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martedì 16 febbraio 2016

I GATTI NON HANNO NOME - Rita Indiana

Mi chiese se andava tutto bene e io avrei voluto dirle che aveva un nipote che si chiama Uriel, che in clinica c’era un cane figlioccio del papà di Zia Clelia, che Zio Fin era buddhista e che forse io ero gay, ma preferirei non rovinarle il viaggio e le dissi che tutto andava a gonfie vele, che è come dice mia mamma quando va tutto bene.


Quando penso alla letteratura sudamericana, mi capita spesso di chiedermi se esistono scrittori e scrittrici contemporanei. Di solito si parla di Allende o di Sepúlveda, che effettivamente sono ancora vivi e attivi oggi, anche se il loro stile di nuovo per me non ha quasi niente; di Márquez, che dopo aver vinto il Nobel ha un po’ abbandonato il suo vero realismo magico per adattarlo ai gusti europei; oppure di tutti quei grandi autori del passato che stanno piano piano venendo riscoperti ora (Eloy Martinez, Robert Arlt, Carpentier, Cortázar) o che verranno riscoperti in futuro (sogno il giorno in cui tutti leggeranno Manuel Puig).
Sì, ma i contemporanei? I giovani scrittori sudamericani di oggi ci sono o no?

Qualche risposta a questa domanda in realtà era già arrivata (Luis Ruffato, per esempio, o Claudia Piñiero, se vi piace il genere, o Juan Pablo Villalobos, ma anche altri sicuramente), ma una bella conferma, per quanto mi riguarda, mi arriva da Santo Domingo e da I gatti non hanno nome di Rita Indiana, tradotto da Vittoria Martinetto e in uscita per NN editore giovedì 18 febbraio.

Come l’editore stesso riporta nella descrizione, è praticamente impossibile fare un riassunto della trama del libro senza averlo letto. Si potrebbe semplicemente dire che è la storia di un’adolescente che sta scoprendo se stessa e nel mentre lavora nella clinica veterinaria di suo zio Fin. Già, detta così sembra molto banale, no?
Però non dimenticatevi che siamo in Sud America, la patria del realismo magico e in cui realtà, tradizione popolare e finzione riescono a mescolarsi così bene che tutto sembra davvero possibile. È possibile che una zia esprima le sue frustrazioni con insegne al neon sulla fronte e che uno zio diventi buddhista tutto d'un tratto. È possibile che personaggi del passato compaiano all'improvviso e senza alcuna spiegazione in una clinica veterinaria, in cerca di un padre o di una toelettatura per un bastardino. È possibile avere dei doni speciali che curano le malattie o che un gatto risponda prima a un nome, poi a un altro, poi a nessuno.

In questo scenario, in queste atmosfere bizzarre eppure così reali, c’è questa ragazzina che sta scoprendo se stessa, sta formando la sua identità, tra l’illusione e la fantasia di una bambina e lo scontro con l’arrivo dell’età adulta e la perdita dell'incanto.

I gatti non hanno nome è una storia che si legge tutta d’un fiato. È come se la si ascoltasse, in realtà. Come se, leggendo, la protagonista fosse nella mente del lettore e gli rivelasse senza alcun filtro i suoi sentimenti e i suoi pensieri. La forza di questo libro, secondo me, sta tutta lì, nella voce della protagonista (e, ovviamente, nella bravura di Rita Indiana che è riuscita a renderla credibile… e di Vittoria Martinetto a non perdere questa voce nella traduzione).

Se ci si fermasse troppo a riflettere e analizzare le parole, il romanzo sicuramente perderebbe un po’. Si arriverebbe alla fine con la sensazione che manchi qualcosa, una qualche spiegazione. Quindi leggetelo senza rifletterci troppo, come quando qualcuno su un treno o su un bus vi racconta qualcosa di buffo e incredibile che gli è capitato e voi, anche se avete il sospetto che non sia vero, non potete fare a meno di sorridere e di lasciarvi coinvolgere, lasciando da parte ogni scetticismo.

I gatti non hanno nome di Rita Indiana, quindi, mi è piaciuto molto: per l'atmosfera, per il ritmo, per lo stile, per i personaggi che ruotano attorno a questa protagonista. Ma ancor di più perché mi ha riportato là, in quelle atmosfere tipiche sudamericane, a cui però ha aggiunto un tocco moderno, contemporaneo. Perché gli scrittori sudamericani contemporanei ci sono, ci sono eccome. Bisogna solo sperare che gli editori li scoprano, come ha fatto NN Editore, e li portino fino a noi.


Titolo: I gatti non hanno nome
Autore: Rita Indiana
Traduttore: Vittoria Martinetto
Pagine: 173
Editore: NN Editore
Prezzo di copertina: 16,00€
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formato brossura: I gatti non hanno nome

8 commenti:

  1. Ciao :-) è sempre meraviglioso scoprire nuovi autori, evviva i classici sì, ma facciamo spazio anche ai contemporanei.
    Mi piace l'atmosfera bizzarra di questo libro, grazie del consiglio!

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    1. Esatto sì, i classici servono eccome, ma ogni tanto si può leggere anche qualcosa di più recente! :) E questo è proprio un bel libro da cui cominciare :)

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    1. Per me merita! Soprattutto se ti piacciono i libri ambientati in Sud America (e nel tuo caso mi pare proprio di sì :P)

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    2. mi è piaciuto ma non mi ha fatto innamorare, forse perché ha questa trama un po' nebulosa... :)

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    3. Stavo giusto leggendo ora la tua recensione!
      Mi spiace, cavolo! A me la trama così "confusa" era piaciuta molto, mi è sembrata perfetta per il racconto di questa ragazzina altrettanto confusa.
      Però ovviamente i gusti non si discutono mai :)

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  3. I primi testi di Marquez per me sono come la Bibbia, adoro leggerli e rileggerli, letteralmente immergermi nella loro atmosfera. A quanto ho capito questo libro la ricorda ed è quindi assolutamente da leggere. Grazie per la condivisione! :)

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    1. Cent'anni di solitudine è il libro che mio ha cambiato la vita, però devo dire che poi quelli successivi, per quanto io ami Márquez e abbia letto TUTTO, non sono mai stati a quel livello.
      Questo libro è particolare, perché mischia quel realismo magico tipico di Márquez con la contemporaneità, con l'oggi, e lo fa con un personaggio molto originale. Se ti capita leggilo, secondo me non rimarrai delusa :)

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