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mercoledì 4 settembre 2013

LA LEGGENDA DEL SANTO BEVITORE - Joseph Roth

Lampadine. Credo che la mente umana sia piena di lampadine. Lampadine che sempre accese, lampadine che rimangono invece spente per poi ridare segni di vita all'improvviso, quando meno ce lo si aspetta.
E' un po' quello che mi è successo l'altra mattina quando, chinatami per raccogliere qualcosa da per terra, ho buttato un occhio allo scaffale più basso della libreria del padre del mio ragazzo e ho visto un libricino piccolo piccolo. La leggenda del santo bevitore di Joseph Roth. E qui, una lampadina che era spenta penso da più di vent'anni ha deciso che era arrivato il momento di emanare di nuovo la sua luce.
Perché io mi ricordo del film "La leggenda del santo bevitore". O meglio, mi ricordo una videocassetta, stipata nel mobile del salotto insieme alle altre. Mi ricordo che si parlava di questo film. Non con me, certo, perché ero troppo piccola per andare oltre ai cartoni animati della Disney. Non sapevo che la pellicola di Olmi fosse tratta da un libro però. E, con somma ignoranza, non sapevo nemmeno chi fosse Joseph Roth.
Ho scoperto tutto l'altra mattina, quando l'ho preso dalla libreria, l'ho portato a casa e l'ho letto. Sperando si accendessero altre lampadine che invece sono rimaste spente. Strano, perché una storia così me la dovrei ricordare, a qualunque età l'abbia vista o sentita la prima volta. E invece, niente.

Nonostante questo buio nella mia mente, sono riuscita a farmi trasportare dalle parole di Roth, dalla sua narrazione semplice, senza orpelli o fronzoli inutili, e forse per questo ancora più bella. Ho accompagnato Andreas, questo barbone alcolizzato che vive di ricordi, estraneo allo spazio e al tempo, attraverso i suoi piccoli miracoli, i primi soldi regalati e la sua lotta contro se stesso e il caso per restituirli, il lavoro trovato magicamente, le prime spese in alcool, l'incontro con gli amici, con la donna che amava e che gli ha rovinato la vita, e l'appuntamento con la piccola Teresa, che sembra impossibile da rispettare, fino a che non è la stessa Teresa a venire da lui.

Il fatto di non conoscere Joseph Roth e la sua opera ha sicuramente penalizzato la mia lettura, anche perché questo racconto è autobiografico. Gli ultimi anni di questo autore sono stati molto simili a quelli di Andreas: Parigi, i soldi che iniziano a finire, l'attaccamento all'alcool, l'estraneità nei confronti del mondo presente e i ricordi del passato che riaffiorano improvvisi e quasi senza logica. Eppure, nonostante questa mia ignoranza, sono comunque riuscita a rendermi conto di avere davanti qualcosa di grande, di bello.

Un piccola perla, questo racconto. Di quelli che si leggono in un paio d'ore ma che ti danno da pensare per giorni. Cosa avrei fatto io se fossi stato in Andreas? Quanto può l'onore sulla disperazione? E quanto ci lasciamo influenzare dal caso, dal destino, a cui a volte chiediamo fin troppo?
Perché a nulla si abituano gli uomini più facilmente che ai miracoli, se si sono ripetuti una, due, tre volte. Sì! La natura degli uomini è tale che subito vanno in collera se non capita loro di continuo tutto quanto sembra aver loro promesso un destino casuale e passeggero.
E ora cercherò di recuperare quella videocassetta, sperando che il tempo non l'abbia smagnetizzata, di vedere il film e far sì che quella lampadina non si spenga più.


Titolo: La leggenda del santo bevitore
Autore: Joseph Roth
Traduttore: Chiara Colli Staude
Pagine: 73
Anno di pubblicazione: 1975
Editore: Adelphi
ISBN: 9788845901744
Prezzo di copertina: 8€
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formato brossura: La leggenda del santo bevitore. Racconto

10 commenti:

  1. A me non è piaciuto chissà quanto in realtà. Con tutta la popolarità che si trascina dietro mi aspettavo molto, ma molto di più!

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    1. Penso che il fatto di essermi completamente dimenticata dell'esistenza del film e del libro per quasi vent'anni mi abbia tenuto al riparo dall'entusiasmo e dalla popolarità :P

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  2. L'ho trovato proprio un bel libro; chissà forse perchè l'avevo letto con gli occhi di una adolescente :-)
    Buona serata

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    1. Io non sono più adolescente da un pezzo (sigh) ed è piaciuto anche me :)

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    2. Tranquilla...non lo sono più nemmeno io e da un bel po' ;-)

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  3. Io ricordo di averlo letto da adolescente per motivi miei ma non ricordo altro. Dovrei averlo ancora a casa e, quasi quasi, lo spolvero... Mi hai fatto venir voglia di riprenderlo.

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    1. Siete in tanti ad averlo letto da adolescenti... chissà perché a me è sfuggito? :/

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  4. Non l'ho letto. Ricordo che vidi il film tratto dal romanzo in un cineforum del liceo classico quand'ero adolescente.

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    1. Io anche credo di aver visto il film... ma non mi ricordo assolutamente nulla! :/

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  5. Io di Roth ho letto "La Cripta dei Cappuccini" e l'ho adorato. Amo la sua scrittura, senza orpelli, come dici tu, ma incredibilmente densa, che lascia tutta una serie di concetti sottesi e di emozioni nascoste che riempono la mente di chi legge.

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