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mercoledì 26 febbraio 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #70

E siamo arrivati alla settantesima puntata della rubrica di confronto tra titolo originale e traduzione. Lo so, avrei dovuto pensare a uno di quei cambi eclatanti, sconvolgenti, che ti tormentano per giorni e giorni. Ma questo, come vi ho già detto, è un periodo molto indaffarato della mia vita e il tempo per fare le ricerche è ridotto all'osso. Mi sono quindi ritrovata ieri sera senza aver la più pallida idea di che libro parlarvi oggi. Vado nel panico quando mi succede (per fortuna non poi così spesso) e allora ricorro ai miei più fidati consiglieri: voi lettori.

Il libro di oggi mi è stato suggerito da Barbara, fan della pagina, follower del blog, nonché grande, grandissima amica, che ho contagiato con questa mia mania dei titoli. E mi ha dato un suggerimento bellissimo, che non potevo che cogliere.

Oggi vi parlo quindi del romanzo di Maria Goodin FELICITA' E' UN PIZZICO DI NOCE MOSCATA:


Pubblicato nel 2013 dalla casa editrice Sperling & Kupfer, con la traduzione di A. Roccato, il romanzo racconta la storia di Meg, che un giorno scopre che le bellissime storie sul suo passato e la sua infanzia che le ha sempre raccontato la madre non sono altro che bugie. Meg taglia i ponti con la madre, per poi riavvicinarsi a causa della malattia che colpisce la genitrice. Cosa centri bene la noce moscata, non lo so... credo si riferisca a qualche profumo dell'infanzia della donna, che in qualche modo la perseguita.

Il titolo originale del libro è NUTMEG:


Letteralmente il titolo avrebbe dovuto essere tradotto semplicemente con "Noce moscata". Spezia che viene mantenuta anche nel titolo italiano ma accompagnata da tutta una serie di parole che, come al solito, standardizzano il titolo entro certi parametri. Perché aggiungere tutte queste parole, "felicità", "pizzico", che nell'originale non ci sono? Paura che si confondesse con un libro di cucina o che non avrebbe attratto un certo target di lettrici? Non so, però il risultato italiano non mi piace per niente.
Per quanto riguarda la copertina, invece, ormai non so nemmeno più cosa dire per esprimere tutto il mio disappunto. Quella originale è molto carina, quella italiana molto abusata.

Che ve ne pare? Vi sarebbe piaciuto "Noce moscata" come titolo? E non vi verrebbe da prendere a randellate i grafici della copertina italiana?

martedì 25 febbraio 2014

L'AMICA GENIALE - Elena Ferrante

Era da un po' di tempo che volevo leggere qualcosa di Elena Ferrante. Ne ho sentito parlare un po' ovunque, su blog, riviste e in chiacchierate letterarie, e, soprattutto, ne ho sentito parlare sempre e solo bene. Questo solitamente mi frena un po', perché ho sempre paura di non cogliere ciò che di bello ha un libro così tanto amato. In questo caso però, ho messo da parte ogni mio timore, ho preso il libro, mi sono sdraiata sul divano e non ho smesso di leggere finché non sono arrivata alla fine.

Iniziamo subito con il dire che L'amica geniale è un libro meraviglioso. Un libro che ti prende per mano e ti porta a Napoli, in questo quartiere popolare, in cui vivono tutta una serie di personaggio e di famiglie con le loro dinamiche precise. 
Il lettore segue la storia di Lila ed Elena, due bambine che abitano nello stesso quartiere e che si conoscono sui banchi delle scuole elementari. Elena è una bambina buona, intelligente e diligente. Lila è altrettanto intelligente ma, agli occhi di tutti, molto, molto cattiva. E' ribelle, è agitata, è coraggiosa e, a volte, anche un po' gelosa. Elena prova nei suoi confronti una forte attrazione e a poco a poco tutto quello che fa lo fa in funzione sua. Il sentimento che Lila prova nei confronti di Elena è invece molto più ambiguo, sempre in equilibrio precario tra il voler bene e l'odiare. 
Il libro percorre gli anni della loro infanzia e della loro adolescenza: le elementari che finiscono e l'impossibilità di Lila di continuare a studiare, il corpo che cresce e che cambia, l'adolescenza che si porta dietro i primi amori e i primi contrasti, le scelte diverse che le due ragazze compiono, un po' volontà un po' perché unica scelta obbligata.
Attorno a loro si muove tutto il quartiere, che le osserva a distanza, che interagisce con loro, che le protegge, le giudica, le difende.
Lila ed Elena, Elena e Lila. La bambina cattiva e la bambina buona. La ragazza studiosa e un po' brufolosa e la ragazza bellissima e , forse, opportunista. 

E' un romanzo molto coinvolgente, che offre un ritratto fedele della vita di un quartiere popolare e delle sue dinamiche: le cose che tutti sanno ma nessuno dice, i pettegolezzi, le invidie, gli strani equilibri tra famiglie più ricche e famiglie più povere, le competizioni, gli affetti, gli amori. Leggendo, ti sembra davvero di ritrovarti in mezzo a loro, di andare a fare spesa dal salumiere Stefano, di passare di fronte alle vetrine del calzolaio gestito dalla famiglia di Lila, o di vivere nelle scale di questi palazzi e sentire tutte le voci, le urla, le lacrime e  i gesti di affetto.
Elena e Lila sono due personaggi fantastici, ben caratterizzati, nei confronti delle quali è impossibile non provare empatia. Per Elena, che cerca in ogni modo di fare bene, di fare meglio, di dare tutta se stessa nello studio, nonostante le sue insicurezze, le sue paure. Per Lila, che nelle prime cento pagine ho odiato tantissimo, ma che alla fine non si può che capire. Per Elena e Lila insieme, due amiche all'apparenza mal assortite, ma indispensabili l'una all'altra.

Elena Ferrante scrive bene, maledettamente bene. Inizi a leggere e non smetti più. Arrivi alla fine del libro senza quasi accorgertene e ne vorresti ancora, ancora e ancora. Per fortuna si tratta di una serie, e questo è solo il primo romanzo dei tre esistenti. Che devo e dovete leggere, assolutamente.

