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lunedì 26 febbraio 2024

NASCITA DI UN CAPOLAVORO DEL CINEMA - Tom Hanks

 I film vivono per sempre. Così come i personaggi dei libri.


Nascita di un capolavoro del cinema di Tom Hanks (tradotto da Alessandro Mari per Bompiani) è il romanzo che non ti aspetti.
Intendiamoci, avevo già apprezzato molto Tipi non comuni, la raccolta di racconti prima fatica letteraria di uno dei miei attori preferiti di sempre, ma mai mi sarei aspettata che il suo primo romanzo mi sarebbe piaciuto così tanto.

Il libro è esattamente quello che il titolo dice: il racconto di come nasce un capolavoro del cinema. E nello specifico, un capolavoro da dove nessuno se lo sarebbe mai aspetto: il regista Bill Johnson, infatti, nel 2020 decide di trarre un film da un vecchio fumetto del 1971, La leggenda dell'incendiario, che il suo autore, Robby, aveva creato in onore di suo zio Bob, mito e leggenda della sua infanzia.

Ed è proprio da quell'infanzia che Tom Hanks parte, per poi raccontare ogni aspetto, del passato e del presente, che hanno portato su quel set: oltre alla storia di Robby e di Bob, c'è anche quella di Bill stesso, della sua assistente Al, della protagonista Wren, più o meno di ogni singolo personaggio che, in un modo o nell'altro, è legato a questo film.

Detta così potrebbe sembrare un libro lunghissimo e noiosissimo, ma invece Tom Hanks è bravissimo nel dosare i dettagli, nello scegliere cosa narrare e cosa no, nel caratterizzare i suoi personaggi e nel raccontare i momenti di svolta della loro vita, oltre che nel far entrare il lettore nell mondo del cinema, senza risparmiare qua e là qualche piccola critica.

È un romanzone, che mi ha tenuta incollata alle sue pagine senza quasi rendermene conto. A cui pensavo anche quando ero intenta a fare altro e a cui non vedevo l'ora di tornare. Un libro che mi ha divertito e anche emozionato

Segno, almeno per me, che Tom Hanks non è solo un attore che scrive, ma qualcuno che lo fa sapendo molto bene cosa sta facendo.

(Piccola nota a margine: c'è un errore bislacco che si ripete per tutto il libro, e che dopo lo sgomento iniziale alle prime due o tre occorrenze, ha contribuito a rendere la lettura per me ancor più divertente. Per qualche motivo, tutte le volte che nel testo dovrebbe esserci la parola "camera" c'è invece la parola "Internet":  "la festa organizzata dalla Internet di commercio", "Si recò nella seconda Internet da letto, adibita a studio", "guardò nella Internet A" e così via. Sicuramente è stato fatto un "trova-sostituisci" senza controllare, anche se non sono riuscita a capire da dove sia partito l'errore. Ovviamente ho provveduto a segnalare la cosa all'editore, che ha confermato di essersene già accorto e immagino sistemerà tutto nella prossima ristampa)

domenica 25 febbraio 2024

LUCY DAVANTI AL MARE - Elizabeth Strout

 Poi una mattina sono uscita a camminare e ho visto un bel dente di leone giallo sul ciglio del vialetto verso il fondo della discesa. E l'ho fissato; non riuscivo a staccare gli occhi da quel fiore. Mi sono chinata e ho appoggiato le dita sulla corolla soffice. Ho pensato: Oh mio Dio! Da lì ho cominciato a vederne altri, denti di leone, durante le mie passeggiate. Ne crescevano tanti al margine della strada sterrata sulla quale avevo vissuto da bambina, e un giorno, quando ero ancora molto piccola, ne avevo fatto un mazzolino da portare a mia madre, e lei si era infuriata perché i fiori avevano macchiato il corpetto del vestito nuovo che mi aveva fatto da poco. Eppure - dopo tutti quegli anni - vederli continuava ad allargarmi il cuore di meraviglia.



 Io voglio molto bene a Elizabeth Strout. So che può sembrare un assurdo, voler bene a una persona che neanche si conosce se non tramite le pagine dei suoi romanzi, eppure per lei sento di provare proprio questo.

Aspettavo da tempo l'uscita in Italia di Lucy davanti al mare, da poco pubblicato da Einaudi editore con la traduzione di Susanna Basso, dopo quasi un anno e mezzo dall'uscita in lingua originale (per dire, negli Stati Uniti tra pochi mesi ne uscirà già uno nuovo). La aspettavo perché perché i romanzi, le frasi, le parole di Elizabeth Strout mi trasmettono sempre un'incredibile quantità di emozioni

Questa volta Lucy si ritrova a dover fare i conti con la recente morte del marito David e con una strana epidemia, che a lei sembra lontana tanto quanto è sembrata a tutti noi quando iniziavano ad arrivare le notizie dei primi contagi. L'ex marito William riesce a convincerla, con molte insistenze, a lasciare New York per rifugiarsi in una vecchia casa nel Maine, che affaccia proprio sul mare. Ed è proprio davanti al mare che Lucy va sempre a passeggiare, a volte con William, a volte sola, a volte con un'altra vecchia conoscenza dei romanzi di Elizabeth Strout. 

Ed è proprio davanti al mare che riflette sulla sua vita, sul rapporto con David e con William, sule sue figlie che, oltre al Covid, stanno affrontando crisi personali profonde senza cercare in lei nessun appoggio, ma anche su come il mondo sta affrontando qualcosa di inimmaginabile.

Elizabeth Strout non usa parole di troppo, ma descrive comunque dettagli, stati d'animo, sensazioni ed emozioni, a volte belle a volte terribili, con una delicatezza che, almeno io, non ho mai riscontrato in altri autori. La trovo sempre una lettura confortante, anche quando magari in quel che racconta di confortante non c'è nulla. 

E quindi sì, voglio bene a Olive Kitteridge, a Lucy, a tutti i personaggi a cui Elizabeth Strout ha dato voce nei suoi libri. E molto, moltissimo anche a lei.