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lunedì 26 aprile 2010

IL RAGAZZO CHE AMAVA SHAKESPEARE- Bob Smith

Stratford non è solo la cittadina inglese in cui nacque William Shakespeare, ma è anche un paese degli Stati Uniti dove vive un bambino di nome Bob Smith. La sua modesta famiglia deve affrontare la tragedia di una figlia handicappata, che assorbe tutte le energie e turba la routine quotidiana, coinvolgendo madre, padre e il fratello, affettuosamente dedito alla sorellina ma in credito d'affetto con i genitori. Finché un giorno Bob entra nella biblioteca locale e, attratto dalle incisioni in oro di un libro, lo apre e resta incantato dal mondo meraviglioso delle opere di Shakespeare. Il profondo amore per i testi shakespeariani accompagna Bob per il resto della sua difficile esistenza, aiutandolo ad affrontare i traumi personali e familiari.


Alla fine del libro, la prima tentazione è stata di andare a cercare questo Bob Smith, autore nonchè protagonista di questo noiosissimo libro, e riempirlo di sberle. Difficile esistenza? Drammi personali? Non lo metto in dubbio, e ognuno reagisce a modo suo. Ma non andare a trovare tua sorella chiusa in un istituto per ritardi mentali per oltre 50 anni semplicemente per non affrontare il problema mi sembra un tantino troppo (e prendersela anche con le infermiere che la accudiscono da tanti anni perchè la chiamano con un diminutivo che a te non piace...) Non sta sicuramente a me giudicare la difficile vita di quest'uomo, ma quello che leggo sì. Se fosse un romanzo e non un memoriale, il commento sarebbe abbastanza simile. Però che bravo il nostro protagonista che legge Shakespeare agli anziani, che gli sono tutti tanto affezionati perchè vedono in lui un grande uomo... eh sì, proprio bravo.
Scusate, ma questo libro, oltre che avermi annoiato, mi ha irritato. Perchè devo provare compassione (perchè è questo che l'autore vuole) per un uomo che ha avuto un infanzia difficile a dover star dietro a sua sorella (e non lo metto in dubbio eh) e che poi a un certo punto decide che la cosa migliore da fare (per sè stesso ovviamente) è scappare via. Poteva costruirsi una vita anche andando a trovare sua sorella una volta a settimana.
Fosse un romanzo di fantasia direi che l'autore non ha saputo sfruttare come avrebbe dovuto l'idea originale (ovvero quella di Shakespeare come guida nella vita di oggi), ma non credo di potermi permettere di dire che l'autore avrebbe dovuto sfruttare meglio la sua vita. O forse sì?

Nota alla traduzione: niente da ridire!

2 commenti:

  1. Completamente in disaccordo con quello che scrivi.
    Il libro è meraviglioso,forse bisogna aver sofferto per capire il vero significato di ciò che Smith racchiude nelle sue parole e nei versi di Shakespeare.

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  2. Rispetto il tuo disaccordo, e ci mancherebbe altro! Ogni libro trasmette ad ogni persona qualcosa di diverso... la mia recensione è quello che ha trasmesso a me.

    Però "bisogna aver sofferto per capire il vero significato di ciò che Smith racchiude nelle sue parole", mi spiace ma senza conoscermi non lo puoi dire, perché non puoi sapere se e , soprattutto, QUANTO io abbia sofferto nel mio passato.

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