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mercoledì 31 agosto 2016

NOTTI IN BIANCO, BACI A COLAZIONE - Matteo Bussola

Al telefono con Virginia.
- Papà, sai che oggi nel bosco col nonno abbiamo visto un serpente?
- E che serpente era, Virginia?
- Il nonno ha detto che si chiama orbettina.
- Orbettino. Allora va bene, non è pericoloso. Adesso ti mando un bacio e mi passi tua sorella, okay?
- Va bene papà, ciao!
Si passano il telefono.
-Ciao papà! Sai che oggicolnonnonelboscoabbiamovistounserpente enorme!
- Ah, ma pensa. E che serpente era Ginevra?
- Si chiama Gianni.




A volte mi capita di arrivare alla fine di un libro, chiuderlo e immediatamente pensare “Questo è un libro furbo”. Un aggettivo che non è necessariamente legato al mio effettivo gradimento del libro: mi può succedere sia con i libri che mi sono piaciuti, sia con quelli che invece mi hanno lasciato più perplessa. Fai bei sogni di Massimo Gramellini, per esempio, è un libro furbo. Uno di quei libri di cui non puoi dire che la storia sia brutta, perché saresti un mostro a farlo. Anche L’invenzione della madre di Marco Peano (sì, lo so, questa affermazione farà storcere il naso a molti) per me è un libro furbo: la storia che racconta, che poi è la sua storia personale, è talmente tanto triste e toccante che allo stile con cui è scritta effettivamente non ci pensa praticamente mai nessuno.

I libri furbi sono libri che non possono non piacere, almeno alla stragrande maggioranza delle persone. Ma anche libri che, se ci rifletti un po’ su, sai perfettamente che era ben consci di essere furbi.

Notti in bianco, baci a colazione di Matteo Bussola, pubblicato da Einaudi, è un libro furbo. Lo sapevo già prima di farmelo regalare, in realtà, e ne ho avuto la conferma appena ho iniziato a leggerlo. 
Il libro raccoglie i dialoghi tra Matteo e le sue tre figlie, Virginia, Ginevra e Melania, e affronta tramite la quotidianità di questa famiglia il tema della paternità. Sono dialoghi che raccontano appunto i momenti più belli dell’essere padre, la dolcezza di certe situazioni, l’incredibile innocenza dei bambini e il loro buffo modo di vedere il mondo e di affrontare i problemi della vita.
Qua e là, l’autore ci piazza anche alcune sue riflessioni personali su altri temi: il lavoro suo e quello della compagna, la difficoltà di essere entrambi freelance, le sue avventure anche senza le sue figlie e il suo modo di affrontare la vita e il mondo.
Tutto bello, tutto dolcissimo, ma anche tutto, appunto, un po’ furbo. Perché non puoi leggere i buffi dialoghi delle figlie e non sorridere, perché non puoi leggere delle sue paure come genitore e non provare empatia e comprensione, perché non puoi non commuoverti di fronte all’amore per la sua compagna o condividere le sue angosce lavorative, finanziarie, etc etc (soprattutto se sei un freelance).

Il fatto è che questo libro lo avrebbe potuto scrivere più o meno chiunque. O almeno, chiunque (e, quindi, mi auguro la maggior parte delle persone) ami così tanto i suoi figli, ami così tanto il suo compagno o la sua compagna, chiunque abbia un minimo di curiosità per il mondo e stia riuscendo a trasmetterla anche agli altri e non sia così incosciente da non porsi domande su come fare a garantire una vita stabile per la prole.

Certo che ho sorriso, e un paio di volte anche riso proprio di gusto, leggendo Notti in bianco, baci a colazione. Certo che mi sono commossa, ché a me la tenerezza commuove sempre un sacco (e il rapporto tra padri e figli ancora di più).
Però, ecco, in parte mi sono anche sentita un po’ presa in giro. Forse perché sono sempre stata una persona che la curiosità per le piccole cose del mondo l’ha sempre avuta e spera, un giorno, di poterla trasmettere anche ai suoi figli, senza doverla cercare per forza in un libro che mi racconta la curiosità di un altro. Forse perché mi capitano spesso situazioni surreali come quelle raccontate (e di solito le scrivo su Facebook, proprio come faceva Matteo Bussola prima che Einaudi raccogliesse le sue storie in un libro), proprio come capitano a tutti, anche se effettivamente non tutti riescono sempre a notarle.

