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mercoledì 14 dicembre 2016

IL TESORO DEL SIGNOR ISAKOWITZ - Danny Wattin

È una bella sensazione. Che noi insieme, tre uomini in un'automobile, stiamo viaggiando a ritroso verso le nostre origini, in un tentativo di riprenderci quello che è nostro. Effettivamente è proprio una splendida giornata per cominciare un viaggio.


Mi capita molto spesso di acquistare libri di cui non ho mai sentito parlare perché attratta da una bella copertina. Poi leggo anche la trama e la biografia dell’autore, ovviamente, per capire se davvero quel libro possa fare per me. Però, ecco, una copertina che mi piace svolge sicuramente un ruolo fondamentale negli acquisti fatti d’impulso.

Il tesoro del signor Isakowitz di Danny Wattin, pubblicato in Italia da Bompiani con la traduzione di Carmen Giorgietti Cima, è arrivato tra le mie mani così. Non ne avevo mai sentito parlare, ma l’ho visto lì, su uno scaffale del Libraccio, con quella sua buffa copertina azzurra piena di disegnini, e l’ho preso in mano. Poi vicino a me è arrivato il mio compagno, che l’ha visto tra le mie mani e mi ha detto “sì, l’ho notato anche io prima, e ho proprio pensato che questo fosse un libro per te”.

Questo romanzo è la storia di un viaggio, quello compiuto da Leo, suo padre Danny e suo nonno, verso la Polonia, alla ricerca del tesoro che, secondo una leggenda di famiglia, il bisnonno di Leo avrebbe sotterrato prima dell’invasione nazista. Sono passati tanti anni da allora, ma Danny decide di assecondare il figlio e di partire all’avventura insieme a lui e al padre, alla ricerca delle proprie radici, sradicate dalla persecuzione degli ebrei e ancora oggi non del tutto ritrovate.
Questo buffo viaggio in auto, ricco di scontri generazionali sul cibo e sulle nuove tecnologie, ma anche sulla visione generale del mondo, diventa un pretesto per fare un altro viaggio, questa volta nel passato e nella storia della famiglia Isakowitz: è così che si scopre come la famiglia abbia vissuto gli anni della guerra e delle persecuzioni, come le abbia affrontate, cosa abbia perso e quali ricordi abbia lasciato.

Sì, Il tesoro del signor Isakowitz di Danny Wattin è effettivamente un libro per me. Perché mi piace quando il presente diventa un’occasione per raccontare il passato; mi piace quando si parte in cerca delle proprie radici e si riesce a trovare anche il proprio presente. E mi piacciono, tantissimo, i libri che parlano di famiglie, delle dinamiche e dei rapporti che le uniscono, di come caratteri diversi possano scontrarsi, ma anche di come le differenze generazionali a un certo punto spariscano, quando ci si vuole bene (e poi, diciamocelo, il padre di Danny è fenomenale).

Probabilmente questo libro di Danny Wattin è rivolto principalmente a lettori più giovani, per la delicatezza con cui vengono raccontate le vicende terribili delle persecuzioni e delle deportazioni, per il modo che l’autore ha di esporre i fatti e di descrivere i buffi siparietti tra nonno, padre e nipote. Ma è un libro anche per adulti (come in realtà lo sono quasi tutti i libri per ragazzi), che amano le storie di famiglia e che credono che il passato non debba mai essere dimenticato.

E poi ve l'ho detto che secondo me ha una copertina bellissima?

Titolo: Il tesoro del signor Isakowitz
Autore: Danny Wattin
Traduttore: Carmen Giorgetti Cima
Pagine: 234
Editore: Bompiani
Prezzo di copertina: 18€
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2 commenti:

  1. Ha qualcosa che mi ricorda J.S. Foer in "Ogni cosa è illuminata"

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    1. In effetti sì, ma credo che sia una storia comune a molti ebrei questa, purtroppo

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