Titolo:  L'amica geniale
Autore: Elena Ferrante
Pagine: 400
Anno di pubblicazione: 2011
Editore: e/o
ISBN: 978-8866320326
Prezzo di copertina: 18 €
Acquista su Amazon:
formato brossura:L'amica geniale

sabato 22 febbraio 2014

Dialogando con i titoli dei libri #3


"Dialogando con i titoli dei libri" è una nuova rubrica che nasce da una mia forma di pazzia che mi porta, in alcuni casi, a rispondere ai titoli dei libri. Sono frasi che scattano nella mia mente quasi in automatico quando vedo un determinato titolo e che non rappresentano in alcun modo un giudizio sul libro stesso.

venerdì 21 febbraio 2014

INSTANT LOVE - Luca Bianchini

L'anno scorso ho regalato a mia suocera per il compleanno Io che amo solo te di Luca Bianchini. Il libro a me era piaciuto tantissimo e, come mi capita in questi casi, ho cercato di diffonderlo il più possibile. Lei non è una grande lettrice, più per mancanza di tempo che di voglia, ma sapevo  che quel libro sarebbe riuscita a conquistarla.
Fin troppo, temo. Perché poi ha comprato tutta la bibliografia di Luca Bianchini che sta cercando di passare anche a me.

Io ho qualche difficoltà a leggere a distanza troppo ravvicinata libri di uno stesso autore. Soprattutto se il primo che ho letto è entrato nella mia personale classifica dei romanzi più belli che abbia letto negli ultimi anni. Per cui, ogni volta che mi passa uno di questi libri sono sempre molto combattuta. Vorrei leggerlo, sì, ma allo stesso temo una delusione pazzesca.
Con Instant love però è stato diverso, perché quando ho scritto a Luca Bianchini per fargli sapere quanto mi era piaciuto Io che amo solo te, mi ha detto di leggere anche questo, assolutamente. E se un autore consiglia così un suo libro specifico tra tutti quelli che ha scritto qualche motivo ci deve essere.

Instant Love è una storia d'amore. Un amore un po' complicato, tra una lei e un lui, il quale ha anche una storia con un altro lui. Un fulmine a ciel sereno per tutti e tre: Viola, Daniele e Rocco. Incontratisi per caso sul treno, la loro vita ha preso una piega strana, totalmente inaspettata e difficile da gestire. Daniele vuole capire cosa gli sta succedendo, e per farlo deve tenere in piedi la storia sia con la sua storia fidanzata sia con questo nuova, improvvisa avventura. E Viola e Rocco almeno all'inizio accettano impassibili, ma molto molto gelosi, questa situazione e le sue evoluzioni, vivendo quel che viene un giorno alla volta, cercando il più possibile di non pensare. Ma qualcosa, a un certo punto, deve cambiare per forza.

Mi piace il modo di scrivere di Luca Bianchini, l'uso dei dialoghi per far procedere la narrazione. E mi è piaciuto anche il suo modo naturale di affrontare un tema ancora un po' troppo delicato, quello dell'omosessualità. Lui parla semplicemente d'amore, di quell'indecisione di fronte a qualcosa a cui nessuno dei protagonisti avrebbe mai pensato.
Certo, la storia a tratti mi sembra un po' poco credibile: difficile che qualcuno accetti una situazione del genere, di dividere consapevolmente il proprio fidanzato con un altro, uomo o donna che sia. E mi sono anche arrabbiata, sia con Daniele per questo tenere il suo piede in due scarpe, sia con Viola che ha accettato tutto, almeno all'inizio, quasi senza battere ciglio. Rocco invece mi ha fatto una tenerezza infinita. 
Ci va un po' per entrare nella storia e capire davvero cosa Bianchini ci voglia dire. Le prime pagine sembrano più un romanzo post adolescenziale, un po' frivolo forse. Ma andando avanti si entra nel romanzo, nella vita di questi tre ragazzi, si comprendono le loro paure, le loro indecisioni. L'epilogo è forse un po' scontato, ma è anche l'unico possibile.

Luca Bianchini comunque dimostra già in questo romanzo la sua bravura nel creare personaggi originali, ironici, che poi si ritrovano anche in Io che amo solo te. Non tanto i tre protagonisti, quanto i personaggi di contorno: gli amici di Rocco, la zia Irvana soprattutto, quelli di Daniele, la sorella di Viola. Ruoli marginali ma che aiutano il romanzo ad essere godibile e piacevole.

Insomma, Instant love mi è piaciuto abbastanza. Più di quanto avrei immaginato dopo la lettura delle prime cinquanta pagine. E mi sento di consigliarlo, a chi cerca una lettura leggera ma che tratta temi importanti.


Titolo:  Instant love
Autore: Luca Bianchini
Pagine: 347
Anno di pubblicazione: 2004
Editore: Mondadori
ISBN: 978-8804534082
Prezzo di copertina: 10 €
Acquista su Amazon:
formato brossura:Instant love
formato ebook:Instant love

mercoledì 19 febbraio 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché?#69

Per la puntata di oggi della rubrica di confronto tra titolo originale e sua traduzione sfrutto ancora una volta il suggerimento di una fan, che mi ha portato a conoscenza del cambiamento subito da un libro nella sua prima pubblicazione italiana e poi, di recente, corretto.
E' un fenomeno questo a cui si assiste abbastanza spesso e che già diverse volte mi è capito di trattare in questa rubrica. Il caso di Io sono leggenda, ad esempio, pubblicato in italiano la prima volta con il titolo I vampiri e poi successivamente corretto. O quello di L'aborto, una storia romantica, inizialmente pubblicato con il titolo La casa dei libri e poi riportato all'originale.
Insomma, questi cambiamenti in corsa capitano spesso.

L'esempio di oggi è quello di THE PRINCESS BRIDE di William Goldman:

Si tratta di un romanzo fantasy, pubblicato nel 1973, da cui nel 1987 è stato tratto anche un omonimo film.