Insomma, questo libro è un’operazione commerciale. Ben riuscita e molto più intelligente di altre, ma pur sempre un'operazione commerciale.
Ci sono tanti libri così, e ne siamo tutti più che consapevoli. Almeno noi che nel mondo dei libri ci siamo un pochino più dentro chiamiamola con il suo nome e diciamolo senza problemi.
E a cascarci, ogni tanto, non c’è proprio nulla di male. E quindi Notti in bianco, baci a colazione si può anche leggere, ci può anche far divertire e possiamo ammetterlo senza vergogna.

(PS per Einaudi: se mi leggi, io non ho figli, ma succedono un sacco di cose buffe anche a me, se per caso volessi pubblicarmi...)
Titolo: Notti in bianco, baci a colazione
Autore: Matteo Bussola
Pagine: 175
Anno di pubblicazione: 2016
Editore: Einaudi
Prezzo di copertina: 17
Acquista su Amazon:

sabato 27 agosto 2016

HARRY POTTER AND THE CURSED CHILD - J.K. Rowling, John Tiffany & Jack Thorne

The truth is a beautiful and terrible thing, and should therefore be treated with great caution.


Io ho letto i primi libri di Harry Potter prima che diventasse così famoso. Facevo seconda liceo e il primo film sarebbe poi uscito l’anno dopo. La dico sempre, quando posso, questa cosa, per vantarmi di essere una fan di Harry Potter prima che diventasse, grazie alle trasposizioni cinematografiche, un fenomeno mondiale. Poi ovviamente quando sono usciti i film sono andata a vederli e mi sono appassionata ancora di più. Ho tutti i libri in italiano e in lingua originale, l’ultimo prenotato ancor prima che uscisse e letto poi in meno di due giorni. Ho tutti i dvd dei film e, almeno una volta all’anno, li riguardo tutti in fila.
Certo, non sono forse una fan sfegatata, perché non ho tatuaggi od oggetti a tema, non ho mantelli dell’invisibilità o bacchette magiche (anche se questi effettivamente potrebbero tornarmi utili) e non ho mai aspettato un gufo che mi annunciasse di dover andare a Hogwarts.
Però, Harry Potter e l’incredibile mondo che J.K Rowling ha creato mi fanno davvero impazzire.

Quindi quando ho saputo che a Londra sarebbe andato in scena uno spettacolo teatrale ambientato 19 anni dopo la fine delle avventure dell’ultimo libro, che avrebbe avuto come protagonisti gli stessi personaggi della saga insieme ai loro figli, il primo pensiero è stato “ok, ci devo andare subito”. Cosa che, per questioni logistiche, ovviamente non ho potuto fare. Però sono stati furbi, incredibilmente furbi, e hanno fatto uscire il copione dello spettacolo in forma di libro proprio il giorno della prima dello spettacolo.

E quindi eccomi qui, a parlare di Harry Potter and the Cursed Child. La storia alla base dello spettacolo è stata idea da J.K. Rowling, John Tiffany e Jack Thorne e pensata appositamente per essere messa in scena. Questa è una cosa fondamentale da ricordare, perché se prendete (o prenderete, quando uscirà in italiano il 24 settembre per Salani, con il titolo Harry Potter e la maledizione dell'erede) questo libro convinti di trovare un altro romanzo di Harry Potter la delusione sarà enorme.

Anche se sapete già di cosa si tratta, in realtà, durante la lettura proverete comunque un po’ di amarezza. Tutto, all’interno di questo copione, va esattamente come uno si aspetta che vada quando inizia a leggerlo. Harry e Ginny sono sposati e hanno tre figli, Ron e Hermione sono sposati e ne hanno due, Voldermort pare non essersi più fatto vivo e la vita nel mondo dei maghi sembra procedere tranquilla. La storia parte dal giorno in cui il secondo figlio di Harry e Ginny, Albus Severus, fa il suo arrivo a Hogwarts. È preoccupato di finire nella casa sbagliata e si porta da sempre dietro il peso di un padre famoso. E quando poi questo effettivamente succede, il distacco con il padre diventa sempre più forte e Albus si ritrova combattuto tra l’odio nei confronti del padre e la voglia di dimostrargli di essere all’altezza. E quindi, in compagnia di Scorpius, il figlio di Draco Malfoy, combina un gran casino.

