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sabato 1 ottobre 2011

LAS LUCES DE SEPTIEMBRE- Carlos Ruiz Zafón

Durante l’estate del 1937 Simone Sauvelle, rimasta all’improvviso vedova, abbandona Parigi assieme ai fi gli, Irene e Dorian, e si trasferisce in un piccolo paese sulla costa per sfuggire agli ingenti debiti accumulati dal marito. Trova lavoro come governante per il facoltoso fabbricante di giocattoli Lazarus Jahn in una gigantesca magione chiamata Cravenmoore, dove l’uomo vive con la moglie malata. Tutto sembra andare per il meglio. Lazarus si dimostra un uomo gradevole, tratta con riguardo Simone e i figli, a cui mostra gli strani esseri meccanici che ha creato – e che sembrano avere vita propria – mentre Irene si innamora di Ismael, il cugino di Hannah, la cuoca della casa. Ma eventi macabri e strane apparizioni sconvolgono l’armonia di Cravenmoore: Hannah, viene trovata morta e una misteriosa ombra si impossessa della tenuta. Spetterà a Irene e Ismael lottare contro un nemico invisibile per salvare Simone e svelare l’oscuro segreto che avvolge la fabbrica dei giocattoli, un enigma che li unirà per sempre e li trascinerà nella più emozionante delle avventure in un mondo labirintico di luci e ombre.

Che dire? L'ennesimo libro di Zafón uguale a tutti gli altri. Questo è uno dei romanzi per giovani adulti che ha scritto quando ancora nessuno sapeva chi fosse, e ora, alla ribalta del successo datogli da L'Ombra del Vento, lo ritira fuori per noi lettori allocchi (mi ci metto anche io senza problemi). "Oddio è uscito il libro di nuovo di Zafón!"... che in realtà è del 1993 e non ha mai avuto successo. Preparatevi che a breve uscira il primo tema che ha scritto in prima elementare.
Comunque, tornando al libro, questo si colloca nella "triologia" di Marina e del Palazzo della Mezzanotte. Una triologia i cui titoli sono tranquillamente invertibili, senza che nessuno se ne accorga.
Ok, qui non siamo a Barcellona ma in Francia. Ma per il resto, tutto già letto. Un personaggio misterioso dal passato torbido, un amore finito male, una creatura misteriosa, un'ombra che tormenta tutti, i bambolotti e i pupazzetti meccanici, un ragazzo e una ragazza pronti a salvare il loro mondo.
Eppure l'ho divorato in due giorni, e ieri sera sono andata avanti fino a notte fonda a leggere pure di finirlo. Perché Zafón sa scrivere. Sa come catturare il lettore con le parole, come farlo in qualche modo appassionare alla vicenda mentre la sta leggendo. Ma è la trama che lascia a desiderare. Non ha inventiva, o meglio, ce l'ha una volta e poi la ricicla continuamente (prendete sti giocattoli meccanici ad esempio, ci sono SEMPRE... capisco che forse si tratta di una sua ossessione di quando era piccolo, però cavolo, che si faccia vedere da un medico!).

Comunque, tanto dico dico ma so già che leggerò anche il prossimo (pare che sia il "terzo" della saga del cimitero dei libri dimenticati) e so già che rimarrò delusa, ma che andrò avanti a leggere qualunque cosa pubblicherà. Ma il tema di prima elementare no, per favore.

Letto in originale, niente nota alla traduzione

5 commenti:

  1. dopo l'ombra del vento non mi ha mai più entusiasmato!

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  2. Concordo sì. Già Il Gioco dell'Angelo mi aveva lasciata parecchio perplessa... degli altri proprio non parliamo!

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  3. non ho ancora letto niente di lui però ne ho sentito parlare bene e molti me lo avevano anche consigliato...

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  4. Guarda, L'Ombra del Vento merita sicuramente. E' uno dei miei libri preferito e lo considero un piccolo capolavoro, e quindi posso capire che te l'abbiano consigliato.
    Il problema sono poi tutti gli altri... tutti uguali...

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  5. Io lo adoro questo autore, sa "accalappiare" il lettore tenendolo incollato alla narrazione come pochi altri sanno fare, secondo me!
    Laura

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