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venerdì 19 novembre 2010

IL LIBRAIO CHE IMBROGLIO' L'INGHILTERRA- Roald Dahl

Mr. Buggage è il proprietario di una libreria antiquaria londinese; insieme alla sua assistente (e amante) trascorre gran parte della giornata nel retrobottega, dedicandosi più alla lettura di necrologi che alla vendita dei libri. Eppure gli affari vanno bene e un giorno i due decidono di concedersi una vacanza in Marocco in alberghi esclusivi. Come si scoprirà, il successo economico non nasce da una oculata gestione delle vendite, ma... Il volume è completato da un altro racconto, "Lo scrittore automatico", storia di una grande macchina in grado di sfornare best seller a ripetizione.

Quanto adoravo i romanzi di Roald Dahl da bambina! "Le Streghe", "Il GGG" e soprattutto "La Fabbrica di Cioccolato" hanno accompagnato la mia infanzia e credo che li consiglierei ancora adesso.
E devo ammettere che fa' uno strano effetto leggere un Roald Dahl per adulti. Entrambi i racconti compresi in questo volume, infatti, trattano argomenti e temi sicuramente poco adatti ad un lettore bambino. Eppure, nonostante questo senso di stranezza, i due racconti non sono per niente male.
Nel primo, "Il Libraio che Imbrogliò l'Inghilterra", si narra di due protagonisti che gestiscono una negozio di libri usati che però si rivelerà essere una copertura per un altro business, ben più illegale e immorale. Mi è piaciuta molto la caratterizzazione dei due protagonisti, una coppia obbrobriosa, "sordido" lui e dall'aspetto "scoraggiante" lei, che si trovano complici negli affari e nella passione. Un'ironia sottile quella di Dahl, che quasi si schiera inizialmente con i due protagonisti, e che accompagna tutto il racconto fino a un finale che forse si sarebbe potuto intuire ma comunque geniale.
Il secondo invece, "Lo Scrittore Automatico", è quello che da' più da riflettere (ma sarà che in quanto aspirante traduttrice sono più suscettibile all'argomento di macchine che superano la mente umana). Il protagonista, che adesso verrebbe etichettato come nerd, con aspirazioni letterarie, inventa una macchina che produce best-seller: basta schiacciare i pulsanti giusti, creare il giusto amalgama di passione, avventura, pathos e dramma, scegliere il tema che si preferisce e in meno di un minuto si avrà un racconto e in un quarto d'ora un vero e proprio romanzo. Un'idea geniale, che gli porterà soldi e brama di potere... tanto che riuscirà a convincere altri scrittori a smettere di scrivere best-seller e a mettersi in società con lui e la sua macchina (un'agenzia letteraria che paga i suoi membri per NON scrivere). La critica implicita che vuole fare Dahl è proprio contro gli autori di best-seller, che sfornano libri a velocità impressionante, semplicemente rimescolando temi triti e ritriti. E, quel che peggio, con la consapevolezza di stare scrivendo non per il piacere di farlo ma per i soldi. Una critica quella di Dahl molto ben riuscita e facilmente condivisibile.
Vi consiglio di leggere entrambi i racconti, vi portano via poco più di mezz'ora. Sorriderete per il primo e rifletterete un po' sulle vostre letture per il secondo.
Certo, Willy Wonka è sempre Willy Wonka.

Nota alla traduzione: niente di particolare sa segnalare.

6 commenti:

  1. L'ho letto anch'io tempo fa e, nonostante fossero anni che non prendevo in mano un libro di questo autore, mi ha ritrasmesso le stesse emozioni che provavo da bambino quando leggevo i suoi libri.
    Ora ti chiedo un parere da esperta di traduzioni: ma i congiuntivi dei dialoghi molto alla cazzo, sono voluti secondo te? Io li trovavo irritanti...
    Complimenti per il blog, molto molto bello!

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  2. Sai che mi hai fatto venire un mezzo infarto dicendomi questa cosa dei congiuntivi? Perché io tendo a notarli, anche fin troppo spesso, soprattutto se sono sbagliati... eppure nella nota alla traduzione di questo libro non li ho segnalati.
    Ovviamente sono andata a riprendere il libro e lo sto sfogliando da una decina di minuti... e cavolo! E' vero! Mancano un sacco di congiuntivi nei dialoghi! Non so dirti se si tratta di una scelta voluta oppure no, diciamo che, soprattutto nel parlato, i congiuntivi stanno perdendo molto (TROPPO) terreno. Ci sono vere e proprie correnti linguistiche che dicono che è inutile, che tanto si sta estinguendo e che quindi tanto vale semplificare subito le cose. Può darsi sia questo il caso sì... Io tendo a metterli sempre, anche dove potrebbe esserci il dubbio (ci sono un sacco di casi in cui andrebbero bene sia indicativo sia congiuntivo)... magari il traduttore in questione è fan dell'indicativo :P

    Grazie mille per i complimenti! (e anche per avermi dato dell'esperta di traduzione :P)

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  3. Mi spiace, non volevo procurarti un infarto. Però ammetto che, non avendo visto nulla nella nota alla traduzione, mi sono chiesto se avessi io una versione farlocca del libro :P
    Io non sono nel mondo della traduzione, quindi lungi da me il fare polemica, però non trovo giusto il ragionamento "i congiuntivi non li usa più nessuno nel parlato, allora affanculo anche nei libri". Mi sembra un cane che si morde la coda: io leggo un libro e non trovo i congiuntivi, allora comincio a non usarli più nemmeno nel parlato e l'Italiano con la I maiuscola va a farsi benedire.
    Non mi paice.
    Spero diventerai una famosa traduttrice così avremmo finalmente delle traduzioni degne di questo nome, mia cara lettrice rampante ed esperta di traduzioni :D

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  4. Io la penso esattamente come te eh, "non uso il congiuntivo perché tanto si sta perdendo" ma "il congiuntivo si sta perdendo perché non lo uso più". Eppure sono diverse la case editrici che nelle loro politiche editoriali fanno questi ragionamenti. E purtroppo non so bene cosa si possa fare per fermare questo "attacco al congiuntivo". Dovrebbero essere proprio i libri, i giornali, i politici in tv e i giornalisti (e qui stiam messi bene) a cercare di salvarlo...

    Spero anche io di diventare una grande traduttrice (anche se ho dei seri dubbi, le traduzioni che faccio ora sono su mangimi per vacche e maiali e su problemi intestinali nelle galline ovaiole :P)Ma non si sa mai :P

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  5. Suvvia, la scala si comincia a salire sempre dall'ultimo gradino no? Oggi traduci di vacche, maiali e galline, ma domani...chissà!
    In bocca al lupo per tutto!

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  6. Il libraio che imbrogliò l'Inghilterra io l'ho trovato geniale! Ogni tanto lo rileggo e mi faccio ancora grasse risate pensando al "seno a forma di pagnotta" della segretaria e all'atmosfera volgare raccontata così finemente!
    Anche i racconti noir (storie impreviste e storie ancora più impreviste) mi erano piaciuti molto, quello della donna incinta che ammazza suo marito col cosciotto d'agnello era stupendo.
    E vogliamo parlare di "versi perversi"? Chissà come sono in originale... la traduzione è comunque gustosissima secondo me, io rido da sola a leggerli alla veneranda età di 29 anni! Li ho letti a voce alta anche al mio compagno.

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