Sì, uso la parola «casino» perché è effettivamente quello che un po’ si prova leggendo. Tra salti temporali nell’arco di una stessa pagina (che molto probabilmente su un palcoscenico si riescono a rendere bene, ma che raccontati in una semplice frase con le indicazioni di scena no), trame un pochino troppo intricate (e un pochino troppo incredibili, persino per essere un mondo fatto di magia in cui tutto può succedere) e un costante strizzare l’occhio al lettore/fan di Harry Potter con riferimenti alle sette avventure precedenti per dare qualche contentino.
Va tutto come uno si aspetta che vada, in Harry Potter and the Cursed Child. E anche i due o tre colpi di scena che ci sono, letti non danno poi molta soddisfazione (uno, lo ammetto, mi ha proprio fatto ridere… ma forse perché sto invecchiando e anziché lasciarmi andare alla magia mi soffermo su dettagli più “pratici”).
E poi non so, Harry Potter da adulto è particolarmente irritante, così come lo sono un po’ anche Hermione e Ron e tutti i personaggi che già conoscevamo. (E poi manca Neville, che è sempre stato uno dei miei personaggi preferiti in assoluto).

Quindi? Per capire davvero se questa ottava storia di Harry Potter funziona bisognerebbe vedere lo spettacolo teatrale. Vedere come hanno messo in scene certe situazioni, certi salti temporali. Vedere come se la cavano gli attori e, soprattutto, se riescono a rendere quella magia che sia nei libri precedenti sia nei film si provava.
Nel leggere il copione no, mi dispiace dirlo, ma questa magia io non l'ho provata.


Titolo: Harry Potter and the Cursed Child - Parts One and Two
Autore: J.K. Rowling, John Tiffany & Jack Thorne
Pagine: 340
Editore: Little Brown
Prezzo di copertina: 25,50 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Harry Potter and the Cursed Child - Parts One & Two (Special Rehearsal Edition): The Official Script Book of the Original West End Production

lunedì 1 agosto 2016

Torno (quasi) subito.

Lo so, ora vi starete aspettando di leggere il resoconto delle letture di luglio (oddio, ma è già finito luglio?), ma, vi devo confessare, non ho voglia di scriverlo.

Questa mancanza di voglia di scrivere sul blog mi sta tormentando già da un po’, a essere sincera. Ed è accompagnata anche da una scarsissima voglia di leggere. Poi lo faccio lo stesso, perché stare senza un libro in mano mi fa quasi mancare il fiato (e infatti le letture di luglio sono comunque state tante), però, ecco, in quest’ultimo periodo sto faticando parecchio e libri che normalmente leggerei in due o tre giorni si trascinano più a lungo. (Sì, lo so, chissene frega, l’importante è leggere, ma vi assicuro che per qualcuno abituato a leggere tanto è una situazione molto snervante).

Sarà che sto traducendo un libro enorme che mi sta portando via parecchie energie. Sarà che è estate, fa caldo e io non vorrei fare altro che stare spiaggiata da qualche parte a mangiare gelati. Sarà che ho mille altri pensieri per la testa che mi distraggono un po’… fatto sta che a farne le spese al momento è la mia voglia di leggere e, ancor più, di scrivere.
E forse ve ne sarete accorti anche voi che ultimamente le recensioni non erano più così curate come un tempo… l’ultima che leggo e mi provoca qualche moto di autocompiacimento è quella di Crepuscolo di Kent Haruf. E di tempo da allora ne è passato un po’.
.
Quindi, approfittando anche delle mie reali vacanze estive (“Vieni a ballare in Puglia, Puglia Puglia…”), direi che La lettrice rampante se ne va in ferie per un po’.
Non so bene per quanto, se solo per qualche settimana o se ci rivedremo direttamente a settembre (o a ottobre, o a novembre, o boh!), ma ho davvero bisogno di staccare un attimo e prendere un po’ fiato. Anche perché fare le cose male non mi piace e in un blog che parla di libri a rimetterci sarebbero proprio loro.

Ma state tranquilli, non sto chiudendo il blog (e mi spiace per chi invece avrebbe voluto di sì e leggendo questa frase rimarrà un po’ deluso).
Devo solo prendere una piccola pausa, per cercare di ritrovare quella voglia di leggere e, soprattutto, quella di scrivere che in questo periodo un po’ sta latitando.

La pagina Facebook rimarrà invece viva e attiva, perché scrivere cavolate là non mi richiede lo stesso impegno e lo stesso sforzo mentale di una recensione. E quindi tranquilli, di là continuerò a farvi vedere che cosa sto leggendo e come i libri siano comunque ogni giorno nella mia vita.

©Barbara Dziadosz

Intanto buone vacanze e buone letture a tutti!