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martedì 23 ottobre 2012

LA RAGAZZA DALLE NOVE DITA - Laia Fàbregas


Laura ha trentaquattro anni, un ottimo lavoro all'Iberia, un ragazzo che la ama e nove dita. Sul suo mignolo mancante e sulla sua infanzia, nella Barcellona degli anni Settanta, aleggia l'ombra di un mistero. Per svelarlo Laura decide di scrivere un diario "con valore retroattivo", in modo da mettere nero su bianco un passato di cui curiosamente non le resta nessuna fotografia: i suoi genitori, infatti, ex militanti del fronte antifranchista, sono sempre stati convinti che i ricordi autentici non abbiano bisogno di essere immortalati, perché basta registrarli nella mente come ritratti immaginari. Eppure, quando sua sorella Moira trova per caso in un mercatino delle pulci la fotografia di due bambine che assomigliano come gocce d'acqua a loro da piccole, Laura si convince che le abbiano tenuto nascosto qualcosa. E se il mondo fosse come una moneta, in cui "su una faccia c'è una bugia e sull'altra tutte le verità possibili"? Così, nel suo romanzo d'esordio, Laia Fàbregas, muovendosi con maestria sulla labile linea di confine tra realtà e immaginazione, ricostruisce le vicende di una famiglia sullo sfondo della travagliata transizione dalla Spagna franchista alla democrazia e racconta la storia commovente di una donna alla conquista della propria identità.


Fin dai tempi delle elementari mi porto dietro una passione per la Spagna di cui non riesco, nemmeno sforzandomi, a capire bene l'origine. Amo la lingua, amo il cibo, amo la letteratura e le persone al punto che se potessi andrei a stare là definitivamente. Quindi leggo sempre con molto piacere e molto interesse i libri di autori spagnoli, passati ma anche e soprattutto contemporanei, perché mi permettono di scoprire aspetti nuovi di una cultura e una società che adoro. Se poi questi romanzi parlano di guerra civile, franchismo e antifranchismo ne sono ancora più attratta.

Il romanzo di Laia Fàbregas (secondo me l'accento va girato dall'altra parte, ma sulla copertina lo hanno messo così...) aveva quindi tutti i presupposti per piacermi: una bellissima copertina, un ambientazione barcellonese ai giorni nostri e dei flash back nel passato, ai tempi degli ultimi anni e mesi della dittatura di Franco, in una società indecisa tra il piangere e il festeggiare.
La protagonista è Laura, una donna di trentaquattro anni che lavora per l'Iberia e che ha solo nove dita. I suoi genitori le hanno detto che è nata così, senza mignolo, e non ci sono foto della sua infanzia a testimoniare il contrario. I genitori hanno infatti deciso di non scattarne, né a lei né alla sorella Moira, per allenarle a ricordare con la mente e a vivere nella realtà, sempre. Moira però un giorno trova una foto in un mercatino delle pulci: due bambine, una più grande l'altra più piccola, in una foto sfocata, con le quali c'è un'incredibile somiglianza. Venuta a conoscenza della foto, Laura decide che vuole saperne di più, perché non è possibile che non ci sia nessun ritratto della loro infanzia. I ricordi pian piano riaffiorano. Uno in particolare, quello di un pomeriggio con il cielo blu, quando il padre ha scattato loro una foto di nascosto dalla madre. Le due sorelle cominceranno a far domande ai genitori, per cercare di capire. Fino a che non verrà fuori la verità.

Alla narrazione in terza persona incentrata su Laura e la sorella ambientata ai giorni nostri, si alternano pagine di diario, che racchiudono in parte i ricordi di Laura sulla sua infanzia e in parte dei sogni, in cui la donna perde ogni volta un dito diverso della mano, fino a rimanere senza. Un espediente questo usato credo per far capire quanto questa condizione, ma soprattutto il non conoscerne l'origine, siano per la donna una fonte di tormento che la porta a inventare i motivi più diversi e disparati.


Il libro ha sicuramente del gran potenziale ed è scritto molto bene. Però lo sviluppo della trama è a mio avviso un po' troppo superficiale. Non ci sono grandi colpi di scena, non si crea quella curiosità che una storia così avrebbe dovuto far nascere e la risoluzione finale lascia un po' di amaro in bocca. E il confine tra realtà e finzione, dato dalla contrapposizione tra presente, ricordi e sogni, a tratti risulta un po' troppo confuso.

E' un libro che si legge molto bene, piacevole. Ma che alla fine, soprattutto considerando l'argomento che tratta, non è stato in grado di lasciarmi o trasmettermi molto.

Nota alla traduzione: l'autrice è spagnola ma poi si è trasferita in Olanda e ha scritto questo suo romanzo d'esordio in olandese. E' stato poi tradotto in spagnolo e in tutte le altre lingue. Tutti questi passaggi, se devo essere onesta mi lasciano un po' perplessa. La traduttrice (che ha tradotto dall'originale olandese) comunque mi sembra abbia fatto un buon lavoro.

Titolo: La ragazza dalle nove dita
Autore: Laia Fàbregas
Traduttore: Laura Pignatti
Pagine: 162
Anno di pubblicazione: 2009
Editore: Guanda
ISBN: 978-8860888730
Prezzo di copertina: 14,00 €
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formato brossura: La ragazza dalle nove dita

2 commenti:

  1. L'accento sul cognome è così perché è catalana... Comunque sono d'accordo sul commento :)

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  2. Cavolo, non ci avevo pensato al fatto che fosse catalana :P Ehm... vabbè dai :P

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