editrice a pagamento sono sicuramente gli ultimi in classifica. Forse sbaglio, forse così facendo rischio di perdermi dei capolavori. Però non so, c'è qualcosa in questo meccanismo che, pur essendo sicuramente legale, pur mettendo davanti all'autore un contratto che lui stesso accetta e firma, non mi piace, che mi sembra una presa in giro, dell'autore e del suo talento. Se esiste, perché  mi chiedi soldi e non investi su di me? Se non esiste, non è vile che dici ugualmente che io ce l'abbia per rubarmi dei soldi?

Certo i pregiudizi, in ogni ambito della vita, sono sbagliati e probabilmente se tutti riuscissimo a smettere di averne il mondo sarebbe migliore. Ma su certi aspetti è davvero difficile.

L'hai detto tu: quasi nessuno è disposto a recensire e fare affidamento su libri a pagamento. E allora CHI ha deciso della loro qualità?  Evidentemente nessuno, se non l'astio delle case editrici gratuite, rapidamente diffusosi su internet e [quindi] immediatamente accolto come vero dalla massa [la maggior parte dei blog letterari sono a tutti gli effetti filiali, succursali delle CE gratuite, questo è abbastanza ovvio].
Prova ne sia il fatto che gli scrittori, gli editori e le figure del settore a cui ho fatto avere il mio libro, l'hanno letto senza pregiudizio alcuno, perché viventi la realtà dei fatti e non quella di internet: chi pubblica un libro, qualche merito deve averlo [tranne magari quelli che si pubblicano da soli sulla rete]. Poi non è detto che la qualità ci sia eh, sia chiaro, ma sicuramente non può essere decisa a priori da una supposta elite di illuminati.
E ancora, sicuramente esisteranno realtà ancora meno oneste che non fanno alcuna selezione, ma devono per forza di cose essere realtà minori, sia in quantità che in importanza. Una grossa casa editrice [e l'Albatros è una grossa fra le piccole, come mezzi] non può farlo, ma proprio matematicamente. La selezione sarà più ampia e tutto quello che vuoi [anche e soprattutto perché arriva più materiale], ma così è.

E poi, in queste mail, ci sono due frasi che mi hanno fatto un po' sorridere, un po' commuovere e un po' arrabbiare. Perché mi sono immedesimata un attimo in questo autore, soprattutto nel momento in cui si è trovato di fronte per la prima volta a quei pregiudizi:

Io sogno un mondo in cui si badi all'autore, e non alla casa editrice.
Un mondo in cui l'autore possa farsi conoscere senza ostacoli dettati da pregiudizi infamanti, che oltretutto non dipendono neanche da lui.
Perché in realtà, come idea di base sarebbe anche molto bella e molto, molto giusta. Perché è vero, bisogna giudicare il libro e la sua storia, non chi lo ha pubblicato. E questo deve valere per qualunque libro. E mi rendo conto che per un emergente, sia che abbia pubblicato con una free sia che abbia pubblicato a pagamento, nella giungla in cui si è trasformata l'editoria negli ultimi anni farsi notare e sopravvivere è difficile. Però trovo anche una certa ingenuità in questa sua posizione. Perché offuscato dall'entusiasmo (che capisco e condivido, ci mancherebbe!) non ha svolto una ricerca prima di accettare di pubblicare. Una ricerca nemmeno poi così difficile, visto che come si diceva all'inizio quello dell'editoria a pagamento è un argomento scottante e di cui gli addetti ai lavori parlano spesso (c'è una famosissima lista... che non mi sento di condividere totalmente, ma che comunque per gli autori emergenti penso sia una buona guida). Forse si sarebbe scontrato lo stesso con altri pregiudizi, forse avrebbe avuto comunque difficoltà a emergere e a farsi notare. Ma sarebbe sicuramente partito meno svantaggiato.

In conclusione: sono stato uno sprovveduto che poteva informarsi meglio ed evitare spese inutili? Sicuro.
Sono un brocco presuntuoso e sopravvalutato senza speranza alcuna perché ho pubblicato a pagamento? No, lì mi girano i coglioni. Almeno conoscetemi e fatemi parlare prima.

Alla fine comunque siamo rimasti d'accordo che, quando avrò esaurito un po' la coda dei libri che mi sono stati inviati dagli emergenti per una lettura, leggerò anche questo. 
Concludo ringraziando ancora una volta questo autore, per la disponibilità al dialogo e per lo scambio di opinioni, che per me è stato davvero molto interessante e utile a farmi un'ulteriore idea su questo strano mondo che ancora una volta ha dimostrato di essere l'editoria.

32 commenti:

  1. Molto molto interessante il post. C'è poco da specificare, io la penso come te. Aggiungo che l'ingenuità è perdonabile, ma la difesa dell'errore molto meno. E mi fa pensare quello che dice l'autore anonimo, sul fatto che si presti attenzione al produttore e non al prodotto... però, per dire, io che boicotto le multinazionali e compagnia bella non acquisto i loro prodotti, qualsiasi essi siano. Non vedo il modo di differenziare prodotto e produttore.