La prima traduzione italiana di questo libro risale al 1988, per la casa editrice Sonzogno. Il titolo però non era la traduzione letterale, bensì un generico LA STORIA FANTASTICA:


Questo cambiamento di titolo è stato ovviamente ereditato anche dalla versione italiana del film (a quei tempi si rispettava molto più il rapporto tra i titoli delle varie trasposizioni, mentre ora si tende spesso a cambiare quello del film indipendentemente dal libro).

Per arrivare a un titolo più fedele si è dovuto aspettare fino al 2007, quando la Marcos y Marcos ha ripreso in mano il libro di Goldman facendolo ritradurre da Massimiliana Brioschi e scegliendo la traduzione letterale dell'originale come titolo definitivo, ovvero LA PRINCIPESSA SPOSA


Il romanzo non è molto il mio genere e, sebbene ci abbia girato intorno parecchio, ancora non riesco a decidermi di leggerlo. Tuttavia non posso fare a meno che concordare con la scelta della Marcos y Marcos di utilizzare il titolo originale, sebbene possa essere un po' fuorviante per chi abbia letto già la prima versione degli anni '70.

Che ne pensate?

lunedì 17 febbraio 2014

L'ORRIBILE ATTESA DEL GIUDIZIO UNIVERSALE - David Safier

Ho scoperto che le trasposizioni della Bibbia mi piacciono. Quei libri che prendono storie dalla Bibbia, in particolare su Gesù, e le portano ai giorni nostri, oppure che rivisitano in qualche modo le vite di questi personaggi nelle loro epoche. Mi viene in mente Il Vangelo secondo Gesù Cristo del grande Saramago oppure lo spassosissimo Vangelo secondo Biff, di Christopher Moore, passando poi per l'esilarante ma anche molto, molto angosciante A volte ritorno di John  Niven. Non so bene da cosa derivi questa mia "passione". Forse dal fatto che non sono molto religiosa e che non riesco ad accettare quello che la Bibbia dice senza scetticismo, senza pormi domande, dubbi o pensare "sì, vabbè, ma oggi come sarebbe?".


L'orribile attesa del Giudizio Universale di David Safier si inserisce in questo filone, con una rivisitazione della figura di Gesù e di certi dittami della Bibbia.
Protagonista è Marie, una donna che, lasciato il promesso sposo davanti all'altare, ritorna a vivere con il padre, ora fidanzatosi con una donna conosciuta su un sito di appuntamenti, dopo aver finalmente superato lo shock per la separazione dalla moglie. Quasi all'improvviso, Marie si ritrova a frequentare un uomo, Joshua, di professione falegname. Non è esattamente un falegname comune, questo Joshua, in quanto in realtà si tratta di Gesù, giunto sulla Terra a causa dell'ormai imminente Giudizio Universale. Marie e Joshua iniziano a trascorrere del tempo insieme, nonostante l'opposizione di Gabriel, parroco della chiesa frequentata, non poi così spesso, da Marie, nonché ex angelo fattosi uomo per amore. Tra i due si crea un forte legame, destabilizzante per entrambi: Marie non crede in Dio ma non può non riconoscere che Joshua sia veramente chi dice di essere, mentre quest'ultimo inizia a rendersi conta di cosa si sia perso ad essere il Messia.
Ma oltre a Joshua, anche Satana è arrivato sulla Terra, pronto ad arruolare i quattro cavalieri dell'apocalisse e porre fine a tutto. Marie si scoprirà presto innamorata di Joshua, ora combattuto tra il suo ruolo divino e la sua voglia di essere solo e semplicemente un uomo. 

Nel complesso il romanzo è molto divertente, ma lascia anche parecchio su cui pensare. I rapporti con le persone che ci circondano, la facilità con cui il nostro odio può venir fuori, con o senza Cavalieri dell'Apocalisse, ma anche il rapporto tra Dio, la fede e tutte le brutture che esistono nel mondo e che sono troppo difficili da accettare.
Mi aspettavo un libro un po' più dissacrante, e mi sono ritrovata di fronte invece un romanzo che è molto più religioso di quanto si possa immaginare. O almeno io l'ho percepito così. Semplicemente tratta tanti temi dell'eterna contrapposizione tra credenti e non credenti in modo molto originale, ironico. Tende sicuramente più verso il secondo gruppo, umanizzando Gesù al punto da farlo innamorare, ma senza mai cadere nel blasfemo. 

Nonostante la bravura di Safier nel trattare il tema e alcune scene davvero esilaranti, non sono però del tutto soddisfatta di questo romanzo. E' bello, ma avrebbe potuto esserlo ancora di più. Certi aspetti sono stati trattati in modo troppo sbrigativo, e forse l'autore in alcuni casi avrebbe dovuto osare un po' di più.
Nel complesso, comunque, lo consiglio. Ai non credenti ma anche ai credenti, per vedere da un'altro punto di vista la vita del Messia.


Titolo:  L'orribile attesa del Giudizio Universale
Autore: David Safier
Traduttore: L. Bortot
Pagine: 280
Anno di pubblicazione: 2010
Editore: Sperling & Kupfer
ISBN: 978-8820048549

mercoledì 12 febbraio 2014

BORGO PROPIZIO - Loredana Limone

Sono sempre più convinta che certi libri entrino nella nostra vita solo ed esclusivamente al momento giusto, quando sanno che abbiamo in qualche modo bisogno di loro.
Prendete Borgo Propizio di Loredana Limone, ad esempio. Un romanzo che volevo leggere da quando è uscito, un paio di anni fa, ma che non riuscivo mai a reperire. Un po' per tirchieria, sicuramente, che comprarlo in edizione Guanda quando sapevo che sarebbe poi uscita la più economica TEA un po' mi spiaceva (anche perché adoro le edizioni TEA), un po' perché ogni volta che provavo a chiederlo in libreria mi dicevano che era esaurito, non era arrivato, era sparito tra gli scaffali. Non c'è stato verso, insomma, di poterlo leggere prima che fosse il suo momento.
Poi l'altro giorno ho ordinato su amazon un ferro da stiro e, d'impulso, ho inserito nell'ordine anche il libro. E' arrivato nella casa nuova, in mezzo a mille scatoloni e mille cose da sistemare. Ed è come se mi avesse sussurrato: "Eccomi, questo è il momento giusto, ora puoi leggermi".

