Ogni volta che il dottore le consegna una lettera dello zio Jaap, Lieneke sente il cuore battere all'impazzata. La nasconde nel grembiule e la porta in camera, al sicuro, dove la legge e la rilegge. Perché sa che presto dovrà restituirla al dottore, che la brucerà o la farà in mille pezzi affinché non cada nelle mani sbagliate. Nessuno deve sapere che Jaap in realtà non è suo zio, ma suo padre. E che lei non si chiama Lieneke, bensì Jacquelin un nome che ormai appartiene al passato, a una vita precedente in cui poteva andare a scuola con le amiche di sempre, passeggiare nel parco e correre in bicicletta. Senza una stella gialla appuntata sul petto. Tutto è cominciato con il "gioco dei nomi", quando la mamma ha spiegato a lei e alla sorellina più grande che tutti i membri della famiglia non si sarebbero più chiamati come prima. C'erano anche altre regole da rispettare: lasciare la città, Utrecht, e nascondersi. E non dire a nessuno di essere ebree. Da quel giorno, la famiglia si è separata, trovando rifugio presso membri della resistenza olandese. Lieneke vive in un villaggio sperduto con il dottor Kohly e sua moglie, che fingono di essere i suoi zii. Il padre, scienziato dal cuore d'artista, riversa ora il suo talento sui biglietti illustrati che manda a Lieneke, con quei disegni colorati e buffi che tengono accesa la speranza di una vita normale. Sarà proprio quella corrispondenza segreta ad aiutare la bambina a sopportare la fame e la paura, il freddo e la lontananza.
Scrivere ora un libro che parla della guerra, del nazismo e degli ebrei non è per nulla semplice. Si rischia di ricadere nel "già visto", "già letto" (certo, quella purtroppo è la storia e altri modi per raccontarla non ce ne sono). Eppure noto che i libri recenti che trattano questo tema sono comunque molto belli, perchè offrono punti di vista diversi. Era già successo con "Il Bambino con il Pigiama a Righe", che raccontava della vita dei bambini al di qua della recinzione del campo di concentramento.
"Ci vediamo a casa, subito dopo la guerra" ci offre ancora un altro aspetto: quello dei bambini nascosti fuori città per sfuggire ai tedeschi e alla guerra, che aspettano di rincongiungersi con la famiglia "a casa, subito dopo la guerra". Una storia vera, quella di Lieneke, che sopravvive alla distanza da casa e dai suoi cari grazi alle lettere e i disegni che le invia suo zio Jaap, ovvero suo padre, di tanto in tanto. C'è dolore e speranza in questo libro, c'è la realtà di quel periodo, ma senza troppa violenza (a parte un momento verso la fine), c'è voglia di vivere e di ricominciare. C'è tenerezza e ingenuità, quella tipica dei bambini che aiuta anche i grandi a superare il dolore e la tragedia.
Un libro dolcissimo e tenerissimo, che si legge in fretta e che ti tiene incollato alle sue pagine. Un altro punto di vista del momento più nero della storia mondiale, che va assolutamente letto.
Nota alla traduzione: un po' di note, forse non tutte fondamentali. Ma nel complesso, ben fatta!
Scrivere ora un libro che parla della guerra, del nazismo e degli ebrei non è per nulla semplice. Si rischia di ricadere nel "già visto", "già letto" (certo, quella purtroppo è la storia e altri modi per raccontarla non ce ne sono). Eppure noto che i libri recenti che trattano questo tema sono comunque molto belli, perchè offrono punti di vista diversi. Era già successo con "Il Bambino con il Pigiama a Righe", che raccontava della vita dei bambini al di qua della recinzione del campo di concentramento.
"Ci vediamo a casa, subito dopo la guerra" ci offre ancora un altro aspetto: quello dei bambini nascosti fuori città per sfuggire ai tedeschi e alla guerra, che aspettano di rincongiungersi con la famiglia "a casa, subito dopo la guerra". Una storia vera, quella di Lieneke, che sopravvive alla distanza da casa e dai suoi cari grazi alle lettere e i disegni che le invia suo zio Jaap, ovvero suo padre, di tanto in tanto. C'è dolore e speranza in questo libro, c'è la realtà di quel periodo, ma senza troppa violenza (a parte un momento verso la fine), c'è voglia di vivere e di ricominciare. C'è tenerezza e ingenuità, quella tipica dei bambini che aiuta anche i grandi a superare il dolore e la tragedia.
Un libro dolcissimo e tenerissimo, che si legge in fretta e che ti tiene incollato alle sue pagine. Un altro punto di vista del momento più nero della storia mondiale, che va assolutamente letto.
Nota alla traduzione: un po' di note, forse non tutte fondamentali. Ma nel complesso, ben fatta!
Le tue recensioni sono sempre interessanti.
RispondiEliminaGrazie mille! Mi fa molto piacere :)
RispondiEliminaE mi diverto anche un sacco a scriverle :)
Ciao, ti ho lasciato un commento sotto il post dedicato a Fahrenheit 451. Ancora complimenti per il bel blog.
RispondiEliminaBellisimo riassunto, l'ho usato per fare una presentazione...
RispondiEliminaIo che ho letto il libro (e l'ho trovato bellissimo)ho trovato le cose principali ele più importanti. grazie mille!!!