    Lo dico perché come bloggere ho rifiutato e rifiuto a priori offerte di lettura da pubblicanti con EAP o doppio binario. Se uno è desideroso a tutti i costi di pubblicare (e magari non ne ha il talenteo, o magari non è ancora il suo momento, eccetera) credo sia più giusto che si rivolga a uno stampatore di nome e di fatto che a una EAP. trovo anzi piuttosto sconcertante questa frase :
    ": chi pubblica un libro, qualche merito deve averlo [tranne magari quelli che si pubblicano da soli sulla rete]. "
    Denota ignoranza totale del concetto di selfpublishing e delle ragioni oneste dietro di esso e soprattutto lo trovo sconcertante giudicarlo negativamente paragonandolo all'editoria a pagamento (che editoria non è, ma solo una rete per pescare ambizione, non certo merito.)
    L'altra alternativa è che continui a scrivere, e attenda il suo giorno: che le CE gratuite siano sconosciute mi sembra assurdo. E' PIENO di CE gratuite, piccolissime e grandissime. E non c'è solo Einaudi o Mondadori, anzi. E se il problema di una CE minore è la distribuzione ridotta, beh... di certo una EAP non darà luce alla realizzazione dei sogni di gloria, semmai il contrario.
    Ecco, per quanto io possa sentirmi predisposta a venire a patti coi singoli sulle loro personali motivazioni (che francamente non giudicano né mi importano, allo stesso modo in cui ho la libertà di non leggere quei volumi), ci sono però due dettagli di questo scambio e in generale della questione che mi impediscono di essere così aperta a un cambio di punto di vista:

    1) la frase "perché gira voce che in questi tipi di case editrici non si faccia selezione, non esista un comitato di lettura?"
    Gira voce perché... è una cosa provata e confermata. Una delle mie più care amiche ha inviato per prova un suo "robo nel cassetto" scritto quando aveva quindici anni, a suo dire di livello imbarazzante e senza finale, inconcluso. Nel giro di pochissimo le arrivò un contratto di pubblicazione.
    Ma girando per il web puoi trovare infinite di queste testimonianze.

    2) che le case editrici gratuite sono sconosciute mentre quelle a pagamento sono popolari mi ha lasciata interdetta. In particolare, cito, "Quelle gratuite sono pressoché sconosciute, almeno a livello popolare [il mio livello prima di pubblicare, appunto], modeste, ridotte o fallimentari."
    Ecco, questo chiude qualsiasi spiraglio che si possa essere aperto (anche se non si è molto aperto...). Perché chi scrive così, mi dispiace dirlo con tale franchezza ma non vedo altro modo, non legge. E chi non legge non v'è possibilità che possa essere un bravo scrittore.



    Chiudo chiarendo che il mio blog non al contrario di quel che dice l'autore pagante anonimo ("[la maggior parte dei blog letterari sono a tutti gli effetti filiali, succursali delle CE gratuite, questo è abbastanza ovvio]") succursale di alcuna CE gratuita...........

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    1. La frase sui blog come filiali, succursali delle CE gratuite ha lasciato perplessa anche me. Non ne capisco bene il senso, se devo essere sincera... ma penso si riferisse al rifiuto diffuso di leggere e recensire libri pubblicati a pagamento.

      Sul resto concordo... mi sembra incredibile pensare che le case editrici free siano, come dice lui, "sconosciute a livello popolare"... basta leggere, basta informarsi. Mi è sembrata una risposta un po' di comodo, ecco...

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  2. Io non sono d'accordo sulle case editrici a pagamento così come a quelle troppo piccole. Ogni autore però deve scegliere in base al proprio essere la strada che vuole compiere e nessuno deve permettersi di criticare le scelte altrui.
    A me hanno contattato sia Seneca (a pagamento), alla quale ho detto subito no (è stato un mio errore non indagare sull'impostazione della casa editrice, prima di inviare il manoscritto), che la 0111 Edizioni (gratuita) alla quale ho detto no per via di una scelta personale.
    Non sono pentito di questa scelta. Se nessuno in futuro vorrà pubblicarmi, sicuramente la causa principale sarà legata alla mia incapacità più che a problemi di selezione delle medie/grosse case editrici.
    Ultima cosa. Un mio racconto è stato da pochissimo (roba di giorni) inserito in un'antologia pubblicata, gratuitamente, da una casa editrice piccola. Ero molto soddisfatto ed entusiasta della cosa, poi ho iniziato a leggere tutti i racconti, sono quasi alla fine, e l'entusiasmo mi è sceso subito. Il livello degli autori è molto basso, quasi pessimo in alcuni casi. A questo punto mi chiedo se io, per aver meritato questa promozione, faccia parte di quegli stessi autori (e il dubbio diventa sempre più certezza).

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    1. Diciamo che forse per gli autori emergenti cadere nella "trappola" degli editori a pagamento è davvero facile... c'è chi se ne accorge in tempo (come hai fatto tu) e chi no...