Borgo Propizio è un romanzo che parla di un piccolo paesino e dei suoi caratteristici abitanti. Di quelli che ci vivono, che sanno tutto di tutti e che cercano in ogni momento di impicciarsi, e di quelli che invece ci si stanno trasferendo. C'è Belinda, ad esempio, che sta per coronare il sogno della sua vita e aprire una latteria tutta sua. Ci sono le sorelle Mariolina e Marietta, vergini zitelle ultra quarantacinquenni che hanno sempre vissuto insieme, dopo l'abbandono del padre e la morte della madre, e che non osano immaginare una vita separata. C'è Ruggero, muratore dongiovanni e della sua voglia di sistemarsi una volta per tutte, non fosse altro per lasciare a casa la badante che accudisce i suoi anziani genitori. C'è Ornella e del suo burrascoso e violento matrimonio. Ci sono Cesare e Claudia, genitori di Belinda, che stanno attraversando una crisi coniugale. E c'è zia Letizia, la fantastica zia Letizia con la sua passione per Gianni Morandi.
Le vite di tutti questi personaggi si mischiano tra loro tra le vie di questo paese: si incontrano, si scontrano, si lasciano e si innamorano. Ognuno di  questi protagonisti sta vivendo un piccolo grande cambiamento personale, che li attrae ma allo stesso tempo li spaventa: Belinda e la sua latteria, Mariolina e Marietta si allontanano dopo tanti anni, emozionate e impaurite, Ruggero si innamora, Claudia e Cesare si perdono e non sanno se riusciranno a ritrovarsi, amori e amicizie che nascono e altre che rifioriscono, e un mistero del passato che forse, finalmente, si risolve.

E' un libro buffissimo, questo Borgo Propizio, grazie soprattutto a questi suoi personaggi. Un libro piacevole e molto divertente da leggere, che scorre veloce veloce e ti lascia addosso un forte buon umore, un senso di positività (facilmente immaginabile, visto il nome) e di ottimismo. Perché anche le cose che all'apparenza ci sembrano più terribili si possono risolvere.
E in questo momento, bello, bellissimo ma anche un po' terrorizzante, in cui le tue abitudini devono cambiare e devi imparare a convivere con un'altra persona, avevo proprio bisogno proprio di un romanzo così.

Consiglio questo romanzo un po' a tutti. A chi sta affrontando dei cambiamenti e ne ha un po' paura; a chi si sente solo e triste; a chi ha bisogno di un po' di ottimismo e di finali lieti, e a chi invece già sta bene con se stesso ma ha voglia di leggere un libro simpatico, carino e allegro, per trascorrere qualche ora spensierata. 
Magari bevendo un bel tazzone di latte fumante. Se in casa non ne avete, fatevi mandare dalla mamma a prenderlo...

Titolo:  Borgo Propizio
Autore: Loredana Limone
Pagine: 289
Anno di pubblicazione: 2013
Editore: TEA
ISBN: 978-8850232680
Prezzo di copertina: 9 €
Acquista su Amazon:
formato brossura: Borgo Propizio

Due titoli, un solo libro: ma perché? #68

Innanzitutto mi devo scusare per la latitanza di questi giorni sul blog. Siamo in fase trasloco e il tempo per leggere in questo periodo è molto ridotto.  E nella casa nuova ancora non abbiamo internet, quindi non riesco nemmeno ancora a programmare post. Portate pazienza, che a breve conto di tornare più viva e operativa che mai.

Per la puntata di oggi della rubrica di confronto tra titolo originale e sua traduzione, mi avvalgo del suggerimento di una fan della pagina, accanita lettrice e, da qualche tempo, anche mia spacciatrice di libri. Il romanzo è della Garzanti, casa editrice verso cui, come ormai sapete, da un po' di tempo a questa parte non provo grande simpatia. Non che voglia accanirmi sempre contro di lei, per questi cambiamenti di titolo... ma diciamo che te le serve sempre su un piatto d'argento. Eppure oggi il confronto non è del tutto negativo.

Il libro di cui sto parlando è FINCHE' LE STELLE SARANNO IN CIELO di Kristin Harmel

Uscito in Italia nel 2013 con la traduzione di S. Caraffini, il romanzo racconta la storia di Rose, una donna dal passato oscuro e sconosciuto, che, ormai invecchiata, vorrebbe ritrovare la sua vera famiglia, a Parigi. Per farlo si affida alla nipote Hope, alla quale rivela di essere ebrea e di essere sopravvissuta all'olocausto. Gli unici indizi che ha Hope per aiutare la Rose sono un elenco di nomi e una ricetta, quella dei dolci preparati da Rose nella sua pasticceria di Cape Cod.

Il romanzo in lingua originale è uscito nel 2012 con il titolo THE SWEETNESS OF FORGETTING

Letteralmente si potrebbe tradurre con "La dolcezza del dimenticare". In originale quindi l'attenzione è focalizzata sul lavoro di pasticcera di Rose e sui tanti anni passati.
Ovviamente questo titolo viene completamente stravolto nel passaggio alla nostra lingua.
La ragazza che mi ha suggerito questo libro però mi scrive anche che, sebbene sia completamente diverso, anche la versione italiana ha un suo senso:
Vero, il titolo italiano non c'entra nulla con quello originale, ma per il libro è azzeccatissimo, la frase viene ripetuta un paio di volte e le stelle hanno un ruolo simbolico molto importante.
Quindi il cambiamento c'è stato ed è decisamente evidente, ma non si discosta completamente dal contenuto del libro (come invece spesso succede).

