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martedì 7 maggio 2013

AMORE AI TEMPI DELLO STAGE - Alessia Bottone

Sono stata indecisa per tutto il giorno se recensire o meno questo libro di questa autrice emergente. Non perché non mi sia piaciuto, anzi, mi sono stupita di quanto mi abbia fatta sorridere pur non essendo il mio genere, ma perché c'era qualcosa che non mi tornava.
Alessia Bottone è una giovane precaria, che ha deciso, nell'attesa (sempre più lunga e vana) di un lavoro, di cercare di realizzare uno dei suoi sogni, quello di scrivere un libro. Il risultato è questo "Amore ai tempi dello stage".
La ragazza è una che con la penna ci sa fare, si capisce già dalle prime pagine. Un libro che è una sorta di manuale per le coppie moderne, per farle sentire un po' meno sole, perché descrive tutte quelle situazioni assurde, ridicole e masochiste in cui noi donne, almeno una volta nella vita, ci siamo ritrovate per via di un uomo e da cui questi ultimi rifuggono come la peste. Disperate telefonate notturne alle amiche del cuore (mi manca). Paranoie da "quelaragazzohamessounmipiaceaunamiafotoquindimiama" (ce l'ho). Autolesionismo nel voler frequentare ragazzi che molto platealmente non vogliono frequentare noi (ce l'ho). Farsi vedere in pigiama antisesso (ce l'ho). Ragazzi che russano come rinoceronti (ce l'ho). E così via. Dei ritratti molto ironici, scritti con uno stile molto fresco e vivace che è riuscito a conquistarmi nonostante io non legga mai questo genere di libri.

Quello che mi ha lasciato perplessa, però, è che mi aspettavo un libro su come il precariato lavorativo influenzi l'amore. Credo che chi si trovi in questa situazione mi possa capire. Una voglia matta di sistemarsi, di crearsi una famiglia. Di comprarsi una casa con una libreria gigantesca. Di svegliarsi ogni mattina accanto alla persona che si ama e di addormentarsi insieme ogni sera. E poi, quel maledetto contratto a progetto/stage/determinato/in nero/a chiamata/etc etc che ci riporta con i piedi per terra. Che ci spaventa. Che ci sembra un ostacolo quasi insormontabile, a meno che non si abbia voglia di vivere ogni giorno con la paura di non sapere cosa succederà il mese successivo. 
O anche la voglia di andare a vivere da soli, per chi è single, di staccarsi un po' dal cordone ombelicale della famiglia, senza aver paura di non farcela o di dover tornare indietro. La voglia di avere un lavoro stabile, gratificante, che non richieda compromessi sempre più difficili da accettare e che ci mortificano mentalmente. 

Tutto questo nel libro non c'è, sebbene il titolo lo lasci intendere e che sia stato così pubblicizzato. E all'inizio questa assenza mi ha quasi infastidito.
Per quanto piacevole da leggere, per quanto divertente e ben scritto, mi sembrava che mancasse qualcosa. Allora sono andata sul blog dell'autrice, ho letto qualche post, ascoltato qualche suo commento in interviste, e capito che questa assenza in questo libro è totalmente giustificabile, comprensibile. E nemmeno reale, perché in realtà questa precarietà c'è eccome, c'è in ogni parola. Semplicemente questa ragazza ha deciso di inventarsi qualcosa, per uscire da quel torpore e da quella depressione che l'invio di migliaia di cv che rimangono senza risposta ti infliggono ogni giorno. Ha preso una penna e ha scritto. Ha scritto un libro carino, piacevole, ha seguito tutta la trafila (credo altrettanto frustrante) degli scrittori emergenti in cerca prima di un editore che creda in loro poi di comparire nelle librerie. Non se n'è stata con le mani in mano ad aspettare che qualcosa le piovesse dal cielo.

