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mercoledì 23 gennaio 2013

MEMORIE DI UN SOGNATORE ABUSIVO - Paolo Pasi

Io sogno troppo e, in una Comunità dove i sogni sono tassati, questo significa essere nei guai. Lavoro per quattro soldi e neanche mezza sicurezza, eppure sono un grande contribuente. Nessun modo di fregare il fisco. Ti devi sistemare le ventose prima di addormentarti, e se non lo fai il microchip sottocutaneo segnala alla polizia onirica lo stato di sonno non connesso. Il resto lo fa la macchina collegata, giunta alla sua diciannovesima versione, e quindi ribattezzata x-19. Rivela numero e qualità dei sogni, li trasmette alla Centrale onirica, e ce li restituisce sotto forma di imponibile. Questa notte, per esempio, ho fatto due sogni di categoria A e tre di categoria B. Sono le aliquote più alte". L'anno è il 2035: il governo impone una tassa sui sogni dei cittadini. L'ivo (Imposta sul Valore Onirico) colpisce i sogni dei poveri per esentare l'insonnia dei ricchi. Ma c'è chi si ribella. E se cambiare il mondo finisce per essere la vera illusione, l'anelito alla libertà riesce a sopravvivere solo grazie al sogno che alimenta la speranza.

Sognare è una delle poche cose che ci accomuna tutti, senza distinzione di razza, età, sesso, aspetto, soldi. Certo, sono diverse le cose che si sognano, così come lo è la probabilità che queste si avverino. Però insomma, chi più chi meno, chi con vergogna chi con passione, chi con speranza chi con rassegnazione, sogniamo tutti.
E questa uguaglianza vale anche per quando si dorme, anche se non tutti al mattino si ricordano di averlo fatto e  soprattutto, anche se quello che sogniamo quando siamo a letto non sempre ha una logica o un senso.

Non è quindi per niente difficile immaginare come riesca a sopravvivere e a prosperare un Comunità in cui sono state abolite tutte le tasse tranne una: quella sui sogni. Siamo nel 2035, anno in cui le macchine hanno poco a poco preso il sopravvento in ogni aspetto della vita e in cui le persone hanno un microchip impiantato sotto pelle, che controlla ogni tuo movimento: ti tiene lontano dai cibi che non ti piacciono o ti potrebbero far male, ti apre la porta di casa quando arrivi e soprattutto si assicura che la sera, prima di metterti a letto, ti sia sistemato le ventose sulla fronte, così che i tuoi sogni possano essere monitorati, classificati e tassati attraverso un complesso macchinario che fa capo alla Centrale onirica.
Facile ritrovarsi in debito e perseguitati dal fisco se, come il protagonista, si è un sognatore incallito. Il suo misero lavoro come dipendente al "Chi paga, rompe", dove la gente va a rompere le cose vecchie o desuete per trarne soddisfazione, non gli consente di far fronte alle tasse arretrate che deve pagare e ha persino dovuto separarsi dalla moglie perché, insieme, sognavano troppo. Lei adesso si è risposata  e conducono una vita da amanti clandestini
Nessuna pillola per dormire, nessuna bevanda rilassante riesce a distrarlo e a fargli smettere di sognale. La sua unica speranza è riuscire a mettersi in contatto con Il Fronte di Liberazione Onirica, un gruppo di ribelli, che ha progettato una macchina che riesce a ingannare quella del governo e che concede sogni senza che vengano conteggiati. E ben presto riusciranno a prendere il sopravvento e a sconfiggere il governo e il Presidente in carica, andando però a creare una nuova realtà forse ancora peggiore della prima. Dove i sogni, ancora una volta, vengono usati nel modo sbagliato.

Credo di aver già detto diverse volte che ho una passione smodata per i romanzi utopici. Romanzi ambientati  in un futuro, non poi così lontano in questo caso, che effettivamente potrebbe davvero realizzarsi. Non per niente 1984 di Orwell è uno dei miei romanzi preferiti. E qui l'eco di questo grande autore è piuttosto evidente, senza che però arrivi a disturbare più di tanto la lettura. D'altronde credo sia impossibile scrivere un romanzo come questo senza fare riferimenti e senza lasciarsi un po' ispirare.
Il mondo che ha creato Paolo Pasi è assolutamente credibile e angosciante al punto giusto. Certo, forse il protagonista è un po' troppo passivo, non compie mai gesti eclatanti di ribellione se non nel finale, anzi, quasi si lascia trascinare dentro a qualcosa in cui lui stesso sa di non credere veramente. Però credo che anche questa sua passività sia voluta, sia frutto della stanchezza, della difficoltà nel dover controllare i sogni e di come questi, che dovrebbero essere cioè che ci fa andare avanti ogni giorno, possono diventare un ostacolo non indifferente.
E poi, c'è quel colpo di scena finale, che un pochino mi aspettavo ma che mi ha comunque lasciata senza parole, per la sua genialità (ma non ve ne posso parlare, o vi svelo tutto).

Insomma, si tratta sicuramente di un buon romanzo, ben costruito e con tanti spunti di riflessione interessanti. Grazie anche all'utilizzo di capitoli brevi che scorrono veloci uno dietro l'altro, riesce a tenerti incollato alle sue pagine senza mai stufarti (direi che quasi ti toglie il sonno... ma non vorrei offendere il protagonista).

Decisamente una bella scoperta!

Ettore ha ragione. Ognuno è libero di sognare ciò che vuole. Suonare come Mozart, incontrare i grandi del passato, volare su Marte, scoparsi la star del momento, rivedere affetti scomparsi, gettarsi in un'impresa disperata e avvincente. Ci sono sogni per bambini, per coppie in crisi, sogni di gruppo, sogni sadici o estatici. [...] La rivoluzione ha vinto. La gente corre ad acquistare le proprie catene. Paghiamo per dormire tante vite parallele, ma viviamo sedati. Temiamo le cattive sorprese dell'inconscio. La trama imprevedibile e sminuzzata di una notte senza connessioni ci inquieta. Preferiamo consumare la massima libertà di scelta.
Ma i sogni, quelli veri, chi li insegue più?


Titolo: Memorie di un sognatore abusivo
Autore: Paolo Pasi
Pagine: 214
Anno di pubblicazione: 2009
Editore: Edizioni Spartaco
ISBN: 978-8896350072
Prezzo di copertina: 14,00 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Memorie di un sognatore abusivo

1 commento:

  1. Questo libro sembra davvero particolare e interessante!
    Grazie per averne parlato, non penso che ne sarei mai venuta a conoscenza, altrimenti...

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