Per quanto riguarda la copertina, mi vengono in mente solo improperi... Quella originale è meravigliosa, quella italiana ha il solito faccione.

sabato 8 febbraio 2014

Dialogando con i titoli dei libri #2

La regina scalza - Ildefondo Falcones- Traduzione di R. Bovaia e S. Sichel
Longanesi - 2013

"Dialogando con i titoli dei libri" è una nuova rubrica che nasce da una mia forma di pazzia che mi porta, in alcuni casi, a rispondere ai titoli dei libri. Sono frasi che scattano nella mia mente quasi in automatico quando vedo un determinato titolo e che non rappresentano in alcun modo un giudizio sul libro stesso.

venerdì 7 febbraio 2014

CHI TI CREDI DI ESSERE? - Alice Munro

Ok, al mio secondo libro di Alice Munro, posso con sicurezza affermare che adoro questa scrittrice. Non ho osato dirlo già dopo il primo, sebbene il sospetto ce lo avessi già, perché poteva anche essere che con Nemico, amico, amante mi fosse andata bene, che guarda caso abbia iniziato proprio dal più bello.
Ora, girata l'ultima pagina di Chi ti credi di essere? posso invece farlo. Perché anche se i prossimi che leggerò (e ne leggerò eccome, voglio recuperare tutto il ritardo accumulato) non saranno all'altezza, saprò comunque di avere di fronte una grande, grandissima scrittrice.

Dieci capitoli, dieci racconti, che ci raccontano la vita di Rose, prima bambina, poi liceale, poi studentessa dell'università, poi madre, donna divorziata e donna quasi in carriera. 
Chissà chi si crede di essere, questa Rose, pensa sempre Flo, la sua matrigna, una donna  di campagna, un po' ignorante ma assolutamente non disposta ad ammetterlo,  che ha preso il posto di sua madre quando è morta e che nei confronti della figliastra ha sempre provato uno strano sentimento. Rose non si è mai sentita accettata, si è sempre vista criticata, derisa, senza mai riuscire a capirne bene il motivo. E forse questo ha poi condizionato un po' tutta la sua vita: il suo triste matrimonio con Patrick, le sue successive avventure, storie d'amore fragili e quasi inventate, il suo modo di vivere e di essere in generale.

Adoro il modo di scrivere di Alice Munro, il suo narrare semplice, senza troppi giri di parole, che ti porta dritto dritto nella scena, nella vita dei protagonisti, quasi come se ti trovassi nella stanza con loro. Adoro i suoi personaggi, le sue donne, forti e fragili allo stesso tempo, sicure e insicure, a volte troppo in balia degli altri, altre fin troppo indipendenti e sole. 
Mi piace il suo modo di raccontare le vite dei protagonisti, ma anche la vita in generale. Perché chiunque potrebbe essere Rose. Non è una donna dalle caratteristiche eccezionali, dal passato glorioso o dal futuro raggiante. E' una donna semplicemente normale.

So che questa autrice a molti è risultata un po' noiosa e forse in parte, proprio per quanto detto prima, per il suo modo di narrare vite normali, a volte forse anche banali e noiose, lo posso anche capire. E poi scrive principalmente racconti, anche se in questo caso non sono sicura che letti separatamente possano creare il giusto effetto, un genere ancora troppo e ingiustamente bistrattato. Perché se un autore è bravo riesce in un racconto a dirti ancora più che cose di quante non ne direbbe in un romanzo.
In ogni caso, io non posso che consigliarlo, sia questo libro sia tutta la sua produzione , anche se per ora ne ho letti solo due. Non può assolutamente deludere. O può farlo, come può farlo la vita di tutti i giorni, la stessa che Alice Munro racconta.

Titolo: Chi ti credi di essere?
Autore: Alice Munro
Traduttore: Susanna Basso
Pagine: 267
Anno di pubblicazione: 2012
Editore: Einaudi
ISBN: 978-8806183530
Prezzo di copertina: 19,50€
Acquista su Amazon:
formato brossura: Chi ti credi di essere?

giovedì 6 febbraio 2014

Detrazioni sui libri, ovvero sogni che non si avverano mai

Sono incavolata nera. 

Due giorni fa sui giornali ha iniziato a rimbalzare la notizia (io l'ho letta sul Sole 24 ore e poi è stata rilanciata da Affari Italiani, La Stampa e oggi anche da Repubblica) di una modifica al tanto pubblicizzato decreto legge sulle detrazioni del 19% sui libri che avrebbe interessato testi scolastici e testi narrativi.
Un condizionale d'obbligo, visto che ora è stato completamente stravolto.

Da quello che sono riuscita a capire dagli articoli letti finora, un deputato del PD ha presentato un emendamento in cui sostanzialmente le "persone fisiche e giuridiche" (quindi: TUTTI) che avrebbero potuto godere delle detrazioni sono state sostituite dagli "esercizi commerciali che effettuano la vendita al dettaglio". Quindi il decreto non riguarda più i lettori ma i librai, che potranno richiedere allo stato la restituzione del 19% dall'acquisto di una tipologia precisa di libri. Quelli scolastici. Gli studenti delle scuole superiori riceveranno quindi dei buoni sconto numerati e timbrati (da chi, non è ben chiaro), si recheranno nelle librerie che aderiscono all'iniziativa e acquisteranno i testi scolastici scontati. Questi sconti applicati verranno poi restituiti alle librerie dallo stato.
Il motivo di tale cambiamento è facilmente immaginabile. Non c'erano soldi sufficienti a coprire la spesa del decreto legge originario e quindi si è cercato di correggere il tiro. Con un risultato, francamente, imbarazzante. Un po' perché non tutte le librerie trattano la scolastica (che è più spesso venduta in cartoleria o nei supermercati, dove già c'è comunque un certo sconto) e quindi si rivolge solo ed esclusivamente a certe tipologie, un po' perché anche chi la tratta o decidesse di trattarla per usufruire dello sconto non sa effettivamente quando e se questi soldi verranno restituiti. 
Ed è imbarazzante soprattutto per la pessima immagine che, ancora una volta, ne viene fuori. Perché pubblicizzare tanto un decreto legge, che, nonostante qualche limite, era sicuramente innovativo, senza prima fare dei conti concreti e affidabili sulla disponibilità economica?