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  3. Io conosco una ragazza che per farsi pubblicare il libro ha dovuto acquistarne 200 copie. Era una casa editrice piccola, l'unica nella sua città, che si occupa di pubblicazioni riguardanti per lo più le tradizioni locali.
    Questo è il massimo della mia esperienza in merito. Posso dirti per averlo visto che nella fase preliminare è stata seguita, e si, c'era una tizia che le ha curato l'editing (si chiama così?).
    E le hanno procurato delle presentazioni, ad esempio ad un paio di saloni del libro.
    Poi però, dopo la seconda edizione, se ne sono un po' disinteressati (poi non so com'è finita perchè con quella ragazza ho perso i contatti).
    Non so se funzionano tutte così, la mia esperienza si limita a quel che ho letto in blog tipo il tuo.
    Forse perchè non ho nulla da far pubblicare, sull'argomento non ho sprecato molto tempo, lo ammetto.
    In buona parte condivido il tuo scetticismo, però mi chiedo: se fossi un autore che crede davvero nella qualità di quel che ha scritto, davvero non prenderei in considerazione un eap?
    Immagino anche che qualche buon autore ci sia anche lì, e proprio pubblicando con un eap si da la zappa sui piedi, perchè viene guardato male.
    Ci sono libri che non valgono la carta con cui sono fatti che però essendo pubblicati free (o meglio ancora da una casa editrice nota) hanno un occhio di riguardo, questo è il suo opposto..
    Ok, un intervento inutile, lo ammetto.
    Vorrei però ringraziare anch'io il tuo...autore misterioso ^-^ per la disponibilità. Ero curiosa da un po' di avere il punto di vista di chi pubblica eap, ma gli interventi che ho trovato in rete erano tutti sgarbati e a vicolo chiuso

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    1. Che io sappia (preeeecauzioni legaliiiii nella formulaziooone delle frasiiiii - sì, sto canticchiando.) ogni contratto che prevede un esborso, sia mascherato dietro acquisti di copie che di costo di editing o quant'altro è definibile come editoria a pagamento. Le case editrici serie 'ste cose non le fanno, sono loro a sostenere i costi o a lavorare sul manoscritto.

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    2. Ma è definibile da chi? E' una domanda che mi sono sempre chiesta... (anche io comunque sapevo che rientravano nella case editrici a pagamento anche quelle che richiedono l'acquisto delle copie).

      Anche io sono convinta che qualche buon autore ci sia anche tra quelli che hanno pubblicato a pagamento, così come anche tra chi si è autopubblicato. Così come però sono convinta che non riusciranno mai a farsi vedere e ad avere lo stesso credito di chi è stato pubblicato da una casa editrice non a pagamento... è così per forza, perché cmq per fortuna, nonostante certi terribili scivoloni editoriali, alle case editrici viene ancora riconosciuto un certo lavoro di selezione e di scrematura del testo

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    3. Anch'io sapevo che rientrassero tra gli eap quelli che fanno comprare copie. E infatti l'ho postato come esempio del mio solo contatto con quel mondo. Credo rientri in quello che le pagine strappate ha chiamato a doppio binario. E tu Elisa dici esattamente quel che intendevo dire io, solo che lo fai meglio di me ^-^

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  4. Vediamo.
    Beh, sono d'accordo con LePagineStrappate. Solo, meno comprensiva. Sicuramente molto meno comprensiva di te xD
    Le eap non fanno selezione, men che meno la Albatros. Anni fa Linda - quella di Writer's Dream - aveva fatto la prova, mandando un finto manoscritto sconclusionato pieno di articoli sparsi e ricette di cucina. Ovviamente le è arrivata la proposta di pubblicazione. Dubito che si prendano la briga di aprire gli allegati.
    Temo che il tizio che ti ha contattata non conosca affatto l'ambiente editoriale, anche perché chiunque ne abbia una minima infarinatura sa benissimo quanto siano disprezzate le eap e quanto sia difficile riuscire a farsi recensire da blog o testate giornalistiche. Mi ha dato molto l'impressione di aver fatto una cavolata, essersene accorto ma continuare a ostinarsi nel negarlo, come se rifiutandosi di ammetterlo potesse cambiare qualcosa. Ha pagato, probabilmente molto, soltanto per farsi stampare e avere un nome che non fosse il suo sulla copertina.
    Che poi come si fa a dire che l'eap può dare più che una piccola casa editrice? Ci sono case editrici piccole ma rispettatissime che un po' di visibilità riescono comunque a dartela e soprattutto a farti rispettare come autore. Mi fa anche un po' ridere pensare che il tizio sia andato a guardare il catalogo dell'Albatros, che al Salone del Libro tutto faceva tranne vendere libri. Li avevi visti anche tu, mi sembra. Una tristezza assoluta, una manciata di libri buttati in un cesto con scritto '2 euro'. Il marketing, proprio.
    Cioè, è un argomento che come sempre mi fa sorridere più che altro. Mi fa un po' tristezza che Tizio continui a impuntarsi, quando è chiaro che è stato vittima della propria fretta o della propria presunzione. Spiace che ci sia cascato, sfortunatamente capita a tanti... però credo farebbe bene ad ammetterlo.