Forse con quest post sto perdendo di vista il libro e spero che l'autrice mi perdoni. Ma è stata una di quelle giornate tristi e deprimenti, in cui ti senti inutile, incapace, superfluo. Quelle giornate in cui ti rendi conto che se non ti dai una mossa presto rimarrai a piedi. Quelle giornate da invio compulsivo e disperato di curricula e da "devo inventarmi qualcosa per il mio futuro".
Vorrei andare a convivere con quel ragazzo che da due anni mi sta rendendo la vita speciale. Vorrei trovare un lavoro che mi piaccia e che mi appaghi, dove non venga maltrattata dai colleghi che per salvare loro stessi eliminerebbero me. Vorrei che tutto quel mazzo che mi sono fatta all'Università servisse a qualcosa. Vorrei non essere considerata sempre quella sacrificabile perché con il contratto a progetto possono farmi più o meno quello che vogliono. Vorrei che anche tutte le mie amiche riuscissero a ottenere la stessa cosa e non che non sapessero cosa succederà domani, se verranno confermate, se arriverà una mail per un lavoro o se una parola in codice pronunciata da quelle poche persone oneste rimaste nelle aziende le avviserà che stiamo per essere tagliate fuori. Vorrei che su noi giovani si investisse e non che ci obbligassero a fuggire.

Per cui, brava Alessia e bravi tutti quei giovani, tutti noi, che nonostante tutto riusciamo a credere ancora nei  nostri sogni e cerchiamo di fare di tutto per realizzarli. Anche quando sembra impossibile, anche quando la disperazione e la tristezza ci tolgono il respiro e ci fanno annaspare, come è successo a me oggi.
Perché ce la dobbiamo fare. E sono sicura che ci riusciremo.

Titolo: L'amore ai tempi dello stage
Autore: Alessia Bottone
Pagine: 110
Anno di pubblicazione: 2013
Editore: Galassia Arte
ISBN: 978-88-97695-89-9
Prezzo di copertina: 9 €

4 commenti:

  1. Un bell'articolo, Elisa, condivido pienamente quello che scrivi. Anch'io sono alla ricerca di un lavoro (e anche dei concorsi/esami che dovrebbero permettermi di qualificarmi ulteriormente) e vedo un proliferare di tentativi di far lavorare i giovani a gratis o con forme di impiego che non permettono, come hai ben sottolineato, il raggiungimento dell'autonomia. E, per giunta, sui giovani piove pure l'accusa di essere mammoni e bamboccioni!
    Grazie del suggerimento di lettura, anche attraverso uno sfogo di cui in molti abbiamo bisogno! Cristina

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  2. Cara Elisa, quanto mi ritrovo nelle tue parole..tranne per il fatto che a me manca anche, per ora, quella persona speciale :)
    Da inizio a marzo a ora conto 82 cv mandati (solo per il mio settore, ma penso che presto comincerò anche a riconsiderare i lavori stagionali che facevo al liceo) , il senso di fallimento e mortificazione, la frustrazione davanti ai miei genitori, l'angoscia che mi prende quando penso che forse non riuscirò mai a trovare il lavoro che desidero, e che l'università mi ha portato via solo tempo prezioso.. Vorrei, vorrei, vorrei..e pensare all'amore è l'unica cosa che tiene su. Anche a quello stile hamessomipiacealloraglininteresso :)))
    Grazie per aver condiviso quei tuoi pensieri, so che siamo in tanti, ma mi sento meno sola a leggere preoccupazioni così simili alle mie.
    In bocca al lupo!

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    1. (ti scrive una che ha all'attivo ben 3 stage, due qualifiche professionali, due lavoretti a nero, tre in apprendistato e uno "a chiamata") :/

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  3. Dai ragazze, ce la faremo. Prima o poi la situazione migliorerà, deve per forza. A me fa solo arrabbiare che nelle alte sfere si tenda a far finta di nulla... a dire che sono i giovani che non si impegnano, che sono "choosy", che il lavoro c'è e che il tempo indeterminato è noioso. E' questo che mi fa più rabbia. Dovrebbero dire: "abbiamo una grave emergenza lavoro che colpisce soprattutto i più giovani". Dirlo chiaro e tondo.

    Mi spiace solo con questo mio sfogo aver forse tolto spazio al libro di Alessia... che è davvero carino :)

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