Molte donne sognano una vita da romanzo: c'è chi si sposa pur continuando a rimpiangere un grande amore di gioventù e vive nell'attesa di rincontrarlo, un giorno, girato l'angolo; c'è la bambina che cresce con la speranza che il vicino di casa prima o poi si accorga di lei; o la ragazza convinta che un innamorato da oltreoceano tornerà a riscattarla. Questo è il romanzo di Maria José, vittima di un grave incidente proprio quando aveva ripreso il controllo della sua vita. E il romanzo di sua madre, Pilar, così simile a lei, senza saperlo, e come lei schiava di un'illusione d'amore. Ma è anche la storia di un'amica e di un padre, di amanti e di mariti: persone unite da legami di varia natura, ma che l'incapacità di comunicare e l'abitudine hanno reso estranee le une alle altre. Ora, riunite intorno al letto d'ospedale in cui Maria José giace in coma, saranno costrette a rivedere i loro rapporti, e la vicinanza quotidiana con la morte le spingerà a ritrovare il senso della propria esistenza. Come se il sonno di Maria José le spronasse al risveglio. Come se il rischio di perderla le esortasse a riprendere in mano la vita. Un romanzo corale che parla di seconde chance e dell'amore in tutte le sue dimensioni; un romanzo sulla vita e, come la vita, dolceamaro, sofferto, intenso. Ma con quell'ironia che, sopra ogni cosa, può salvare.
Recensire questo romanzo mi mette un po' in difficoltà. No, non è di quei soliti romanzi su cui non si sa bene cosa dire, che non si riesce a capire se ci sono piaciuti o meno, o che sono troppo belli o troppo brutti per poterne parlare. Niente di tutto questo. Il problema è che non so come parlarne. Potrei limitarmi a recensirlo, scrivendo della trama, dei suoi protagonisti, della particolarità dello stile della donna e della sua bravura, e verrebbe fuori una recensione positiva, di un libro che si legge bene, che ti tiene incollato alle sue pagine e ti spinge a provare simpatia o antipatia per ognuno dei protagonisti.
La storia è quella di Maria José, costretta su un letto d'ospedale, in uno stato vegetativo da cui mai più si sveglierà, e di tutti i personaggi che ruotano attorno al suo letto, di cui viene raccontato un pezzo di vita. C'è la madre, Pilar, una donna dura, delusa dalla vita, che si trascina dietro da anni la profonda cicatrice di una delusione amorosa di quelle che non si riescono a dimenticare. Un'amarezza, la sua, che ha sfogato contro la figlia, contro il marito, contro chiunque volesse avvicinarla, tutto per colpa di Fermín, che è partito in cerca di fortuna e non è mai tornato a prenderla, se non quando ormai era troppo tardi. C'è il padre, Paco, che ha sempre saputo che sua moglie non lo amava ma che ha comunque cercato di darle tutto quello che poteva, rinunciando a vivere lui stesso, almeno fino a che non è nata la figlia, sua ragione di vite. C'è Marga, migliore amica di Maria José fin dai tempi dell'asilo, un'amicizia di quelle destinate a durare per sempre e che solo il destino, o un'auto che invade la corsia opposta, possono troncare. C'è Joaquín, l'ex marito, amante della bella vita e delle donne, che ha usato Maria José per non rimanere da solo e che non si è accorto di quanto l'amasse finché non l'ha persa. E poi ci sono le persone del presente, quelle conosciute nell'ospedale in cui la donna si sta a poco a poco spegnendo: l'infermiera cubana Cleopatra, che fa mille lavori con la speranza di poter portare in Spagna anche la figlia rimasta in patria e che si dispera per un amore da cui, anche lei, di nuovo, è rimasta fregata. C'è Goumba, un giovane senegalese, paralizzato dal collo in giù, che si trova lì, da solo, che vorrebbe tanto sua madre lo raggiungesse e che viene in qualche modo adottato dalla famiglia di Maria José. Tutti questi personaggi che ruotano intono a quel letto, raccontando la loro storia e le loro amarezze e riuscendo a poco a poco a riprendere coscienza di sé stessi e della propria vita.
Un libro intenso, che una volta iniziato non si riesce a mettere giù, scritto molto bene (e molto, molto, meno insulso di quello che la copertina italiana lascerebbe intendere!) che parla di un argomento di cui non è facile riuscire a scrivere senza cadere nella banalità.
Questo è quello che verrebbe fuori se mi limitassi a recensirlo, a parlare solo ed esclusivamente del libro, cercando di tener lontani tutti i pensieri e i ricordi che ha riportato a galla. Ricordi e pensieri che in realtà sono sempre lì, nella mia mente, e che non se ne andranno mai. Perché so cosa significa stare vicino a una persona che ormai c'è solo più fisicamente. So quanto ci si senta insulsi, impotenti, disperati nel vederlo così e non poter fare niente. So quale incredibile legame si crea con gli infermieri, ma soprattutto con gli altri famigliari delle persone in quello stato, sconosciuti che si ritrovano a convivere in una stanza d'ospedale e a condividere il proprio dolore, ma anche quei pochi, pochissimi momenti di speranza che ci possono essere lì dentro. Una smorfia che potrebbe anche essere un sorriso, una frase sussurrata che forse in realtà non è neanche stata detta ma che è la nostra mente che vorrebbe a tutti i costi sentire, quel silenzio di rispetto che si crea quando magari tu decidi di leggere qualcosa per quel qualcuno che lì, davanti a te, ma che in realtà non sai bene dove sia.
E poi c'è quella speranza (che in realtà nel libro manca) che non ti abbandona mai, anche se sai che è assurda, anche quando non ne puoi più. E che nella maggior parte dei casi a un certo punto, dopo giorni, mesi, anni, si infrange. E ti senti triste anche se sapevi che sarebbe successo, e sollevato perché finisce una tortura, per te, ma anche e soprattutto per chi è su quel letto. E ti rendo poi conto, in quel momento, che davvero la vita intanto è andata avanti, anche se a te sembra di esserti fermato.
Forse avrei dovuto limitarmi a parlare del romanzo, ma non sarebbe stata la stessa cosa. E poi alla fine la lettura è anche questo, no? Anche il romanzo più insulso (non è questo il caso, sia chiaro), può scavare nella nostra vita, entrarci dentro e suscitare ogni volta un'emozione, triste o allegra, in base anche al nostro passato, facendoci piangere, facendoci ridere, facendoci ricordare ma aiutandoci anche ad andare avanti... e forse è per questo che la amo così tanto.
Autore: Carmen Amoraga
Traduttore: G Calabrese
Pagine: 305
Anno di pubblicazione: in Spagna 2011, in Italia 2012
Editore: in Spagna Planeta Editorial, in Italia Piemme
ISBN italiano :978-8856622393
Prezzo di copertina: in Spagna 8,95€, in Italia 15,50 €
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In Italiano: formato brossura: La vita, intanto
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