La narrativa quindi sparisce completamente. E di conseguenza l'intento originario della proposta di legge, ovvero quello di favorire la lettura, ad ogni livello. Che poi magari non avrebbe portato nuovi lettori (che se non sono abituato a leggere, non credo che le detrazioni possano essere chissà quale incentivo), ma avrebbe dato una mano, o anche solo un dito, a quelli che lettori lo sono già. Un segnale almeno, sul fatto che la cultura e la lettura in Italia non fossero lasciati tristemente al loro destino.
Non sto dicendo che non ci vada un aiuto per l'acquisto di testi scolastici, anzi! Mi ricordo quanto spendevamo ogni anno in casa, vista anche la scarsa differenza d'età tra me e mio fratello e l'indirizzi di studi diversi. E' sicuramente un costo importante per le famiglie che andrebbe in qualche modo ridimensionato.
Dico però che dovrebbero essere due cose separate. Che sì, ci vanno aiuti per studiare (e ci mancherebbe altro!), ma ci vanno anche aiuti per mantenere questo livello dopo. E, checchè se ne posa dire, la cultura si forma e si mantiene anche leggendo.

Sono incavolata, vi dicevo, ma sono anche delusa. Perché ci avevo sperato tanto, in una legge così. Ci penso da sempre, da quando sono diventata un'accanita lettrice. "Certo che sarebbe proprio bello se i libri fossero detraibili". Ma mi va anche bene che non lo siano, certo. Non sarà questo a fermarmi (come non mi fermava prima). Rimane però il fatto che è stato detto, è stato pubblicizzato, ho chiesto alle librerie cosa dovevo fare, ho aspettato a comprare qualche libro in attesa si capisse qualcosa in più (tanto la pila dei da leggere è sempre lunghissima). Tutto questo, stando almeno alle notizie di questi giorni, che magari cambiano ancora, assolutamente per nulla.
Uffa.

mercoledì 5 febbraio 2014

Due titoli, un solo libro: ma perché? #67

Per la puntata di oggi della rubrica di confronto tra titoli avevo l'imbarazzo della scelta. Grazie ad alcuni di voi e alle vostre segnalazioni se non mi venisse più in mente nulla sarei comunque a posto per almeno un mese. E questo mi fa un grande piacere, perché vuol dire che l'argomento suscita ancora grande interesse e soprattutto che non sono sola a infervorarmi di fronte a certi cambiamenti.
Oggi sfrutto un suggerimento indiretto, ovvero un libro che mi è arrivato in prestito e che, grazie al suo titolo sicuramente originale, mi ha spinta a fare qualche ricerca. E ho scoperto che tutti i libri pubblicati in Italia di questo autore hanno subito dei bislacchi cambiamenti di titolo: sto parlando dei cinque romanzi dello scrittore tedesco David Safier.

Si inizia nel 2007, con l'arrivo in libreria, per la casa editrice Sperling & Kupfer e la traduzione di L. Bortolo, di L'ORRIBILE KARMA DELLA FORMICA

Il romanzo racconta la storia di Kim una donna arrivista e dispotica pronta a sacrificare tutto per la sua carriera. A seguito di un incidente però si ritrova misteriosamente trasformata in formica. Da lì incomincerà tutta una serie di trasformazioni e reincarnazioni che la donna decide di affrontare per riprendersi la sua vita.
La copertina è molto carina, anche se di formiche non se ne vedono, e il titolo è sicuramente molto curioso.
Il romanzo in lingua originale era uscito con un titolo leggermente diverso però, ovvero MIESES KARMA


La traduzione letterale sarebbe Karma negativo. La versione italiana è quindi molto simile, anche se utilizza molte più parole per rendere lo stesso concetto ed esplicita la presenza della formica, cosa che non si trova nella versione tedesca, anche se l'animale compare poi sulla copertina. Forse si è sentita la necessità di specificare meglio l'argomento del libro, onde evitare di attirare appassionati di Karma e di cose spirituali.

Nel 2008 è arrivato in libreria un altro libro, sempre per la casa editrice Sperling & Kupfer e la traduzione di L. Bortot, con il titolo: L'ORRIBILE ATTESA DEL GIUDIZIO UNIVERSALE

Protagonista è Marie, una donna single che ha da poco superato la trentina e che proprio non riesce a trovare l'amore della sua vita. Nemmeno dell'uomo che sta per sposare è poi così sicura e infatti decide di annullare tutto. Ormai decisa a chiudere con gli uomini, incontra Joshua, un giovane falegname, che le rivela di essere in realtà Gesù Cristo (non è spoiler eh, è scritto nella quarta del libro!).
Vedendo il ripetersi di una parola già presente nel primo romanzo e, soprattutto, della stessa struttura del titolo, è facile immaginare che questa volta il cambio nel passaggio da una lingua all'altra sia stato molto più drastico che nel caso precedente. E infatti in lingua originale il romanzo è uscito con il titolo JESUS LIEBT MICH


Letteralmente si tradurrebbe con "Gesù ti ama" e anche la copertina, rispetto a quella italiana, è molto più esplicita (oltre che molto più bella). Probabilmente si è scelto di cambiare per evitare che il libro passasse per un romanzo religioso o fosse mal visto dalla chiesa. Secondo me però nel cambiamento ci perde parecchio.

Nel 2010 esce poi DELIRIO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE

Edito sempre dalla Sperling & Kupfer con la traduzione di L. Bortot, racconta la storia di Rosa, una giovane maestra dal cuore spezzato che, a seguito dell'incantesimo di un sedicente mago, si ritrova reincarnata in William Shakespeare.
E il richiamo shakesperiano è effettivamente molto evidente nel titolo, che scimmiotta il celebre Sogno di una notte di mezza estate. Così come è evidente che difficilmente in originale potesse essere così.
E infatti,  in Germania il libro è uscito con il titolo Plötzlich Shakespeare:


Letteralmente si potrebbe tradurre con "Improvvisamente Shakespeare". Niente rivisitazioni di titoli delle tragedie del Bardo quindi, ma qualcosa di molto più corto e diretto. Con una copertina, ancora una volta, magnifica.