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    1. A proposito di case piccole, io ho da poco scoperto la Miraggi Edizioni di Torino. Sono piccoli ma si sbattono un sacco!! Sono eccezionali!! (si trovano loro libri anche alla Feltrinelli de Le Gru)

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    2. Ma sai che pensavo giusto a loro? O_o

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    3. Si ma ce ne sono anche tantissime altre eh! Hanno però effettivamente tempi di lettura lunghissimi e secondo me la maggior parte di quelli che pubblicano a pagamento caschino proprio su quello.

      L'impressione che l'autore sappia di aver fatto una cavolata l'ho avuta anche io nello scambio di mail... e credo che il suo impuntarsi però sia proprio frutto di questa consapevolezza e del fatto che comunque, nonostante tutto, crede nella sua opera.

      Sulla conoscenza del mondo editoriale, boh, onestamente io non è da molto che mi interesso di ste cose. Penso che fino a due anni fa se mi avessero detto che esistono editori a pagamento sarei cascata dal pero. Certo, se mai avessi avuto qualcosa da pubblicare forse mi sarei informata di più, sarei stata più attenta... Lui non mi sembra comunque abbia mai detto di saperne del mondo editoriale, quindi da quel punto di vista lì lo trovo quasi scusabile.

      Sulle liste, non so, onestamente sono un po' scettica... anche perché a volte ci sono finite in mezzo case editrici che a pagamento non erano. Quindi boh, le guarderei, certo, ma poi comunque due ricerche le farei anche per conto mio. Anche perché credo che di fronte a un contratto si capisca se è a pagamento o meno, no?

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  5. Mhmmm... tosta questa. Hai fatto più che bene ad aggiungere un monito come premessa perché parliamo di una questione che, come hai detto tu stessa, infiamma parecchio gli animi.
    In realtà non dovrebbe così, quest'argomento non dovrebbe rappresentare un campo di battaglia ed invece sembra che i due schieramenti (lettori vs. scrittori) non riescano proprio a comunicare (per quanto tu abbia trovato una persona abbastanza disponibile al confronto, caso più unico che raro). Non dimentichiamo che gli uni esistono grazie agli altri, e viceversa. Io penso che lettori e scrittori dovrebbero piuttosto creare un fronte unico contro queste case editrici a pagamento; il fatto che "possano farlo" non significa che sia giusto sottoporsi ad una pratica del genere. Non so, non voglio neanche tanto giudicare la scelta iniziale di questo autore perchè non mi sono mai trovata neanche nella situazione di dover pensare di pubblicare qualcosa però da profana, da lettrice e da blogger, sono incappata in tantissime guide sul self-publishing come ricordava giustamente Chiara o comunque suggerimenti sulle modalità di pubblicazione che non comportano compromessi di questa portata.
    Avessi un mio romanzo, un lavoro a cui ho dedicato “lacrime e sangue”, credo che vaglierei ogni singola possibilità prima di sceglierne una che non mi convince del tutto, dovessi aspettare anche dieci anni. Io, al contrario di quanto si diceva, non sogno nessun mondo ma sono abbastanza fatalista da pensare che ogni cosa arrivi al momento giusto quindi, fossi un autore, eviterei ogni scelta frettolosa e azzardata per non dovermene pentire in futuro. E poi, ultima cosa e chiudo, com'è che noi conosciamo le case editrici che si offrono di pubblicare gratuitamente mentre "loro" no? E’ quasi paradossale, o sbaglio?

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    1. forse perché... noi leggiamo e non solo di grandi editori?

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    2. Subito non ero convinta di chiedere maggiori spiegazioni, proprio perché temevo di trovarmi di fronte a uno dei soliti scrittori emergenti super-egocentrici. Però poi mi sono detta di provare e per me comunque, pur non condividendo il suo pensiero, è stato un dialogo arricchente.

      E' un argomento difficile, che non si sa bene perché mette subito persone all'attacco e persone sulla difensiva.

      E' vero, il fatto che sia una pratica legale non significa che sia giusto sottoporsi a una pratica del genere... però rimane il fatto che se queste case editrici esistono e spopolano è perché davvero c'è qualcuno che le usa (chi facendosi un po' fregare, chi perché proprio le vuole usare).

      Come dicevo prima nel commento a la Leggivendola... noi lo sappiamo perché seppur in posizione un pochino marginale, bazzichiamo in quel mondo... però non tutti lo fanno, non tutti leggono blog o siti che trattano proprio questo argomento. Dovrebbero farlo, certo, prima di pubblicare. Ma riesco anche a capire che l'entusiasmo a volte possa giocare brutti scherzi.

      (se legge o no, non lo sappiamo e non possiamo dirlo...)

