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mercoledì 30 ottobre 2013

Due titoli, un solo libro: ma perché? #55

Per la puntata di oggi avevo preparato un post diverso. Lo avevo scritto quasi di getto, la settimana scorsa, dopo una discussione non proprio piacevole avuta con una casa editrice su twitter che si era risentita per l'inserimento di un suo libro tra le "tiffanate". Sono stata indecisa fino all'ultimo se pubblicarlo o meno, perché se da un lato la delusione per quella discussione e per il tono in cui mi è stato risposto è stata tanta e quindi ha generato una piccola voglia di "vendicarsi" in qualche modo, dall'altro non volevo alimentare polemiche alla fin fine abbastanza inutili. Alla fine, ho preferito lasciar stare.

Ci tengo però a specificare una cosa. Questa rubrica non è nata con intento polemico, tant'è che all'inizio prima di pubblicare ogni post contattavo la casa editrice interessata per chiedere spiegazioni sul cambio di titolo. Delle sei o sette volte che ho provato, ho ottenuto risposta (gentilissima tra l'altro!) solo una volta e ho quindi deciso di lasciar perdere: alla fine il mio è un blog pubblico e chiunque può arrivarci abbastanza facilmente e commentare.
L'intento della rubrica è quello di porre in evidenza i cambiamenti di titolo, cercare di provare a fornire una giustificazione plausibile (che non sempre è possibile) sul perché si verificano o esprimere la mia personalissima opinione su un cambio che non trovo adeguato. Certo, in alcuni casi sono stata più ironica e diretta che in altri, ma credo senza mai aver offeso nessuno. Vorrei che questo fosse chiaro, anche perché le mie obiezioni si sono sempre limitate ai titoli e ho parlato anche di case editrici che stimo e di cui vorrei comunque leggere tutto il catalogo.

Per la puntata di oggi mi avvalgo del suggerimento di una fan (che ringrazio tantissimo!), che dimostra ancora una volta come i cambiamenti nel passaggio tra titolo originale (ovvero quello con cui il libro è uscito la prima volta nella lingua in cui è stato scritto, giusto per specificare) e titolo in traduzione possono essere davvero drastici.

Sto parlando del nuovo romanzo di Rachel Joyce, PERFECT:


Uscito a luglio del 2013, il romanzo ha come protagonista Byron Hemmings, un bambino di undici anni dalla vita felice e perfetta, che rimane colpito e sconvolto dalla notizia che quell'anno verranno aggiunti due secondi al tempo, per allineare gli orologi al movimento naturale della Terra. Il bambino si chiede come sia possibile aggiungere due secondi senza sconvolgere la vita di nessuno.

Il romanzo è stato tradotto in italiano sempre quest'anno da A. Arduini per la casa editrice Sperling & Kupfer, con il titolo IL BIZZARRO INCIDENTE DEL TEMPO RUBATO


Un titolo, come si può vedere, completamente diverso, molto più lungo rispetto all'originale (che letteralmente si potrebbe tradurre con "Perfetto"). Leggendo la trama, questo fa verosimilmente riferimento a uno strano incidente che capita a Byron mentre è in auto con la madre: il suo orologio torna indietro di due secondi e davanti a loro appare una bambina in bicicletta, di cui si accorge però solo lui (non sto facendo spoiler eh, è tutto scritto nella quarta di copertina).
Di per sé quindi anche il titolo dell'edizione italiana sembra avere un senso con il contenuto del libro (senso amplificato anche dalla scelta di mantenere la stessa copertina aggiungendoci però una bambina in bicicletta). A questo però si aggiunge secondo me anche un'altra cosa, ovvero la volontà di creare un rimando, un richiamo con il primo libro di Rache Joyce, L'imprevedibile viaggio di Harold Fry (un romanzo che mi è piaciuto molto e che vi consiglio caldamente!). Stesso numero di parole, stessa struttura della frase, stesso utilizzo di un aggettivo che richiama l'attenzione. Unica differenza, in originale si intitola The unlikely pilgrimage of Harold Fry"(tradotto quindi in modo abbastanza fedele).

Che ve ne pare?

10 commenti:

  1. Secondo me ci hai preso. Un ottimo lavoro di lettering, fra l'altro!
    Però non venirmi a dire che il titolo inglese è di intraducibile potenza, eh. :P

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    1. Secondo me fa un po' riflettere il fatto che l'autrice (o chi per lei abbia deciso il titolo originale) abbia deciso di staccarsi completamente dal titolo del primo libro, mentre nell'edizione italiana si è cercato di renderlo il più possibile simile, probabilmente per paura che il nome non bastasse a replicare il successo.

      Effettivamente però la traduzione letterale non sarebbe stata così esaltante, sebbene estremamente semplice :P

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    2. Perché il titolo "Perfect" non è esaltante! :P

      Comunque, rettifico. Non ci avevo fatto caso (ho guardato distrattamente), ma il soffione batte mille volte la bicicletta!

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  2. Molto interessante questa rubrica, però devo dire (anche se non ho ancora letto il libro in questione) che di primo acchito preferisco il titolo in italiano, secondo me è di maggior impatto.

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    1. Si l'impatto del titolo italiano è sicuramente più forte di quello originale (sia in inglese sia tradotto).
      Non sono del tutto convinta della scelta di creare un titolo così simile a quello del primo romanzo, visto che invece l'originale se ne distacca parecchio... Scelte difficili!

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  3. L'intento di creare assonanza con il primo titolo secondo me c'è di sicuro.
    Per un paradosso il titolo italiano, sempre secondo me, rispecchia la trama del libro molto meglio di quello originale (che comunque ha anch'esso un riferimento ben preciso all'interno della storia).
    Contesto solo quel "bizzarro", che da un'idea di leggerezza che secondo me il libo non ha.

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    1. Credo sia stato inserito proprio per creare l'assonanza di titolo, seguendo la stessa struttura con anche l'aggettivo!
      Questo libro comunque mi ispira un sacco... il primo mi era piaciuto moltissimo :)

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    2. Beh, non è Harold Fry, però secondo me merita.

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  4. p.s. La casa editrice avrebbe anche potuto commentare pubblicamente, invece di contattarti in pprivato, e spiegare a noi tutti la bontà della loro scelta.
    Se era una scelta che non giustificava la "tiffanata", perchè non toglierci tutti dall'ignoranza?

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    1. No no, è tutto pubblico, mi ha scritto su twitter!

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