Nel 2012 esce poi, sempre con la stessa casa editrice e lo stesso traduttore, LA MIA FAMIGLIA E ALTRI ORRORI

Il libro racconta la storia di una famiglia un po' al collasso, tra stress, fallimenti, crisi ormonali e adolescenti difficili. Un giorno però arriva un'amica di famiglia che li invita tutti a una festa in maschera...
Il libro in lingua originale era uscito con il titolo HAPPY FAMILY, traducibile letteralmente con "famiglia felice":

Il titolo italiano quindi, a differenza dell'originale, anticipa un po' quanto succederà nel libro inserendo la parola "orrori". Cambia poi l'intera struttura, allontanandosi ancora una volta dalla brevità dell'originale.

L'ultimo libro di Safier è uscito in italiano l'anno scorso, sempre per la Sperling & Kupfer e la traduzione di L. Bortot e S. Camatta, con il titolo L'INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELLA MUCCA INNAMORATA

Il romanzo racconta la storia della mucca Lolla, follemente innamorata dell'amore e, soprattutto, del toro Champion, un vero e proprio dongiovanni. Oltre all'amore, Lolla deve fare i conti anche con il contadino che ha deciso di mandare al macello tutta la mandria. A salvarla arriva un gatto, che le parla di un paese in cui le mucche anziché mangiate sono venerate.
Anche in questo caso, è fin troppo evidente che il titolo italiano è stato cambiato e, nello specifico, scimmiotta L'insostenibile leggerezza dell'essere di Kundera. Difficilmente avrebbe potuto essere così anche in originale.
E infatti il libro in tedesco è uscito con un titolo secondo me magnifico, nonché decisamente distante da quello italiano: MUH!

Io un libro che ha come titolo il verso di una mucca lo avrei comprato sicuramente, un altro che invece richiama quello di un capolavoro della letteratura mondiale invece difficilmente sarebbe entrato in casa mia. Peccato che la Sperling & Kupfer non abbia voluto osare e pubblicarlo così.

Se si esclude il primo caso, tutti i libri di David Safier nel passaggio alla nostra lingua hanno subito una trasformazione evidente e, secondo me, quasi mai efficace del titolo.
Per quanto riguarda le copertine, anche le versioni italiane seguono tutte una stessa linea, proprio come le originali, che trovo però molto più belle.

Che ve ne pare?
A breve vi saprò anche dire cosa ne penso delle trame, oltre che dei titoli e delle copertine!

lunedì 3 febbraio 2014

MANDAMI TANTA VITA - Paolo Di Paolo

Mandami tanta vita di Paolo Di Paolo non mi è piaciuto, ed è inutile girarci troppo intorno. Per quanto dirlo mi imbarazzi, viste tutte le recensioni positive che avevo letto e che mi avevano spinta a leggerlo, e considerando anche che questo libro l'anno scorso è finito nella cinquina del Premio Strega (non che questo significhi nulla), non posso che esordire così. E anzi, lo ripeto: Mandami tanta vita di Paolo Di Paolo non mi è piaciuto. E quello che mi fa ancora più rabbia è che se l'autore si fosse concentrato di più sulla trama e di meno sui suoi, notevoli, per carità, esercizi di stile, questo mio giudizio sarebbe stato sicuramente diverso. 

Siamo in Italia, nella seconda metà degli anni '20. Da un lato c'è Piero, un promettente intellettuale antifascista costretto ad abbandonare l'Italia, la moglie e suo figlio, per trasferirsi a Parigi a seguito delle pesanti minacce ricevute per i suoi scritti. Dall'altro c'è Morlando, giovane studente universitario a Torino per una sessione d'esami che durante il viaggio in treno ha scambiato la sua valigia con quella di un fotografo. Una donna, scoprirà poi, che gli fare perdere la testa e lo spingerà a un gesto un po' folle che porterà anche lui nella capitale francese. Morlando è anche un grande estimatore del lavoro di Piero, nei confronti del quale sviluppa anche una sorta di ossessione. E sullo sfondo, appunto, c'è l'Italia che sta cambiando, che sta facendo i conti con l'avvento di Mussolini e con i giovani che non sanno bene dove collocarsi.
Il tutto, ovviamente, in centocinquanta pagine. 
E, come dicevo all'inizio, è qui che sta secondo me la più grande pecca del romanzo. E' troppo breve, troppo superficiale, troppo poco approfondito. Arrivi alla fine che vorresti sapere mille altre cose e invece non sai assolutamente nulla. Non provi nulla. Non ti rimane nulla. Come se Di Paolo non si fosse accorto di che cosa avesse tra le mani, di quale grande, grandissimo romanzo avrebbe potuto creare partendo da queste basi.

Era un po' che non rimanevo così tanto delusa da un libro. Forse le aspettative, ancora una volta, mi hanno un po' fregata. Il fatto è che puoi anche saper scrivere benissimo ma se poi dici il nulla, sempre il nulla rimane. Soprattutto se invece volevi raccontarmi una storia, magari anche profonda. A rendere ancor più negativo il mio giudizio è il fatto che leggendo avrei dovuto sentirmi trasportata a Torino prima e a Parigi poi, a metà degli anni '20. Cosa che non è successa. L'ho trovato male inserito nel contesto storico, perché non basta fare due accenni a Benedetto Croce o a Mussolini per trasportaci così indietro nel tempo.

Forse ci sto andando giù troppo pesante, ma la delusione è stata talmente tanta che non ne posso fare a meno. Forse è colpa mia, che non sono riuscita ad entrare in sintonia con lo stile di Di Paolo. Forse l'ho letto nel momento sbagliato, quando più che di virtuosismi stilistici avevo bisogno di storie concrete e ben narrate. Fatto sta che, come dicevo già all'inizio, non mi è proprio piaciuto.