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  6. Vi porto la mia testimonianza anche se non si tratta della pubblicazione di un romanzo.
    Nel mese di febbraio di quest’anno, sollecitata da un’amica, ho inviato una mia poesia al concorso on-line “In cerca d’autore” Casa Editrice Pagine. L’ho fatto così, per provare, tanto non mi costava nulla.
    Dopo un po’ di tempo mi arriva una e-mail dalla suddetta casa editrice che mi porge “…i miei complimenti per aver superato la nostra selezione ed averci colpito con il Suo testo…..” e mi propone di pubblicare alcune poesie alla modica cifra di € 150 circa; tutto questo ovviamente prima che venissero resi noti i vincitori del concorso.
    Io ho così risposto: “Gent.ma Dott.ssa …………,
    nonostante l'interesse per la possibilità che mi offre, sono costretta a declinare l'invito. Pur essendo persona positiva ancorchè a tratti malinconica, non sopravvaluto le mie capacità e la mia grande passione per le parole - del tutto spontanee - non mi rende artista degna di questo nome. Per questo immagino che la proposta rivoltami non sia dovuta al mio merito, ma sia offerta ad ogni partecipante dei vostri concorsi.
    Sono comunque lusingata e colpita dalla sua gentilezza, la ringrazio rivolgendole un augurio di buon proseguimento di giornata e di vita! Cordialmente”
    La risposta quasi simultanea della casa editrice è stata:
    “il concorso è una strada parallela rispetto al progetto che Le abbiamo proposto. I partecipanti al concorso sono più di 35.000 e noi abbiamo voluto dare la possibilità a chi effettivamente ha delle qualità espressive, di poter essere gratificato mettendo a disposizione uno spazio di pubblicazione. I vincitori sono solo 50 e quindi si renderà conto benissimo che il nostro lavoro di selezione da parte della redazione, è stato molto accurato.”
    A parte il fatto che i libri di poesia non si vendono e quindi non si scrivono poesie per diventare ricchi o famosi, sapevo già quale sarebbe stato l’esito del concorso, non sono rientrata nemmeno nel numero dei premiati con € 100,00 in libri Pagine (dal 4° al 50° classificato).

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    1. E ovviamente questo al momento dell'invio della poesia non era specificato, vero? Mi piacerebbe sapere in quanti ci sono cascati e hanno pubblicato...

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    2. certo non si parlava affatto di questo, non vorrei parlare per invidia, ma mi pare quasi certo che i 50 vincitori....

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  7. Prima di avere il blog ero comunque una lettrice forte ma proprio non avevo idea dell'esistenza della EAP. Ingenuità, ottimismo, fede in un mondo buono... non so, il pensiero non rientrava nella mia concezione del mondo. (infatti nel blog ho recensito pure due autori Albatros senza essere a conoscenza della cosa :/ ).
    Poi ho cominciato a girare, a leggere non solo libri ma opinioni nel web e ho scoperto il misfatto. Non c'è voluto molto per individuarlo e tenermene lontana.
    Non capisco perché gli scrittori ci caschino, perché davvero ci sono quelli che pensano che vada così e io non riesco a crederci che nel 2013, l'era di internet, uno non sappia informarsi con una piccolissima ricerca in google.
    Perciò o sei di un'ingenuità disarmante, e le EAP ci campano con gli ingenui, o sai come funziona e pensi sia l'unico modo per farti pubblicare. E in tal caso...
    Non credo al fatto che le EAP facciano una migliore pubblicità o distribuzione del prodotto, l'Albatros in primis, che raramente si trova in libreria.
    Non credo ci sia una grande selezione. Ok, probabilmente non accetteranno chiunque, ma se per ogni romanzo che pubblicano si fanno pagare profumatamente, è ovvio che la selezione non sarà mai così aspra, figuriamoci.
    E vabbé, sto ripetendo le cose che hai detto tu, Elisa, e chi ha commentato il post ma questa è una questione che mi fa girare le scatole. Ci vuole un vademecum per scrittori ingenui o boriosi.

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    1. Quello è vero... ora gli strumenti per informarsi ci sono tutti e la scusa "non lo sapevo" non so quanto possa più reggere. Anche perché ora di editoria a pagamento si parla davvero ovunque e se vuoi pubblicare devi un minimo informarti secondo me. Anche perché ne va davvero a tuo discapito.

      Sulla pubblicità le piccole piccole sono tutte allo stesso livello,secondo me... penso che dipenda più dall'intraprendenza e dalla voglia di fare dell'editore che non dalla dimensione della casa editrice o dal fatto che sia o meno a pagamento.

      Non so, io non riesco davvero a trovare alcuna scusante a questa forma di pubblicazione, per quanto legale, ci mancherebbe...

      Forse dovremmo scriverlo, questo vademecum!