Titolo: Mandami tanta vita
Autore: Paolo Di Paolo
Pagine: 158
Anno di pubblicazione: 2013
Editore: Feltrinelli
ISBN: 978-8807019425
Prezzo di copertina: 13€
Acquista su Amazon:
formato brossura: Mandami tanta vita

sabato 1 febbraio 2014

Dialogando con i titoli dei libri #1


Che i titoli dei libri siano una mia ossessione direi che ormai lo avete capito. Ma quello che sto per rivelarvi e che sarà l'argomento di questa nuova rubrica credo sia quasi da ricovero. 
Il fatto è che a me, a volte, di fronte a certi titoli, viene da rispondere. Se avessi una penna e avessi un senso civico inesistente, probabilmente lo farei direttamente sulla copertina, senza farmi vedere. Per fortuna la penna nella mia borsa c'è ma si nasconde sempre e soprattutto non mi piace scrivere sulle cose che non sono mie. E quindi è un processo che si verifica sempre e solo nella mia mente. Al massimo, massimo lo dico ad alta voce a chi mi sta accanto. Se è qualcuno che mi conosce, ride. Se è qualcuno che mi conosce un po' meno mi guarda con gli occhi stralunati e inizia a darmi qualche pacca sulla spalla ripetendomi "va tutto bene, stai tranquilla".

A questo punto perché non sfruttare questa pagina per dare voce a queste mie "risposte"?  Insomma, sempre di libri si parla, no? E che noi lettori forti siamo degli esseri un po' strani già l'ho detto e ripetuto più e più volte.


Per farvi un esempio concreto di quello che intendo, parto subito con il protagonista di oggi, un esempio che mi sta torturando in questi giorni. Ogni volta che vedo questo libro, nella mia mente scatta in immediato sempre e solo la stessa risposta:


J. Lynn Ti Aspettavo - Traduzione di I. Katerinov - Nord -2014

Ci tengo a precisare che le mie risposte per questo o per i prossimi titoli che saranno "vittima" di questa  rubrica  non rappresentano assolutamente un giudizio al libro stesso. Si tratta proprio solo un processo mentale che si sviluppa nella mia mente nel leggerli e può riguardare qualunque libro, di qualunque autore ed editore. 
Cercherò di pubblicare questa rubrica con una cadenza precisa, una volta ogni una o due settimane a seconda della disponibilità di "dialoghi" con i titoli. E ovviamente, come sempre, si accettano anche i vostri suggerimenti!

FLAVIA DE LUCE E IL DELITTO NEL CAMPO DI CETRIOLI - Alan Bradley

Mannaggia  a me e al mio maledetto vizio di leggere i libri delle serie in ordine puramente casuale. Non so perché lo faccia e soprattutto perché, una volta resami conto che sia una cosa stupida, continui comunque a farlo.
Flavia de Luce e il delitto nel campo dei cetrioli è il primo libro con protagonista Flavia de Luce. E' il primo libro scritto, ma non il primo che leggo. Ho conosciuto questa buffa protagonista infatti poco tempo fa, con Aringhe rosse senza mostarda, terzo libro in cui compare. E per quanto i gialli siano solitamente libri a sé stanti, mi rendo conto che se avessi seguito l'ordine, anche il terzo lo avrei apprezzato molto di più.

Difficile fare un riassunto della trama senza troppi spoiler. Basti sapere che Flavia, bambinetta undicenne appassionata di chimica, una mattina trova un cadavere nell'orto di cetrioli della sua casa. Un cadavere che, purtroppo, riconosce nell'uomo con cui ha sentito il padre litigare proprio la notte precedente. Flavia è curiosa, sfacciata, impavida, e si mette quindi ad indagare su quanto successo. Metti che i poliziotti da soli non ce la facciano, meglio che ci sia lei pronta a dar loro una mano. Inizia così tutta una serie di indagini, che portano alla luce un oscuro passato che riguarda i tempi dell'Università di suo padre. Flavia non si ferma di fronte a nulla, nonostante le avvertenze a fare attenzione di chiunque la circondi, e metterà così a rischio più e più volte la sua vita.

La trama e i personaggi sono sicuramente strampalati. Ma è una cosa voluta, che dà forza al romanzo, rendendolo leggerlo e davvero divertente da leggere. Flavia è un personaggio fenomenale: bambina orfana di madre, con due sorelle un po' arpie con cui scambia tutta una serie di scherzi crudeli. E' appassionatissima di chimica e adora fare esperimenti nel suo laboratorio. Ha una bicicletta di nome Gladys e una forte amicizia con Dogger, il tuttofare di casa, che da dopo la guerra ha dei momenti in cui non è presente. E' una bambina che non ama molto lavarsi e che adora ficcare il naso in tutto ciò che non la riguarda. E' impossibile non adorare un personaggio così.
Rispetto ad Aringhe rosse senza mostarda, ho trovato in questo libro una maggiore attenzione alla trama, sebbene sia a volte un po' troppo intricata, e alle relazioni tra i vari personaggi. Forse perché questo è un libro d'inizio, in cui i protagonisti ci vengono presentati per la prima volta e su cui quindi l'autore si è giustamente soffermato di più.

Alcuni punti sono davvero un po' troppo assurdi. Ma è sufficiente saperlo e lasciarsi trascinare dalla storia, senza pensare troppo alla sua fattibilità. Io mi sono divertita parecchio e ho provato nei confronti di Flavia un enorme affetto. E' una bambina forse un po' sola, ma che non si lascia mai scoraggiare e destinata a fare grandi cose (sempre se non si ammazza o si fa ammazzare prima da qualcuno durante le sue indagini)
Insomma, se avete bisogno di una storia leggera ma appassionante, questo è sicuramente il libro che fa per voi!
E se potete, leggete le avventure di Flavia in ordine di pubblicazione, che è decisamente meglio. Tra l'altro credo che la Sellerio abbia preso in mano tutta la serie, dandogli una nuova veste grafica, un po' meno infantile rispetto a questa della Mondadori, e una nuova meritata attenzione.


Titolo: Flavia de Luce e il delitto nel campo di cetrioli
Autore: Alan Bradley
Traduttore: Stefania Bertola
Pagine: 345
Anno di pubblicazione: 2010
Editore: Mondadori
ISBN: 978-8804592549
Prezzo di copertina: 17,50€
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