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    2. Io non sono così sicura che tutti lo sappiano.
      A noi sembra un argomento ridondante, riportato ovunque, perchè leggiamo blog che parlano di libri (anzi, mi sa che questo è appena il gradino più basso, qui :P )
      Molti di questi scrittori non leggono nè su carta ne in rete.
      Questo posso dirtelo perchè ho parlato con alcuni di essi ad Umbrialibri, e davvero pensano che all'inizio fanno tutti così, cioè ti fanno comprare un minimo di copie ( mi riferisco sempre al caso di cui sopra)

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  8. Ho fatto una prova, stasera. Considerate che i miei genitori sono
    1) totalmente disinteressati alle faccende di editoria
    2) se leggono EAP pensano sia la sigla di qualche distributore di benzina
    3) sono lettori e conoscono case editrici, ma appunto come fruitori. Non si fanno problemi, non bazzicano su internet se non per cose base, eccetera.
    Dei classici soggetti "ingenui", volendo. No? Quelli che stiamo sempre lì a dire "ma uno non lo sa se non è come noi che bene o male bazzichiamo". (Premesso che secondo me se uno scrive un minimo dovrebbe essere a googlare roba e far ricerche...)
    Comunque. Stasera ho accennato la questione editoria a pagamento. Ho parlato di una cosa avvenuta davvero, di un medico mio professore che ha pubblicato con Albatros.
    Faccio: "Beh, ha pubblicato pagando." Ho buttato lì.
    Mio padre: "Ah, tipo quelli che gli porti il libro scritto dal tuo parente morto e te lo stampano e lo distribuisci alla gente al funerale?"

    Ok. A parte questa replica. Insomma, salta fuori che secondo i miei - che proprio sono al di fuori e io non ho detto niente di che durante il dialogo - se sei uno scrittore c'è qualcuno che ti paga, se tu paghi qualcun altro sei semplicemente uno che vuol farsi stampare la roba. Tipo una copisteria.

    Insomma. Ingenuità ok.
    Però c'è pure la logica.

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    1. Io da scrittore vorrei essere apprezzato, corteggiato, vorrei un editore che creda nelle mie parole e ci investa su soldi per farne lui molti di più. Diversamente dove sta il merito?
      A fine corso alla Holden ho chiesto al mio prof come fa a sopportare tutte queste persone che fanno fatica ad accettare critiche. Lui mi ha risposto dicendo che il nostro era un corso già tollerante (ho fatto fatica a immaginarmi gli altri). Anche in quel caso son rimasto stupito: se ti credi arrivato, se scrivi una merda durante un corso che hai scelto per imparare, migliorare, e non accetti le critiche di chi ha più esperienza, investì i tuoi soldi per autopubblicarti e non per i corsi!!

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    2. Il narcisismo degli scrittori è un grosso problema, ma in generale in tutti gli ambiti artistici. Soprattutto quelli in cui puoi dire "è il mio stile e tu non capisci". Tipo la fotografia, la scrittura.
      Chi non accetta le critiche e si crede arrivato, secondo me arrivato lo è davvero. Nel senso che non vi è possibilità di sviluppo futuro.
      Mi viene da pensare ai grandi scrittori - quelli che io, molti, considerano grandi scrittori, certo - e al modo sofferto, problematico, spesso angosciante con cui si rapportavano alla propria opera. Sempre alla ricerca. Sempre "mai abbastanza".

      Io da scrittore vorrei essere apprezzato, corteggiato, vorrei un editore che creda nelle mie parole e ci investa su soldi per farne lui molti di più <-- ho la stessa idea di editoria. Per questo per me quella a pagamento non è editoria, ma una stampa a pagamento. Una scelta, ma non editoria.

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  9. "Però trovo anche una certa ingenuità in questa sua posizione."

    Può darsi. Ma se per sbaglio fosse davvero un buon libro e qualcuno, avendolo letto e apprezzato, avesse deciso di promuoverlo e distribuirlo con serietà ed efficacia, e se l'autore riuscisse, diciamo, ad andare in pari con quanto sborsato, allora il discorso cambia? Ci sono tutta una serie di trucchi con cui gli editori cercano di rientrare rapidamente nelle spese (chiedere soldi all'autore è forse il più onesto) e questo fa oscillare pericolosamente un nome tra l'editoria tradizionale e l'EAP - finendo nelle liste di proscrizione che si trovano in giro. Ma se l'autore, dopo aver pagato, ci guadagnasse, rientra tra chi scrive o tra chi si fa stampare? In altre parole, se ti mostro un estratto conto in attivo posso considerare pulita l'onta di aver pubblicato pagando?
    Lo so, questo caso è uno su mille. O duemila, quello che è. Ma anche il tuo discorso sui piccoli editori. A me piacciono, a te piacciono, ma hanno vita breve. L'anno scorso ho visto chiudere due editrici che seguivo e un'altra ha svenduto a un gruppo più grosso. Era editoria di nicchia, ma il punto è questo: l'autore (esordiente) pagato è quello che riesce a vendere, che ha un'idea vendibile e meritevole di essere confezionata. Perché i grandi editori fanno un gran bel lavoro! Possono permettersi di investire in editor, correttori, grafici e quant'altro, perché spendendo 1 ricaveranno 1000. E così l'autore, magari anche mediocre e bistrattato, sarà vincente. Ora, ti chiedo: è una questione di soldi? Perché mr nessuno (o qualcuno, che è anche peggio) che esordisce con Mondadori con un libricino mediocre, solo perché ha guadagnato tanto, è a priori preferibile mr nessuno (di certo non è qualcuno) che ha pagato tanto?
    Non è proprio una questione di soldi.
    L'editoria è una questione di soldi, non certo scrivere, perché a parte quei cinque di campare scrivendo (narrativa) proprio non se ne parla. È una questione di tradizione, perché l'editoria tradizionale ti paga - l'EAP la paghi. Se c'è selezione, poi, significa che c'è la speranza di vendere qualche copia, e che quindi non è neanche poi tanto libera per l'aspirante scrittore.
    E l'EAP è già vecchia, nel mondo digitalizzato, tornerà a essere uno strumento per libri tecnici, commemorativi e di interesse circoscritto.
    My 20 cents. (È una fase, smetterò di scriverlo ovunque!)

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    1. Credo che la tua domanda sia fondamentale: è una questione di soldi? Per alcuni autori sicuramente sì, per altri la cosa bella è semplicemente pubblicare e trovare lettori per i suoi libri. Per le case editrici, o almeno per la maggior parte, sì, temo che sia una questione di soldi, altrimenti non si spiegherebbero né le EAP né il successo editoriale o comunque anche solo la messa in vendita di cose di pessima qualità, quasi oscene...
      Eppure, non so, sebbene riesca a comprendere perfettamente il tuo discorso e anche in linea di massima a condividerlo, ho comunque delle difficoltà a farmi passare i pregiudizi sulle EAP... forse perché sono quelle che chiedono i soldi dagli autori nel modo più esplicito e diretto, forse perché sono quelle che sono state più vittima di persecuzioni (più o meno valide, ripeto, perché io sulle liste ho qualche dubbio)... fatto sta che gli autori che hanno pubblicato a pagamento, per quanto bravi, se non addirittura più bravi di certe nuove uscite di case editrici big, partono sicuramente svantaggiati e difficilmente la loro opera riuscirà a diffondersi

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    2. Questo indubbiamente. E infatti molti scrittori scoprono di essere rimasti segnati da questo errore. Forse non erano destinati a essere pubblicati, per scelte editoriali avverse o inadeguatezza del manoscritto. Non so, spero che nel caso specifico sia un buon testo.

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  10. Buongiorno a tutti. Io conosco questo famigerato autore, lo sto seguendo molto da vicino nella promozione e vorrei dire un paio di cose. ( Questo commento è un'iniziativa mia, lui non sa che sto scrivendo.) La prima è una considerazione di carattere generale: il fatto che una blogger si stupisca che un ragazzo che vorrebbe diventare uno scrittore sappia scrivere decentemente, è abbastanza inquietante e indicativo sullo stato dell'editoria, dovrebbe essere una cosa inconcepibile, e invece.. Poi, premetto che io non sono qui per difendere l'editoria a pagamento, lungi da me, perché penso che chiedere certe cifre sia quasi un crimine. Sono a conoscenza delle numerose critiche fatte al Gruppo Albatros, tuttavia vorrei precisare che, se viene criticato, vuol dire che almeno è una realtà abbastanza conosciuta, a differenza di molte altre, a pagamento e non. Per quanto ci siano stati episodi di contratti proposti a casaccio, non credo sia giusto fare di tutta l'erba un fascio, perché nel caso di questo autore l'editing è stato fatto, e almeno di questo siamo stati soddisfatti. Per quanto riguarda il Salone del libro, ci sono stata anch'io: Albatros aveva due banchi, quello del "cestino" presentava opere vecchie, che erano già alla seconda o terza ristampa, poi ce ne era un altro, in cui si trovavano due copie per ogni libro della collana Nuove Voci, usciti recentemente, ciascuno disposto ordinatamente con il suo prezzo di copertina, non c'erano cestini. Non capisco perché bisogna dire che chi pubblica a pagamento non ha possibilità di emergere. Io conosco un ragazzo che ha pagato per pubblicare con una piccola casa editrice, abbastanza sconosciuta, nella mia città: è riuscito a vendere circa duemila copie, e adesso il suo secondo libro l'ho visto alla Feltrinelli tra le novità poco tempo fa. Infine, mi sono stupita molto nel leggere nei commenti frasi come: "E' già tanto che tu abbia trovato qualcuno disponibile al dialogo", perché assicuro che nel "viaggio virtuale" che questo autore sta facendo tra i blog, Elisa è stata l'UNICA fino adesso, a farsi prendere dalla curiosità e chiedere le ragioni di questa scelta, perché tutti gli altri lo hanno liquidato subito, senza farlo parlare: di questo ne prendo atto e attribuisco un gran merito ad Elisa. Quindi mi chiedo questo: stiamo parlando di una persona che scrive bene( lo ha detto anche Elisa stessa), che ha partecipato a diversi concorsi e ha vinto le pubblicazioni in due diverse antologie sia di una sua poesia, che di un racconto, perché deve trovarsi le porte così chiuse? Perché è così diffusa questa sorta di ideologia, per cui chi pubblica a pagamento deve essere liquidato a prescindere dai blogger? Cosa ci sta dietro questo atteggiamento? Chiunque gestisca un blog, credo, dovrebbe essere un amante dei libri, dovrebbe voler leggere il più possibile, quindi invece di condannare a priori, l'atteggiamento non potrebbe essere quello di dire: "Guarda, io personalmente penso che chi pubblica a pagamento sia un pirla, però sono qui per recensire autori emergenti, quindi leggerò il tuo libro; occhio però, perché se non mi piace, rischi di alimentare il mio credo". Sono ingenua io a pensarla così? Pensare che bisognerebbe concentrarsi sull'autore, invece che chiudere le porte perché ha scelto una modalità di pubblicazione che non si condivide?

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    1. Ci tengo a precisare che non ho fatto il nome dell'autore semplicemente perché, visto che l'argomento EAP scalda sempre un po' troppo gli animi (non so perché, parlare di questo argomento senza che la cosa degeneri è sempre difficile), non volevo che venisse attaccato in nessun modo. Anche perché penso che la sua possa valere come esperienza di molti, ma può intervenire come, dove e quando vuole!(Non lo dico per te Giulia eh, ma in generale... che potrebbe quasi sembrare che me lo sia inventato)

      Riguardo al tuo stupore... fa strano anche a me dover scrivere e leggere certe cose, eppure ti assicuro che 2/3 delle richieste di letture che mi arrivano è già tanto che siano scritte in italiano. E questo si riflette anche nei libri...(e un editing non sempre può fare miracoli). Purtroppo sì, è indicativo del fatto che ci sono certe case editrici, non necessariamente a pagamento, che pubblicano davvero di tutto, così come ci sono certi scrittori che magari non hanno mai letto un libro in vita loro. Ed è davvero inquietante.

      Nei confronti dell'editoria e degli editori a pagamento c'è in corso una sorta di caccia alle streghe che io stessa, sebbene sia contraria a questa forma di pubblicazione, un po' fatico a spiegarmi. O meglio, fatico a spiegarmi i toni con cui questo argomento viene affrontato.Si accendono sempre e inevitabilmente. Un po' per il modo di porsi di questi editori, non sempre proprio rilassato, un po' per quello degli autori (a richieste gentili si alternano spesso veri e propri insulti), un po' perché comunque la direzione che sta prendendo l'editoria lo stiamo vedendo tutti e agli amanti dei libri un po' spiace.
      Certo è che i pregiudizi ci sono eccome, forse perché si tende a pensare che:
      1. è impossibile un autore abbia pubblicato con un EAP senza prima informarsa
      2. chi pubblica a pagamento è perché non abbia trovato un editore che abbia valutato il suo lavoro meritevole, senza dover sborsare soldi.

      Sul fatto che l'Albatros sia conosciuta sì, è vero... però questo non è necessariamente positivo. Nel senso che Albatros è conosciuta ed etichettata come EAP, se ne parla quasi sempre male e questo a mio avviso non aiuta gli autori ma li penalizza (e l'esempio dell'autore che è intervenuto in questo post credo lo dimostri). Nel senso che il "bene o male purché se ne parli", secondo me non è poi così positivo.

      Non credo però che la possibilità effettiva di emergere o meno di uno scrittore dipenda tanto dalla casa editrice con cui ha pubblicato (se si escludono ovviamente quelle medio grandi). Chi ha pubblicato con una piccola free deve comunque trovare un modo di farsi notare, di diffondere in qualche modo il suo libro. La differenza forse sta nel fatto che incontra meno pregiudizi e meno difficoltà. Come dicevo anche nel post, io stessa in questo caso, ho avuto un po' di titubanza e sono stata tentata di liquidare l'autore con un "no, grazie". Così come l'ho fatto quando mi è stato chiesto da un paio di case editrici (non a pagamento) di cui non condivido la linea editoriale e il sistema di pubblicazione (leggi: Newton Compton).
      Perché come blogger indipendente rivendico anche il mio diritto di leggere quello che voglio... Io cerco di leggere anche gli emergenti, tra un libro e l'altro, ma faccio molta fatica, anche perché purtroppo molte volte si rivela una vera perdita di tempo, indipendentemente dalla casa editrice. Il fatto che questa sia a pagamento, funge anche un po' da scrematura, forse...

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  11. Ciao Elisa, volevo solo dirti che quello che hai scritto nel post, "Io sogno un mondo in cui si badi all'autore, e non alla casa editrice" esiste gia', anche se in Italia non e' sviluppato come da altre parti. Si chiama Self Publishing, ed e' l'unica via di pubblicazione che permette ai lettori di trovare qualcosa di decente e al giusto prezzo.

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  12. Io ho scritto un libro frutto di ricerca storica di consultazione di testi ma anche di fantasia. Su consiglio di una libraia ho inviato una email ad una piccola casa editrice che pubblica da molti anni libri validi. Con mia sorpresa mi ha risposto subito la editrice inviandomi a mandarle il testo. Cosa che ho fatto. Dopo tre giorni i ha telefonato dicendomi che pubblicava il libro. Non ci potevo credere. Invece il mio libro è uscito dopo un lungo percorso di correzioni e aggiunte suggeritemi dalla editrice. Ora lo sto promuovendo impegnandomi molto..il libro suscita interesse è appassiona chi mi sente parlare. Sono stata fortunata o il mio libro vale? Quello che so che mi ha richiesto molto impegno nella ricerca ma anche che la storia che ho raccontato mi aveva molto avvinta.

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